Dal primo gennaio alla fine di febbraio si sono dimessi nove medici che avevano un contratto a tempo indeterminato con l’Ast di Macerata, un altro si è messo in aspettativa. Puntualmente i vertici aziendali, locali e regionali, assicurano che il fenomeno della carenza dei medici è un dato negativo nazionale, frutto della mancata programmazione dei decenni passati. A guardare l’albo pretorio delle cinque aziende sanitarie territoriali attive nelle Marche e quello degli ospedali riuniti di Ancona però si percepisce che il quadro non è omogeneo, anzi. Una premessa va fatta: si tratta di dati legati ai primi due mesi dell’anno ed è possibile che altrove ci sia stata una concentrazione in altri periodi e non in quello preso in esame.
In ogni caso l’esame dei numeri delle dimissioni volontarie di medici con contratto a tempo indeterminato dice che Macerata è seconda solo a Pesaro che di dimissioni ne ha avute dieci, in questo caso va però tenuto presente che l’Ast di Pesaro copre le necessità di un numero di cittadini molto maggiore di Macerata e ha anche risorse umane superiori di numero. Bene dunque la classifica regionale vede Pesaro in testa con dieci medici che si sono dimessi tra gennaio e febbraio 2023, Macerata nove, Fermo 3, Ancona 2 e Ascoli uno. L’ospedale di Torrette ha registrato le dimissioni di otto medici. Tornando alle prime posizioni, tra i dieci dimissionari di Pesaro, tre hanno chiesto i benefici della pensione anticipata, dei nove di Macerata, uno ha avuto accesso alla pensione anticipata per aver svolto un lavoro usurante.
(l. pat.)
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Sanità e sicurezza Fra Salvini…”MODELLO MARCHIGIANO”
Ai medici che si dimettono dal servizio sanitario pubblico, insogna imporre di lasciare depositata presso la Regione, una somma pari a 500 mila €, quale risarcimento delle spese che la collettività ha sostenute per formarli. Poi possono andare dove vogliono. Le somme depositate, dovranno essere utilizzate per formare altri professionisti. Così non graveranno ulteriori spese a carico del bilancio nazionale. È ora che finisca lo sfruttamento delle strutture pubbliche per incassi privati.
Chissà perché non si dimette mai nessun amministrativo, eppure anche il loro lavoro deve essere stressante, visto che in molti sono stati premiati con l’onorificenza di cavaliere per i rischi corsi nel periodo del covid.
Per la signora Frapiccini. C’è la convinzione, ovviamente errata, che l’amministrativo sia un lavativo e che quindi il suo pensionamento sia un bene, un sollievo per l’azienda per la quale lavora. Occorrerebbe smontare questo pregiudizio ed eliminare il qualunquismo.