di Maria Cristina Pasquali
Le passioni muovono il mondo e l’attuale fenomeno migratorio giovanile sembra essere dettato più che dalla disoccupazione, dall’amore della scoperta, dal desiderio di uscire dalle strettoie della provincia e, dalla volontà di misurarsi ed acquisire un profilo professionale spendibile a livello internazionale. Ma c’è anche un desiderio di nuove conoscenze ed amicizie, ed esperienze in generale come proprio bagaglio di vita, veicolo di evoluzione personale. Insomma questo sembra essere prevalentemente il profilo dei giovani maceratesi che varcano i confini del nostro paese per lavorare altrove. Con la consapevolezza che il vero professionista del futuro (ma il futuro è già adesso) è un cittadino del mondo, uno che si sa muovere con disinvoltura nel “villaggio del globo terrestre”. Del resto “Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” disse già Ulisse, l’antico e instancabile navigatore del “Mare nostrum” il Mediterraneo.
Morena Sciarra è figlia di questa cultura. Non ci si meravigli dunque se da Botontano (frazione del Comune di Cingoli) c’è chi si trasferisce a Parigi a cercare lavoro quando se ne aveva già uno sicuro a Grottaccia.
«Sono nata il 24 aprile 1985 a Treia, ma sono cresciuta a Botontano, frazione di Cingoli. E sono partita dall’Italia nell’ottobre del 2012 – racconta Morena – Ho studiato arredamento all’Istituto d’Arte “G.Cantalamessa” di Macerata, ma ho sempre avuto la passione della parrucchieria. Ho iniziato a lavorare in questo fantastico mondo, fatto di colori e creazione fin dall’età di 18 anni nella parrucchieria “Sabrina e Roberta” a Grottaccia dove sono restata per circa dieci anni. Ora lavoro a Parigi in un salone di parrucchieria “CD Fashion” gestito da un italiano, Edoardo Seghi. Questa è la mia prima esperienza all’estero».
Come è stato il primo impatto con una delle metropoli più belle al mondo? «Quando sono arrivata, devo ammetterlo, non è stato molto semplice. Non parlando il francese è stato un pò complicato riuscire a comunicare, anche perché i francesi sono completamente diversi da noi caratterialmente. Non credevo fossero così, essendo anche loro di origini latine, non pensavo di incontrare persone introverse e distaccate. Sono molto educati, ma non molto calorosi. Sto iniziando ora a comprendere la loro cultura, i loro modi di fare, c’è uno senso dell’umorismo molto diverso. Non sono abituati al contatto fisico come noi italiani e soprattutto, almeno dal mio punto di vista, non hanno la nostra stessa gioia di vivere. Gli italiani sono in genere sorridenti, più rilassati ed amano di più ciò che hanno.»
Perchè ti sei trasferita a Parigi se avevi un lavoro sicuro in Italia? «Al contrario di molti italiani che si sono trasferiti negli ultimi anni per colpa della crisi, io ho scelto di partire per semplice curiosità verso ciò che non conoscevo. Volevo imparare una nuova lingua, mettermi in gioco, confrontandomi con diverse culture e Parigi ha la magia di offrirti tutto questo. E’ una città stupenda. Qui vivo con la mia migliore amica , conosciuta alle medie, Paula che è a Parigi da tre anni. Inizialmente mi sono stabilita da lei, che viveva già con un’altra coinquilina, poi abbiamo cercato un appartamento.»
E che ci racconti di Parigi? «Parigi è una città sempre in movimento, piena di cultura, ogni giorno hai una nuova mostra, festa, un locale per giovani da scoprire ed hai la possibilità perfino di “assaporare” un altro paese semplicemente andando in un ristorante greco, indiano o marocchino. E’ una città molto pulita. Per me che vengo da una piccola frazione di Cingoli, essere a Parigi fa veramente la differenza. Qui hai la possibilità di fare ed essere ciò che vuoi. Inoltre per quanto riguarda la sanità o i diritti del cittadino, sono molto organizzati, non devi pagare se hai una visita di controllo perchè tutto è rimborsato dallo Stato. Guadagno di più rispetto all’Italia, però è vero che il costo della vita è molto più alto rispetto al nostro paese.»
