«Poco più di un terzo del settore del commercio è aperto nelle Marche. E se da una parte c’è l’affanno, ma l’operatività dell’alimentare al dettaglio, dall’altro c’è la chiusura della ristorazione legata all’accoglienza, come della piccola ristorazione, i bar eccetera: per queste realtà, che non hanno entrate ma sostengono costi, la situazione sta per un altro verso diventando difficilissima». Così Massimiliano Polacco, componente di giunta di Camera Marche. In regione gli esercizi commerciali aperti sono 12.708 e occupano 20.010 persone: di questi punti vendita 5.954 sono dedicati al commercio alimentare (tra ipermercati, supermercati, minimercati, commercio al dettaglio di bevande e tabacco) e impiegano 12.202 addetti. 1.192 sono i punti vendita aperti nel settore servizi alla persona (farmacie, parafarmacie, vendita di articoli igienico-sanitari, medicali, ortopedici e di igiene personale) dove lavorano 2.157 dipendenti. «Se medici e infermieri sono gli eroi di questa durissima stagione che l’Italia e il nostro territorio, tra i più flagellati dopo la Lombardia, sta vivendo, ci sono altre figure che confortano la nostra quotidianità e la rendono più vivibile e in qualche modo normale: gli esercenti dell’alimentare che provvedono al nostro fabbisogno giornaliero, esposti molte ore e sette giorni su sette a un flusso di persone che vede nell’approvvigionamento qualcosa di più che la risposta al primo fabbisogno – dice Polacco – . Si tratta di una situazione che protratta diventerà difficile per queste figure. Allo stesso rischio esposti anche gli addetti di farmacie e parafarmacie ancora più direttamente in contatto con una clientela spesso non in perfetta forma, a cui dispensano anche indicazioni e supporto».
Al riguardo il dott. Polacco, mi sembra di intuire, non tiene in considerazione della difficoltà di tutte le altre categorie commerciali che in questo momento sono chiuse e che difficilmente, alle attuali condizioni, potranno garantire i posti di lavoro in futuro e la loro stessa sopravvivenza, di ogni tipologia e dimensione. A tale riguardo essendo in contatto con la presidenza di FedermodaItalia ho avuto modo di apprezzare il contributo che la stessa ha avanzato al Premier Conte prima della stesura del DL, il quale conteneva richieste congrue ed oggettivamente necessarie ma che purtroppo il Cura Italia non ha preso in considerazione , a grande discapito del commercio al dettaglio. Non ho avuto modo di ascoltare in questi giorni il disappunto delle altre associazioni di categoria che mi auguro possano esprimersi in un prossimo futuro, quando ci sarà l’urgenza ancora una volta di intervenire con un altro Provvedimento che mi auguro sia adeguato alla grave crisi economica che affronteremo.
La situazione è difficile per tutti, visto che siamo tutti chiusi...e se non accade un miracolo alla svelta tantissime attività chiuderanno e tante altre saranno costrette a licenziamenti di massa...
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