Il centro storico di Macerata rischia la desertificazione, non basta aprire al traffico ma va agevolata qualsiasi forma di interscambio, con l’ateneo e non solo: una politica dei contenitori in cui si pensa a come riempite e con chi, quelli vuoti. Per i commercianti l’idea è di aumentare gli spazi a disposizione all’aperto in modo da far fronte al distanziamento sociale legato alla prevenzione del Coronavirus. L’avvocato Bruno Mandrelli, ex consigliere comunale Pd, in una lettera aperta avanza una serie di proposte per rilanciare il cuore di Macerata: «se un centro storico muore ne soffre tutta la città».
«Ha ragione chi sostiene che la questione del centro storico di Macerata non possa essere affrontata solo nei termini – dice Mandrelli -, riduttivi ed in parte errati, di riapertura al traffico veicolare pura e semplice o magari di contestazione delle scelte restrittive in precedenza operate dall’amministrazione. La questione si pone, oggi, in stretto collegamento con la fase emergenziale e (si spera) post emergenziale che stiamo attraversando ed investe profili strutturali, tanto contingenti che di prospettiva. I profili contingenti, a mio avviso (ma possono evidentemente essercene altri) sono quelli legati alla possibilità di immaginare un ritorno alla “normalità”, o quanto più vicino ad essa per come la ricordiamo, nell’attività degli esercizi commerciali ed in particolare di bar e ristoranti.
La risposta, purtroppo, è no: le nuove regole sul “distanziamento sociale” (ma forse più correttamente “personale”) disegnano plasticamente una situazione drammatica in relazione al rapporto tra costi di gestione ed incassi, legata a quella che sarà una obiettiva diminuzione di clientela, probabilmente non compensata a livello di ricavi dalle pur apprezzabili iniziative sul servizio a domicilio. Per evitare quindi che il processo di “desertificazione”, si perdoni l’espressione letteraria, diventi permanente, possiamo immaginare una qualche risposta adeguata alla situazione eccezionale che stiamo vivendo.
Primo: L’ente pubblico si è già mosso con intelligenza, da quel che leggo, sospendendo la riscossione dei canoni di locazione di competenza, i privati è auspicabile che possano anch’essi operare una riflessione in merito. Secondo: Può essere sospeso il pagamento degli oneri per l’occupazione di suolo pubblico per il 2020 e, se necessario anche per il 2021. Terzo: Può essere agevolato il recupero dei posti persi all’interno dei locali ampliando (penso soprattutto a piazza della Libertà, a piazza Cesare Battisti, a via Garibaldi etc) gli spazi esterni a disposizione dei singoli esercizi: complice l’imminente buona stagione si riuscirebbe forse a limitare i “danni” necessariamente connessi al distanziamento. Quarto: Dal canto loro gli esercenti ben potrebbero, complice anche il cambiamento climatico che vede inverni sempre meno rigidi nel complesso, riflettere sull’opportunità di investire parte dei risparmi derivanti dalle sospensioni di pagamenti sopra suggerite per l’acquisto di elementi strutturali (impianti di riscaldamento da esterno) utili ad immaginare una fruizione dei servizi all’aperto anche nei mesi autunnali ed invernali, come peraltro già da tempo accade in tante città, italiane e non. Quinto: Su quanto sopra e quant’altro si possa immaginare come interventi di sostegno, considerato che le regole del distanziamento avranno ricadute importanti anche sul trasporto pubblico, ragionare concretamente su di una modifica delle attuali regole di ingresso e sosta nel Centro Storico sarebbe sicuramente di aiuto, anche per recuperare (questo è l’auspicio), con una presenza per così dire “autoctona” quella che, purtroppo, ben potrebbe essere la perdita di flusso turistico, alla luce della inevitabile diminuzione di manifestazioni pubbliche, sempre legata alla normativa emergenziale ormai a tutti nota. Sesto: Da questo punto di vista l’amministrazione e le forze politiche credo che possano riflettere sulla possibilità di ampliare la possibilità di parcheggio/fruizione dell’attuale spazio di sosta in piazza Vittorio Veneto e di riaprire al traffico corso Matteotti, individuando una sia pur minima dotazione di parcheggi (come in precedenza a ridosso di Palazzo Studi, ad esempio) a disposizione dell’utenza. Settimo: Il tutto non è incompatibile con una rinnovata azione politica tesa a valorizzare forme di mobilità alternativa, se si tiene presente che si sta trattando di una situazione di emergenza.
