«Macerata, Ascoli e Fermo:
11.912 micro e piccole imprese
a rischio per il caro energia»

L'ALLARME lanciato da Confartigianato: «In provincia sono minacciate 5.275 Mpi, con un peso del 19,3% sul totale delle attività del territorio. Parliamo di 19.328 addetti, cioè il 21,5% del totale dei 40.774»

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Il presidente Enzo Mengoni

«Il caro energia mette a rischio 11.912 micro e piccole imprese nelle province di Macerata, Ascoli e Fermo, con 40.774 addetti». È l’allarme lanciato da Confartigianato, che evidenzia l’impatto sempre più vasto e pesante della corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori. «Entrando nel dettaglio, a Macerata sono minacciate dalla grave situazione congiunturale 5.275 Mpi, con un peso del 19,3% sul totale delle attività del territorio: parliamo di 19.328 addetti, cioè il 21,5% del totale. Ad Ascoli sono a rischio 3.699 micro e piccole imprese (21,4% del totale) che forniscono occupazione a 12.557 addetti (22,9% del totale). Infine, a Fermo la questione preoccupa 2.938 Mpi (18,8%) con i suoi 8.889 addetti (17,8%) – prosegue Confartigianato -. In Italia, le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti».

Secondo l’analisi di Confartigianato, gli effetti del caro energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. «Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico – aggiunge l’associazione di categoria -. A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e quelle di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili».

Per Enzo Mengoni, presidente territoriale Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli-Fermo, «è forte il rischio di una pesante moria di imprese. Servono quindi interventi nell’immediato e riforme strutturali per riequilibrare questa forte corsa».

Confartigianato individua tra le azioni da mettere in campo «l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, si auspica la creazione di un tetto europeo al prezzo del gas e il recupero del gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico – conclude l’associazione di categoria -. Vanno quindi sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione e sviluppata la tanto richiesta riforma della tassazione dell’energia».

Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli-Fermo aveva nei giorni scorsi presentato anche un esposto alle due autorità competenti Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) e Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) «per chiedere loro di verificare le dinamiche del mercato e la correttezza dell’operato soprattutto degli investitori, per appurare se dietro l’aumento delle tariffe di luce e gas si nasconda un pregiudizio dolosamente preordinato a danno degli operatori economici e dei gestori, che non possono essere quindi direttamente responsabili di eventuali speculazioni».

 

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