Frasi choc, mea culpa di Troiani:
«Un clamoroso autogol»
Richiamo dell’Asur ai dipendenti

CIVITANOVA - L'opposizione attacca il vicesindaco dopo l'intervista rilasciata a Cronache Maceratesi. Silenzi: «Maldestre e ridicole le scuse», Ghio: «L'amministrazione censuri subito», Rossi: «E' peggio la toppa del buco». E intanto l'azienda sanitaria per la quale il numero due della giunta lavora ha inviato una circolare per ricordare i comportamenti da tenere sui social

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Fausto Troiani nella redazione di Cm

 

di Laura Boccanera

“Un vice sindaco sotto scacco e timoroso”, “un Pilato furbo”, “un clamoroso autogol” e “peggio la toppa del buco”. Sono solo alcune delle reazioni alla nuova intervista che Fausto Troiani, vicesindaco di Civitanova, ha rilasciato a Cronache Maceratesi per chiedere scusa dopo la bufera suscitata dai suoi ripetuti insulti sui social nei quali a vario titolo se la prende con una sequela di ingiurie con politici, donne di potere e spettacolo e perfino con lo staff del Papa. 

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Alessandro Maccioni

L’opposizione non crede al ravvedimento di Troiani sulla via di Damasco, anzi ipotizza che dietro ci sia solo la necessità di ripulire l’immagine dopo che l’Area Vasta 3 (Troiani è chirurgo all’ospedale di Civitanova) ha aperto un provvedimento disciplinare nei suoi confronti e la procura ha avviato accertamenti. E proprio alla luce di quanto successo, l‘Area Vasta, a firma del direttore Alessandro Maccioni, ha inoltrato a tutti i dipendenti una circolare nella quale richiama a tenere un comportamento idoneo al ruolo pubblico rivestito e fornisce una specie di decalogo al quale attenersi nell’utilizzo dei social network. «I fatti recenti accaduti fanno ritenere non superfluo ricordare a tutti i principali doveri di comportamento di ogni dipendente nelle relazioni private e in particolare riferimento alle attività sui così detti social network», si legge nella direttiva. Le premesse richiamano ai doveri di disciplina e onore previsti dalla Costituzione e il codice di comportamento dei dipendenti pubblici che dovrebbero evitare atteggiamenti che possano nuocere all’interesse e all’immagine dell’azienda pubblica. Infine la direzione annuncia monitoraggi anche per evitare l’utilizzo dei social durante l’orario di lavoro.

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Giulio Silenzi

E se l’Asur prende precauzioni, la politica analizza la nuova uscita pubblica di Troiani. «Scuse tardive accompagnate da tanti distinguo che tradiscono una ipocrita presa di distanza dalla cultura sessista, razzista e antisemita che trasuda dai suoi post», secondo il capogruppo Pd Giulio Silenzi. Per il democrat le nuove dichiarazioni sono «maldestre e perfino ridicole scuse offerte tramite media, con tanto di legale al suo fianco. Troiani dice di non saper  usare bene Facebook e che il profilo fosse riservato agli amici, che l’ha scritto per fare ironia, per aprire una discussione e che le parole non sono frasi sue, però non chiarisce di chi sono. E’ un po’ Pilato e un po’ furbo il vicesindaco – continua Silenzi – che in questa sua singolare teoria eleva l’insulto razzista e sessista a pratica legittima perché pescato dagli anfratti di Facebook. Un po’ come imitare i maiali che si crogiolano nel fango e poi dolersi se ci si sporca. Troiani appare finalmente per ciò che veramente è: inconsapevole e inadeguato al ruolo che ricopre e da cui un sindaco autorevole e autonomo (che non è Ciarapica) lo avrebbe subito dimesso, e anche pronto a rinnegare la sua storia per mantenere la poltrona. Mente su Predappio e rinnega il fascismo. La sua è una difesa affannata e affannosa che mette a nudo la debolezza di un vicesindaco sotto schiaffo e timoroso delle conseguenze perché nei suoi confronti la Asur ha aperto un procedimento disciplinare mentre la Digos sta indagando su eventuali profili di reato contenuti nei post. E allora il pentimento, basato sulla teoria che tutto è accaduto a sua insaputa. In sostanza ci dice che esiste un Troiani privato, quello dei ributtanti post, e un Troiani pubblico, che si scusa. Quanto alle volgarità ripetutamente dedicate ad alcune donne su Facebook, dice che erano “frasi postate tempo fa e tra l’altro non ricoprivo cariche istituzionali”. E allora? Questo le legittima o rende meno gravi? E in più il paradosso che gira con l’avvocato Gian Luigi Boschi, lo stesso legale ingaggiato con delibera di giunta per  inviare diffide o querele nei confronti di soggetti responsabili di condotte diffamatorie nei confronti della giunta e dannose all’immagine dell’ente. Perché lor signori si offendono se vengono insultati, e con i soldi del Comune denunciano. Da oggi in poi, se chiamati in causa, si potrà evocare la difesa di Troiani e dire che li si dileggia per fare ironia, perché era già tutto su Facebook, perché si è stati ingenui, perché non si ricopriva un ruolo istituzionale».

