di Maurizio Verdenelli
“E’ troppo nuovo… troppo nuovo” esclama ‘sottovoce’ il professor Franco Purini. Il parere ‘a caldo’ di uno dei maestri riconosciuti dell’architettura mondiale (‘padre del neorazionalismo’) segue, a breve, il consiglio ‘correttivo’ di Dante Ferretti (l’ormai ben noto “lo antichizzerei”) e ricalca quello quasi contemporaneo da parte di altri due ‘guru’ de ‘La Sapienza’ di Roma, Carlo Carreras e Giorgio Muratore. Presenti nei giorni scorsi, così come Purini alla sessione primaverile di ‘Profezia dell’Architettura’ a cura dell’associazione ‘Punto ed a capo’ di Michele Schiavoni. Al centro della ‘perizia’ l’orologio meccanico della torre civica, ‘croce’ finora di storici (Mariella Troscè interpretando a posteriori pure il pensiero di Libero Paci), celebri architetti e di un premio Oscar, ma anche ‘delizia’ del popolo maceratese e dei turisti che in buon numero hanno risalito anche ieri piazza della Libertà. Al maestro Purini piace in ogni caso, molto, Macerata, la piazza pendente “unica nel suo genere, la facciata meravigliosa della chiesa San Paolo”.
C’è affezionato, gli ricorda un suo docente all’Università di Roma, il maceratese Alfredo Lambertucci “un grande architetto con una personalità nella quale noi studenti intravvedevamo i tormenti di una sensibilità superiore”. E’ nato nel ’41 ad Isola del Liri, nel Frusinate, Franco Purini: “In realtà sono stato sempre a Roma, ma il luogo nativo è destinato a scavarti dentro, a tenerti legato: più il tempo passa sento la verità di questo destino”. Nato da una famiglia semplice: “Non è stato affatto un problema, anzi una risorsa. Mi ha aiutato ad non avere grilli in capo”. Un professionista geniale (“a lui si deve la risposta dell’architettura disegnata”) che ama Vitruvio, la provincia italiana da cui proviene e, come detto, anche la ‘nostra’ città: “Ne apprezzo pure la periferia”. Non gli piace far polemiche. Lo scorso anno, ancora ospite d’onore di ‘profezia’, si volle far portare da Schiavoni a vedere in che stato era la ex Gil, opera ragguardevole di Mario Ridolfi.
La sede della conferenza era al teatro dei Salesiani e quindi a Purini sembrò giusto allungare di pochissimo quel percorso cittadino. Gli bastò uno sguardo dal finestrino dell’auto per comprendere subito, tuttavia, in che stato di degrado fosse la struttura che è parte di una storia rilevante dell’architettura italiana, seppure inserita in un periodo politico infelicissimo. Non volle neppure scendere dall’abitacolo, Purini: “Andiamo via, Schiavoni, non voglio incazzarmi: abbiamo adesso la conferenza”. Già, gli studenti, la grande ‘passione’ del professore de ‘La Sapienza’ che è ‘magna pars’ della storia dell’architettura italiana. Di Leonardo Sinisgalli, che negli anni ’80 palazzo Ricci ebbe nelle sue storiche Antologiche, e nel cui nome la galleria dell’Accademia di Belle Arti ha inaugurato di recente l’attività, Purini ha un grato ricordo: “Il mio primo articolo critico mi fu richiesto da lui, a Roma, per la sua rivista”.
Michele Schiavoni, Stefano Bigiotti, Jonnathan Sileoni, FabioVarelli, Maurizio Verdenelli, e il professor Franco Purini (foto di Lucrezia Benfatto)
La Capitale era ben diversa allora, negli anni 60-70 con gli intellettuali. “Ci si incontrava tutti in via Veneto, in Galleria, in via del Babuino o in via Margutta: Sinisgalli, Arbasino, Fellini, Benedetti, giornalisti, poeti, i pittori, astrattisti e quelli figurativi spesso in liti furibonde tra loro. Non c’era bisogno di conoscersi per entrare a far parte di questi circoli formidabili: per un giovane non esistevano ostacoli. Adesso puoi avvicinare i mostri sacri soltanto se li conosci. Poi c’era Jack Keroauc, circonfuso della gloria di ‘On the road’, manifesto della beat generation. Nel pomeriggio era però quasi inavvicinabile, lo vidi una volta bere quaranta birre. Lo mettemmo a letto, in albergo io e il poeta Gregory Corso”. Al ‘Pozzo’ Franco Purini è al centro di una tavolata assieme con Schiavoni ed altri giovani entusiasti architetti di ‘Punto ed a capo’ che quest’anno hanno posto il tema (che pare sinceramente un ossimoro) della ‘Periferia come luogo dell’identità’. Lui, il Maestro, li interroga uno per uno come fossero propri studenti.
Poi, declinata l’offerta di caffè finale da parte di Umberto (maitre e cotitolare del Pozzo), l’occasione è giusta per un percorso ‘critico’ da piazza Oberdan a ‘piazza granne’. “Bello palazzo Costa, con i suoi marmi (‘davvero erano destinati alla chiesa di San Paolo?’), i fregi, le sottigliezze stilistiche: quale architetto lo ha realizzato?”. Interrogazione che imbarazza un po’ tutti, ma già ‘il professore’ è alle prese con il ‘rosso troppo acceso’ del restauro del Palazzo del Mutilato. E verifica da vicino, palpeggia quasi i mattoncini ‘sangue vivo’, la trama costruttiva. Poi l’attenzione è per il palazzo delle Poste: “Bravo Cesare Bazzani, un grande amatore, il che non è male in fondo” sdrammatizza quasi. Apprezzamento anche per l’altra opera del Bazzani: Palazzo degli Studi. Al cine Italia, il Maestro, deve tenere l’attesa conferenza. C’è poco tempo, la passeggiata è a ritmo sostenuto. Faccio in tempo a dirgli: “In quel cinema, da giovanissimo, Dante Ferretti ha cominciato a nutrire l’amore per la scenografia”. ‘Ferretti? Un grande, peccato che Cinecittà sia in decadenza”. Poi, la piazza che ammira e l’avvicinamento critico alla Torre dei tempi.
