Sanità, Saltamartini striglia i dirigenti
«Prendono 160mila euro
e non rispondono al telefono la domenica»

MACERATA - L'accusa dell'assessore regionale ieri durante il convegno organizzato dalla Cna. Tra i temi trattati la carenza di medici. Dirompente l'intervento del presidente dell'Ordine Romano Mari: «E’ corretto ed etico dare 35 euro all’ora agli ospedalieri e 150 nelle cooperative?»

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Un momento del convegno

di Luca Patrassi

Appuntamento promosso dalla Cna maceratese per discutere di sanità, l’approccio è anche augurale, “Una buona sanità, una buona vita”. Teatro la sala convegni dell’hotel Grassetti di Corridonia, gremita per un incontro che ieri pomeriggio ha visto tra i protagonisti l’assessore regionale Filippo Saltamartini, i consiglieri regionali Romano Carancini (Pd) e Anna Menghi (Lega), il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Macerata Romano Mari, la sindacalista Romina Maccari e i vertici della Cna, iniziando dal presidente Maurizio Tritarelli proseguendo con Silvano Gattari e Federica Carosi che ha firmato una relazione introduttiva capace (volendolo) di accendere la discussione.
cna_convegno_sanita-4-325x244 «La dignità della persona – ha osservato l’esponente Cna Federica Carosi –  viene per prima, dobbiamo interrogarci se la dignità è uno status economico, di provenienza? No, è uno status dell’uomo. Vogliamo essere di stimolo per aumentare assistenza ed efficienza, si spendono cifre ingenti per la missione salute Pnrr, si rischia di creare contenitori senza gambe, bisogna prestare attenzione all’assistenza di prossimità. Il nuovo ospedale di quale tipologia sarà? Si sta pensando agli standard che le Case della comunità devono garantire? C’è il problema del personale, la soluzione non è alzare l’età pensionabile del medico o alzare il numero dei pazienti affidati ai medici di famiglia. Si dice che il tetto di spesa non consente di assumere ma per coprire i servizi ci si rivolge alle coop con costi molto superiori. La soluzione è la telemedicina, la persona come luogo di cura, case della comunità che funzionano, ospedale di eccellenza, Rsa di qualità».

Insomma di sollecitazioni Carosi ne piazza diverse  ma gli interventi dei due consiglieri comunali si giocano entrambi in chiave politica. Apre la serie Anna Menghi: «Sul tema della sanità l’azione della giunta Saltamartini si gioca sul confronto e sull’incontro. L’azione del Pnrr è andata a intersecarsi con l’azione di cambiamento che ci era stato chiesta dall’elettorato per una sanità più vicina al territorio. I miei sono 30 anni di impegno amministrativo, lavoro in sanità dagli anni Novanta, dal Duemila in ospedale al fianco dei medici. Dobbiamo essere fieri di un servizio sanitario che si fonda su operatori che in questi ultimi anni abbiamo visto dare cuore e testa per curare e farsi carico delle persone. Molto spesso siamo abituati a vedere le cose negative, dobbiamo invece coltivare la speranza e andare avanti. All’epoca della costituzione dell’Asur promossi una mozione, votata da tutti: avevo intuito che non era una buona idea spostare dai territori centri decisionali , il cup poi è stato disastroso».

cna_convegno_sanita-2-325x177Il Dem Romano Carancini parte da due domande (retoriche): «Due anni e mezzo sono pochi o sufficienti a capire cosa è successo sulla sanità? La strada intrapresa va sulla strada giusta? Due gli atti fondamentali che vale la pena discutere, la legge 19 del 2022 con la quale la Regione sceglie un nuovo modello organizzativo passando da 5 a 7 aziende sanitarie, il secondo elemento essenziale è il Pnrr. Propongo riflessioni critiche rispetto alla scelte del governo di destra. La prima cosa che non comprendiamo è perchè la Regione prima del piano sociosanitario approva una legge sul modello organizzativo: il piano sanitario è il cuore dei nostri bisogni, le reti cliniche, i medici , le liste di attesa. Dovevano fare prima il piano sanitario, invece sono passati due anni e mezzo per un piano di riorganizzazione che non cambia nulla ad iniziare dai budget assegnati alle varie aree. Dovevano partire dalle diseguaglianze tra i vari territori, il rapporto tra numero di dipendenti e abitanti, la somma erogata per abitante nelle varie zone, costi molto diversi tra loro. Mancano le risorse correnti per le attività, l’assessore dice che non ci sono soldi, la critica più grande è che un sistema che investe 3 miliardi non riesce a riqualificare la spesa? Manca il coraggio di affrontare la questione, la nostra proposta è semplificare, non parcellizzare, così invece siamo tornati indietro».

