Caso Troiani:
la Squadroni torna all’attacco
«Altro che leggerezza, è il suo metodo»

CIVITANOVA - L'ex presidente dei Tdc sugli insulti pubblicati su Facebook dal vicesindaco e sulla vicinanza espressa dalla maggioranza: «Come abbiano potuto manifestare solidarietà a frasi sessiste e volgari le due donne capigruppo è un mistero»

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Silvia Squadroni

 

«Non è un errore o una leggerezza, è il metodo Troiani». Ancora reazioni alle ultime dichiarazioni del vicesindaco e dopo la solidarietà dei capigruppo di maggioranza, a riportare alta l’attenzione su quelle parole è l’ex assessore e presidente dei TdC Silvia Squadroni che si unisce al coro di richiesta di dimissioni per Fausto Troiani, vicesindaco di Civitanova.  «I capigruppo avrebbero fatto meglio a tacere e chiedere al politico civitanovese di farsi da parte anziché profondersi in un comunicato meritevole di essere offerto in lettura al prefetto di Macerata, tanto dimostra il totale spregio o la leggerezza con cui si rivestono certi ruoli istituzionali. Frasi ed atteggiamenti del vicesindaco che avrebbero fatto sobbalzare dagli scranni del Consiglio comunale ed invece un comunicato di solidarietà? Vicinanza? Viene da domandarsi ma da chi siamo governati – scrive la Squadroni in un libello di fuoco –  quelle parole mi hanno offesa come donna, mi chiedo, piuttosto, come abbiano potuto manifestare solidarietà a frasi sessiste e volgari le due donne capigruppo (Maria Cristina Ruffini di Fdi e Laura Marinelli di Obiettivo Civitanova ndr), mistero».

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Fausto Troiani

La Squadroni passa poi ad analizzare anche alla luce di diversi post del passato come le ultime esternazioni su Moscovici, Juncker, Merkel e Papa Francesco non siano la leggerezza di uno poco avvezzo all’uso di Facebook, ma un metodo, un linguaggio d’abitudine. «Deve esser chiaro a tutti gli elettori civitanovesi, però – continua Squadroni – che il vicesindaco non ha commesso così come vuole raccontarcela oggi, che il procuratore della Repubblica lo attenziona, quello che definisce un semplice e maldestro “errore” nel “raccogliere e fare proprie” frasi altrui perché sono anni che utilizza lo stesso linguaggio e gli stessi termini: epiteti e fraseologia utilizzati dall’attuale vicesindaco sono sempre gli stessi, sia nei confronti di avversari e di diverso pensiero politico, che nei confronti delle donne verso le quali usa identiche delicatezze a mezzo Facebook . Ora che a Palazzo di Giustizia si sta decontestualizzando l’episodio per l’evidenza di eventuali profili penalmente rilevanti, che fa il nostro? Mica spedisce lettere di scuse e si ritira a meditare lasciando l’incarico, ma si autoassolve ed attacca, coinvolgendo financo i capigruppo». Infine una chiosa nella quale definisce Troiani “il vero sindaco della città” «tanto che Fabrizio Ciarapica – conclude – nell’ultimo nostro confronto, triste e malinconico in presenza di testimone ammise di non poter né agire né operare autonomamente, pena il fuoco amico (parole sue) e che non poteva ribellarsi a certe dinamiche interne alla sua giunta. Le ultime esternazioni del vicesindaco sono un metodo che offende le donne – tutte le donne – i generi , la politica e anche la religione, ma si sa, il vicesindaco è oggi orientato verso la Lega e quindi attua metodiche celoduriste dimenticando, pero’, che Matteo Salvini non è Umberto Bossi e che attualmente studia da leader ben consapevole che una esternazione come quella fa perdere consensi ed attrae la procura della Repubblica».



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