«La Cna, insieme ad altri enti datoriali e sindacati, ha inviato al presidente Draghi ed ai Ministri del suo governo i numeri allarmanti del settore moda. Il documento “Politiche per lo sviluppo del settore moda” contiene dati, cifre e proposte per il rilancio del settore». Ad annunciarlo l’associazione di Macerata, la presidente del settore Giuliana Bernardoni evidenzia i punti più importanti: «I dati ci dicono che il 2020 ha superato in negativo quello che consideravamo come l’anno peggiore per il settore; lo scorso anno il calo di produzione è stato infatti doppio rispetto a quello del pessimo 2009 con 22,6 miliardi di euro di valore della produzione moda e con una previsione di entrate negativa del 31,0% per i settori tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria. Questo settore, a dire il vero, è da oltre 10 anni che ha i numeri col segno meno ma il colpo dato dalla pandemia Covid è tremendo.
Così la presidente Cna Moda declina la crisi sul territorio: «Se osserviamo il manifatturiero come macro settore, la sezione “C” degli Ateco per capirci, troviamo che in provincia di Macerata al 28 febbraio 2021 sono rimaste attive solo 4.052 ditte, ne mancano 139 rispetto al 1 gennaio dello scorso anno, il 3,32%) ed in 10 anni il settore ha perso il 17% delle imprese, cioè 808 ditte in meno – precisa Bernardoni – . Il settore della fabbricazione di articoli in pelle (codice Ateco 15), al pari del settore delle industrie tessili rappresenta più di un quarto della base produttiva (26,3%) dell’intero sistema moda; si tratta di una dimensione strategica molto importante che è in sofferenza da molto tempo». L’appello: «Dobbiamo credere che ancora si possa fare qualcosa. Il settore si muove sempre con largo anticipo sulle stagionalità occorre sostenere la riapertura immediata delle fiere di settore, sostenere finanziariamente modellistica, campionari, partecipazioni ad eventi in qualsiasi forma si realizzino. Alla ripartenza non possiamo arrivare impreparati. Occorre una politica del credito diversa, sono necessari incentivi alle assunzioni e per l ’eco sostenibilità produttiva, sostegni all’internazionalizzazione e per il supporto verso la transizione digitale e l’innovazione tecnologica. Ai nostri Parlamentari locali chiederemo di appoggiare le nostre richieste anche in sede legislativa e di intervenire, per esempio, sui costi energetici con una riforma strutturale degli oneri generali di sistema, prevedendone la parziale defiscalizzazione». La conclusione della dirigente Cna: «Per la salvaguardia della filiera moda italiana c’è bisogno degli interventi d’emergenza anticipati sopra, insieme a provvedimenti di prospettiva; su tutti, la necessità di programmare fin da ora una formazione mirata all’innovazione e al ricambio generazionale. Abbiamo una filiera che necessita di una programmazione strategica e di una visione di medio e lungo termine. Siamo già in ritardo, mentre i costi corrono e le imprese chiudono».
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