cna_convegno_sanita-3-325x244Romano Mari è dirompente: «Cosa possiamo fare? Non entro nelle diatribe politiche. Difendiamo il sistema sanitario nazionale, nel 78 fu una grande conquista, ma stiamo facendo fallire il nostro sistema, la società con la pandemia è stata sovvertita, anche la professione medica è mutata. La pandemia ha messo in luce le criticità del sistema,  prima si consideravano i lavoratori come un costo e come costo è stato tagliato, ora siamo in tela di braghe e la salute viene considerata strategica. Abbiamo avuto dei carichi di lavoro enormi, non parlo solo dei medici, ci hanno distrutto con l’aumento della burocratizzazione delle pratiche, questo ha portato a una sfiducia nei confronti delle istituzioni, a una fuga dei medici. C’è stato un errore di programmazione nella formazione dei medici, bene aumentare le borse di studio da 25 a 84 per  i medici di medicina generale, nel 2030 prevediamo 84mila medici ospedalieri dai 117mila di due anni fa. correttivi? E’ corretto ed etico dare 35 euro all’ora agli ospedalieri e 150 nelle cooperative? E’ normale che lo Stato dia la possibilità di studiare a tutti e tu non restituisci quanto ti è stato dato? Perché si da la possibilità di queste scorciatoie, di uscire dal pubblico per passare nelle cooperative ? Rimandiamo tutto al Pnrr, però qualcun altro dovrà pagare: si assiste a un aumento delle diseguaglianze tra regione e regione e nella stessa nostra provincia, tra costa e entroterra. Nei paesi montani, ci facciamo i presepi? Ogni anno 1000 medici chiedono il nulla osta per andare all’estero, ci vuole qualche idea per il territorio, non più pensare al singolo medico ma ad aggregazioni funzionali territoriali, parecchi medici che gestiscono le difficoltà dalle 8 alle 20, guardia medica fino alla mezzanotte, poter governare la medicina generale e la post acuzie, le case della salute, devono partire dal basso, organizzate dagli stessi medici, e non imposte dall’alto. L ’80% dell’attività di noi medici di famiglia è burocrazia, vogliamo implementare la telemedicina, autocertificazione per le malattie fino a3 giorni, io sto andando in pensione, non ho trovato una persona che vuole fare questo lavoro». Il pensiero di Cgil, Cisl e Uil passa per le parole di Romina Maccari: « Al centro della discussione il cittadino, ieri abbiamo terminato le assemblee nel territorio per una piattaforma unitaria. Le proteste più ricorrenti rilevano come sia insostenibile l’attesa di mesi per una prestazione di prevenzione o diagnostica, difficoltoso anche raggiungere il luogo della prestazione. Cambiamo il cartello a un poliambulatorio lasciando quello che c’è o costruire qualcosa di nuovo ma vuoto senza dentro il personale: il servizio pubblico deve restare pubblico, la territorialità del servizio, un altro problema è l’aumento delle rette delle rsa».

Poi al microfono arriva l’assessore Filippo Saltamartini che aggiunge alcune cose alle solite posizioni ed altre le toglie. Ce l’ha con i dirigenti sanitari da 160mila euro che la domenica non gli rispondono al telefono mentre nessuna citazione è dedicata al nuovo ospedale. « La sanità pubblica – osserva Saltamartini –  serve per chi non ha disponibilità economica, dobbiamo considerare i vincoli esistenti nel Paese, ci sono i vincoli del patto di stabilità. La pubblica amministrazione non può aumentare i dipendenti senza le risorse, nel 2012 c’è stato il commissariamento, la spending review con il taglio sulla sanità, gli effetti si vedono ora con il Covid. Ma chi le vuole le cooperative? I medici non ci sono, quale l’altra soluzione? Ditelo, medici dalla Turchia, dall’Albania? La giunta ha finanziato 160 borse di specializzazione l’anno, negli anni precedenti erano 5.Agli studi medici che si assoceranno, in accordo con i sindacati medici, finanzieremo l’acquisto di tecnologie, metteremo a disposizione segretaria e infermiera, il primo esempio a Sant’Elpidio a Mare. Non possiamo obbligarli, partiamo con il volontariato. Se avete un nemico politico fategli fare l’assessore alla sanità, non è un caso che nessuno arriva al secondo mandato. Ci siamo dimenticati quanto successo con il Covid? La riforma è una piattaforma politica che abbiamo sottoposto agli elettori, la concentrazione di ospedali unici allontana la medicina di prossimità dai cittadini: quando faremo il nuovo ospedale di Macerata manterremo gli altri ospedali. Facciamo il monitoraggio della domanda, stiamo fotografando la domanda provinciale, la produzione provinciale: prima funzionava con la spesa storica, ogni provincia ha la sua azienda, il direttore ha le risorse e il potere di organizzazione sulla base della domanda. Stamattina ho chiamato il Cup per la colonscopia, in tutta la regione non c’era da nessuna parte, allora domani i direttori affrontano la questione. Dottor Mari, non andare in pensione. Le aziende devono rispondere, i dirigenti che prendono 160mila euro l’anno devono organizzare, sono passati 30 anni e ancora si ragiona in termini di pubblica amministrazione, sono rimasti ai tempi del lavoro 8-14, dirigenti che prendono 160mila euro l’anno e non mi rispondono al telefono la domenica? L’Ast di Macerata gestisce 600 milioni, ho dovuto fare una lettera sulla pulizia dei bagni, è normale? I pasti arrivano freddi, c’è un problema di classe dirigente. Vostro diritto di vedere presa in carico la prestazione, sono 69 le prestazioni garantite, ci stiamo provando, ogni mattina alle 9 c’è un tavolo con un dirigente, ogni mattina voglio sapere quali sono state le prestazioni non garantite.  Prima era il Santo Stefano che con un certo budget faceva le prestazioni anche in competizione con noi, ora compriamo noi le prestazioni che ci servono. Dico ai sindacati: terremo in servizio tutte le persone assunte con il Covid, 1500. Il tetto di spesa lo abbiamo esaurito, teniamo quelli del Covid ma non possiamo assumere quelli che hanno vinto il concorso». Chiusura affidata a Salvatore Cavini, componente della presidenza nazionale di Cna pensionati mentre a portare il saluto era stato il sindaco e presidente della Provincia Sandro Parcaroli.

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