La prospettiva è splendida da uno dei tavolini del ‘Centrale’. Si avvicina l’assessore Stefania Monteverde, richiamata da Schiavoni. Dopo di lei, Pietro Marcolini: “Sono venuto ad ascoltare la sua lezione…” fa l’ex assessore regionale alla Cultura. Purini chiede notizie sul ‘caso Spacca’ e le dimissioni di Pietro, fresche quasi di giornata. “Ad un certo punto, il governatore ha scelto una strada diversa, opposta” cerca di chiarire Marcolini. Si fa tardi. “I camerieri non si vedono?” è la domanda. Sbuca, da mille corse, ansante, Silvia ed arriva il caffè. Nel frattempo c’è tempo per l’ultima domanda su Macerata. “Mi piace – è la risposta di Purini- il rapporto della città con lo spazio intorno, com’è stata costruita in modo armonico ed intelligente su questo colle che subito s’inabissa, toccata la punta. Ma c’è pure, sotteso, un rapporto oscuro, etrusco…”. Il rapporto è quello con l’architettura, fondamento di tutto.
L’inaugurazione della mostra degli studenti del liceo Cantalamessa vicesindaco Macerata Federica Curzi
“Non è certo morta e non morirà mai, perché è tutt’uno con l’uomo. Adesso è volta all’effimero ed ha quasi timore di ciò che possa incombere e permanere, risultare monumentale. Nessuno sembra più investire sulla Bellezza, seppure vi aspirino a parole. Diciamo dunque che per il momento l’Architettura se la passa male”. Qualcuno gli indica, in piazza, la mostra degli studenti del liceo artistico ‘Cantalamessa’ su un progetto di recupero a Piediripa, la periferia. Non ci sarebbe tempo, ma il ‘professore’ non vuol mancare lo stesso. Rapida incursione. Poi di corsa verso il cine Italia, l’ex ‘Rex’ di Ferretti dove ad aspettarlo c’è con Bruno Mandrelli, un altro gruppo di studenti-architetti. Ai quali si aggiungeranno, nel dibattito, con Marcolini, gli assessori Massimiliano Bianchini (Provincia) e Luciano Pantanetti (Comune). Purini scende le scale quasi a precipizio salendo, il ‘professore’ sul palcoscenico-cattedra a parlare di periferia in cui anche quella maceratese, ‘villarola’, sissignori, ci si può benissimo identificare. L’orologio meccanico, i Re Magi sono dimenticati.
L’assessore comunale Luciano Pantanetti e l’assessore provinciale Massimiliano Bianchini al convegno al cinema Italia
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Purtroppo ero assente alla lezione. Dal titolo dell’articolo sembrava che l’amico Verdenelli volesse pubblicizzare la lista civica “FRAZIONI E CENTRO”, invece era proprio il titolo della conferenza di Purini “CENTRO E PERIFERIA”.
Che a Purini, come a qualsiasi altro intellettuale o semplice cultore della materia, non piacesse l’immaggine del “nuovissimo antichizzato” che traspare dall’orologio, credo che lo possiamo dare per scontato. Quello che invece non sembra affatto scontato è l’acuta e rara intuizione in uno storico dell’architettura moderna, che vede nel rapporto tra spazio e architettura della città storica, tracce ed elementi di origine Etrusca. Sembrerebbe assurdo, tutti sanno dell’origine Picena della città, alcuni sono arrivati ad accettare l’origine Greca. Che io sappia solo Raffaele Foglietti nel suo lavoro edito nel 1895, aveva ipotizzato prima di Purini una origine Etrusca della città.
Sta a vedere che oltre alla vera Aquisgrana…
Se qualcuno volesse ricordare a questi Fenomeni che l’orologio è proprio nuovo e non di secondopolso forse non direbbero più c……,oppure fateli tornare tra cento anni che lo troveranno invecchiato.
Visto che qualcuno ha permesso l’utilizzo di materiali alternativi (plastiche, resine anticate, ecc.) non credo ci dovrebbero essere molte difficoltà a far diventare l’orologio planetario maceratese una fonte di guadagno….
Si scriva immediatamente alla Swatch: siamo pronti a mettere un bel pannello (resinato anticato) sopra l’orologio (un paio di metri per 70/80 centimetri) con una scritta multicolore Swatch (che si illumina di sera).
Sarebbe in questo caso il primo (e unico) orologio plasticato al mondo, innestato in una originale torre medioevale: ma sai che pubblicità planetaria ci potrebbe fare la marca di orologi???
Ve lo immaginate, riuscite ad immaginarlo lo spot pubblicitario??
solo a Macerata lo Swatch più grande del Mondo, nella torre più bella del Mondo
Frotte e frotte di turisti, da ogni dove, senza che Citizen Zero sia costretto,a d ogni uscita dei magi, a applaudire (per primo) per far scattsare l’applauso…