«Occorre costruire immediatamente un tavolo di progettazione tra uffici comunali, educatori, insegnanti e pediatri. Di concerto con le istituzioni sanitarie, occorre subito stabilire quali iniziative di aggregazione ed educazione possano essere svolte». Sono le consigliere del Pd Caterina Rogante, Mirella Staffolani, Alessia Scoccianti, Ninfa Contigiani, Paola Ottaviani, Chiara Bisio a riportare l’attenzione sull’infanzia.
«Dopo l’ultima conferenza stampa del presidente Conte – scrivono – e le prescrizioni contenute nel Dpcm in vigore dal 4 maggio prossimo, appare assolutamente evidente che seppure i numeri dei nuovi contagi, specialmente in città ed in regione, si siano notevolmente abbassati, siamo ancora nel pieno della pandemia. Nonostante ciò, a piccoli passi, la nostra vita quotidiana sta lentamente tornando alla normalità con la riapertura scaglionata dei settori lavorativi. E con la ripresa del lavoro si fa sentire prepotentemente la difficoltà dei genitori nella cura dei figli.
L’infanzia ed i suoi diritti non sono stati trattati sinora come interessi da tutelare, tanto che i bambini sono completamente scomparsi in tutta la decretazione di emergenza sin qui emanata dal presidente del Consiglio. Solo in questi giorni, e con colpevole ritardo, in vista del rientro al lavoro il dibattito si sta riaccendendo sul tema ma i bambini non sono “pacchi da parcheggiare” ed i loro interessi meritano una tutela specifica».
Le consigliere chiedono una riflessione non solo economica ma anche scientifica e si affidano alla loro collega Mirella Staffolani, pediatra da sempre attenta alle necessità di salute dei bambini, ritiene sia necessario pensare ai loro bisogni nel momento della ripresa, che dobbiamo far vivere come una nuova opportunità. «E’ stato giusto che anche i bambini rispettassero e continuino a rispettare le misure di prevenzione per il contenimento della pandemia, ma adesso è ora che la famiglia, primo sostegno nell’emergenza, sia sollevata da mesi di impegno gravoso, in cui è stata il contenitore di tutti i loro problemi; inoltre, una riflessione va sicuramente rivolta alle situazioni di disagio per disabilità e povertà socio-culturali. Questi mesi di isolamento, che hanno privato i nostri bambini della scuola, degli amici, del gioco all’aria aperta, dello sport, degli abbracci dei nonni, potrebbero lasciare indelebili segni nel loro percorso evolutivo e nel loro stato psico-fisico. Bombardati da immagini luttuose e catastrofiche, essi potrebbero manifestare crisi di ansia e stress, con alterazioni del ritmo sonno-veglia, disturbi alimentari, alterata percezione della realtà. E’ necessario pertanto un ritorno alla vita di comunità, che vuol dire condivisione di spazi con nuove modalità ludiche, nel rispetto delle regole e della rintracciabilità».
Le consigliere chiedono quindi per il tema dell’infanzia «un approccio pedagogico e lo studio di progetti educativi speciali che consentano in qualche modo di recuperare il gap di questi mesi di isolamento e dell’impoverimento delle più basilari condizioni utili allo sviluppo psico fisico e sociale dei più piccoli, occorre anche affrontare concretamente le gravi conseguenze economiche legate alla chiusura delle scuole. Dato l’impegno di Sindaci ed Anci, anche la Ministra Bonetti ha annunciato fondi per sostenere i genitori in difficoltà attraverso voucher baby sitter e progetti educativi. L’idea dei Centri Estivi, promossa dalla Ministra Elena Bonetti, è un’ottima opportunità. Si potrebbero tenere aperte le scuole e/o usufruire di spazi come i giardini, le piazze e, perchè no, lo stadio, a seconda delle attività individuate. Occorre un lavoro di squadra ed il coinvolgimento delle Istituzioni, delle Associazioni Sportive e di Volontariato e, non ultimi, adulti competenti che possano donare il loro tempo per una giusta causa».
Le donne del Pd propongono un progetto che deve vedere, nel limite delle possibilità individuali, il coinvolgimento delle scuole per l’infanzia e dei nidi pubblici e privati, delle associazioni e di tutte le professionalità che possono spendersi per fornire un servizio di qui alla riapertura degli istituti scolastici. «Realtà che oltre ad auspicare il sostegno economico promesso dallo Stato potrebbero riuscire a superare le difficoltà economiche sin qui subite mettendo a disposizione i propri servizi nella fase di riapertura.
