Cristiano Veroli con Cinzia Maroni
di Marco Ribechi
Un’analisi musicale che rivela tutta la teatralità e la modernità della Tosca, vero atto artistico di inaugurazione del ‘900. Agli Aperitivi Culturali presentati da Cinzia Maroni negli Antichi Forni di Macerata ospite il musicologo Cristiano Veroli per l’appuntamento dal titolo: “Diva per sempre: la Tosca di Giacomo Puccini”. Presentato in apertura dal direttore della Form Fabio Tiberi il musicologo si è addentrato in un entusiasmante viaggio per comprendere i significati del dramma pucciniano e le soluzioni musicali innovative che il compositore avrebbe messo in atto per la realizzazione di uno dei massimi capolavori della lirica mondiale. L’idea di fondo è che Puccini avesse il desiderio non di realizzare un’opera verista ma di utilizzare le emozioni e le azioni dei protagonisti come puro simbolismo. «La Tosca a torto fu considerata un’opera volgare e semplice – spiega Veroli – al contrario è densa di simbolismo sonoro, Puccini poteva usufruire di una tecnica sopraffina che si avvaleva anche delle più innovative tecniche musicali del suo tempo. La Tosca è l’atto creativo inaugurale del XX secolo».
Cristiano Veroli
Tre i principali elementi distintivi: «Il leitmotiv wagneriano, ovvero l’elemento conduttore che si ripete – prosegue il musicologo – le armonie che trasmettono esotismo, orientalismo, simili alle tecniche della musica francese e infine le ardite asimmetrie di ritmo che anticipano le avanguardie del ‘900». Tutto in Tosca fa riferimento a un comune denominatore che si dipana durante l’opera, quello della teatralità. «Puccini aveva compreso che il dramma di Victorien Sardou, da cui si origina l’opera, aveva avuto successo grazie all’abilità dell’attrice Sarah Bernhardt che era riuscita tramite la gestualità ad esaltare un testo tuttavia mediocre – spiega Veroli – così la Tosca di Puccini si carica di gesti scenici, ovvero atti in cui parola, suono e azione si fondono con grande potenza espressiva». La Tosca, fatta soprattutto di passioni e azioni, era quindi l’opera perfetta per esaltare il genio di Puccini. «Tutto in Tosca è teatrale e così anche la musica di Puccini che può tranquillamente rinunciare ai cosiddetti segnali indicatori del sentimento di Wagner poiché il dramma è tutto intriso di intrigo, passione e azione, quindi più che di introspettività aveva bisogno di simboli per l’evidenza scenica».
Simboli evidenti soprattutto nel Te Deum, nella morte di Scarpia, nella fucilazione di Cavaradossi e ovviamente nel suicidio finale. «Sia nelle scene, che nelle parole e ancor più nella musica c’è sempre una contrapposizione sacro/profano a cui Puccini teneva molto – conclude Veroli – un altro elemento tipico è la romanità dove la cappella votiva è sempre stata di fianco alla stanza delle torture. Ecco che Puccini vuole mostrare, tramite la teatralità, questa ipocrisia, questo bigottismo creando dei personaggi malvagi come Scarpia ma accompagnandoli con musiche sacre, oppure facendo compiere delle azioni atroci ai protagonisti lasciandoli nel loro candore. La musica che accompagna la scena quindi si sposa con questa doppia visione e in alcuni punti dell’opera si divide anche su più piani rivelando una grande genialità compositiva».
L’aperitivo conclusivo è stato offerto dal Bar centrale, il prossimo appuntamento con gli Aperitivi Culturali sarà all’insegna delle contaminazioni con la filosofa Ilaria Gaspari che il 29 luglio affronterà il tema: Uno Jago da sacrestia. Sesso, sangue e sadismo.
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