Debora Coppari
di Maria Cristina Pasquali
Nel quadro statistico emerso dalle interviste di questa rubrica, Debora Coppari, la giovane di oggi, smentirebbe la consuetudine che sia meglio aggiudicarsi una laurea prima di cominciare la carriera. E nelle sue parole si capisce a chiare note che conta di più un percorso di preparazione mirato nel settore a cui dedicarsi, unito a significative esperienze di lavoro. Tuttavia senza una competenza linguistica adeguata, tutti i saperi del mondo si azzerano. Anche le capacità di adattamento e riadattamento sono importanti, ed anche queste si imparano. Non è detto infatti che si lavori per tutta la vita per la stessa ditta. Se pensiamo alla nostra Macerata, una buona fetta di impiegati pubblici e privati ha fatto lo stesso lavoro per 40 anni. Il mondo verso il quale sempre più ci stiamo muovendo vuole una rotazione, una capacità di cambio, magari nello stesso settore, ma in ruoli diversi.
Deborah ha ben capito come molti giovani di oggi questa nuova impostazione più competitiva e meritocratica propria dello stile inglese. Come ha bene in mente le competenze che servono per “sfondare” . Cosa che obbliga a mantenere una mente sveglia, attiva e non sclerotizzata A questa generazione non capiterà senz’altro come succede qualche volte a Macerata che un passante , mentre torni a casa stanco e a testa bassa ti pone la fatidica domanda “Tu quanti anni hai ancora da “scontare”? Come se la pensione fosse l’agognato paradiso liberatorio dalle catene di una prigione da trascorrere con lo stesso identico lavoro ripetitivo e lo stesso orario per tutta la vita
«La mia vita” – esordisce Debora – si è svolta principalmente a Treia dove sono nata nel 1984. Ho frequentato l’Istituto Tecnico commerciale “A. Gentili” di Macerata e conseguito il diploma, ho scelto di proseguire per il mondo del lavoro. Sinceramente non ero interessata ad approfondire un settore in particolare,per cui iscrivermi all’Università. Ho frequentato un corso Import Export di un anno (che ha dato uno sbocco in più al mio diploma di ragioniera), e poi ho deciso di partire per Londra, per fare un’esperienza di vita, durata un anno e mezzo. Ero curiosa di vedere quello che accadeva fuori dal mio Paesino di provincia, ed è stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto. Ho avuto la possibilità di conoscere culture di tutto il mondo (10 anni fa non vi erano così tanti italiani come oggi), e soprattutto ho avuto, a 20 anni, l’opportunità di scoprire da sola, passo dopo passo, uno stile di vita, una cultura, e un modo di affacciarsi al mondo, completamente diversi da quelli a cui ero abituata. Dopo un anno e mezzo ho deciso però di tornare a casa, e ho iniziato a lavorare presso l’Ufficio Export di una nota azienda di giocattoli. Poi sono stata due anni come responsabile di negozio per una catena di cosmesi e igiene personale. Queste sono le mie due esperienze lavorative piú importanti e molto diverse tra loro.»
Che tipo di clienti si serve da Tod’s? «La boutique si trova a Old Bond Street, la via dei luxury brands, a 10 minuti a piedi da Buckingham Palace e 5 minuti da Piccadilly Circus. Seppur la zona circostante sia altamente turistica, Old Bond Street non è tanto una zona di passaggio, quanto una meta dallo shopping mirato. I nostri clienti vengono da tutto il mondo, ma con maggiore affluenza riceviamo visita dai clienti locali, fedeli al marchio ormai da anni, per la sua qualita’, comodita’e look senza tempo, dal Medio Oriente, e dall’Est Asiatico, vanno tutti pazzi per i nostri Gommini!
Come mai hai deciso di tornare a Londra? «Sono tornata a Londra da circa 10 mesi perché selezionata come sale associate alla Boutique Tod’s. Mi sono decisa a questo passo perchè mi piace molto, il sistema meritocratico nel mondo del lavoro e l’avanzamento lavorativo, più veloce rispetto alla nostra provincia.»