C’è poi il profilo della prospettiva sul quale la riflessione dovrebbe essere più articolata e strutturale, tenuto a mente che il Centro Storico di Macerata (i Centri Storici in generale) hanno un “quid pluris” rispetto a tutti gli altri quartieri cittadini, a dire sono (dovrebbero-potrebbero essere) il punto di riferimento per l’intera città come memoria storica, punto di incontro, centro di interessi ed attività, luogo di presenza fisica delle istituzioni. Corretto e condivisibile l’invito che rivolge Narciso Ricotta per un ragionamento con l’Università, non foss’altro perché il poco o tanto che ancora oggi si muove nel centro della città è molto legato alla frequentazione di studenti, docenti e personale amministrativo. Tuttavia la questione è più ampia ed è la città che deve porsela. In sintesi: crediamo che il Centro Storico, come immagine dell’intera città, debba essere rilanciato? Se sì, possiamo e dobbiamo agevolare ogni possibile forma di integrazione ed interscambio con il mondo universitario ma dobbiamo anche ridisegnare un’aggregazione fatta di uffici, servizi e possibilità di agevole raggiungimento. Una politica dei contenitori, quindi, pensare a come e con chi riempire quelli vuoti (tempo addietro ipotizzai in tal senso il trasferimento degli uffici giudiziari in centro in parallelo alla realizzazione di una coerente area di sosta a ridosso di rampa Zara, dotata di attracchi meccanizzati per l’accesso alla ztl, ma è solo un esempio); una politica che preveda il mantenimento di presidi quali le scuole o gli asili o i negozi; in poche parole una politica che consenta anche la ripresa di un mercato immobiliare residenziale e non, segnatamente per i profili connessi alla ristrutturazione ed all’affitto o alienazione degli immobili presenti – intravedendosi scarsissime possibile e concrete inopportunità per la realizzazione di nuovi insediamenti anche sostitutivi dell’esistente – costruendo le ragioni per le quali si ritorni ad un voler abitare nel centro storico. Tutto ciò non è alternativo a quella che deve essere la cura e l’attenzione per gli altri quartieri della città e per le problematiche che essi manifestano, tutt’altro. E’ un intervento complementare ma necessario in quanto, se muore un centro storico, è l’intera città che ne soffre fortemente, forse non sino a divenire un “non luogo” ma comunque indebolendosi fortemente».
In realtà, prima del Coronavirus, hanno fatto di tutto per chiudere il centro storico, per scelte politiche dell’amministrazione. Ora sarebbe un controsenso, ed una conferma che le richieste che sostenevano, la gran parte degli operatori economici erano giuste. Alla chiusura o limitazioni, dei centri storici, personalmente sono sfavorevole se non correlate da manifestazioni e attrattive non a spot, con servizi e parcheggi e soprattutto anche agevolazioni per tenere aperti i negozi ubicati nei centri storici! Perché ora avere un’attività in centro è da premiare economicamente non con “una targa” . Credo che oramai sia tardi. Se pur Cassola scrisse, “non è mai troppo tardi” nel caso di Macerata, il nostro amato capoluogo di provincia, credo sia veramente all’ultimo respiro. Brutto a dirsi ma pensi che essere realisti e con i piedi per terra, si possano risolvere i problemi. Non lo dico per criticare ma analizzare. Mi scuso per esser stata lunga ma ci tengo molto a Macerata. Per noi dell’entroterra è sempre “Macerata granne “ dove ci siamo sempre recati per lavoro, studio e proprio per acquisti. Datevi da fare tutti e ascoltare la gente .
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Ecco perché non si scelse Mandelli.Far diventare il centro una grande sagra della porchetta,questa si che è genialità!
Non entro in merito alle proposte di Mandrelli, ma mi piace l’approccio al problema. Visto che la pandemia ha scardinato tutte le regole a cui eravamo “mentalmente” legati, è questo il momento di dare inizio alle danze tramite la tecnica del brainstorming 🙂