La firma del protocollo
I detenuti in dieci province delle regioni Abruzzo, Lazio, Molise, Marche e Umbria avranno l’occasione di lavorare nei cantieri di oltre 5mila opere di ricostruzione pubblica e in quelli di 2.500 chiese danneggiate dal terremoto 2016. Lo stabilisce il Protocollo d’intesa siglato oggi, nella sede del Ministero della Giustizia, tra il Commissario Straordinario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Matteo Maria Zuppi, il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, Enzo Bianco, e il vicepresidente Ance con delega per la ricostruzione del Centro Italia Piero Petrucco. Era presente anche il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi.
Una casa ad Ussita distrutta (ottobre 2020)
L’obiettivo del Protocollo, è quello di aumentare le opportunità di lavoro, strumento indispensabile per il pieno reinserimento sociale, di chi sta scontando una pena detentiva in 35 istituti del Centro Italia. Il numero dei detenuti coinvolti dipenderà dal programma dei lavori e dai cantieri individuati. Le modalità di inserimento lavorativo verranno definite in base ai profili dei singoli detenuti e alle esigenze delle aziende. Al Commissario Straordinario spetterà la funzione di raccordo delle attività, mentre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria individuerà gli idonei e favorirà il loro inserimento in cantieri vicini alle strutture detentive, in accordo con la Magistratura di sorveglianza. La Cei promuoverà, presso le imprese impegnate nella ricostruzione degli edifici di culto, l’utilizzo di manodopera da parte dei detenuti valutati idonei. Ance diffonderà alle proprie strutture territoriali e, per il loro tramite, anche agli enti bilaterali del sistema, i contenuti del Protocollo; allo stesso modo, anche Anci nei Comuni che ospitano strutture penitenziarie.
Caldarola
Con il Protocollo viene definito anche un Comitato paritetico di gestione, composto dai rappresentanti dei firmatari, che sarà istituto entro 15 giorni, con il compito di promuovere e monitorare le attività previste dal documento e di coordinare le azioni degli enti e dei soggetti che hanno aderito. La ministra Marta Cartabia: «Ricostruire gli edifici, per ricostruire anche le proprie vite e sentirsi parte della comunità: ha un fortissimo significato simbolico il protocollo che permetterà ad alcune persone di uscire dal carcere, per lavorare nei cantieri dei paesi feriti dai terremoti. Attraverso il lavoro, il tempo della detenzione si orienta verso all’obiettivo costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale. Il lavoro in carcere è stata una delle mie priorità in questo anno e mezzo al Ministero. E sono particolarmente felice di questa firma, a conclusione del mio mandato, perché progetti come questo o come l’accordo siglato con il ministro Colao con le aziende di telecomunicazione per la posa della fibra permettono di guardare al carcere anche come una risorsa per l’intera collettività».
«L’accordo concluso oggi è densò di significati – precisa Giovanni Legnini -. Consentire ai detenuti che ne hanno titolo, sulla base delle disposizioni dell’ordinamento penitenziario, di lavorare nei cantieri pubblici e di ricostruzione delle Chiese nell’enorme cratere del centro Italia (con un numero di oltre 5mila opere pubbliche e di 2.500 Chiese finanziate e da finanziare) rappresenta una bella opportunità per inverare il principio della funzione rieducativa della pena e per le Imprese di formare ed utilizzare personale motivato a dare un contributo a tale importante finalità pubblica. Ringrazio il Ministro Cartabia per la grande e nota sensibilità sul tema, il Capo del Dap e i presidenti della Cei, dell’Ance e dell’Anci per la loro adesione al protocollo. Adesso si tratterà di attuarlo con la stessa dedizione e sensibilità dimostrati nella definizione dell’accordo».
Bene complimenti! Mi auguro gratuitamente...
Bella idea...... Complimenti!
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…ogni tanto una buona notizia, sperando che una parte della retribuzione che presumo verrà versata ai detenuti, venga poi prelevata dall’istituto penitenziario per il pagamento delle spese di vitto e alloggio in carcere!!! gv
Non sono dei lavori forzati quando sei prigioniero in AMERICA ma e’ integrazione migliore al mondo del lavoro, e’ l’unica cosa fatta bene dall’ex ministro dell’INTERNO LAMBORGESE, le altre cose sono state fatte molto male x esempio il continuo e incessante arrivo in ITALIA degli extra-comunitari clandestini.
Firmare i protocolli è relativamente facile, ricordo che in edilizia per accedere al cantiere per chi non ha mai fatto l’edile occorre fare un corso, poi per montare i ponteggi occorre fare un corso, per manovrare una gru occorre fare un corso, ecc. ecc.
Quando ero presidente della Cassa Edile Cedam (Cassa Edile Artigiana delle Marche) facemmo un protocollo con il carcere di Ancona per formare i detenuti in questa direzione, corsi di formazione necessari per entrare in un cantiere edile per un dipendente.
Ottima decisione, non e’ come in AMERICA che i detenuti fanno i lavori forzati, secondo me e’ un futuro lavorativo x riprendersi la dignità.