Il Covid hospital di Civitanova
di Giuseppe Bommarito
“I fatti sono fatti e non spariranno per farti un piacere”, frase celebre di Javaharlal Nehru, ex primo ministro dell’India, che ben si attaglia alle recenti vicende del Fiera Covid di Civitanova realizzato nella scorsa primavera dalla triade Luca Ceriscioli, Guido Bertolaso e Fabrizio Ciarapica, con il valente contributo di Francesco Micucci e Angelo Sciapichetti.
Ebbene, cosa sta venendo fuori con i fatti verificatisi in questo ultimo mese e mezzo, caratterizzato da un potente ritorno della pandemia?
In primo luogo che, se la giunta Ceriscioli avesse realizzato presso le strutture ospedaliere esistenti, tra maggio e settembre, i 105 posti letto in più di terapia intensiva previsti e finanziati dal Decreto Rilancio, da aggiungersi ai 115 posti già esistenti prima della pandemia (arrivati, a forza di aggiustamenti progressivi, a 148 nel momento del picco a fine marzo 2020), oggi le Marche avrebbero una dotazione superiore alle 200 unità, assolutamente capaci – anche tenendo conto di qualche decina di posti da riservare, con i dovuti accorgimenti, a degenti di terapia intensiva no-covid, e persino con una riserva di posti di sicurezza – di assorbire i degenti in terapia intensiva, che ieri sono arrivati al numero massimo di 79 unità. E non vi sarebbe stato alcun bisogno di portare medici e pazienti nell’astronave di Civitanova Marche, con tutti i problemi che ne stanno conseguendo. Purtroppo, però, di quei 105 posti aggiuntivi nella scorsa primavera-estate ne sono stati realizzati non più di 15.
La situazione al pronto soccorso di Macerata
Ma allora si disse che l’astronave poteva essere utile per non “sporcare” gli ospedali esistenti con i pazienti covid. Pia illusione, e non solo perché il Pronto soccorso di Macerata e quello di Civitanova (sulle cui penose condizioni poi torneremo) sono parti a tutti gli effetti delle due rispettive strutture ospedaliere, e già, “sporcandosi” ampiamente, accolgono decine di pazienti covid (che quanto meno nella fase di triage, salvo i casi evidenti, non sono distinti da quelli no covid), per la precisione attualmente 23 a Civitanova e 13 a Macerata, tanto che si sta pensando di riconvertire interamente, di nuovo, l’ospedale di Camerino a Covid Hospital. Ma anche perché il virus, per la sua forte contagiosità e per la necessaria collocazione da qualche parte dei pazienti covid che non richiedono particolari terapie intensive o semi-intensive (attualmente circa 390 persone), si diffonde comunque e “sporca” dove capita, tanto che a Macerata il reparto Cardiologia è stato chiuso, sia pure per breve tempo (almeno così pare di capire dalle ultime dichiarazioni rilasciate dalla Dirigente regionale Asur Nadia Storti), perché sono risultati positivi al virus alcuni medici, infermieri e operatori sociosanitari.
Il pronto soccorso di Civitanova, dove si è ricorsi a una prolunga per attaccare l’ossigeno a una presa
Si ricorderà, poi, come uno dei tanti motivi di contestazione dell’astronave bertolasiana consisteva nel rilievo che, per gestire gli 84 posti letto realizzati, di cui 42 di terapia intensiva e 42 di terapia semi-intensiva, ci sarebbe voluto un numero sterminato di medici anestetisti rianimatori e un numero ancora più vasto di personale infermieristico: mediamente, un medico anestetista rianimatore e 4 infermieri per ogni posto letto per tutto l’arco dei turni nelle 24 ore. Personale che – si diceva allora – non era disponibile, semplicemente non c’era nell’ambito di tutta l’Asur Marche nemmeno sottraendolo ai reparti di terapia intensiva situati presso i presidi ospedalieri esistenti, che comunque, se depauperati nell’organico, sarebbero andati velocemente in sofferenza. Rilievo che era stato avanzato con forza nei mesi scorsi non da un qualche uomo della strada privo di specifiche cognizioni, ma dalle stesse organizzazioni sindacali e di categoria dei medici e degli infermieri. “Li troveremo”, venne allora detto con superficiale arroganza da Ceriscioli & C., magari facendo ricorso agli specialisti delle altre aree vaste sparse nelle Marche o facendo assunzioni ad hoc.
Ebbene, oggi vediamo che il Fiera Covid di Civitanova, proprio per questa drammatica, ma risaputa e irrisolta, carenza di personale specializzato, è innanzi tutto gestito al 90 per cento da personale della sola Area Vasta 3 (prevalentemente dell’ospedale di Civitanova) ed è utilizzato solamente in parte: 14 degenti in terapia intensiva, 28 in terapia semi-intensiva, più altri 13 pazienti covid trattati come da reparto medicina, pazienti probabilmente in fase di uscita. Ora c’è l’ipotesi di utilizzare altri 4 posti letto del Fiera Covid, ma allo stato attuale residuano comunque inutilizzati, in questo momento di grande preoccupazione e di paura per la carenza delle terapie intensive, altri posti che, proprio per il loro mancato e impossibile utilizzo, sono la dimostrazione migliore dell’assurdità dell’astronave civitanovese. Assurdità che rifulge in maniera cristallina ove si pensi che questi posti residui, in tutto o in parte, vengono richiesti dalla Regione Umbria e la Regione Marche (che evidentemente non è in grado di utilizzarli) si è detta tranquillamente disponibile a concederli, purchè ovviamente vengano gestiti con personale umbro.
