I letti installati al centro fiere di Civitanova
«Come una Ferrari chiusa in garage. Non serve, se non a glorificare il proprietario». Sono queste le parole usate da Luciano Gattinoni per definire una struttura di terapia intensiva scollegata da un ospedale vero e proprio, cioè quello che si vuole realizzare con l’astronave di Civitanova. Il progetto voluto dal governatore Luca Ceriscioli e ideato dall’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso per fronteggiare l’emergenza coronavirus, che prevede una ottantina di posti di terapia intensiva e sub intensiva all’ente fiera. Gattinoni, 75 anni, è una celebrità di fama internazionale: anni fa fu premiato come miglior anestetista rianimatore del mondo per aver ideato la ventilazione in prone position (a pancia in giù), ex direttore scientifico del Policlinico di Milano e presidente della Società mondiale di Terapia intensiva, è professore emerito all’Università di Gottingen in Germania. Lo hanno intervistato per Cronache Maceratesi l’avvocato Giuseppe Bommarito e il dottor Claudio Maria Maffei, ex direttore dell’Inrca di Ancona. L’argomento: proprio il covid center di Civitanova, che sarà aperto nei prossimi giorni.
Luciano Gattinoni
Professor Gattinoni, quali sono i requisiti di una terapia intensiva di successo?
«Per terapia intensiva in Europa, si intende una struttura ad alta tecnologia gestita da personale competente. Riducendo all’essenziale, per alta tecnologia si intende disponibilità di monitoraggio invasivo e non invasivo delle funzioni vitali, letti caratteristiche speciali per la movimentazione ed anti decubito e respiratore ad alte prestazioni. Per personale competente si intende infermieri appositamente addestrati (normalmente 6 mesi di tirocinio aggiuntivo) e personale medico specialista Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva. Nel nostro Paese, per tradizione e per legge è questo il personale addetto alla terapia intensiva (rianimazione)».
Può indicare orientativamente il numero di medici e di personale infermieristico che sarebbe necessario per gestire una tale struttura?
«Per avere un infermiere disponibile 24 ore su 24 su 365 giorni all’anno, occorre l’assunzione di 7 infermieri (considerati i contratti di lavoro, ferie, malattia ecc). Per avere un medico, in analoghe condizioni, ne occorrono 6. In terapia intensiva, il rapporto infermieri – letti è 1:2, medici – letti è 1:6. Quindi, un modulo di terapia intensiva di 12 letti richiede 42 infermieri e 12 medici. Se il numero previsto è 84 letti avremmo quindi bisogno di 294 infermieri e 84 medici».
Può una tale struttura essere gestita da personale medico e infermieristico impiegato normalmente in altre strutture ospedaliere e operante nel Fiera Covid di Civitanova Marche solo con prestazioni aggiuntive fuori orario?
«La risposta è semplice: no. A meno che tale struttura non sia concepita semplicemente come un “lazzaretto” in cui relegare gli infetti come avvenuto per secoli durante le epidemie».
Il personale dell’Ordine di Malta al lavoro
Quali sono le competenze specialistiche e i servizi che dovrebbero essere disponibili nella struttura o comunque attivabili in tempi brevi?
«La terapia intensiva è centrale nell’ospedale per i malati più critici. Per definizione, le competenze richieste sono numerose. E’ quindi norma che i vari specialisti afferiscano alla specialità, per quanto di competenza. Il malato critico potrebbe avere bisogno dal nefrologo al cardiologo fino al dermatologo o oculista o, in breve, di qualsiasi specialità medica, per la soluzione di problemi intercorrenti. Una terapia intensiva “isolata” è come una Ferrari chiusa in garage. Non serve, se non a glorificare il proprietario».
Può una tale struttura definirsi un ospedale in senso tecnico?
«No. Un ospedale non è un assembramento di letti, monitor e quant’altro, ma una complessa interazione fra personale preparato nelle diverse specialità e diverse tecnologie. Una struttura quale quella proposta è solo una singola tessera di puzzle il cui significato è comprensibile solo quando anche le altre tessere vengono integrate nelle giuste proporzioni».
Un corridoio del covid center con la scritta “andrà tutto bene”
Può una tale struttura, sita in una zona molto densa di traffico e di attività commerciali e sportive, avere un qualche senso?
«Abbiamo già risposto, a mio avviso non ha senso».
Cosa fa ritenere inadeguata una struttura così articolata distinta da un ospedale (lontano 5 chilometri) e dotata solo di una Tac e di una camera operatoria?
«Innanzitutto il buonsenso, in secondo luogo, le considerazioni tecniche. In terzo luogo gli esperimenti precedenti. L’operazione fiera di Milano, pur iniziata con la massima buona volontà ha dimostrato in modo inequivocabile l’inutilità di questo approccio e l’assurdità dell’investimento».
Io non capisco tutti contro questa struttura, ma loro se ne fregano e vanno avanti. Ma non li ferma nessunooo. Sono soldi nostriii. Non capiscono che non ci possiamo permettere più questi sprechi. Ospedali chiusi ristrutturati. Usate quelli. No strutture provvisorie che tanto rimarranno cattedrali chiuse, e inutilizzate, fra un po' lo vedremo il risultato.
Almeno iniziamo a reclutare il personale per firmarlo adeguatamente e creare un collegamento con gli ospedali di riferimento. Abbiamo investito tante risorse.. Vediamo di fare in modo di poterli utilizzare in caso di necessità. Il tempo è contro una tale soluzione. Ma ogni giorno che passa è perso. Pianificazione e tempismo sono essenziali. L'improvvisazione in certi settori non paga, anzi fa buttare un sacco di soldi. Poi c'è caso che l'Europa ce li richieda. Mi auguro non con ragione. Altrimenti sarebbero da noi autorizzati a farci fare la fine della Grecia.