Non bisogna dimenticare che anche le istituzioni private, in particolare le scuole dell’infanzia, hanno perduto i loro introiti per tutta la fase di lockdown e che molte sono a rischio chiusura. Bisogna tenere conto di quelle realtà poiché ogni anno contribuiscono ad aumentare il numero di posti disponibili nelle strutture scolastiche nella fascia di età 0-6 anni e garantiscono servizi professionali di qualità. Occorre quindi che anche i privati vengano coinvolti per il patrimonio di esperienza e strutture che posseggono.
Occorre quindi riprogettare e riorganizzare subito i servizi per l’infanzia, nei minimi dettagli e con tutte le protezioni individuali e collettive del caso, per non aggravare il gap educativo prodotto finora, per testare soluzioni in sicurezza in vista delle riaperture di settembre, e perché a pagare le conseguenze di questa grave emergenza sanitaria non siano ancora una volta le donne.
Nelle già precarie condizioni economiche che lo stop forzato delle attività ha causato, in famiglie già a rischio occupazionale, non è possibile lasciare che le donne escano dal mondo del lavoro o che contraggano l’orario di lavoro favorendo ancora una volta un complessivo impoverimento del genere femminile.
Sappiamo bene come il lavoro femminile nel nostro Paese sia già meno pagato di quello maschile, meno flessibile e meno aperto ad un possibile rientro una volta uscite. Non dobbiamo sottovalutare come le scelte obbligate nel presente potrebbero influenzare pesantemente anche il futuro, specialmente all’età pensionabile.
L’emergenza da Covid 19 non ha, al momento, una scadenza. Neppure gli esperti ed il mondo medico scientifico possono sapere quando saremo finalmente liberi di riprendere la vita sociale così come la conoscevamo. Altrettanto certo è che occorrerà convivere con il virus e che le attività dovranno lentamente ma necessariamente riprendere.
Non è assolutamente pensabile che la ripresa avvenga senza contemperare e bilanciare tutti i diritti, compresi quelli alla salute psico-fisica anche dei più piccoli e del legittimo sostegno agli operatori del settore e delle famiglie».
Se ne parlerà anche lunedì 4 maggio alle 17,30 durante il Consiglio delle donne. Le problematiche relative alla chiusura delle scuole fino a settembre e le conseguenti criticità che le famiglie si trovano a dover affrontare soprattutto per la fascia d’età da 0 a 6 anni, hanno spinto la presidente Ninfa Contigiani a convocare sulla piattaforma Skype una nuova seduta consiliare.
«L’avvio della cosiddetta fase due rispetto alla gestione della pandemia da Covid-19” afferma la consigliera Ninfa Contigiani “ci ha convinte che è necessario ricominciare a parlare, per ascoltarci, confrontare le nostre esperienze e percezioni, ipotizzare soluzioni per problematiche che lo sguardo femminile, molto più degli altri, ha individuato. La non riapertura delle scuole fino a settembre, in particolare per la fascia 0-6 (e non solo), è una criticità cui bisogna guardare sia dal lato dei bambini, sia dal lato della donne. Anche lo smart working – che pure ci può agevolare quando risponde a particolari contingenze – elevato a sistema rischia di riportare la donna nell’invisibilità domestica dove già gli alti tassi di disoccupazione, precarietà e il lavoro nero svalutano professionalità e meriti della parte femminile di questo Paese».
Tre gli argomenti all’ordine del giorno: diritti dell’infanzia, socialità e genitorialità nella pandemia; conseguenze economiche e sociali del contenimento del Covid-19 per le donne; strategie di risposta e proposte nel contesto locale. Il Consiglio affronterà il primo punto all’ordine del giorno con il contributo della docente di psicologia dell’età evolutiva dell’Università di Macerata Paola Nicolini.
Ma quale genitore si prenderà la responsabilità di portare i bambini in un luogo di aggregazione....soprattutto dopo questo nuovo allarme, sindrome infiammatoria, Che ancora non si sa se sia o meno legata al Covid 19. A che pro? Io penso che per il momento sia più opportuno impiegare risorse x altro!
Grande dr staffolani
Condoglianze
R I P
Brava Sindaca.
Ma sinceramente preferisco tenermeli a casa...
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati