di Luca Patrassi
«Sono molto preoccupato, la situazione non è così bella, ci saranno delle ripercussioni di cui ancora non ci rendiamo conto con tutta la gente che ha dovuto chiudere già da due mesi, con chi è senza lavoro: il Governo non ci dà una mano, noi non abbiamo chiuso perché siamo inseriti nella filiera del farmaco ma è tutto molto complicato visto che è l’intera Italia ad essere quasi ingessata». Mauro Canil è – come sempre – al posto di lavoro, nella sua azienda di Matelica, la Fidea. Azienda inserita in un gruppo di otto imprese distribuite in diverse regioni italiane. Fabbrica aperta in un contesto produttivo complicato, in un contesto sociale difficile. Massima comunque l’attenzione alla sicurezza e alla tutela della salute degli addetti, pur con il derivato aumento dei costi della produzione: «hanno tutti i dispositivi di protezione individuale – guanti, mascherine e rilevatori della temperatura – che avevamo acquistato in grandi quantità per tutto il gruppo in tempi non sospetti, a gennaio, alle prime avvisaglie del virus».
Salute prima di tutto, ma anche il lavoro non è che non sia un bene primario…
«Non è stata chiesta nemmeno un’ora di cassa integrazione, le aziende sono al lavoro, pur tra mille difficoltà legate ai divieti imposti per il coronavirus, stiamo seguendo la fase di recupero dei rifiuti per primarie multinazionali farmaceutiche che senza il nostro sostegno dovrebbero chiudere la produzione. Quanto ai mercati, quello italiano è sostanzialmente chiuso mentre viaggia ancora bene l’export. Gli unici problemi arrivano dai paesi arabi che hanno bloccato i prodotti italiani».
Anche in situazioni difficili, siete riusciti ad uscire sul mercato con un prodotto nuovo?
«Abbiamo convertito una parte della produzione nello stabilimento di Matelica, ci dedichiamo ad un prodotto cosmetico igienizzante per le mani che sta avendo riscontri di mercato molto positivi. Peraltro la prima produzione l’abbiamo donata ai Comuni del comprensorio. Il gel per le mani fa parte di una linea nuova, Sanil, che comprenderà a brevissima scadenza anche prodotti per le superfici».
Salute, lavoro e società interconnessi (male) ai tempi del coronavirus. Come se ne esce?
«L’emergenza è mondiale, non solo italiana o europea. Se l’Europa non parte da questa premessa non se ne esce fuori. Devono essere messe a disposizione degli Stati le risorse necessarie e finora non si è visto nulla, bisogna dare la possibilità di stampare banconote e darle agli Stati. Non servono i prestiti, servono i soldi, lo Stato deve sostituirsi alle attività chiuse e dare liquidità. Se l’Italia ha questa situazione non è certo per colpa propria, poi se vogliamo andare a vedere le varie situazioni il virus da noi è arrivato dalla Germania che l’avrà avuto dalla Cina che dovrebbe pagare i danni prodotti su scala mondiale. Ma questo diventa un discorso molto più grande di noi… Bisogna pensare alle persone, a quanti da mesi non lavorano e non lo faranno neanche a breve termine. Dove andranno a sbattere la testa gli albergatori, i ristoratori e tanti altri lavoratori? Ci vogliono soldi che l’Europa deve dare agli Stati che utilizzeranno come meglio credono. C’è gente che è ferma da due mesi, con cosa vanno a fare la spesa alla mattina?».
Sia detto senza voler considerare la questione una priorità, almeno di questi tempi, ma lei, che è anche presidente del Matelica, come vede la posizione di chi spinge per far ripartire i campionati di calcio?
«Non voglio urtare la sensibilità di nessuno, ci saranno anche miliardi in ballo ma a quelli che vogliono ripartire a tutti i costi con le partite dico che prima viene la salute. Ci sarà tempo per fatturare miliardi nella prossima stagione. Ripartire ora sarebbe un errore enorme».
C'e' voluta la Pandemia a far scoprire che ristoranti, pizzerie, alberghi, parrucchieri, idraulici ecc, in 2 mesi hanno perso milioni e milioni di incassi, eppure a sentir loro, prima de Virus erano tutti alla canna del gas.
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…ovviamente è, se non l’unica strada, la più necessariamente percorribile, anche se dopo a pagarne le spese, soprattutto, saranno gli stipendi e le pensioni fisse medio basse, a causa della forte inflazione che purtroppo ne conseguirà. Per non far si che questo accada, o che sia contenuto il più possibile, il governo dovrà impegnarsi, se ne sarà capace, con tutte le sue forze e immediatamente dopo aver provveduto alla tutela della salute pubblica. gv