di Maria Cristina Pasquali
Tra i nostri Maceratesi nel mondo abbiamo intervistato oggi qualcuno che si definisce molto soddisfatto delle sue scelte ed estremamente appassionato del suo lavoro, con un curricolum di studi artistico (iniziato a Macerata) e che lavora nel campo quanto mai attuale ed avveniristico del Lighting Design, cioè l’arte e la scienza di illuminare l’ambiente umano. Un campo di eccellenza per il “Made in Italy”. Quale meta migliore dunque di Dubai, la capitale degli Emirati Arabi avveniristica per definizione, per lavorare e specializzarsi in questo settore così innovativo? Andrea Acciarresi possiede inoltre una grande passione per i viaggi e le scoperte. Di Maceratese ha sicuramente le radici la tenacia e la voglia di sfondare.
Così inizia il suo racconto: «Sono nato il 30 Settembre 1984 a Macerata. Cresciuto e vissuto a Macerata fino a non molto tempo fa, nel quartiere delle Vergini dove vive ancora la mia famiglia, vivo in maniera permanente a Dubai dal Novembre 2012, ma, in precedenza, ho avuto la possibilità di soggiornare per un anno di studi in Spagna, precisamente a Valencia e per qualche mese a Zurigo (4 mesi) e Dubai (5 mesi). Il mio percorso di studi è stato fin dall’inizio guidato dalle mie passioni, senza una precisa meta finale che si è poi definita e concretizzata con il trascorrere del tempo. Ho sempre avuto una grande passione per il disegno, così supportato da mia madre, anche lei appassionata di arte, ho deciso di frequentare l’ Istituto Statale d’Arte “G. Cantalamessa” di Macerata, progetto Michelangelo: disegno industriale (allora si chiamava sezione metalli). La scelta dell’università si è alla fine configurata in un campo che non conoscevo, verso il quale però sentivo una certa attrazione, quello del “design”, così ho intrapreso il corso di Laurea triennale in Disegno Industriale “Product Design” all’Università di Firenze che ho terminato nel 2007.»
Dopo l’Università quali porte ti si sono aperte? «Già prima di terminare gli studi, ho avuto la possibilità di fare uno stage in una nota azienda locale, la Guzzini illuminazione di Recanati che mi ha dato l’opportunità di entrare nel mondo dell’illuminazione, a molti sconosciuto, ma diventato anche molto affascinante , grazie soprattutto al mio allora superiore e amico Paolo Corsalini. A chiunque sia alle prime armi dico sempre che o ti appassioni a questo mondo oppure lo odi senza vie di mezzo.»
E cosa è successo durante questo periodo? «Dopo circa 6 anni all’ufficio internazionale di progettazione, in cui ho avuto l’occasione di viaggiare e conoscere mercati e culture diverse, ho avuto l’esigenza e il desiderio di cambiare e mettermi alla prova con l’obiettivo di una crescita personale e professionale. Un’esigenza provocata anche dalla lenta crescita professionale dovuta alla crisi che ormai sta paralizzando il Bel Paese. Molte persone, alla notizia del mio licenziamento da un’azienda di quel calibro, con in mano il sognatissimo contratto a tempo indeterminato e con buone prospettive future, sono rimaste ovviamente allibite e mi immagino che ci sarà un’alzata di scudi da parte di qualche benpensante maceratese che scriverà commenti a questa mia intervista. E’ vero infatti che molte persone che conosco, non riuscirei nemmeno ad immaginarle lontane dalla realtà maceratese.»
Questa tua decisione sta dunque a dimostrare ulteriormente che i giovani di oggi non se ne vanno da poveri emigranti costretti ad espatriare per guadagnarsi la pagnotta altrove? «Sì. Molti giovani di oggi come me vogliono sentirsi cittadini del mondo. Vogliono acquisire quelle qualità “cosmopolitan” che non ti offre la piccola provincia italiana e ottenere una formazione più specializzata spendibile a livello mondiale. Attualmente lavoro presso lo studio Light Touch PLD a Dubai come Senior Lighting Designer. Studio nato 3 anni fa, partner dello studio Project Lighting Design con sede a Singapore. Tutto questo percorso e’ sempre stato accompagnato e sostenuto da amici maceratesi (Luca Romozzi, Monia Morresi, mio fratello Fabio e tanti altri) e non maceratesi (Cristiano R., Piero A. e Patrizia C. amici dell’universita’ di Firenze, Emiliano N., Francesco F., Irene B., Sylvia C. e Gigi T. amici e designers conosciuti in Spagna, Sergio Padula ex collega conosciuto a Dubai, il mio attuale capo Paul Miles, nonni e zii di Bologna).»
