L’avvocato Alberto Feliziani sui profili di responsabilità del personale sanitario e dei dirigenti alle prese con l’emergenza e in particolare per chi sarà impegnato nella nuova struttura in fase di completamento alla fiera di Civitanova. «Sull’ospedale Covid di Civitanova anomali profili di responsabilità civile e penale. Torno sull’argomento dopo le polemiche che in questi giorni infuriano sui mezzi di comunicazione e che hanno visto la netta opposizione dei medici rianimatori e di molti esponenti politici, rimarcando ciò che avevo scritto in epoca non sospetta: in una situazione emergenziale che non ho esitato a definire “di guerra”,
il Governo deve obbligatoriamente varare norme dedicate – sicuramente temporali – per garantire l’immunità a medici, infermieri e responsabili di catene gerarchiche proprio in relazione ad esiti infausti o derivati da patologie pregresse poiché, se comprendo qualcosa di diritto, sotto la lente d’ingrandimento di chi dell’azione risarcitoria fa viatico quotidiano, sotto la mannaia di possibili richieste potrebbe finire la stessa cosiddetta organizzazione della struttura sanitaria, con il rischio concreto che insieme a medici ed infermieri che rischiano la vita mossi da un altruismo e da una generosità indiscutibili, a processo finirebbe anche il direttore sanitario, quello dell’Area vasta 3 e, soprattutto, lo stesso direttore generale dell’Asur.
Comprenderete come questa particolare situazione rientrerebbe nella definizione di aberratio iuris. La stessa gestione dei rischi clinici non derivanti da Covid-19 diventerebbe terreno minato sul piano squisitamente giuridico.
Basterebbe prendere a termine di paragone quanto varato per la gestione del caso Ilva di Taranto: moratoria penale per l’intera durata delle operazioni di bonifica nell’azienda che impegna oltre 10mila operai ed impiegati, tecnici e manager, occupando altrettanti addetti nell’indotto. Impedendo, ex Lege, azioni risarcitorie di diversa natura e tipologia e garantendo l’immunità penale in chi opera sul posto. D’altronde, come tutti sanno, il Codice penale militare in tempo di pace subisce radicali modificazioni normative in tempo di guerra. E poiché la battaglia contro il Covid-19 è una vera e propria guerra, sarebbe sufficiente mutuare questo particolare percorso tecnico-giuridico ed applicarlo per l’emergenza Covid-19, inserendo norme temporali sia in ambito di Diritto Civile che in ambito di Diritto Penale. Una guarentigia che consenta a chi opera “in guerra sanitaria”, di lavorare in serenità e a chi ha posizioni di vertice di assumere scelte senza la spada di Damocle di incappare in denunzie penali ed azioni risarcitorie solo per aver affrontato l’emergenza nel pochissimo tempo concesso ed in situazioni straordinarie. Né si può prescindere dalla considerazione che una non corretta organizzazione del personale sottoposto ad eccessivo carico di lavoro, nel corso di un’emergenza sanitaria imprevista ed imprevedibile, determini in capo all’Asur territoriale, responsabilità verticistiche. Nell’emergenza si debbono assumere decisioni immediate, i medici e gli infermieri si sottopongono a turni ed orari massacranti, le condizioni e gli ambienti di lavoro non corrispondono a quelli abituali e, a meno che non si discuta di dolo – da esaminare preventivamente caso per caso – non sarebbe giusto nè corretto crocefiggere i soccorritori».
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Toh! Ancora lui, l’avv. Aberratio Feliziani che, in punta di diritto chiede, giustamente, che vengano tutelati gli operatori sanitari dell’emergenza covid mediante una “immunità” stabilita per legge. C’è tuttavia nel suo discorso giuridico una piccola sbavatura dal sen fuggita nella foga della difesa. Dice, infatti, che l’immunità impedirebbe agli operatori sanitari di incappare in denunce penali ed azioni risarcitorie. In verità è pacifico che nessuna norma può impedire a chiunque di presentare una denuncia o agire per un risarcimento. Certo, c’è la tutela dell’immunità che però, è pacifico, dovrebbe essere accertata e applicata da un Giudice a conclusione di un procedimento – tendente ad accertare che al caso concreto è applicabile quel beneficio – nel quale le parti saranno pur sempre rappresentate da avvocati.
E chi può operare meglio per la tutela degli operatori sanitari, se non un avvocato che ha già elaborato la strategia dell'”aberratio juris”?
Forse quanto proposto dall’avvocato è basato sulla convinzione -tutta personale – che la giustizia sia affetta da ‘impotentia judicandi’, per cui la medesima non riesce a comprendere le circostanze che annullano o attenuano la responsabilità dei professionisti nell’esercizio delle loro funzioni. L’immunità parlamentare a mio parere basta e avanza.
non ho conoscenza specifica di giurisprudenza ma, leggendo l’articolo sopra riportato, unitamente ad altri che riguardano sempre il Covid Center, deduco che troppe situazioni dovrebbero essere chiarite ed anche in tempi brevi!
