La Giessegi è già nella fase 2 (Foto)
Al via test sierologici per i dipendenti

L'AZIENDA di Appignano, oltre a tre termoscanner esterni e ai presidi di protezione individuali, sottoporrà i dipendenti all'esame per verificare l'eventuale presenza di anticorpi al Coronavirus. Così da poter riprendere a pieno regime e in sicurezza. Oggi i primi cento. Il ceo Gabriele Miccini: «Il governo comunichi ufficialmente modalità e tempi della ripartenza»

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Uno dei termoscanner installati all’esterno dell’azienda

 

«Bisogna che il governo ci dica ufficialmente quando e come potremo partire, perché anche se forse loro non se ne rendono conto, serve tempo per rimettere in moto tutti gli ingranaggi e tornare a regime». La Giesseggi, azienda leader del settore arredamento con sede Appignano, è una delle realtà che da tempo si sta attrezzando per permettere ai suoi 500 dipendenti di riprendere a lavorare nella fase 2 con la massima sicurezza.

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I test sierologici per i dipendenti (questo ha dato esito negativo)

Certo, la mancanza di comunicazioni e di linee guida ufficiali del governo, come fa notare il ceo Gabriele Miccini, rende tutto più complicato e incerto. Ma nonostante questo già da inizio settimana alcuni dipendenti, pochi, hanno potuto ricominciare a lavorare. Quantomeno per iniziare a smaltire alcuni ordini in giacenza con destinazione Dubai. E l’azienda sta mettendo in atto tutte le misure necessarie. Mascherine e guanti per tutti, tre termoscanner esterni,  prefabbricati che permettono la misurazione della temperatura corporea passandoci all’interno, e test sierologici. I test sono iniziati oggi per i primi 100 lavoratori, domani ne verranno fatti altrettanti e poi man mano che si conoscerà la data effettiva della ripartenza si andrà avanti con gli altri. Ce ne sarà uno per ogni dipendente.

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Il ceo Gabriele Miccini

Questi esami del sangue “portatili”, che sono eseguiti alla presenza di un medico, permettono di rilevare nel giro di una quindicina di minuti la presenza di anticorpi al Coronavirus. Con esito positivo, serve poi il tampone per verificare l’effettiva presenza del virus e quindi la contagiosità. E in quel caso il lavoratore non potrebbe tornare al lavoro. In caso contrario, cioè se non fossero presenti anticorpi, il lavoratore potrebbe riprendere in sicurezza. Insomma, la Giessegi c’è, attende solo il via libera ufficiale.

 

(redazione CM)

 

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I primi lavoratori all’interno dell’azienda

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