La vedova di Alika Ogorchukwu, Charity, con l’avvocato Francesco Mantella durante la commemorazione
di Laura Boccanera (Foto e video di Federico De Marco)
Una preghiera per le lacrime ancora inconsolabili di Charity e del piccolo Emanuel. Canti e suppliche hanno animato la cerimonia commemorativa in lingua inglese e italiana in ricordo di Alika Ogorchukwu, il 39enne nigeriano ucciso esattamente un anno fa in pieno giorno nel centralissimo corso Umberto I a Civitanova da Filippo Ferlazzo.
Il momento di ricordo si è svolto oggi pomeriggio nell’arena dietro al cinema Cecchetti, a Civitanova. Una manciata i presenti: una ventina di persone in tutto fra familiari e il console nigeriano a Roma Ugochukwu Onuzulike. Presente il consigliere comunale Roberto Mancini e alcuni esponenti della lista Dipende da noi. Nessun altro esponente politico o civitanovese ha partecipato alla cerimonia. Il sindaco aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato, così come il resto dell’amministrazione.
L’omicidio di Alika ha rappresentato infatti una ferita aperta per la città etichettata a seguito dell’aggressione come indifferente e cinica per quell’atto di violenza ripreso col telefonino e divenuto virale.
Una ricostruzione contestata in quei giorni di rabbia e di dolore e che ha generato una divisione rispetto a manifestazioni di solidarietà verso i familiari delle vittime. E ciò nonostante la moglie di Alika, Charity ha voluto tornare a Civitanova per ricordare il marito come spiega l’avvocato Francesco Mantella: «Ha voluto ricordare Alika qui a Civitanova e a loro si sono stretti familiari e connazionali per dare un segnale di solidarietà e confortare i familiari nella richiesta di giustizia.
Civitanova è importante perché è il luogo dove si è consumata la tragedia e oggi qui hanno trovato ospitalità per rinnovare questo gesto di fratellanza e solidarietà». Ma la cerimonia ha voluto essere anche un modo per non dimenticare e per ringraziare tutti coloro che in questo anno sono stati vicino ai familiari. Ed è la stessa Charity a continuare a chiedere giustizia e un supporto per trovare un lavoro che le consenta di dare una vita dignitosa al figlio: «Voglio ringraziare tutti coloro che sono venuti e tutti coloro che ci hanno aiutato in questi mesi e chiedo di non lasciarci soli».
Un aspetto sul quale ritorna anche Mantella: «Charity e suo figlio in più occasioni hanno espresso il desiderio di rimanere in Italia, il posto dove Emanuel è nato e cresciuto. Ciò che si aspettano è forse qualche segnale di disponibilità per una collocazione abitativa diversa rispetto a quella avuta fino ad adesso».
A salire sul palco anche il consigliere Roberto Mancini: «La morte di Alika è piena di vita perché per noi è un seme per cominciare a lavorare insieme. Anche in questa città c’è ancora violenza, indifferenza e razzismo, ma molti hanno capito che bisogna lavorare insieme. Oggi siamo qui ma lavoreremo per la memoria di Alika che continua a vivere, la gratitudine perché siete disposti anche voi a rendere più giusta la città e per la speranza».
Dopo le preghiere, le poesie e le parole spese al Cecchetti il corteo si è spostato su corso Umberto per deporre dei fiori. Già una mano pietosa questa mattina aveva deposto sul marciapiede alcuni fiori invitando con un cartello ad un minuto di preghiera di fronte al luogo della tragedia.
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Non c’era molta gente anzi non c’era quasi nessuno ma sono sicuro, specialmente dall’amministrazione civitanovese che ha fatto sapere che non avrebbe partecipato che un aiuto vi verrà. Almeno quello anche se…conoscendo la loro infinita timidezza lo farebbero in rigoroso silenzio. Certo non è difficile da credere per un sindaco che si mette la fascia tricolore per inaugurare ogni buca tappata che funziona per loro come se fosse la prima pietra. Lascio perdere perché non è questo il momento di farsi quattro belle risate su sta gente. Magari fra dieci minuti ed anche prima ma non adesso. Certo sarebbe anche argomentato il motivo se volessero esprimerlo sempre che qualcuno glielo chiedesse, forse l’hanno già fatto ma un cane potevano comunque mandarlo. Qui cane sta ad indicare persona che pur sola avrebbe comunque espresso un po’ di partecipazione. Ma si sa, che la vita è una ruota e se si ha memoria buona non manca mai il momento giusto per ricambiare, affetti o tutto il contrario.
Un sincero plauso alle pochissime persone di buona volontà che hanno partecipato alla cerimonia, dimostrando che nel deserto della vergogna, esistono ancora piccole oasi che danno da bere agli assetati e da mangiare agli affamati, nonostante tutto [Gb 22,7].
Mi associo alla preghiera per Alika, ovviamente, è un dovere, direi, ma comunque, alla manifestazione, non c’erano nemmeno quei centinaia di nigeriani, oltre ad altri stranieri di altri stati, che per diverse ore hanno paralizzato il corso di Civitanova, un anno fa, e in molti casi tutt’altro che pacificamente (è violenza anche questa…o no!!?), bloccando, per ore, ambulanze, camion dei Vigili Del Fuoco, autobus anche con anziani a bordo che dovevano tornare a casa, oltre a mamme con bambini, quindi, oltre a rinnovare la preghiera per Alika e sinceramente, credetemi, mi sentivo di chiarire anche questa cosa, a chi parla di indifferenza e, soprattutto, di razzismo. La parola razzismo (che non fa di certo parte di questa vicenda e che può riguardare tutti, sia italiani che stranieri, badate bene e non fa parte nemmeno dei civitanovesi, mi pare proprio…), va usata con cautela e non gratuitamente o per fini strumentali, altrimenti rischia di fomentarne di ulteriore, di razzismo e da ogni parte. Auguro alla vedova e al figliolo, un avvenire sereno e dignitoso in Italia, con tutto il cuore. gv
Sembra tutto scivolato nell’ oblio