Alcune notti fa una grossa palla di fuoco ha attraversato il nostro cielo ed è stata vista in vari centri della provincia, compresa Macerata, e a giudicare dalla circostanza che non se n’è parlato nei giornali nazionali sembrerebbe essersi trattato – cosa davvero strana – di un evento locale (leggi l’articolo). Il fatto, comunque, ha suscitato grande interesse e ha dato luogo a una molteplicità di interpretazioni. Chi, un po’ esagerando, l’ha definito un asteroide, chi un meteorite, chi un Ufo, chi un gioco pirotecnico, chi l’ha ammirato, chi ne ha avuto paura. Io invece propendo per una tesi diversa che si basa sui limiti territoriali – ossia maceratesi – di questo fenomeno. Cosa intendo dire? Che la palla di fuoco non era un vero meteorite ma la metafora delle candidature a sindaco di Macerata per le prossime elezioni. Del meteorite, insomma, aveva sì le caratteristiche diciamo fisiche (piombare vertiginosamente dal cielo e giunto a contatto con l’atmosfera della terra, ossia con la realtà, disperdersi in effimeri frammenti) ma proprio per questo il riferimento alle candidature a sindaco mi pare l’unico plausibile.
Non intendo parlar di politica in senso stretto, né facendo nomi né, tanto meno, schierandomi a favore di uno o di un altro. Ma in un qualsiasi agone elettorale – nazionale, regionale, cittadino – la persona del candidato è secondaria rispetto al programma che il candidato annuncia e promette di realizzare. Con ciò non dico che gli eventuali pretendenti alla fascia tricolore di cui le cronache locali parlano da settimane siano privi di programmi. Ce li hanno, invece. Ma sono tutti uguali e, in sostanza, si riducono a un unico e identico impegno che, detto in soldoni, è il seguente: “Macerata, con me, avrà un futuro migliore”. E questa è, per l’appunto, la splendida luce del meteorite: un futuro migliore. Ma in che modo, con quali risorse, con quali progetti, con quali priorità, entro quali limiti imposti dalla crisi economica e dalla “spending review”, con quali differenze rispetto, alternativamente, ai programmi degli avversari? Questo non lo si dice, o lo si dice in maniera evasiva. Ed ecco, allora, la sorte del meteorite: a contatto con la realtà si frantuma e si disperde in un pulviscolo di ovvietà, frasi fatte, luoghi comuni. Il che, intendiamoci, non riguarda solo Macerata. Da tempo, purtroppo, è un male nazionale. E non a caso si diffonde la sensazione di un pericoloso declino della democrazia.
Ma veniamo al linguaggio, che negli ultimi anni e specialmente adesso si è fatto, anche a Macerata, sempre più aggressivo, nel senso di sempre più viscerale e sempre meno razionale, fino agli insulti personali e alle accuse infamanti. Tutte assurde? Non tutte, giacché occasioni di sospetto non mancano neppure da noi. Ma un minimo di rispetto umano dell’avversario, specialmente quando tali occasioni non ci sono, lo esige il civismo della città. Non sto qui a fare l’elenco degli insulti, sarebbe troppo lungo. Anni fa il linguista Gianfranco Lotti pubblicò un ‘Dizionario degli insulti’, circa 1.700 in 295 pagine, ben consultate, oggi, da Grillo. E all’inizio dell’Ottocento Leopardi la pensava così: “Gli uomini si vergognano non delle ingiurie che fanno, ma di quelle che ricevono. Perciò ad ottenere che gl’ingiuriatori si vergognino, non c’è altra via che di rendere loro il cambio”.
Nel dizionario di Lotti, però, non figurano due insulti – “democristiano” e “comunista” – che ora vanno di moda e sono utilizzati da vari esponenti politici e soprattutto dai loro sostenitori. Per cui si sente dire e si legge: “Vergognati, tu, democristiano!”. Oppure: “Vergognati, tu, comunista!”. Ebbene, questi, secondo me, non dovrebbero essere insulti. Che male c’è, cari lettori, nell’avere origini democristiane? Non le ha forse anche Matteo Renzi, il numero uno dei “rottamatori” e del “nuovo” ad ogni costo? E perché mai si dovrebbe arrossire per aver militato nel partito dei De Gasperi, dei Fanfani e dei Moro, protagonisti – errori, certo, li hanno commessi anche loro – di un’epoca non certo la peggiore per il nostro paese? E perché mai, allora, non si aggrediscono allo stesso modo i repubblicani, i socialdemocratici, i liberali e i socialisti, che in alterne vicende collaborarono strettamente coi democristiani?
