di Maria Cristina Pasquali
Dubai centro degli affari, Dubai destinazione turistica per eccellenza, Dubai luogo del Glamour mondiale. Ma cos’ è veramente Dubai? Girando per la città dove mi sono recata recentemente, appare ogni tanto una scritta: “Dubai, The Centre of Now!” E man mano che si continua a girare, ci si rende conto effettivamente di quanto il posto sia vivace e trascinante, come se il centro della movida mondiale, ora, sia proprio qui . Come se la paralisi, l’indifferenza e la rassegnazione del nostro mondo- qui- non sappiano cosa sia. Viene dunque la curiosità di scoprire perché mentre gli stati arabi ricchi del medio oriente nel nostro immaginario ci apparivano piuttosto “sornioni”, a Dubai la vivacità , le relazioni, gli scambi sono di casa e crescono a livello esponenziale in un mondo operoso e in continuo fermento. Qui fra le dune sinuose del deserto e le fontane danzanti del Buji Kalifa, incontro in un ristorante libanese il maceratese Andrea Acciarresi (già da noi intervistato un anno fa) , 30 anni, lighting designer che lavora a Dubai per una società di consulenza inglese. Proviamo a chiedergli qualche spiegazione.
Come si trova in questa metropoli dopo quasi 3 anni di permanenza, proveniente da un quartiere di Macerata?
«Mah sa, il desiderio di conoscere fa parte del nostro Dna. Quando uno ce l’ha non può restare fermo, ma ha una voglia matta di scoprire il mondo. A me l’oppotunità si è presentata dopo aver preso contatti con la società di consulenza per cui lavoro che conobbi durante il mio primo impiego da Guzzini Illuminazione. Durante questi 3 anni la mia vita è cambiata e Dubai stessa è molto cambiata non solo dal punto di vista urbanistico, ma soprattutto nel numero delle persone che sono venute a lavorare a Dubai, veramente tante e che hanno reso molto viva la città».
Come è potuta crescere così velocemente Dubai tanto da diventare come dice una famosa pubblicità “The centre of now”?
«Nel 1833, la famiglia Al Maktum, lasciò Abu Dhabi e prese il controllo di Dubai. Con un accordo del 1892, Dubai divenne protettorato britannico. Dubai, come quattro degli emirati vicini (Abu Dhabi, Ras al-Khaimah, Sharja e Umm al-Qaywayn) aveva una posizione strategica sulle rotte per l’India e ciò interessava molto all’Impero Britannico. A differenza dei loro vicini, gli emiri di Dubai incoraggiarono il commercio ed i traffici. La città e il suo porto richiamarono un gran numero di uomini d’affari. Fino agli anni trenta del XX secolo, la città fu conosciuta per le sue esportazioni di perle. Importante fu la scoperta del petrolio, a 120 chilometri dalla costa. Dopo il disimpegno britannico dal Golfo Persico (1971), Dubai costituì gli Emirati Arabi Uniti assieme ad Abu Dhabi e ad altri cinque emirati. Mantenne la sua importanza però prevalentemente come centro di commerci divenendo un punto di richiamo per le aziende estere».
Come fa fronte il Governo dell’Emirato alla presenza così massiccia di immigrati?
«Con un’attenzione capillare alla sicurezza composta di regole precise, una politica che riesce ad inquadrare chiunque venga ad abitare nell’Emirato. Non esistono stranieri irregolari. Tutti lavorano o sono turisti. Si può girare tranquilli a qualsiasi ora e spostarsi velocemente da un capo all’altro della città. Per smaltire il traffico e per consentire gli spostamenti a chi non ha un mezzo di trasporto, è stata costruita una metropolitana supermoderna basata sul concetto di business, una macchina di marketing perfetta, che riesce ad offrire il perfetto ambiente per gente di diverse nazionalità e culture».
Come si rapporta a questo ambiente così affollato e cosmopolita?