Spiegaci esattamente cos’è un lighting designer. «Il lighting design è l’arte e la scienza di illuminare l’ambiente umano. Un Lighting Designer è un progettista spesso un libero professionista e si occupa solo ed esclusivamente di progetti di illuminazione. Il lighting designer crea soluzioni che attraverso l’illuminazione migliorano l’ambiente umano costruito. Non significa “scegliere le lampade” sui cataloghi, né fare calcoli illuminotecnici e neanche copiare la soluzione trovata su una rivista. Il progetto di illuminazione è un insieme di documenti redatti dal “ lighting designer”, in cooperazione con tutte le figure coinvolte in un progetto architettonico e urbanistico, artistico o di restauro, per garantire il buon esito del progetto o dell’intervento, nell’esclusivo interesse del committente e degli utenti finali.»
Mi sembra di capire che si tratta di una professione interessantissima. Ma in sostanza in che cosa consiste il tuo lavoro? «Non posso negare che lavorare all’estero, da italiano, apre innumerevoli porte che in Italia non si potrebbero neppure sognare, soprattutto nel mondo del design e in tutti i settori artistici artigianali e culinari dove l’etichetta di Italiano, fortunatamente, viene vista ancora come valore aggiunto. Inoltre, data la mia età, in Italia non potrei sognare di avere un ruolo di responsabilità come quello che attualmente ricopro, cioè quello di responsabile del design e di gestione di progetto. Attualmente sto lavorando su 4 hotel 5 stelle (a Dubai e Doha), due ristoranti sulla Palma di Dubai e due centri commerciali (a Kish Island in Iran e in Arabia Saudita). Ogni progetto ha dimensioni molto grandi, ad esempio, ogni hotel in queste località diventa comunemente il centro della vita notturna, aperto non solo ai clienti dell’hotel ma a chiunque voglia andare al ristorante (in media tre con differenti tipologie di cucine, dall’italiana alla sudamericana), un centro benessere, 300 camere e quant’altro. Inoltre, da quando ho iniziato questa nuova avventura, grazie alle grandi opportunità che il mercato offre (a Dubai, dopo aver vinto l’Expo 2020, si sta pianificando la costruzione di circa 40 nuovi hotel) e la voglia di crescere, abbiamo raddoppiato il personale in ufficio, facendo arrivare il nostro studio fra I primi tre di Dubai. Tutto questo lavoro, sicuramente richiede parecchie ore in ufficio (in media 10 ore) e fuori. Non ho un orario fisso e spesso lavoro nei fine settimana o dopo cena, ma la cosa non mi pesa perché lo faccio con passione. Il mio lavoro mi da infatti la possibilità di conoscere tante persone nel mio settore (clienti, fornitori, altri lighting designers …) e di ricevere i giusti riconoscimenti . Dubai è una città dove fortunatamente la meritocrazia esiste. Pertanto anche gli stipendi suonano altissimi rispetto a quelli italiani (soprattutto se si pensa che non ci sono tasse) e sono adeguati allo stile di vita.»
Parlaci di Dubai «Dubai è una città che conta il 15% di gente locale e il restante 85% gente e culture da tutto il mondo. Una città composta da così tante culture che alla fine non ne ha una sua. Sicuramente ci sono comunità che contano un numero maggiore di altre (indiana, filippina e inglese), ma in campo lavorativo diciamo che lo stampo inglese è quello predominante. L’unione di tutte queste comunità porta ad un’intensa vita sociale, dove tutti sono qui per lavoro e nella stessa situazione, lontano dalla propria casa ed è per questo che è molto facile socializzare. Uae è un paese fondato sulla religione musulmana, cresciuta in tempi brevissimi (solo 10 anni fa, la metà della città era deserto) composta da 7 emirati e Dubai è ormai divenuta il più famoso come punto cardine di connessione di innumerevoli mercati e come prima attrazione turistica principalmente per gente dei Paesi Arabi. Dubai è stata sviluppata con l’idea di ricreare e importare tutto ciò che fosse possibile da altri Paesi (principalmente dalla vecchia Europa), ed è per questo che la vita a Dubai per noi stranieri non e’ estremamente difficile. Inoltre ciò che per noi sembra normale, per tutte le persone del medio oriente è un’attrazione unica (basti pensare che in Arabia Saudita non ci sono i cinema). Sicuramente c’è una certa “mania di grandezza”: ad esempio avanti casa mia c’è il centro commerciale più grande al mondo (Dubai Mall) e il grattacielo più alto al mondo (Burj Kalifa) e tante altre attrazioni che caratterizzano una città che non dorme mai. 24 ore su 24. La si può chiamare, la città dei servizi. »
Mi sembra che ti senti dunque a tuo agio «La vita all’estero mi è sempre piaciuta e mi sono sempre trovato bene, perchè fortunatamente, da buon italiano, riesco ad adattarmi a nuovi stili di vita e relazionarmi a diverse tipologie di persone. Comunque torno a Macerata due volte l’anno circa.»
