Accoglienza, le presenze e le ombre:
795 migranti nei progetti Cas e Sprar
Gli intoppi del sistema nel cratere

LE NOSTRE INCHIESTE - Dai progetti d'accoglienza della prefettura a quelli degli enti locali, tra contributi milionari del ministero e falle della macchina istituzionale. L'ultimo bando per 1.098 posti è stato un mezzo flop per quanto riguarda i posti fuori dal "cratere". Per quanto riguarda i Comuni, solo tre su 55 hanno aderito alla rete, con Montecosaro ultimo arrivato, a cui si aggiunge la Comunità montana dei Monti azzurri. Per Macerata il comitato di ordine e sicurezza pubblica ha deciso di ridurre gli arrivi, in attesa che il sindaco possa far scattare la "clausola di salvaguardia". Il vero problema resta quello legato alle presenze ombra

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Migranti in piazza a Macerata

 

di Giovanni De Franceschi

Dai Cas agli Sprar, un viaggio di sola andata. Poi una sorta di vuoto, un buco nero dove le presenze diventano ombre. Una pericolosa zona grigia impossibile da controllare, una falla nel sistema di accoglienza dei migranti. Ad oggi nella nostra provincia sono ospitate 795 persone, 640 sono gestite dalla prefettura con i Cas (Centri d’accoglienza straordinaria) e 155 direttamente da Comuni ed enti locali con gli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Per quanto riguarda il primo gruppo, 542 sono in Comuni dentro il “cratere” sismico, 98 in Comuni fuori dal “cratere”.

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Migranti davanti all’ufficio immigrazione di via Prezzolini

Per il secondo gruppo appena due Comuni su 55 hanno un progetto attivo più la Comunità montana dei Monti Azzurri: si tratta di Macerata e Recanati, con Montecosaro che sta tentando di attivarne un quarto. Alla faccia dell’accoglienza diffusa, verrebbe da dire.  Ed è proprio il capoluogo a guidare la provincia anche sotto questo aspetto con 360 immigrati, di cui 110 nello Sprar e il resto nei Cas. Anche se uno degli ultimi comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica ha deciso di diminuire gradualmente le presenze in città. In totale si tratta di milioni di euro che ogni anno il ministero mette a disposizione e che, almeno nella nostra provincia, finiscono nelle casse delle tre principali onlus: Gus, Perigeo e Acsim (tutte al centro di un’indagine della Finanza per Iva non versata e introiti non dichiarati). A cui si aggiungono in quote molto minori La Gemma, Gestioni orizzonti, Centro Ascolto, La Sorgente e Croce Rossa.

inchieste-cmI CAS – I centri di accoglienza straordinari gestiti dalla prefettura erano nati con l’intento di affrontare un’emergenza qualora se ne presentasse la necessità. Si sono pian piano trasformati in “ordinari” entrando di diritto nel sistema dell’accoglienza, come si trattasse di un primo livello. Qui infatti vengono ospitati gli immigrati, finché non ottengono lo status di richiedenti asilo o rifugiati. Se lo ottengono passano negli Sprar, in caso contrario finiscono in quella pericolosa zona grigia impossibile da controllare. Il procedimento per ottenere lo status può richiedere anche un anno e mezzo, al netto di ricorsi e controricorsi. Attualmente nella nostra provincia ce ne sono appunto 640, ma questo non è il numero massimo di persone che questo territorio potrebbe accogliere. Ad aprile dell’anno scorso, infatti, la prefettura ha emesso un bando per l’accoglienza di 1.098 immigrati (671 nel cratere e 427 fuori cratere), valido dal 1 luglio 2017 alla fine di quest’anno. La spesa totale preventivata è di 21.224.258 euro, con un prezzo base di gara di 35 euro per ogni migrante. Va chiarito però che non si tratta del numero effettivo di persone che sono arrivate o arriveranno, quanto più che altro di un modo per tutelarsi nel caso dovessero esserci degli sbarchi improvvisi. Quindi, per adesso, non c’è stata nessuna ondata di arrivi. Anzi, secondo fonti ufficiali, dalla pubblicazione del bando ad oggi gli arrivi sono inferiori alle partenze. Ma quel dato è indicativo del numero massimo di persone che la prefettura pensa questa provincia possa accogliere. Il bando poi è stato aggiudicato, con un criterio guida: nei Comuni del cratere il numero degli immigrati non sarebbe aumentato rispetto ai posti già disponibili, quelli nuovi quindi si sarebbero dovuti cercare nei Comuni fuori dal cratere. Ed è qui che il sistema si è inceppato, ecco infatti come sono stati aggiudicati i posti:

