«Quanto vale la salute dei dipendenti per il Consorzio di bonifica delle Marche?». E’ il provocatorio quesito posto da Flai Cgil e Fai Cisl. «Dopo due mesi di attività in Smartworking – continuano i sindacati – richiama improvvisamente al lavoro i suoi 54 dipendenti, nelle tre sedi di Pesaro, Macerata e Pedaso, ignorando integralmente il senso e il contenuto del “protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid- 19 negli ambienti di lavoro».
Il Consorzio di Bonifica delle Marche, ente pubblico economico, totalmente controllato dalla Regione Marche, si occupa di manutenzione irrigazione progettazione e molte altre attività di controllo del territorio.
«E’ assolutamente inaccettabile – proseguono le organizzazioni sindacali – che un “ente pubblico economico” controllato dalla Regione Marche imponga un drastico cambiamento delle modalità di prestazione lavorativa in totale assenza di informazione in merito ai punti previsti dal Protocollo a titolo di Informazione (modalità di ingresso in azienda, modalità di accesso dei fornitori esterni, pulizia e sanificazione in azienda, precauzioni igieniche personali, dispositivi di protezione individuale, gestione spazi comuni, organizzazione aziendale, gestione entrata e uscita dei dipendenti, spostamenti interni riunioni eventi interni e formazione, gestione di persona sintomatica in azienda, sorveglianza sanitaria/medico competente/ rls, aggiornamento del protocollo di regolamentazione). Tutto questo aggravato dalla mancata costituzione del Comitato per l’applicazione del Protocollo, previsto nello stesso allo scopo di definire le misure di prevenzione, azienda per azienda, e presupposto per la ripresa delle attività».
Cgil e Cisl promettono di agire perseguendo ogni strada possibile per il pieno rispetto, in questo e in tutti i luoghi di lavoro, delle condizioni minime previste dal Protocollo Nazionale. «Riteniamo assolutamente intollerabile il mancato rispetto della salute dei lavoratori e delle lavoratrici del Consorzio di Bonifica delle Marche (e di ogni altra azienda) dimostrato in questa occasione ed agiremo, come stiamo facendo, ogni strada possibile. La salute vale di più, molto più della boccettina di gel per le mani e delle due mascherine che hanno trovato sulle loro scrivanie al loro rientro in ufficio questi lavoratori e queste lavoratrici».
Oltre che fare pagare una tassa ingiusta... loro per primi dovrebbero dare il buon esempio!.
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Ora capisco perchè il duce appena prese il potere abolí i sindacati. Questi sono solo bravi a parlare, ah anche a prendere lo stipendio
Signor Marconi, il duce aveva abolito anche la libertà di espressione. Per qualche suo commento, nel ventennio , forse avrebbe rischiato olio di ricino o galera. Per fortuna siamo in democrazia e la Costituzione consente la libera espressione delle proprie idee e la possibilità di associarsi, sia come lavoratori che come imprese.
…è vero che il Duce, nel ventennio, aveva abolito, per certi versi, la libertà di espressione, ma è anche vero che qualche altro famoso dittatore, in ben più lunghi periodi, aveva abolito, oltre a quella, anche la libertà di pensiero, se proprio la storia la vogliamo “interpretare” tutta; coloro che poi, con pensieri diversi, fossero stati “scoperti” o “denunciati”, non avrebbero rischiato l’olio di ricino o il manganello o “addirittura” il confino, no, ma i campi di concentramento russi, meglio conosciuti come gulag, e dove l’olio di ricino non serviva proprio, eh!! gv