E perché mai, infine, ci si dovrebbe vergognare di essere stato comunista? Un’ideologia superata e abbandonata anche da ciò che resta del vecchio Pci, d’accordo. Un partito che con troppo ritardo ha sconfessato il comunismo sovietico, d’accordo. Un partito che in tal modo ha frenato la modernizzazione della nostra democrazia, d’accordo. Ma di quali nefandezze si è reso colpevole in Italia il Pci, che dopo la brevissima fase successiva alla fine della seconda guerra mondiale non è mai stato al governo e non ha mai “trafficato” nella cosiddetta “stanza dei bottoni”? Recentemente, in occasione del settantesimo anniversario della morte del discusso leader Palmiro Togliatti, l’attuale ministro della giustizia Andrea Orlando – un giovane di 45 anni, già ministro nel governo del nient’affatto comunista Enrico Letta e adesso in quello dell’ancor meno comunista Matteo Renzi – ha detto: “Difficile pensare al Pci senza parlare anche dello stalinismo, ma se si è compiuto il miracolo del passaggio alla Costituzione e alla democrazia lo si deve anche a Togliatti, che per un verso incarnò le contraddizioni più drammatiche della storia del Pci ma ha anche posto le premesse affinché la più grande forza della sinistra italiana si avvicinasse al socialismo europeo”. E che si penserebbe se qualcuno dicesse “Vergognati, tu, comunista!” al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?
Per tornare a Macerata ricordo gli accesi dibattiti notturni degli anni sessanta al Bar dello Sport, che era diventato una specie di secondo consiglio comunale. I comunisti, lì, erano in maggioranza, guidati da Franco Torresi, ma non mancavano democristiani come Giancarlo Quagliani, e le discussioni erano lunghe, fin quasi all’alba e molto accalorate. Brave persone, tutte. E tutte in buona fede. E tutte non sospettabili di oscuri interessi individuali di potere. Nel suo piccolo, insomma, il Bar dello Sport era diventato una “istituzione” in cui la politica riusciva ad avere una dignità che adesso, temo, ha perduto. Ma non datemi retta, lettori di Cm. Io appartengo, purtroppo,agli inutili e noiosi lodatori del tempo passato.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Una sottile argomentazione per far intendere a tutti coloro che vogliono leggere tra le righe cosa si voleva dire ed a chi era diretto il riferimento. Anche Gustave Courbet utilizzò un titolo enigmatico per presentare la sua opera pittorica, assai “realistica”.
Una tecnica letteraria che mi piace molto, in questo caso, se ho letto bene tra le righe, ne condivido anche il senso.
Osservo, però, che di improperi ed accuse ne ho sentite tante scambiate tra quei comunisti del PD e quel comunista del Sindaco, che solo la diplomazia dell’ex capogruppo Ricotta e del Segretario Sciapichetti hanno moderato, il primo attribuendo un 7 in pagella alla Giunta (prima di entrarci) ed il secondo dichiarando in una recente intervista che era abbastanza soddisfatto del periodo di governo della città… queste non sono meteore ma pietre angolari.
Grande Liuti, Franco Torresi (PCI) Giancarlo Quagliani (D.C.) Bar dello Sport. Oggi un grande vuoto ideologico, personalmente non mi vergogno di ripetere sempre che sono un democristiano convinto. Una piccola soddisfazione, L’Avvocato Quagliani era di Matelica come il sottoscritto amanti del Capoluogo Macerata. Una città che non merita certo queste meteoriti politiche che tutte si disintegrano sotto il nuovo nome delle civiche sprovviste di storia e cultura, lasciando le nuove generazioni nella più triste apatia. Il suo richiamo è molto intelligente tipico della Macerata vera e colta, quando anche il saggio Torresi ammetteva purtroppo secondo lui era la provincia bianca.
Cicerone,nella sua orazione contro Catilina, inveiva O TEMPORA O MORES…..questi i tempi, questi i costumi o meglio, i malcustumi, perche’ Catilina aveva la faccia tosta di presentarsi al senato, mentre invece per le sue malefatte ,doveva essere condannato a morte.