Ma il disastro non finisce qui, perché l’apertura del Fiera Covid, sia pure parziale, sta massacrando il Pronto soccorso di Civitanova, depauperato di personale medico e infermieristico necessario per garantire i turni nella struttura distaccata posta a 5 kilometri di distanza dinanzi al casello autostradale, ed anche di attrezzature portate alla spicciolata nella mitica astronave. Il personale residuo del Pronto soccorso civitanovese, con ben 23 degenti covid (qualcuno con il casco, altri con il ventilatore, tutti con problemi enormi) posizionati in barelle dove sono condannati a restare anche 7-8 giorni, e al contempo con l’utenza ordinaria alla quale fare fronte, è pertanto veramente allo stremo, sottoposto come è da settimane ad un enorme dispendio di energie e di forze, e velocemente sta montando la rabbia nella struttura ospedaliera per una soluzione (l’astronave, appunto) imposta dalla politica, ma non rispondente ad alcuna regola di sana e buona gestione sanitaria.
E poi c’è un dato di fatto finale incontrovertibile: le strutture come il Fiera Covid che, poste al di fuori di un ospedale vero e proprio, contengono solo postazioni di terapia intensiva e non possono utilizzare con immediatezza tutte le altre competenze specialistiche normalmente presenti in un ospedale (medicina, chirurgia, ortopedia, ostetricia e ginecologia, pediatria, cardiologia, oncologia, urologia, ecc.), non sono in grado di avere disponibili in pochi minuti tutte le cognizioni tecniche necessarie a fronteggiare la plurime e gravi patologie di cui normalmente soffre il paziente covid, che possono manifestarsi e aggravarsi da un momento all’altro. Devono fare affidamento sulla reperibilità e sulla consulenza del cardiologo e degli altri specialisti, il cui arrivo però comporta necessariamente il passaggio di tempo prezioso, ancora più prezioso in situazioni di emergenza. Il risultato è quello di un aumento inevitabile della mortalità e comunque di problematiche gravi trattate senza lo specialista, ad esempio, come risulta essere successo al Fiera Covid, per embolie polmonari e situazioni di pneumodiastino, ed anche per un infarto, il cui esito sarebbe giusto, per motivi di ovvia trasparenza, che venisse reso noto dall’Asur Marche.
«Covid center, ancora personale di Av3 per aprire il quinto modulo Stiamo andando a picco»
Discussione surreale. Il vero scandalo è che vi siano moduli vuoti e pazienti a Macerata e Civitanova che non si sa dove mettere.
Come sempre l 'Avv.Bommarito fa un analisi puntuale e precisa, con ragione dei fatti prima e dopo, altro che Avvocato delle cause perse come lo ha voluto chiamare qualcuno in Consiglio Comunale a Corridonia... Senza scheletri politici se lo puo' permettere perche' cerca sempre la Verità...e vale per tutti i suoi ragionamenti...sia che siano favorevoli che negativi... LA TRISTE REALTÀ' CHE STIAMO VIVENDO OGGI .
E dove devono andare i malati "normali"dell'entroterra,oramai abbandonati a loro stessi?
Analisi, come sempre, lucida ed ineccepibile
adesso li trova Ceriscioli i medici e infermieri? chi li trova Bertolaso? che bravi oh! complimenti a Ceriscioli !
