«Area container un inferno,
collaboriamo per trovare soluzioni»

TOLENTINO - Massimo D'Este, capogruppo di "Tolentino città aperta": «Ci auguriamo che l'amministrazione si faccia carico, non solo di svuotare il campo container, ma d'individuare modalità appropriate di recupero e reinserimento sociale di chi, a torto o ragione, risiede nella struttura d'emergenza»

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Massimo D’Este

 

Area container di Tolentino, Massimo D’Este, capogruppo di “Tolentino Città Aperta”: «Il campo è divenuto un angolo d’inferno con tanto di guardie all’ingresso. Prendiamo atto, con soddisfazione, che si dia inizio ad una verifica della soluzione abitativa d’emergenza della zona container». D’Este sottolinea che si parla di verifica «non a caso, perché molti degli alloggi non ospitano sfollati del sisma del 2016, ma persone con precarie condizioni abitative economiche e lavorative, che hanno trovato soluzioni provvisorie ai loro disagi. Provvisorie appunto; qualsiasi emergenza ha sempre bisogno di risposte immediate, nessuno lo nega, ma parallelamente andavano avviate sin da subito forme di sostegno e accompagnamento con progetti di tutoraggio e prossimità alle famiglie e ai soggetti fragili. La pandemia forse ha impedito che ciò potesse avvenire e il campo container è divenuto un angolo d’inferno con tanto di recinzione e guardie all’ingresso».

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L’area container di Tolentino

Ora alla guida del Comune c’è una nuova amministrazione, guidata dal sindaco Mauro Sclavi e D’Este dice «ci auguriamo che l’amministrazione attuale si faccia carico, non solo di svuotare il campo container, ma d’individuare, con le risorse a disposizione, modalità appropriate di recupero e reinserimento sociale di chi a torto o ragione, risiede nella struttura d’emergenza. A noi interessa trovare soluzioni al più presto e per questo, come scritto nel nostro programma, faremo la nostra parte. Siamo stati invitati a dare la nostra collaborazione in tal senso, ai servizi sociali. Anche se forza di opposizione, intendiamo dare il contributo che riterremo necessario all’affiancamento e al sostegno delle fragilità che emergeranno nelle verifiche e nei riscontri oggettivi, per costruire dimensioni e rapporti fondati su fiducia e reciprocità nelle relazioni interpersonali».



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