di Francesca Marsili
Si va verso la chiusura definitiva dell’area container di Tolentino, allestita per fare fronte all’emergenza sisma del 2016. La scadenza, improcrastinabile, è il 31 dicembre 2022. Così si legge nell’atto di indirizzo della giunta Sclavi pubblicato sul sito del Comune. Ad oggi, nei moduli abitativi voluti dalla precedente amministrazione Pezzanesi nel gennaio 2017, vi alloggiano 127 persone. A spiegare a Cronache Maceratesi le motivazioni che hanno condotto alla decisione, condivisa in maniera coesa da tutta la giunta, sono il sindaco Mauro Sclavi e il neo assessore alla ricostruzione pubblica e privata, gestione sisma 2016 e Pnrr Flavia Giombetti, della lista Tolentino Civica e Solidale.
Mauro Sclavi
«Abbiamo iniziato un lungo percorso – spiega il primo cittadino – quella dei container è una pesante eredità che ci portiamo dietro dalla precedente amministrazione. Ora dovremo innanzitutto dividere le persone che sono in difficoltà e hanno necessità di essere seguite dai servizi sociali da quelle che hanno i requisiti per un alloggio a seguito del sisma che ha lesionato la propria casa». Sclavi, nel descrivere la scelta di chiudere il villaggio container che definisce «un cambio di gestione, un paletto posto su quanto successo precedentemente» parla di un’operazione delicata e complessa, che andrà a coinvolgere più di un assessorato, l’intera struttura comunale, a partire dall’Assm che darà un contributo per le utenze fino alle associazioni di volontariato per supportare chi è in uno stato di difficoltà economica. Per quanto riguarda gli aventi diritto ad un alloggio sostitutivo, «valuteremo quanti ce ne sono disponibili e se le assegnazioni degli appartamenti in sostituzione alle Sae sono state fatte in maniera adeguata».
Su cosa fare dei container che restano di proprietà del Comune perché acquistati dalla precedente amministrazione il primo cittadino spiega: «non possiamo venderli e avranno comunque dei costi di manutenzione a nostro carico. La nostra intenzione è di farne un sito a valenza sovracomunale o pedemontana. Il comune di Tolentino è l’unico che può ospitare, in caso di emergenza, persone nei moduli abitativi. Trasformeremo questa situazione in una risorsa per la protezione civile».
Flavia Giombetti
L’assessore alla Ricostruzione Giombetti parla di «un atto di coraggio. L’area container serviva per l’emergenza – sottolinea – dopo sei anni è una fotografia che non può protrarsi ulteriormente, quel luogo sta togliendo dignità alle persone. Stiamo procedendo con la verifica dei residenti. L’obiettivo è quello di dare, a chi ne ha diritto, una sistemazione dignitosa». Una fase che l’assessore, di concerto con l’amministrazione, intende monitorare con attenzione perché tra le 127 persone ci sono sia terremotati che chi ha difficoltà economiche, lavorative. Quindi il Comune monitorerà le varie situazioni, tra chi ha diritto alle misure di sostegno relative al sisma e chi è seguito dai servizi sociali. L’assessore rassicura che le persone che ora vivono nell’area container «verranno informate e guidate nelle scelte che verranno messe in atto da qui alla chiusura, verrà valutato caso per caso, nessuno verrà lasciato in mezzo alla strada». Giombetti coglie anche l’occasione per tirare le somme di una soluzione emergenziale voluta dalla vecchia amministrazione che lei stessa ha criticato fin dal lontano 2017. «Quel luogo è costato ad oggi dai 13 ai 15 milioni di euro di soldi pubblici, tra affitto prima e acquisto poi del terreno, affitto prima e riscatto nell’agosto del 2020 dei container e la manutenzione a carico del Comune sempre dall’agosto del 2020».
