«Covid center, situazione anomala:
tutela a personale e dirigenti
con moratoria in stile Ilva»

CIVITANOVA - L'intervento dell'avvocato Alberto Feliziani. La situazione di medici e infermieri ma anche direttori alle prese con l'emergenza è delicata anche da un punto di vista giuridico, è necessario che il governo riveda le regole per tutelarli

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Il Covid center in via di ultimazione

 

L’avvocato Alberto Feliziani sui profili di responsabilità del personale sanitario e dei dirigenti alle prese con l’emergenza e in particolare per chi sarà impegnato nella nuova struttura in fase di completamento alla fiera di Civitanova. «Sull’ospedale Covid di Civitanova anomali profili di responsabilità civile e penale. Torno sull’argomento dopo le polemiche che in questi giorni infuriano sui mezzi di comunicazione e che hanno visto la netta opposizione dei medici rianimatori e di molti esponenti politici, rimarcando ciò che avevo scritto in epoca non sospetta: in una situazione emergenziale che non ho esitato a definire “di guerra”,

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L’avvocato Alberto Feliziani

il Governo deve obbligatoriamente varare norme dedicate – sicuramente temporali – per garantire l’immunità a medici, infermieri e responsabili di catene gerarchiche proprio in relazione ad esiti infausti o derivati da patologie pregresse poiché, se comprendo qualcosa di diritto, sotto la lente d’ingrandimento di chi dell’azione risarcitoria fa viatico quotidiano, sotto la mannaia di possibili richieste potrebbe finire la stessa cosiddetta organizzazione della struttura sanitaria, con il rischio concreto che insieme a medici ed infermieri che rischiano la vita mossi da un altruismo e da una generosità indiscutibili, a processo finirebbe anche il direttore sanitario, quello dell’Area vasta 3 e, soprattutto, lo stesso direttore generale dell’Asur.

Comprenderete come questa particolare situazione rientrerebbe nella definizione di aberratio iuris. La stessa gestione dei rischi clinici non derivanti da Covid-19 diventerebbe terreno minato sul piano squisitamente giuridico.

covid-center-fiera-3-650x458Basterebbe prendere a termine di paragone quanto varato per la gestione del caso Ilva di Taranto: moratoria penale per l’intera durata delle operazioni di bonifica nell’azienda che impegna oltre 10mila operai ed impiegati, tecnici e manager, occupando altrettanti addetti nell’indotto. Impedendo, ex Lege, azioni risarcitorie di diversa natura e tipologia e garantendo l’immunità penale in chi opera sul posto. D’altronde, come tutti sanno, il Codice penale militare in tempo di pace subisce radicali modificazioni normative in tempo di guerra. E poiché la battaglia contro il Covid-19 è una vera e propria guerra, sarebbe sufficiente mutuare questo particolare percorso tecnico-giuridico ed applicarlo per l’emergenza Covid-19, inserendo norme temporali sia in ambito di Diritto Civile che in ambito di Diritto Penale. Una guarentigia che consenta a chi opera “in guerra sanitaria”, di lavorare in serenità e a chi ha posizioni di vertice di assumere scelte senza la spada di Damocle di incappare in denunzie penali ed azioni risarcitorie solo per aver affrontato l’emergenza nel pochissimo tempo concesso ed in situazioni straordinarie. Né si può prescindere dalla considerazione che una non corretta organizzazione del personale sottoposto ad eccessivo carico di lavoro, nel corso di un’emergenza sanitaria imprevista ed imprevedibile, determini in capo all’Asur territoriale, responsabilità verticistiche. Nell’emergenza si debbono assumere decisioni immediate, i medici e gli infermieri si sottopongono a turni ed orari massacranti, le condizioni e gli ambienti di lavoro non corrispondono a quelli abituali e, a meno che non si discuta di dolo – da esaminare preventivamente caso per caso – non sarebbe giusto nè corretto crocefiggere i soccorritori».

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