«Capisco che leggere frasi omofobiche da parte di un paziente omosessuale porti a non affrontare serenamente la relazione col medico. Tra medico e paziente deve esserci un rapporto di fiducia e neanche l’ombra del sospetto di discriminazioni di alcun tipo». Il governatore delle Marche Luca Ceriscioli risponde così all’interrogazione presentata dal consigliere regionale di Civitanova, Francesco Micucci, che ha portato il caso del vicesindaco Fausto Troiani all’attenzione dell’assemblea legislativa delle Marche. L’interrogazione era stata presentata dopo le parole del vicesindaco su Facebook e Micucci aveva richiesto al presidente Ceriscioli delucidazioni in merito alla presenza di un codice di disciplina dell’Asur, ipotizzando un danno di immagine per l’azienda sanitaria. Ceriscioli nel punto ha commentato che non esiste al momento un codice etico, ma un codice di comportamento dei dipendenti approvato nel 2014 e che il caso è sotto la lente della commissione disciplinare che lo scorso 16 gennaio ha proceduto all’audizione di Troiani.
Micucci in aula, fra lo stupore dei consiglieri, ha riportato le affermazioni ultime apparse sui social del vicesindaco e quelle precedenti, ripercorrendo le tappe del clamore suscitato a livello locale e non solo dalle affermazioni di Troiani. Micucci ha chiesto ai partiti di centrodestra, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia di prendere una posizione di distanza rispetto a quelle esternazioni: «altrimenti è inutile che ogni 25 novembre ci riuniamo qui a parlare di violenza contro le donne e poi si tollerano parole di questo tipo da parte di chi rappresenta le istituzioni». Condanna anche da parte di Ceriscioli: «E’ un medico e avrebbe tutte le competenze scientifiche tra l’altro per sapere che le razze non esistono e dovrebbe costituire un esempio, mi auguro, al di là dell’esito del procedimento disciplinare che il vicesindaco si orienti su più miti consigli».
Il vicesindaco di Civitanova è indagato sia per le offese al Papa, sia per diffamazione all’ex ministro Cecile Kyenge che all’ex presidente della Camera, Laura Boldrini (che ha sporto querela per i post comparsi su Facebook). Nei post che aveva pubblicato su Facebook venivano presi di mira vari personaggi (dalla Littizzetto a Macron). Lui sostiene che le frasi non erano sue ma le aveva trovate in giro sul web e si era scusato se qualcuno si era sentito offeso. Per quanto riguarda la frase sul Pontefice, era comparso il post con scritto: «Per non parlare di Francesco e del suo staff di pedofili». Per quanto riguarda la Kyenge, il vice sindaco avrebbe scritto («rimane negra») e in questo caso la diffamazione contestata è aggravata dall’odio razziale.
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Quest’argomento non interessa più. Anche l’ospedale unico sta perdendo terreno almeno che non sia quello della Pieve.