«Per me la diversità è ricchezza e di natura non ho pregiudizi razziali, anche nel mio ufficio ci sono inglesi, indiani, filippini, tedeschi e comunque la gente straniera si adegua velocemente alle norme del posto. Ho parecchi amici tra i miei giri di lavoro. Mi sento nel posto giusto, al momento giusto. Come potete aspettarvi da una città che è porto franco, le occasioni per fare spese a Dubai sono eccezionali, con una quantità infinita di centri commerciali modernissimi insieme ai tradizionali souk, che offrono luoghi anche per il più esigente cacciatore di offerte. Gli amanti del buon cibo sono egualmente soddisfatti a Dubai, con una varietà di ristoranti che coprono ogni immaginabile tipo di cucina e si trovano in alcuni dei posti più belli della città. In anni recenti, Dubai ha visto un rapido sviluppo nell’industria alberghiera, con aperture frequenti di nuove strutture che hanno rafforzato la reputazione di leader della città nel mercato degli hotel di lusso. Dubai offre una grande varietà di alloggi ma, è particolarmente famosa per il suo mercato nella fascia alta, con il famoso sette stelle Burj Al Arab che è anche l’edificio più riconoscibile della regione. Molti degli hotel più esclusivi di Dubai sono indirizzati per i viaggiatori d’affari, con i grattacieli gemelli delle Emirates Towers e l’enorme complesso del Grand Hyatt fra i più popolari. Per non parlare dell’apertura del Burji Khalifa(4 gennaio 2010) che è la più alta struttura mai realizzata dall’uomo, con un significativo margine di vantaggio in termini di altezza rispetto a qualsiasi altro edificio al mondo. Il budget totale per costruire la torre ammonta a 1,5 miliardi di dollari, cifra che sale a 20 miliardi di dollari per l’intero nuovo complesso circostante».
Ci sta facendo capire che Dubai ha un costo della vita irraggiungibile per i comuni mortali…
«Gli stipendi a Dubai sono adeguati allo stile di vita. L’affitto è la spesa mensile maggiore, che copre fino un terzo dello stipendio. Molti immigrati abitano insieme per ammortizzare i costi. Dubai è una città che vive molto di turismo, ed oggigiorno riesce ad offrire esperienze uniche per qualunque tipo di tasca. Anche i visitatori con una disponibilità minore trovano a Dubai una vasta scelta di hotel intorno alla città. Consiglio anche la possibilità di affittare un appartamento tramite il sito airbnb.com, pertanto un viaggio a Dubai non lo sconsiglierei a nessuno».
Interpretando sicuramente una curiosità dei nostri lettori vorrei che ci dicesse in sostanza come si fa per trovare lavoro a Dubai.
«Le opportunità di lavoro sono molte, gli italiani sono ricercati per le loro elevate competenze. Occorre comunque avere una più che buona conoscenza della lingua inglese. Ci sono vari modi per cominciare a cercare: attraverso giornali specializzati del proprio settore di lavoro o annunci economici sul giornale “Gulf news”, siti internet come dubizzle.com, linkedin.com, oppure affidarsi ad agenzie di collocamento presenti su internet (Jobs in Dubai ed altre). Resta però sempre vantaggioso il sistema di avere uno sponsor che ti possa presentare».
Quanto tempo pensa di restare a Dubai?
«Ancora non ci ho pensato. Di solito quando si arriva, tutti pensano di restare tra i tre e i cinque anni, il giusto tempo per fare una buona esperienza lavorativa che ti possa aprire nuove opportunità, ma il tempo passa tanto velocemente che non saprei proprio dare una risposta precisa in questo momento. Non mi dispiacerebbe in futuro spostarmi a Singapore dove la mia società ha un’altra sede, o ritornare in Europa. Mai dire mai. Ora pensiamo al presente».
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Bello l’articolo, ma perché per una volta non ci sforziamo a spiegare cosa c’è dietro a queste città prodigio e quali sono le conseguenze di cosi tanta ricchezza concentrata in un unico posto, tipo la city di Londra?