La sentenza dell’Aquila
allarma i terremotati
ma i problemi sono anche altri

L'INTERVENTO di Ugo Bellesi - Dalla politica alla sanità passando per il Superbonus 110% e la cultura, le grandi questioni che incombono sulla ricostruzione

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Ugo Bellesi

 

di Ugo Bellesi

Quanto si è verificato all’Aquila, dove è stata emessa una sentenza in cui, ai terremotati del 2009, è stata addebitata la “responsabilità in concorso del 30% per essere rimasti in casa dopo le scosse” ha “turbato” veramente tutti. Va precisato che il processo riguardava la responsabilità del condominio della palazzina crollata, il cui difensore ha chiamato in causa il Ministero degli interni. Comunque sia la sentenza costituisce un precedente che potrebbe essere preso ad esempio (o a pretesto) presso altri Tribunali presentandosi sotto mille altre sfaccettature. Così, se ad esempio una persona viene minacciata con una pistola da un rivale e poi uccisa, gli si potrebbe addebitare “la responsabilità in concorso” perché non è scappata via subito. Comunque si è scoperto che per il crollo della stessa palazzina, in altro processo risalente al 2021, altro giudice del Tribunale dell’Aquila aveva escluso il concorso di colpa per quanti non avevano lasciato l’abitazione dopo le prime scosse del 2009. Pertanto siamo certi che la sentenza dell’Aquila emessa quest’anno sarà sicuramente modificata in sede di appello. Ma è per questo d’altra parte che la Giustizia (quella con la G maiuscola) ha tre gradi di giudizio, e qualcuno vorrebbe invece ridurli a due…

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La piazza di Visso

Ma visto che siamo andati fuori dal seminato trattando una materia non riguardante specificatamente il nostro territorio, ci sia consentito di sfiorare un altro argomento strettamente politico. «Avendo ridotto il numero dei parlamentari – si sono chiesti molti elettori – perché nessuno ha pensato che era indispensabile cambiare la legge elettorale? Si dice che non c’era tempo, ma non è vero perchè il governo Draghi poteva rimanere in carica fino alla primavera 2023 e, vista la trionfale campagna elettorale della Meloni, il suo successo, dopo pochi mesi, poteva anche essere superiore». Così si è stati costretti ad andare al voto a settembre, a preparare le liste in tutta fretta ecc.ecc. E’ per questo che sono state presentate agli elettori delle cartelle elettorali in cui si capiva poco o nulla in quanto erano impostate sulle “coalizioni”. E’ quindi accaduto che il 40% degli elettori ha disertato le urne e che in tanti hanno presentato scheda bianca. Inoltre il conteggio dei voti è risultato così complicato che il numero definitivo degli eletti e i loro nomi si sono conosciuti con almeno una settimana di ritardo. E questo non è degno di un paese civile. Infine quando si sono riunite le due Camere (quella dei senatori e quella dei deputati) si è scoperto che gli eletti erano tutti in età non più giovanile e le donne costituivano soltanto il 33%. Il che non è di poco conto…

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Il sindaco Alessandro Gentilucci

Purtroppo “del senno di poi son piene le fosse” per cui è inutile rivangare il passato ma tutto serve per non ripetere sempre gli stessi errori. Torniamo quindi a rivangare il nostro orticello provinciale perché i problemi dei territori terremotati anziché diminuire stanno aumentando. L’ultimo grido d’allarme è stato lanciato dal sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, per il fatto che è stata sospesa la possibilità di beneficiare del Bonus 110% in zona sisma ma è stata mantenuta per i fabbricati che non hanno lesione alcuna e quindi sono al di fuori dell’area terremotata. Quel superbonus era indispensabile per evitare che i terremotati fossero costretti, a lavori di ricostruzione ultimati, a sostenere gli inevitabili “accolli”. Accolli che derivano dal fatto che il contributo per la ricostruzione è fissato in 1.450 euro al metro quadro, considerato irrisorio dalle imprese prima per demolire e poi ricostruire un fabbricato. Il che ha messo in difficoltà le ditte e a poco a poco i cantieri si bloccano. E’ intervenuta anche la Cna costruzione sottolineando che alcune imprese hanno accettato i lavori confidando sul Superbonus e quindi anticipando il finanziamento ma ora non possono rientrare nelle spese e i cantieri si bloccano. I costruttori infatti cedono i crediti alle banche che poi non concedono l’intero contributo ma soltanto una percentuale. D’altra parte anche i fornitori delle materie prime non possono continuare a fare credito alle imprese.

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La delegazione giapponese a Pieve Torina

Il presidente dell’Ordine degli architetti delle Marche, Vittorio Lanciani, dal canto suo sostiene che senza il Superbonus non si possono chiudere i cantieri e quindi il fabbricato resta senza abitabilità, per cui alla fine il proprietario dovrà restituire allo Stato il contributo che aveva ottenuto.
Sono problemi che a distanza di sei anni dal sisma, preoccupano moltissimo. E a questo proposito va ricordato che recentemente una comitiva di giapponesi ha visitato la zona terremotata e gli ospiti sono rimasti esterrefatti per la situazione dal momento che ancora ci sono macerie, zone rosse, edifici pericolanti e tante famiglie ancora ricoverate nelle Sae. La meraviglia è stata provocata non solo dalla situazione trovata ma anche dal fatto che, pur essendo quella una zona sismica da sempre, in passato non si è ricostruito facendo edifici antisismici come in Giappone.

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L’ospedale di Camerino

Ma accanto alla ricostruzione incombono i problemi della rinascita socioeconomica che si compone di vari elementi a cominciare dalla sanità, altrimenti lo spopolamento sarà sempre più massiccio. E il problema numero uno è quello di avere a Camerino un ospedale efficiente. Innanzitutto bisogna risolvere la carenza di personale medico. Ultimamente la situazione è peggiorata perché ci sono stati tagli e modifiche ai primariati. Ma innanzitutto bisogna pensare a ripristinare l’efficienza del Pronto soccorso che dovrebbe disporre di un cardiologo e di un rianimatore per 24 ore su 24. Infatti ancora non ci si rende conto che l’ospedale di Camerino è strategico per l’intero territorio montano. In una recente assemblea pubblica è stato addirittura minacciato di ricorrere alle vie legali perché “venga costituzionalmente garantita la sanità pubblica”. Nel frattempo, mentre crescono i nuovi ospedali di Campiglione di Fermo e di Amandola, non si parla più del nuovo ospedale di Macerata e ci si dimentica di quello di Camerino.
Stanno arrivando finanziamenti a pioggia per il rilancio dell’economia ma perché questi siano efficientati occorre che i servizi pubblici siano pronti a soddisfare le esigenze di chi vuole intraprendere nuove iniziative in questo territorio. Innanzitutto bisogna recuperare gli spazi collettivi e prioritariamente ricostruire i luoghi della cultura. Fino ad oggi abbiamo visto impegnati in quest’opera preziosa soprattutto l’Università, con nuove strutture per gli studenti e per i laboratori, e l’Arcivescovato che è riuscito a far partire anche i lavori anche per il restauro del santuario di Macereto, un formidabile luogo di attrazione per il turismo non solo religioso. Ricordiamoci sempre che ricostruire i luoghi di incontro significa anche ricostruire la comunità che è stata dispersa (anche spiritualmente) a causa del sisma.

Da Tokyo a Pieve Torina «Un importante feedback sulla ricostruzione»

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