Soldi nostri qualcuno ha detto bene per questo vengono spesi e in parte sicuramente messi in tasca senza ritegno povera Italia
Tutti a dire male! Chi è contrario faccia una rinuncia scritta al suo utilizzo se dovesse averne bisogno! Poi vediamo.
Ma lo volete capire che in autunno servirà, e gli ospedali debbono essere lasciati liberi per tutte le altre patologie....!!!
Ceriscioli bertolaso e il.nostro sindaco complici di uno scempio senza utilita quindi e a danno di una zona densamente sbitata ricca di negozibe con un palazzetto che richiamano ogni volta migliaia di persone! Una bomba
Quando uno c ha fame deve pur mangiare costi quel che costi
Sei mesi per formare gli infermieri, più' il reperimento di tutti i medici necessari. Ce la facciamo per la prossima ondata del virus?
E adesso avranno da spendere in questo modo anche il prestito del MES. Bruceranno l'Italia
Bastava riaprire gli ospedali che accanitamente i politici hanno chiuso.
bastaaaaa non ne possiamo più di questi sempre contrari. Anche i malati di altre patologie hanno diritto di curarsi in ospedali riportati alla normalità grazie a questa struttura. In ogni periodo contro qualcosa o qualcuno, mai a favore di alcunchè!
ma serve anche a farci un giro.
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Complimenti ai vari Della Valle, Ercoli, Santoni e quant’altri hanno soldi da gettare via senza un briciolo di sana disamina della problematica. E’ proprio vero il proverbio che “con i miei soldi ci faccio quello che mi pare” anche, come in questo caso gettarli dalla finestra. P.S. Sig.ra Delia Lana le faccio sommessamente notare che NON sono soldi nostri ma di privati che hanno donato.
Dopo aver letto ATTENTAMENTE l’articolo e aver anche visionato i vari commenti mi sorge spontanea una domanda “dell’affaire Covid Center” di Civitanova Marche. In primis vorrei rivolgere alle autorità sanitarie di competenza preposte al controllo quanto affermato dal prof. Luciano Gattinoni ai suoi intervistatori Avv. Giuseppe Bommarito e al Dott. Claudio Maria Maffei, ….”nel nostro Paese per tradizione e per LEGGE è questo il personale addetto alla terapia intensiva (rianimazione)”…. Allora mi chiedo se è vera questa affermazione, ovvero che vi sono delle linee guida da rispettare, addirittura per legge, delle due una o il prof. Gattinoni afferma una cosa non vera oppure le Autorità preposte non controllano “ex-ante” l’operato affidato ad un consulente di fiducia, nel caso di specie al dott. Guido Bertolaso, al via libera alla funzionalità di tale struttura Mi sembra alquanto grave tale ipotesi, mi rivolgo agli intervistatori, ai quali sollecito un cortese riscontro delle fonti sia giuridiche che sanitarie. Per capirsi meglio è come se il “Covid Center” non avesse le uscite di sicurezza e i VV.F. rilasciano rapporto positivo all’utilizzo.
Interessante il parere del prof. Gattinoni anche se in precedenza si erano già levate voci dubbiose sull’utilità di questo centro. Probabilmente i nostri amministratori e gli esperti del settore a loro collegati, avrebbero potuto prendere in considerazione il recupero delle varie strutture sanitarie che in tempi recenti sono state dismesse. L’augurio è che ora la nuova struttura e le costose apparecchiature tecnologiche accquistate, non rimangano inutilizzate;il timore è che se non presidiate, l’incuria porterà in breve tempo al degrado della struttura e, tutto quanto c’è dentro potrebbe far gola a qualche malintenzionato. Mi vengono in mente gli inutili impianti sportivi dell’Olimpiade 2006 a Torino. In conclusione, forse guardando ad altre regioni, la soluzione vincente era quella di potenziare la medicina territoriale con i suoi servizi,in modo che i colpiti dal virus potessero essere osservati e trattati precocemente al proprio domicilio preservando gli ospedali dal massiciio afflusso di pazienti e, nel contempo, ripristinare i posti letto delle strutture sanitarie esistenti, ma non utilizzate, in ottica covid.
…mi auguro che non servano, nemmeno per il futuro…?!!.. per ora Grazie alla Sanità Publica, (che si è svenata), e ai Scrifici di Dottori, infermieri ed operatori Sanitari, “Publici”, (alcuni, addirittura pagando con lavita), sembra che si stia provando a venir fuori da questo maledetto COVID-19..!!… Poi.. sti Magnanimi della “Sanità Publica”, hanno risolto il problema della Gestione di questi centri..???
Sabato parlavo con un amico (rigorosamente a distanza di sicurezza, off course) e siamo entranti nell’argomento del Covid ospedale. Si, va beh, ci sono problemi, gli ho detto che in effetti sul personale sembrano carenti… mi ha spiazzato con questa risposta: “Perchè, l’ampliamento delle TI del 30% (nelle Marche, in Italia anche fino all’80% ndr), con quale personale è stato coperto ?” Boh, non sono riuscito a ribattere.
Per Roberto Concetti.
Un conto è fronteggiare una situazione di gravissima emergenza ricorrendo a prestazioni straordinarie, tutt’altro conto è prevedere prestazioni straordinarie aggiuntive del personale per gestire una struttura ormai classificata come definitiva.