 

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E’ evidente quindi che, nonostante il tentativo di “alleggerirli”, restano i Comuni del cratere, già gravati da una ricostruzione che fatica a decollare, a farsi carico dell’accoglienza per la stragrande maggioranza. Oltre a uno sbilanciamento di partenza quanto a presenze, nel cratere infatti sono stati aggiudicati tutti i posti messi a bando, fuori dal cratere appena 129 su 427. In tutte e due i lotti a far la parte del leone c’è il Gus, che si è aggiudicato in totale 464 posti. Ecco invece come vengono conteggiati i 35 euro giornalieri che incassano le associazioni per ogni immigrato, a cui in tasca vanno direttamente poco più di 2,5 euro al giorno tra pocket money e soldi per le ricariche telefoniche:

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La protesta del settembre 2015, i migranti bloccarono il traffico in corso Cavour

 

GLI SPRAR – I progetti di accoglienza gestiti dagli enti locali si contano sulla dita di una mano. Sono appena tre i Comuni che li hanno attivati, più la Comunità montana dei Monti azzurri. Partendo da quest’ultima, il progetto “Villaggio Nansen” è stato rinnovato anche per il triennio 2017/2019, è gestito dalla Perigeo con 25 ospiti. Il finanziamento annuo del ministero è di 275.203,48 euro, a cui va aggiunto il 5% della comunità (non in contanti, ma in valorizzazione di personale e aiuti vari) e un piccola quota della onlus. Gli immigrati all’inizio erano ospitati nel villaggio “Le Saline” di Penna San Giovanni, ma dopo il terremoto che ha reso inagibile lo stabile, sono stati trasferiti in alcuni appartamenti di Tolentino. «Non abbiamo mai avuto problematiche di alcun genere – precisa il presidente Giampiero Feliciotti – però quando scadrà non c’è l’intenzione di rinnovarlo ulteriormente». Quindi c’è Recanati, con “Pomerium”. Il progetto iniziato nel 2016, gestito dal Gus per l’accoglienza di 20 immigrati, è stato prorogato anche per il triennio 2018-2020. La spessa annua è di 277.400, a cui aggiungere il solito 5%. «Abbiamo optato per evitare una ghettizzazione – spiega l’assessore ai Servizi sociali Tania Paoltroni – quindi gli ospiti si trovano in quattro appartamenti distribuiti sul territorio, scelta che risulta più funzionale per gli obiettivi proposti dallo Sprar. Finora l’esperienza è stata positiva, non sono emerse situazioni problematiche per la comunità, quindi abbiamo deciso di continuare perché è meglio gestire insieme l’accoglienza che subirla, così da evitare problemi sociali più grandi». In città ci sono anche altri 23 immigrati nei Cas. Montecosaro, invece è l’ultimo ed entrare nella squadra, sul finire dell’anno scorso ha fatto richiesta al ministero per l’attivazione di un progetto che prevede l’accoglienza di 23 immigrati. Ancora non si è potuto attivare però, perché è stato trovato posto solo per 15 persone. Il Comune quindi ha chiesto una proroga, quando avrà a disposizione le location verrà fatto il bando. Nel frattempo però non è escluso che possano iniziare i primi arrivi. L’edificio individuato con 15 posti disponibili è una struttura della casa di riposo che si trova a Montecosaro Scalo.  «Abbiamo deciso di attivare il progetto – specifica il sindaco Reano Malaisi – per due ordini ragioni: riteniamo opportuno che questa situazione, che presenta problematicità importanti, per poter essere gestita al meglio deve essere distribuita in piccoli numeri su più realtà comunali. E poi pensiamo sia di garanzia per cittadini e il territorio, perché in questo modo l’amministrazione è in grado di dire quanti profughi ci sono, dove sono e chi li gestisce».