Silvia Luconi
Critica la posizione del consigliere di minoranza Silvia Luconi (all’epoca della scelta del villaggio container in giunta con Pezzanesi) in relazione alla chiusura. In una nota a firma Tolentino Nel Cuore – Fratelli D’Italia – È viva Tolentino – Forza Italia – Lega – Udc punta il dito contro la scelta fatta dalla nuova giunta Sclavi. «Giombetti parla di quell’area come dell’emblema del fallimento dell’amministrazione uscente, ma forse ignora, che all’interno di quella struttura vivono famiglie di indigenti che proprio l’amministrazione uscente ha deciso di aiutare facendosene carico. Capiamo – prosegue – che l’assessora abbia ben poco da fare, visto che si trova il lavoro già fatto e predisposto, ma crediamo sia veramente un esercizio di bassa politica quello di imbastire un programma di mandato sull’argomento container. Si tratta di un’area avallata dalla Protezione civile nazionale e di certo non inventata a Tolentino e questo per dare risposte immediate ad un’emergenza che altrimenti difficilmente si sarebbe arginata. La Giombetti – prosegue la compagine di centrodestra – dice che si impegnerà a trovare una degna sistemazione alle persone che attualmente risiedono ai container, ma ci chiediamo come farà, visto che l’Ufficio Patrimonio comunale ha sempre dichiarato l’inesistenza di alloggi popolari dove poter collocare queste persone. Quali sarebbero le alternative? Un albergo? Un hotel? Qualora trovasse una soluzione diversa e meno esosa, a parità di servizi, saremo i primi a complimentarci. Concludiamo affermando che le persone residenti nell’area non sono state deportate dall’ex sindaco o dagli assessori, ma hanno liberamente scelto quel tipo di sistemazione in alternativa al nulla assoluto di alloggi. Quando si amministra, ci si imbatte in situazioni spesso belle, ma anche brutte e difficoltose come quelle delle persone che vivono ai margini della società e che, non perché “invisibili”, sono meritevoli di minore dignità».
Alessandro Massi
Una stilettata dalle quattro forze di centrodestra arriva anche all’attuale presidente del Consiglio Alessandro Massi ex assessore nella Giunta Pezzanesi: «forse non ricorda che approvò e condivise l’istituzione di quell’area». Massi risponde: «sorrido pensando al fatto che probabilmente, a ogni comunicato della coalizione che sosteneva Silvia Luconi io debba essere citato. Sposo pienamente la decisione di chiudere i container che non ha più quella dimensione emergenziale a sei anni di distanza. L’amministrazione è ben consapevole che deve trovare delle soluzioni e le troverà, e che chiunque abbia votato quelle soluzioni all’epoca lo faceva solo per un periodo emergenziale». Alla nota del centrodestra Giombetti risponde serafica: «non rilascio dichiarazioni in merito al comunicato (se così si può definire) di questo pseudo Centro Destra, non scendo al livello di chi ha ancora non ha digerito la sconfitta elettorale». Solidale, invece, con la scelta di chiudere i container il consigliere di minoranza Massimo D’Este, capogruppo di “Tolentino Città Aperta”.
«Area container un inferno, collaboriamo per trovare soluzioni»
15.000.000 : 150 : 6 = 12.500 euro allanno a cranio. Esentasse. Io non so quante persone abbiano effettivamente usufruito dellarea container e dei relativi sevizi. 12.500 euro allanno è solo un numero su cui iniziare a ragionare. Mi sembra poi di capire che la struttura sia stata utilizzata non solo per i terremotati ma anche per soggetti con altre problematiche sociali ed economiche. Un bel miscuglio. Se non ci fosse stato il terremoto dove e come avrebbero sbarcato il lunario i non terremotati accolti nella struttura? Chi ha pagato per chi e per che cosa ha pagato?
Perché non mettiamo a confronto i soldi spesi per ciascun terremotato, a San Severino Marche e Tolentino? Perché non confrontiamo i risultati della ricostruzione tra i due comuni? Allora sommiamo le spese effettuate da ciascun comune, le dividiamo per il numero di terremotati che hanno ed usufruiscono di cas, poi vediamo chi sono i virtuosi e chi no. Vediamo chi ha riportati tutti i cittadini nel comune di residenza e chi no.
Chi ha creato l'area container ed il ghetto vista castello, spendendo cifre da capogiro, dovrebbe solo tacere. Trattare essere umani, peggio degli animali, vi identifica. Avere creato questo abominio ed avere la faccia di criticare chi vuole dare dignità a nostri concittadini dovrebbe, se ce ne fosse bisogno, dare la misura di come avete amministrati i soldi pubblici. La sconfitta non è abbastanza?
Perché chi ha frequentato quel lager, parla con cognizione di causa e mai più vorrebbe rimetterci piede...Magari chi non è a conoscenza di come si vive(è un'eufemismo) lì, potrebbe prenotarsi e magari pagare l'affitto e passare una " vacanza" di qualche mese, giusto per farsi un'idea...
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