Saltamartini, da Cingoli a Civitanova:
«Serve un sistema turistico integrato»
Bravi: «Sosteniamo le piccole imprese»

REGIONALI - Entrambi di Cingoli, il primo, già senatore e sindaco è in corsa con la Lega a sostegno di Acquaroli. Il secondo, imprenditore agricolo, è candidato con Marche Coraggiose per Mangialardi

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Filippo Saltamartini oggi a Macerata insieme a Tullio Patassini e Luca Paolini (foto Falcioni)

 

Anche Cingoli guarda a palazzo Raffaello. Dal Balcone delle Marche corrono in sei. Nel centrodestra Lorenzo Cignali (Udc-Popolari per le Marche), Filippo Saltamartini (Lega), Maria Letizia Scalpelli (Fratelli d’Italia) e Anna Maria Tittarelli (Civici per il territorio). Nel centrosinistra Lucia Pistelli (Lista riformista: Italia Viva, Partito Socialista, Demos, Civici Marche) e Francesco Bravi (Marche Coraggiose). Di seguito, uno per schieramento, raccontano la loro scelta e i loro progetti Filippo Saltamartini, attuale vicesindaco di Cingoli e Francesco Bravi, dello storico Mulino Bravi. 

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L’incontro oggi in piazza Cesare Battisti a Macerata (foto Falcioni)

di Federica Nardi 

Filippo Saltamartini, ex senatore, ex poliziotto, due volte sindaco e ora vicesindaco di Cingoli, ha le idee più affilate che mai e già proiettate al governo regionale. Il suo passaggio da Pdl-Forza Italia a Lega, con cui ora è candidato al Consiglio regionale, è una lunga storia. Inizia, dice, nel 1999, «quando ero segretario generale del sindacato di polizia e fui chiamato a strutturare il pacchetto sicurezza del governo Berlusconi in un tavolo a Milano con Lega, An e Forza Italia». Ed è anche «l’estensore della prima riforma per la legittima difesa». In sintesi, «il mio rapporto con la Lega è antico e con i vertici». Saltamartini, che negli ultimi anni ha manifestato ben cinque volte per l’ospedale del suo Comune, con tanto di camion carico di neve scaricata di fronte alla sede della Regione ad Ancona, rivendica di aver sempre fatto scelte coerenti. «Quando Tremonti pose l’incompatibilità tra carica di sindaco e quella di senatore, ho scelto di non candidarmi al Senato. Ero stato eletto quattro anni prima e non si spiegava perché dovessi andarmene prima delle fine del mandato». Un salviniano ante-litteram. «Nel 2015 ero l’unico sindaco che aveva detto al prefetto che non volevo immigrati nel mio comune e non vennero inviati. Nel 2018 fui l’unico sindaco a organizzare la manifestazione davanti alla Prefettura per far mandare più carabinieri e riuscimmo ad averli. Nello stesso periodo fui l’unico sindaco ad appoggiare Paolini nella manifestazione per il carabiniere di Monte San Giusto. Poi sono stato io a promuovere la lista unica in provincia per tutta la coalizione. Ho sempre lavorato in una visione di alleanze».

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Filippo Saltamartini

Poi lo sgambetto della Lega, che però si è rivelato un flop per il Carroccio, almeno a livello comunale: «L’anno scorso ho chiesto alla Lega di fare una lista unica. All’inizio l’ipotesi era positiva, poi improvvisamente i vertici locali hanno deciso di fare una lista propria. La scelta fu di presentare la nostra lista ma di votare comunque la Lega alle europee. I risultati li abbiamo visti. Sono stato il consigliere comunale più votato delle Marche. Chiaramente – spiega – c’è un rapporto con la Lega e con Salvini legato alla pandemia». Dopo il dramma del focolaio di coronavirus nella casa di riposo di Cingoli, rimasto sprovvisto anche di personale a causa del contagio «si apre quella durissima polemica con Sciapichetti e Maccioni che dicono “la casa di riposo è comunale la competenza è del comune – ricorda Saltamartini – A quel punto, disperato, insieme al sindaco chiamo tutti i numeri di telefono di politici del centrodestra che avevo nel cellulare. L’unico che ha risposto è stato Salvini. Dopo due giorni sono arrivati due medici della marina e quattro infermieri. Tranne sei persone, li abbiamo salvati tutti. In altri Comuni ne sono morti il triplo». Saltamartini porta in dote, oltre alla messa in sicurezza del ponte di Castreccioni, anche un altro aspetto, quello della gestione del bilancio pubblico: «Sono l’unico sindaco in Italia ad aver abbattuto il debito pubblico del 40% di tutti i lavori e mutui dei miei predecessori. Tutto quello che ho detto, l’ho fatto. E in Regione penso che la spesa pubblica vada riqualificata. Non ci sono altre strade».