Dove abiti, come ti sei sistemata? «Vivo nel 15esimo “arrondissement”, quartiere familiare, molto tranquillo, vicino alla Tour Eiffel. Per muovermi uso la metro, molto ben organizzata e con un buon collegamento di linee in tutta la città, la macchina a Parigi è inutile. Però io amo anche viaggiare e scoprire nuovi mondi. In particolare adoro andare a Londra, fonte d’ispirazione per il mio lavoro».
In futuro pensi di ritornare nelle Marche? «Certo, non so ancora quando, ma mi mancano molto le Marche e ci tornerò. Mi manca il cibo, il sole, la vivacità degli italiani. Per il momento vorrei viaggiare ancora e poter vivere in altri paesi, poi quando la mia curiosità sarà appagata tornerò in Italia con un grande bagaglio di esperienze. La Francia è bella ed interessante, ma non è la mia terra, la mia cultura. Quest’esperienza a Parigi mi sta migliorando parecchio, ma resterò sempre italiana, nulla potrà cambiare la mia identità e come tutti gli italiani, alla fine del viaggio credo che vorrò rientrare in patria. Cerco anche di tornare ogni tanto, appena posso, ma il viaggio non è molto agevole perché da Cingoli l’aeroporto più vicino è Bologna».
Che fanno gli italiani che vivono a Parigi? Ne hai conosciuto qualcuno? «Ci sono molti italiani. E’ facile trovare lavoro nel mondo della ristorazione, come ho fatto anche io appena arrivata. Qualche volta passeggiando per le strade di Parigi credi di essere in Italia perché si incontrano molti connazionali e lavorando in un salone di un italiano, ho la possibilità di sentirmi un pò a casa. Ci sono molti ristoranti italiani e si mangia molto bene. Non rimpiango di essere partita, è stata una mia scelta, ovvio che mi manca un po’ la mia famiglia, ma non mi sento sola anche perchè oggi ci sono molti mezzi di comunicazione che facilitano il contatto con le persone lontane. E la consapevolezza che questa sarà comunque per me un’esperienza di vita».
Hai mai dovuto affrontare anche momenti difficili o momenti in cui avresti voluto abbandonare tutto e tornare a casa? «A parte le difficoltà iniziali con la lingua tutto quello che ho fatto da quando sono qui è stato bello anche perché ho avuto il supporto della mia amica Paula. Poter conoscere culture diverse ogni giorno, avere sempre una nuova cosa da fare, un’uscita, incontrare nuovi clienti nel mio salone, tutto è stato interessantissimo. Anche se siamo un pò diversi, tutti amano l’Italia e gli italiani. Certo ci sono alcuni stereotipi (quando dico che sono italiana tutti rispondono “Berlusconi, bunga bunga, pizza, spaghetti e mafia”). Però apprezzano molto la serietà e la qualità del nostro lavoro italiano, la nostra cura dei dettagli, il gusto del bello e la nostra solarità.»
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Complimenti! L’ euro ha moltiplicato queste esperienze di interscambio culturale.
Tornare indietro sembra folle, ma…..la colpa non é dell’ euro in se, é che la societa’ é tanto vecchia e le opportunita’ per i giovani sono poche, se una donna in media fa il primo figlio a 33 anni!! Ma dove andiamo! É normale che le etnie provenienti da fuori, che sfornano figli a getto continuo risultino alla lunga piu’ forti e numerosi . Ormai sono fondamentali per la nostra societa’: milioni di persone che mettono in piedi aziende, famiglie, con tante eccezioni purtroppo che la cronaca mette molto in risalto alimentando un certo odio, che dobbiamo contenere, visto che le leggi le facciamo noi e se i delinquenti spadroneggia la colpa é solo di una giustizia delegittimata da 20 anni, da una politica inguardabile.