Quella sentenza vale anche oggi, nessuna condanna a morte, ma solo la condanna di una sfrontatezza senza limiti, di molti personaggi che pur di salire al palazzo, dicono di tutto e di niente, perche’ non hanno idee.
Le grandi idee sono di pochi, di pochissimi.
Come Giancarlo Liuti, anche io, di qualche anni piu’ vecciho, faccio parte della schiera di coloro che lodano il passato
Bar dello Sport, circoli comunisti, bar dei signori, cantine, dove si parlava di Politica quella con la P maiuscola non esistono più. Quelle persone che si accaloravano nei bar o nei consigli comunali spesso erano le stesse. Non ci sono più. Non che non ci siano ancora brave persone, ma di quelle che entrano in politica,non credo che la loro migliore qualità sia l’onestà nelle sue normali accezioni come correttezza, sincerità ed altre. Non voglio certo annoiare nessuno portando centinaia di casi. Ben sappiamo come stanno le cose. Stiamo assistendo ad un degrado politico che credo in Italia non ci sia mai stato, ma la politica con la p minuscola la fanno i nuovi politici e anche molte vecchie volpi. I programmi elettorali più o meno si assomigliano e nessuno ci crede più di tanto o meglio non dovrebbe ma invece come allocchi ogni volta che andiamo a votare becchiamo. E spesso dopo il voto e trascorso del tempo, il più delle volte ci accorgiamo di aver fatto la solita figura da “polli”. Ma a me la cosa che più mi fa incazzare sono quei signori che si candidano puntando sulla loro integrità morale, perché ancora sconosciuti, fanno un programma di cambiamento sociale, politico, economico di più facile credibilità appunto perché ancora di loro si conosce solo quello che promettono, vincono e senza nemmeno aspettare il giorno dopo, stracciano il programma elettorale e si mostrano per quel che realmente sono.
Io di questo, residente a Civitanova, posso portare le prove di quanto appena espresso, prove che non darebbero nemmeno un piccolissimo appiglio al dubbio. Forse, molto forse, a Macerata potreste avere una situazione migliore ma da quello che leggo… Ma come possiamo difenderci da ciò noi votanti che ripetiamo sempre gli stessi errori, che non ci acchiappiamo mai.
Non penso certo al passato, solo perchè è passato, come tutto rose e fiori, anzi … Gli uomini politici della cosiddetta “prima republbica” erano tutt’altro che santi, e tutt’altro che in buona fede, … diciamo che vigeva un’accordo trasversale (“partiti dell’arco costituzionale”) che di comune accordo si spartivano la torta senza “pistarsi i piedi” … le cui conseguenze le stiamo pagando con gli interessi!!! … Ma oggi non è certo meglio di ieri, perchè gli italiani sono gli stessi (nella stragrande maggioranza).
@ Liuti
Credo che, per onestà intellettuale, ci sarebbe da puntualizzare la differenza tra il militante di base (comunista e/o democristiano) e la dirigenza….
.
Questo perchè, nella stragrande maggioranza dei casi, il militante di base SOLO a posteriori ha avuto notizia dello storture, inganni e mille compromessi del proprio partito.
Mentre la DIRIGENZA che, sempre a posteriori, si è sempre autoassolta sapeva benissimo delle ruberie, degli intrallazzi,delle repressioni, dei morti, ecc. ecc.
Tra i meteoriti ritrovati sul nostro pianeta pare vi siano frammenti tutt’altro che effimeri, per esempio quello di stazza maggiore pesa 60 tonnellate; leggo poi che tra i 31.000 meteoriti ritrovati vi sono pezzi che variano dalle 11 alle 37 tonnellate (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Meteorite); da profano mi par di capire che si tratti di ciò che resta di piccoli asteroidi (detti meteoroidi) che affrontarono la cosiddetta ablazione dell’atmosfera terrestre quando l’Universo era molto più giovane.
Ma oggi che tra le cose astronomiche annunciate dal luminosissimo Renzi v’è anche un nuovo Big Bang (vedi http://www.huffingtonpost.it/2014/08/25/matteo-renzi-big-bang_n_5710513.html) può ben darsi che, con un pizzico di fortuna e magari puntando più sulla quintalata che sulla tonnellata, persino su Macerata cada dal cielo un sindaco di discreto peso politico-amministrativo.