La visione di Saltamartini si estende fino alla costa. «A Civitanova va raddoppiata la darsena. È il bacino turistico più importante di tutto il sud delle Marche». Un’attenzione a un territorio distante da Cingoli che, dice, non deve stupire. «Se Civitanova ha capacità attrattiva poi penso che con l’organizzazione dei servizi turistici uno possa anche venire a mangiare il tartufo a Cingoli. I paesi del nord già vengono da noi ma va fatto un sistema unico portando i turisti attraverso una riqualificazione e una diffusione dei nostri beni. Non c’è un coordinamento. Non c’è, ad esempio, un orario unico dei musei». Altro tema caro, oltre alla ricostruzione, alla tutela dell’ambiente, alla viabilità, quello della formazione professionale: «Siamo la prima regione manifatturiera. Dobbiamo aprire un tavolo con Confindustria e Confartigianato per formare il personale: sapere qual è la domanda di manodopera specializzata e formarla». Idem per la ricerca applicata: «Ci sono imprese ad alto contenuto tecnologico che sarebbero ben liete di cooperare con le università ma è difficile se i ricercatori sono pagati come morti di fame a 1000 euro al mese. Dobbiamo scegliere i migliori». Oggi pomeriggio Saltamartini è stato in piazza Cesare Battisti a Macerata insieme ai parlamentari leghisti Latini, Paolini e Pazzaglini. Il tema: “Sicurezza e libertà: tutto ciò che la sinistra non ha fatto in questo anni”.

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di Leonardo Giorgi

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Francesco Bravi, candidato consigliere regionale nella lista Marche Coraggiose

«C’è sensazione di sfiducia verso la politica in generale, le persone spesso non fanno distinzione tra destra e sinistra. Bisogna puntare più alla persona che all’ideologia politica se vogliamo evitare l’astensionismo». Il candidato consigliere regionale Francesco Bravi, in lista con Marche Coraggiose nella coalizione per Maurizio Mangialardi, non usa mezzi termini e avverte le parti in gioco. Nato a Cingoli, cresciuto a Roma e profondo conoscitore del territorio e del settore delle piccole imprese, oltre a ricoprire importanti ruoli in Cna, Bravi da 11 anni si occupa dell’attività di famiglia con i suoi fratelli: lo storico Mulino Bravi, che oggi produce farine all’avanguardia a basso impatto ambientale e a chilometro zero. Viaggiando per il territorio durante la campagna elettorale, il candidato ha avuto modo di sentire il polso della popolazione e carpire sensazioni importanti: «Tante persone mi hanno detto “vado a votare solo perché ci sei tu, sennò altrimenti non mi importerebbe niente”. Specialmente nell’area del cratere sismico, le persone hanno perso completamente fiducia nelle istituzioni, anche in modo comprensibile. Sono cambiati diversi governi e la ricostruzione è ancora a un punto morto. Dobbiamo puntare alle persone e alle idee concrete più che ai simboli politici, altrimenti rischiamo un astensionismo di massa». Per quanto riguarda i sondaggi, «sì, Acquaroli sembra che sia in testa, ma in giro non sento troppo entusiasmo attorno al candidato. Un conto è un sondaggio, un conto è uscire di casa e andare a votare. Allo stesso tempo, l’elettorato di centro sinistra è in genere più abituato a votare a prescindere da Covid, meteo e quant’altro: l’esperienza dell’Emilia-Romagna insegna. Dal mio punto di vista, ovviamente, mi auguro avvenga la stessa cosa nelle Marche».

Tra i temi della campagna elettorale di Francesco Bravi, i principali riguardano tutela della piccola impresa, ambiente e ricostruzione delle aree terremotate. «Il tessuto produttivo marchigiano – spiega Bravi – è composto in larga parte da piccole e medie imprese o addirittura da micro-imprese operanti nel settore artigianale e manifatturiero. Purtroppo, già con la crisi del 2008, le imprese marchigiane hanno sofferto una forte contrazione e ora, in piena pandemia Covid-19, rischiano di perdere competitività, di vedere il proprio personale diminuire o, alcune di esse, di chiudere le attività. In questo senso, la Regione Marche, si è impegnata negli anni nell’attivare bandi di finanziamento, anche attraverso l’uso di fondi europei per far fronte a questa situazione. Bisogna, però, osare di più e mettere in campo risorse aggiuntive per sostenere le iniziative anche di quelle piccole aziende che vogliono diventare grandi. Se eletto promuoverò e sosterrò azioni volte ad aumentare le risorse in questa direzione, istituendo bandi regionali di finanziamento a sostegno dell’economia regionale, anche a misura di piccole aziende». Per quanto riguarda ambiente e ricostruzione, «promuoverò e sosterrò progetti per estendere ed incentivare una politica di rifiuti zero e che incentivi nuovi settori produttivi legati al riutilizzo e al riciclo dei materiali. Per la ricostruzione, l’obiettivo è rafforzare gli uffici preposti a fornire assistenza e guida per avviare e accelerare le pratiche della ricostruzione. Mi batterò, inoltre, affinché le nostre piccole e medie imprese, nonché le loro maestranze, possano partecipare alla ricostruzione».

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