Dove abiti? Come vivi la città? «Fino ad un mese fa vivevo nella zona più turistica della città, la Dubai marina, ora mi sono trasferito nel centro finanziario DIFC (Dubai International Financial Center). La mia vita a Dubai la potrei definire molto occupata tra lavoro e amici, ogni giorno faccio qualche cosa di diverso, dal pub stile inglese dopo lavoro, al mare e alla spiaggia, al cinema, ai viaggi del fine settimana (l’ultimo in Oman), lounge club, eventi… Diciamo che non mi annoio.»
Se viaggi per lavoro dove viaggi? «Nell’ultimo anno ho viaggiato soprattutto in Europa, ma ho avuto occasione di andare a Singapore, Turchia ed altri paesi del Medio Oriente. Ogni volta rimango sempre affascinato dalle diverse culture e costumi. Ogni viaggio che ho fatto è stata un’esperienza unica e fatta di molti ricordi. Tutti i viaggi con Luca Romozzi (quando possiamo viaggiamo assieme) sono sempre pieni di bei imprevisti, ad esempio dopo aver passato natale a NYC, siamo rimasti bloccati in aeroporto a causa di una nevicata che non capitava da anni, così abbiamo fatto amicizia con un gruppo di argentini con cui siamo rimasti in contatto. Personalmente, cerco sempre di capire le diverse mentalità delle persone che, spesso, mi fanno vedere le cose da prospettive diverse, a volte affascinanti e a volte sorprendenti e per noi inusitate. Nell’ultimo viaggio fatto, ho visto la cosa più’ unica che abbia mai vista in tutta la vita. In Oman in certi periodi dell’anno il mare è coperto di una patina bianca di plankton. Di notte quando non c’è la luce lunare, muovendo l’acqua con il motoscafo o semplicemente con le mani, il plankton diventa luce. Una cosa surreale.»
Che cosa non ti piace della tua vita all’estero? «La lontananza dalla famiglia, la nostalgia degli amici e le piccole tradizioni che caratterizzavano la mia vita italiana. Fortunatamente ogni tanto ho la fortuna di avere ospite qualche maceratese (Luca Romozzi che è stato qui la scorsa settimana e in precedenza Monia Morresi).»
Quali tipi di lavoro si trovano con più facilità ora , insomma di che cosa c’è piu bisogno a Dubai? «I lavori che si trovano più facilmente sono negli hotel. Infatti gran parte della vita sociale avviene negli hotel dove ci sono ristoranti, locali, lounge clubs…»
E’ difficile vivere in un paese Musulmano? «Inizialmente mi sentivo impacciato, perché non è facile capire i limiti di come parlare, cosa fare (ad esempio durante il ramadan non è possibile mangiare, bere o fumare durante il giorno in pubblico) e ci sono leggi da rispettare, ma c’e’ una certa tolleranza che molti non si aspettano e dopo qualche mese si entra nella logica e tutto diventa semplice da capire.»
Ci sono altri Italiani? «La comunità italiana conta circa 6000 persone, ma è sicuramente molto attiva. Un carissimo amico Sergio Padula fa parte del comitato dell’Associazione Italiana Dubai che raccomando nel caso venisse voglia di venire da queste parti. Personalmente non frequento molti italiani, non proprio per scelta, solo perchè mi sento a mio agio con persone di diverse culture (vivo con due carissimi amici Nabil dalla Palestina e Zak da Parigi), ma se incontro italiani ben venga. Qui a Dubai ci sono ovviamente ristoranti con nome italiano, moltissimi …ma veramente italiani di meno. A Dubai si ha la possibilità di provare cucine da ogni parte del mondo, ma con più facilità quella asiatica e araba.»
Nel futuro pensi di tornare a Macerata o in Italia? «Perchè no? Mai dire mai, se le condizioni ed opportunità economiche cambieranno e soprattutto se si potrà vivere in un paese bello e unico come il nostro, con la speranza che le persone che la vivono e la rendono unica, non facciano politica per hobby o per avere privilegi, ma per servire la nostra Italia e mantenerla al livello degli altri paesi civilizzati (scusa la vena polemica, ma ci sta). Nel frattempo mi tengo regolarmente in contatto con la mia famiglia ed i miei amici. Ormai con internet Facebook e telefonini tutto è diventato facile. Leggendo spesso poi “Cronache Maceratesi” è come stare a Macerata! Un caro saluto a tutti e grazie a questa rubrica che ci fa sentire ancora più vicini!»
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Grande Andrea Acciarresi
grande Andre’ 🙂
Grande Andrea! Intanto mi spiego perche ti avevo perso di vista. Mi fa immenso piacere che
ti trovi bene e soprattutto che fai quello che ti piace e con soddisfazione. Sono proprio contento di avere avuto tue notizie leggendo questa intervista, ti saluto con affetto e con un ottimo ricordo di calciatore e di bravo ragazzo.