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Migranti durante una protesta in piazza a Macerata (foto d’archivio)

IL CASO MACERATA Il capoluogo è di sicuro il comune dove il nodo accoglienza ha creato polemiche a non finire, malumori e attacchi pesantissimi alle istituzioni. Soprattutto dopo i casi Pamela e Traini. Ma veniamo ai numeri. In città ci sono attualmente 360 immigrati tra Cas e Sprar (anzi qualcosina di meno rispetto all’ultimo dato ufficiale, visto che qualcuno nel frattempo ha lasciato i Cas). Per quanto riguarda lo Sprar, il Comune ha attivato anche per il triennio 2017-2019 il progetto “Macerata Accoglie”, che ingloba quello strettamente comunale e quello che prima era gestito dalla Provincia. Si tratta di un totale di 110 persone, con la possibilità di arrivare fino a 165. Un totale di poco più di 4,9 milioni di euro messi a disposizione del ministero, a cui va aggiunto sempre il 5% del Comune in termini di valorizzazioni. A gestirlo è il Gus. A questi 110 vanno aggiunti i 250 immigrati ospitati nei Cas. Il punto è che secondo l’accordo Anci/Viminale, Macerata potrebbe accogliere fino a un massimo di 139 persone (numero che si ottiene, per i Comuni sopra i 2mila abitanti, con un calcolo che comprende la ripartizione del fondo regionale per l’immigrazione). Quindi è già ampiamente sopra il limite stabilito. Il sindaco Carancini ha recentemente detto di voler applicare la “clausola di salvaguardia”, questa prevede che il numero di persone ospitate nei Comuni non possa superare la quota stabilita, che per Macerata è appunto 139. Ormai non si può tornare indietro, nonostante il numero di persone ospitate tra Sprar e Cas sia ampiamente superiore a quello ottimale. Però è possibile impedire che arrivino altri immigrati una volta che il Comune abbia raggiunto quella quota con lo Sprar attivo. Al momento ancora non è stata raggiunta, ma quando e se lo sarà, visto che “Macerata Accoglie” prevede fino a un massimo di 165 ospiti, il sindaco potrà far valere la clausola di salvaguardia. E la prefettura sarà costretta a dirottare altrove eventuali nuovi arrivi. Nel frattempo, però visto il clima che si respira in città, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha deciso autonomamente di venire incontro a Macerata, evitando di aumentare comunque le presenza nei Cas cittadini, anzi di ridurle, al di là dell’attivazione della clausola. «Il Comitato – si legge nel comunicato delle prefettura – nelle more dell’attivazione di tale clausola, preso atto dell’esistenza di criticità nella percezione di sicurezza da parte della comunità di Macerata in relazione alla presenza di stranieri migranti, ha condiviso l’opportunità di procedere ad una progressiva riduzione del numero dei cittadini richiedenti la protezione internazionale presenti nella città capoluogo di provincia». E questo è un primo passo. Il più grande problema resta però sempre quello degli immigrati ombra, coloro che escono dai progetti Sprar o non riescono ad ottenere lo status di rifugiato o richiedente asilo. Per loro è impossibile fare un calcolo delle presenze. Di sicuro entrano in quella pericolosa zona grigia al di fuori di ogni controllo, che rappresenta la vera falla del problema accoglienza.

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