La rabbia di una terremotata:
«Le norme cambiano di continuo,
discriminato chi ha la casa bifamiliare»

CALDAROLA - Valentina Gregori lamenta: «I progetti presentati prima del 1 gennaio 2021 non rientrano nei costi parametrici dell’ordinanza 126. L’aumento del 20 percento dei costi parametrici è previsto solo per le case unifamiliari, questo sta creando notevoli problemi»

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Valentina Gregori

di Monia Orazi

«Dopo sei anni la cosa grave è che la normativa cambia in continuazione, è sempre in evoluzione. Si presume di avere un accollo di un certo tipo quando si presenta il progetto e poi alla fine si rivela diverso. C’è chi non se lo può permettere. Il problema che voglio denunciare riguarda il fatto che i progetti presentati prima del 1 gennaio 2021 non rientrano nei costi parametrici dell’ordinanza 126. Inoltre dopo sei anni ancora manca un testo unico per la ricostruzione». A parlare è Valentina Gregori, terremotata di Caldarola, che è impegnata nella ricostruzione della sua abitazione, dove vorrebbe tornare a vivere con il marito ed i loro due bambini.

«Il problema è che per le case unifamiliari è stato previsto un aumento del 20 percento dei costi parametrici, che coprono le spese comuni in quanto sostenuti da un’unica unità familiare, mentre per le case bifamiliari questo non vale e sta creando notevoli problemi. Basta considerare che nel nostro entroterra tantissime case sono bifamiliari, di proprietà della stessa persona. Con questa situazione chi se n’è andato non torna, è stato penalizzato chi si è voluto sbrigare a ricostruire con l’ordinanza 100, come abbiamo fatto noi con la nostra casa». Valentina Gregori denuncia come le nuove norme abbiano di fatto tagliato fuori le case bifamiliari dall’incremento dei costi parametrici che spetta solo alle unifamiliari: «Le abitazioni bifamiliari vanno trattate come le unifamiliari, perché i costi comuni non sono coperti. Va rivista la normativa, perché è aberrante questa disparità di trattamento per chi ha presentato prima i progetti. La ricostruzione della mia casa è già partita, se avessi saputo che avrei dovuto affrontare tutte queste difficoltà, non avrei affatto presentato il progetto. Sarei rimasta nella soluzione abitativa di emergenza, ci sono tante difficoltà i tecnici brancolano nel buio, non si sa di preciso quanto sarà l’accollo».

Valentina accenna anche al caso di una sua conoscente che abitava in un condominio con 8 appartamenti ed ha usufruito per un danno di livello B del superbonus 110 per cento, con un accollo che inizialmente stimato di cinquemila euro a famiglia e ora è arrivato a circa 70mila euro. «Nel mio caso – racconta Gregori – è una disuguaglianza che punisce chi è stato più celere. Ho dovuto lottare persino per togliere il cavo dell’energia elettrica, che impediva l’inizio dei lavori. Il 189 che è il decreto madre della ricostruzione stabilisce che debbano essere coperti tutti i costi del sisma, così rischiamo una ricostruzione di bassa qualità. Ad esempio il costo base per uno scalino è di 28 euro secondo il prezziario sisma, ma a meno di 60 euro non si trova nulla. Non si può dire che va tutto bene, le ditte sono in grossa difficoltà economica, i rimborsi arrivano loro dopo sei mesi. Non è una bella situazione andando avanti così lo scopo non è quello di ricostruire e far rivivere questi territori. Bisogna correggere la normativa, lo chiedo al mondo politico: le bifamiliari sono poche, ancora meno quelle che avevano presentato i progetti prima del gennaio 2021, si tratta di un disguido molto probabilmente sfuggito allo stesso legislatore».

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