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Stefano Ghio e Pier Paolo Rossi

Lo definisce un autogol anche il consigliere Stefano Ghio: «Se fossi un uomo di destra mi vergognerei di colui che rinnega il proprio pensiero senza attendere neppure il “canto del gallo”. Ma sono semplicemente un cittadino che si vergogna quando un suo rappresentante, di destra, di centro o di sinistra, ridicolizza un ruolo, una istituzione, e financo la politica offrendo uno spettacolo di offese indirizzate ad altri rappresentanti, politici ed ecclesiastici, per poi indirizzare uno spettacolo di offese all’intelligenza dei cittadini. Quando si mente sapendo di mentire – continua Ghio – occorre essere più prudenti per non incorrere nella presa in giro collettiva e quindi nella dura legge dell’autogol. I suoi colleghi di maggioranza non hanno mostrato alcuna sensibilità sull’accaduto e ciò poco dopo la polemica sul termine consigliere da passerella e poco prima del 25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una amministrazione che si rispetti senza attendere un minuto, per rispetto verso i cittadini di Civitanova, i cattolici, le donne, i diversamente orientati o quelli scuri di pelle, avrebbe dovuto censurare il comportamento del vicesindaco».

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Troiani insieme al suo legale, l’avvocato Gian Luigi Boschi

E le nuove parole di Troiani suscitano sgomento e stizza anche al consigliere Pier Paolo Rossi. «E’ peggio la toppa del buco – dice Rossi – Se non si è convinti di chiedere scusa è meglio tacere. Presentarsi nella redazione di un quotidiano on-line, accompagnato dal proprio legale, per ripetere le stesse identiche cose già dette “a caldo” e null’altro, credendo di poter rimediare soprattutto alla reazione del datore di lavoro e delle istituzioni, è prendersi gioco di tutti, premeditatamente e convintamente. Anche perché il soggetto in questione è recidivo ed i continui tentativi di “rattoppare” risultano un noioso déjà vu. Non servono e non bastano riti di purificazione. Alcuni passaggi dell’affatto convincente “mea culpa” evidenziano oltretutto la cronica incoscienza in relazione al ruolo pubblico ricoperto. Il soggetto in questione non si rende affatto conto di essere un rappresentante istituzionale, di una città, di un Paese intero. Non sembra consapevole del fatto che non rappresenta solo se stesso ma una intera comunità che in quanto tale garantisce ai suoi membri, in conseguenza degli atti e della condotta e non di una polemica “gonfiata ad arte”, il giusto riconoscimento e la meritata reputazione. Bisogna dimostrare di essere all’altezza dei ruoli ricoperti: sei lì per volontà dei tuoi pari e non per diritto divino. Quindi non si dovrebbe scusare con chi si è sentito offeso ma con chi ha provato vergogna, anche per lui».



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