Ormai Londra si è riempita di stranieri che ci lavorano. Si riesce ancora a tracciare un profilo preciso di questo popolo? «Si. Apprezzo personalmente molto il carattere inglese. E’ un popolo spesso e volentieri giudicato “freddo” da molti italiani, ma io non la penso allo stesso modo. Sanno avvicinarsi all’altro con molta più rapidità e facilità rispetto a noi, ma contemporaneamente, tendono sempre a mantenere (e pretendere) la giusta distanza. In breve, hanno un forte senso civico e rispetto per l’ambiente e per il prossimo (ti offrono sempre aiuto se ti vedono in difficoltà), ma al tempo stesso (giustamente e per fortuna!) hanno un grande senso della privacy. Diciamo che Londra offre molti stimoli ,dalla vita mondana, alle opportunità di ogni genere,alla cultura, al verde, non manca proprio nulla! Una delle cose che amo di piu’ in assoluto nel mio tempo libero,è passare alcune ore nei musei, che tra l’altro,oltre ad essere favolosi e ricchi ,sono anche gratuiti. Abito nella zona di Richmond, area a sud ovest di Londra, che amo moltissimo, per la sua tranquillità, le case curate e le loro aiuole, il lungo fiume e i mille pub e negozietti che lo costeggiano
Pensi che Londra sia un posto solo per giovani oppure è vivibile anche per le famiglie? «Londra è anche una città anche per la famiglia. Basta guardare tutti i servizi, gratuiti, che vengono creati e organizzati solo per i bambini, e il supporto,anche economico,che le famiglie meno abbienti hanno da parte dello Stato. Nonostante sia una metropoli, offre un’infinità di spazi verdi in cui potersi rilassare e far giocare i bimbi: parchi, laghi, canali con tanto di barchette in affitto, giardini botanici, e la possibilità di incontrare scoiattoli, cigni e pellicani in tutta libertà. Anche la mentalità è molto diversa: per esempio molti genitori,più o meno benestanti, non si fanno problemi nel cercare ragazze alla pari tramite annuncio su internet,per farsi aiutare coi bambini e nelle faccende di casa nella loro quotidianità. Nella frenesia della vita di metropoli, gli inglesi riescono comunque a restar tranquilli,e a rendersi semplici le cose; noi italiani siamo molto più rigidi e possessivi sotto questo punto di vista.»
Che cosa non ti piace della tua vita all’estero? «Gli affitti alle stelle! Anche se mi sento adeguatamente remunerata il costo della vita è molto alto,come ho detto, soprattutto gli affitti. Condivido un appartamentino con il mio fidanzato italiano che lavora qui. In realtà non è tutto così facile. Devi avere un’esperienza lavorativa alle spalle importante per trovare un lavoro dallo stipendio decente. E soprattutto devi parlare un inglese sufficiente.
Oggi la competizione e’altissima. Tanti sono gli immigrati italiani, spagnoli, eccetera, e i datori di lavoro non scelgono più chi non parla bene la lingua. Anche se si riuscisse a trovare lavoro con poco inglese e nessuna esperienza lavorativa specifica, devi avere tanta tenacia, e voglia di darti da fare per ottenere posizioni migliori. Gli stipendi base netti mensili per un “full time” si aggirano intorno ai 950 pound: quando ne paghi (minimo) 400 per l’affitto di una camera (attenzione: camera, non appartamento) non rimane un gran che con cui vivere.»
Ci sono occupazioni che si trovano con più facilità rispetto ad altre? «Se non si ha nessuna esperienza in particolare, né un buona padronanza della lingua, si riesce meglio nella ristorazione e nei “call centres”.. . Sempre meno Manager assumono direttamente,e sempre più numerose sono le procedure da seguire per essere assunto, tra cui,ovviamente, “quiz,application form”e seri colloqui e hai un inglese decente,anche senza una particolare esperienza lavorativa, ti si aprono più sbocchi: dal Retail, alle catene di ristorazione in cui puoi crescere, agli “internship” che puoi fare se sei ancora “giovane”.»
Ti reputi dunque una persona realizzata nel lavoro? «Nel mio caso ho impiegato un mese a trovare lavoro. Ho inviato centinaia di curriculum,compilato infinite application form,e all’improvviso mi hanno chiamato per un colloquio, Zara, una splendida Boutique di abiti da sposa, e Tod’s. E sono stata felice e orgogliosissima di iniziare a lavorare per la nostra Azienda leader marchigiana presente nel mondo. Mi sento tutti i giorni a casa mia , ma in un ambiente dal respiro internazionale.»
Rimpiangi qualcosa dell’Italia o delle Marche? «La mia famiglia: Non so se tornerò in Italia. Per ora rientro ogni 3 o 4 mesi.»
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Ecco l’ennesimo articolo su qualche conterraneo che è emigrato….. “naturalmente” è impossibile fare lo stesso con qualche immigrato qualificato che è venuto qua a lavorare. Abbiamo esportato, e continuiamo a farlo, persone qualificate ed importato ladri ed analfabeti….. e i risultati si vedono!
Questa rubrica e’ molto interessante perché oltre a raccontarci storie di vita, fornisce molte dritte ai giovani che vogliono ‘partire’ o “restare”
Esempi da seguire………!