Registro un silenzio imbarazzante da parte di Ceriscioli e la qual cosa mi fà riflettere.
per chiarezza preciso e sottolineo che mi pare di capire che a Ceriscioli interessa di più ad andare quanto prima alle elezioni piuttosto che pensare alla nostra salute!!!!!!!
Certo che abbiamo un Presidente di Regione da dimenticare al più presto possibile!
Quando tutto sarà finito, ma anche prima, in tanti cercheranno i motivi di tanta sofferenza. Sarà un periodo molto proficuo per gli avvocati a cui ci si rivolgerà. Qui si parla in latino e allora per quel poco che ho capito ricorro a Wikipedia: “Quot capita tot sententiae”, o anche “Tot capita tot sententiae”, locuzione latina, la cui traduzione letterale è: «Quante (sono) le teste, altrettanti (sono) i giudizi». O meglio” Tante capoccie,tante sentenze”
Per quanto riguarda gli organizzatori della sanità, un conto sono le decisioni prese nel pieno dell’emergenza e tutt’altro conto sono le decisioni prese quando ci sarebbe stato tutto il tempo di riflettere e decidere per il meglio.
La posizione dell’Avv Alberto Feliziani, è secondo me la tipica posizione politica di chi ha reso questo paese invivibile e disastrato. La solita storia. Chi comanda, o meglio chi gestisce le risorse pubbliche può fare quello che gli pare in Italia perché in galera tanto NON CI VA! Innanzitutto NON fa una distinzione fondamentale, quella tra chi è in corsia, cioè Medici ed Infermieri, sul cui scudo penale in una situazione del genere sarei anche d’accordo (visto che i problemi NON sono dipesi da loro), e quella dei Dirigenti Amministrativi sul cui scudo penale NON sarei d’accordo in alcun caso. E dirò di più, la mia impressione è che si faccia un polpettone proprio per andare a parare sullo scudo penale per i Dirigenti Amministrativi. Un’altra distinzione che non viene fatta nell’articolo è quella tra le decisioni prese su strutture esistenti ed in emergenza, tipo l’Ospedale di Civitanova Alta, e quella ingiustificabile di Collocare il Covid Center nuovo alla Fiera di Civitanova Marche (arrivata a fine lavori fuori emergenza e con le modalità ed i costi illustrati nei precedenti articoli), ed anche qui l’impressione che si ha è che lo scudo penale serva proprio per quest’ultimo, opera pluricontestata da tutti, voluta solo da politici e da qualcuno a nomina politica. Una ulteriore situazione assurda che emerge dalla conferenza dell’Avvocato, anche questa tipica in Italia, è che, a quanto pare, chi sta nei posti dirigenziali, vuole lo stipendio (cioè decine o a volte centinaia di migliaia di euro), ma non vuole le responsabilità collegate a tale lauta busta paga.
Io mi limito a questa considerazione, se in Italia, esce una qualsiasi forma di scudo penale, per politici e dirigenti, su questa questione del Covid, ed i cittadini NON scendono neanche in Piazza a protestare allora vuol dire che siamo un paese che si merita tutto quello che ha ed anche peggio.
tutto il personale sanitario dovrebbe essere salvaguardato da eventuali richieste risarcitorie perchè la situazione che ha affrontato, con coraggio e abnegazione anche a rischio della propria vita, ha avuto caratteristiche di assoluta emergenza dovute ad un agente patogeno inusuale riguardo gli effetti della sua azione e la risposta a terapie.Pertanto, riguardo la responsabilità dovranno essere sicuramente ponderate le difficoltà con cui il professionista ha dovuto confrontarsi e anche il contesto in cui si sono manifestate. Altra cosa invece è domandarsi se erano state prese tutte le precauzioni minime, già previste dall’OMS, a tutela dei medici e infermieri come ad esempio i presidi individuali di sicurezza idonei e in numero sufficiente così come la disponibilità dei tamponi per diagnosticare la malattia per tutto il personale operante nei vari ospedali e nel territorio.
Apprezzo le critiche costruttive e gli interventi di ciascuno , che contribuiranno certamente a fornire validi contributi. Mi chiedo , pero’ , quale torto abbia inflitto all’avvocato Angelo Gattafoni , che non perde occasione per colpire sul piano personale e non su quello della critica costruttiva. Ceto è che l’omologazione del pensiero (il mio ) non trovera’ mai breccia nel sottoscritto.
Allora, avv. Aberratio Feliziani, sarò costruttivo. E le domando se lei è d’accordo sulla regola, contenuta anche nel nostro codice deontologico, che vieta di farsi pubblicità scorrettamente.
Se si, allora le faccio notare che, con il suo messaggio, ha dato questa impressione. Sbagliata? Non so. Perché non sottopone la questione al Consiglio dell’Ordine?
Per Feliziani. Avvocato, può chiarire il significato della frase “Ceto è che l’omologazione del pensiero (il mio ) non trovera’ mai breccia nel sottoscritto.”?