si intanto pero' stiamo dando dei posti all'umbria
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È incredibile che qualcuno nei giorni scorsi, forse perché spesso, purtroppo, si misurano gli altri con il proprio metro, abbia scambiato la responsabilità a cui siamo stati, ad ogni livello, autorevolmente richiamati dal Capo dello Stato in un momento tanto drammatico come quello che stiamo vivendo, per “silenzio”, “mutamento” e “fuga” dalle proprie opinioni. Opinioni che, invece, sulla FIERA COVID DI CIVITANOVA MARCHE, non solo restano le stesse ma sono addirittura avvalorate proprio dalle vicende che stanno accadendo negli ultimi giorni e che sono state magistralmente descritte in questo articolo di Bommarito che sottoscrivo in toto. Una pessima gestione amministrativa, a livello sanitario regionale, si aggiunge, infatti, alle grandi criticità che avevamo già denunciato come Comitato “NO FIERA COVID” prima a livello amministrativo, con l’inascoltata Petizione-Diffida che è stata sottoscritta online da oltre mille cittadini ma non è stata degnata di risposta alcuna, magari anche negativa, dal Presidente CERISCIOLI e poi da un esposto per abuso d’ufficio che è tuttora al vaglio delle autorità competenti. Questo ho detto al giornalista de IL FATTO QUOTIDIANO che, ieri sera, me lo ha chiesto e proprio su questo, sia per tentare di “camuffare” l’errore compiuto e sia a fini elettorali locali, sono intervenuti persino esponenti del PD, “coprotagonista” fondamentale della scelta “scellerata” della FIERA COVID DI CIVITANOVA MARCHE. Concludo con una precisazione: sarà soltanto il bilancio finale definitivo su questa struttura, che continuo a considerare per i motivi che chiunque può rileggere nei documenti da me sottoscritti e che confermo in toto come una scelta gravemente sbagliata e forse… non solo, ad assegnare torti e ragioni. Soltanto in quel momento sapremo chi dovrà scusarsi e come e con chi dovrà farlo…! Io sono pronto, nel caso fosse necessario, e la mia storia politica e personale garantisce in tal senso. Mi auguro ci sia altrettanta corretta disponibilità intellettuale da parte di chi quella struttura ha pervicacemente voluto ed, ancora oggi, incredibilmente ne rivendica la “paternità”.
IVO COSTAMAGNA
(Presidente Comitato NO FIERA COVID CIVITANOVA MARCHE)
cric & croc
Il bello è che adesso anche Bertolaso sta cambiando idea e in Umbria, dove è stato chiamato come consulente della Giunta Reg.le, propone di intervenire non con megastrutture collocate all’esterno della rete ospedaliera esistente, ma con interventi all’interno di queste.
Questo è il link relativo al cambio di orientamento di Guido Bertolaso, molto istruttivo da leggere, visto che sostiene le stesse cose sul recupero degli ospedali esistenti sostenute da mesi da quanti si sono opposti al Fiera Covid di Civitanova:
https://www.ansa.it/umbria/notizie/2020/11/06/bertolaso-individuate-gia-diverse-soluzioni_62e7e497-4efc-4fdd-86b4-6d9bce0c8777.html
Dice Bertolaso in Umbria… “trovato una giunta regionale molto motivata, attenta al problema e impegnata a cercare di adottare tutte le misure necessarie …Nell’articolo si fa notare , giustamente, che nelle Marche andavano realizzati 115 letti e ne sono stati realizzati 15, adesso siamo in Umbria e mi sembra giusto dire che la su decantata giunta umbra doveva realizzarne 50 di letti ma non ha provveduto nemmeno a piazzarne uno…..Bommarito continua imperterrito a sostenere il Comitato No Covid? Avrà ragione… Sarei stato più vicino alle tesi dell’avvocato se il presidente del comitato si fosse legato con robuste catene al Covid Center come aveva promesso, rafforzando così la robusta storia politica e personale che già lo garantisce.
Cari analisti,non sarebbe il caso,però,di spendere una parola sulle dimensioni dell’epidemia,che
avrebbero potuto e potrebbero diventar tali che anche l’auspicata utilizzazione e riconversione delle strutture ospedaliere esistenti avrebbe potuto risultare insufficiente?
Ci troviamo di fronte una situazione inedita che richiederebbe un approccio più prudente,maggiormente dialogante.
Il problema della mancanza di medici ha origini lontane.
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/covid-carenza-medici-specialisti-documento-aveva-previsto-10-anni-fa-profetico-emergenza-ospedali-13mila-dottori/e0267ef2-28f9-11eb-92be-ccd547aa4d2b-va.shtml?intcmp=exit_page
Fermo ovviamente restando che la mancata realizzazione dei 105 posti aggiuntivi di T.I. previsti dal Decreto Rilancio costituisce l’ennesima disdicevole performance della precedente Giunta Regionale, a monte resta la ben più grave indifferenza mostrata da tutti i governi regionali che si sono succeduti a far data dal 2007 nei confronti delle chiare indicazioni contenute nel Piano Pandemico Regionale, a mente del quale il tetto dei 300 posti letto di T.I. avrebbe dovuto costituire il plafond minimo per il territorio marchigiano da almeno un decennio.
In disparte le considerazioni che ognuno è autonomamente in grado di fare relativamente alle ‘qualità’ dei politici responsabili di tale inammissibile inerzia, continuo a ritenere ineludibile l’intervento della Procura della Repubblica a fronte delle fattispecie di reato ad essa correlate.
Vede avv. Bommarito la sua analisi potrebbe essere anche corretta, se si fossero realizzati i posti letto nuovi nelle rianimazioni già esistenti forse “l’astronave” di Civitanova non sarebbe servita, allora mi chiedo chi non ha fatto il proprio dovere, e sappiamo tutti chi è, che gli facciamo? Li fuciliamo? Purtroppo in Italia nessun politico e nessun dipendente pubblico fà ciò che dovrebbe, il proprio dovere, ma fanno soltanto quello che torna loro conto, sia in poltrone che in soldi, ecco il male dell’Italia.