di Marco Ricci
Bankitalia che avvalla nel 2011 le posizioni creditizie di Banca Marche, poi la crisi economica che si abbatte sulla regione, dunque le nuove valutazioni sulle garanzie e sulle coperture del credito deteriorato presentate dalla nuova dirigenza BM e approvate dal Cda, quindi le conseguenti ulteriori rettifiche e le perdite di esercizio. Infine il crack, mentre i 37 finanziamenti contestati oggi dalla banca avevano seguito tutto l’iter gerarchico. Questa in estrema sintesi la tesi difensiva presentata al Tribunale di Ancona dall’ex direttore generale di Banca Marche, Massimo Bianconi, dopo essere stato chiamato in giudizio dagli ex commissari Feliziani, Terrinoni e Inzitari per rispondere – in solido agli ex vicedirettori della banca, a due consigli di amministrazione e a tre collegi sindacali – di un mega risarcimento da 100 milioni di euro. Il tutto per aver procurato all’ormai ex istituto di credito un danno stimato in oltre 260 milioni per le 37 pratiche di finanziamento, tra cui le operazioni condotte da BM con i gruppi Mazzaro Canio, Ciccolella, Degennaro, Casale, Lanari e Polo Holding.
I legali di Bianconi – Pietro Anello, Giulio Agrò e Rosanna Zuccato – dopo aver definito “roboante” l’affermazione secondo cui il crack Banca Marche sia “il maggior disastro bancario italiano dopo i casi Calvi e Sindona” – in una memoria di oltre 70 pagine hanno preso spunto nella loro difesa da alcuni stralci del durissimo verbale ispettivo sul sistema del credito consegnato dalla Vigilanza a Banca Marche nei primi mesi del 2011 (leggi l’articolo). Questo per poter “acclamare in modo certo e attendibile” quale fosse la posizione del portafoglio di Banca Marche prima dell’uscita di Bianconi. Secondo i tre avvocati, infatti, le prime 40 esposizioni del gruppo Banca Marche sarebbero state vagliate dalla Vigilanza e – sebbene fosse stato rilevato nell’ispezione come il credito presentasse sintomi di deterioramento dovuti sia alla crisi economica che alle inefficienze allocative – lo scadimento del portafoglio sarebbe stato in parte attutito “dalle cautele assunte sul fronte delle garanzie”, pratiche definite dalla Vigilanza prudenti salvo però “rare eccezioni”. E visto poi come l’ispezione si concluse con l’accettazione da parte di Banca Marche di nuove rettifiche e di nuove posizioni da porre a incaglio e sofferenza imposte dalla Vigilanza, tutto ciò fa scrivere ai legali di Massimo Bianconi come sia oggi difficile affermare che la classificazione del credito non fosse corretta o fosse frutto di valutazioni errate effettuate da Banca Marche.
Dunque arriva la crisi che in effetti colpisce in regione il doppio rispetto alla media italiana, con le sue nefaste conseguenze sulle imprese e sull’esito dei loro affidamenti con le banche. E mentre prosegue il crollo dell’economia – a fine 2012 e con Bianconi già uscito da Banca Marche – secondo i tre avvocati arrivano dalla nuova dirigenza valutazioni “prudenziali” delle garanzie e delle coperture di incagli e sofferenza, con le prime che sarebbero state portate ai livelli delle seconde. Questa scelta “prudenziale”, secondo il memoriale, avrebbe costretto a nuove rettifiche e in alcuni casi portato al blocco dei finanziamenti con il conseguente default di alcuni prenditori. A fine 2012 viene dunque effettuata una scelta dalla nuova dirigenza ma, secondo i legali di Massimo Bianconi, ciò non significherebbe che i precedenti criteri fossero scorretti o fossero stati contestati dalla Vigilanza.
Una tesi dunque semplice e lineare quella di Bianconi, però apparentemente in contraddizione con altri rilievi espressi dalla Vigilanza nello stesso verbale del 2011, quando gli ispettori scrissero nero su bianco come “in un contesto economico contrassegnato da forti incertezze, tardivi, e non sempre efficaci, sono stati gli interventi volti a reagire alle mutate condizioni di mercato”. E tra questi interventi poco efficaci gli ispettori citarono proprio l’esempio delle valutazioni sui beni posti a garanzia dei crediti, con un riferimento esemplificativo alle perizie “datate” relative alle esposizioni di Antonio Merloni con Banca Marche. Ancora più chiaramente si esprimerà poi la Vigilanza al termine di una successiva ispezione, segnalando come ancora nel 2013 buona parte delle perizie risultasse antecedente al 2010, cioè a prima che sulle Marche si abbattesse lo tsunami della crisi economica citata dagli stessi legali dell’ex dg. Bianconi, lo ricordiamo, uscirà da Banca Marche non ad inizio 2011, cioè al momento della citata ispezione, ma settembre del 2012, cioè un anno e mezzo dopo, mentre in regione proseguiva il crollo del mercato immobiliare e del valore degli immobili, circostanza che chiunque avrebbe potuto verificare semplicemente passando davanti alle vetrine di una qualsiasi agenzia. E se i prestiti al settore edile nelle Marche sono oggi in default per il 75%, con il mercato degli immobili ancora in caduta libera nel 2015, forse quelle valutazioni “prudenziali” dei crediti deteriorati e delle garanzie effettuate dalla nuova dirigenza, non erano poi così “prudenziali” quanto forse realistiche.
Il primo è forse più importante pilastro della difesa dell’ex dg di Banca Marche è comunque l’affermare come lo stato del credito fosse stato in qualche modo certificato dalla Vigilanza. Difficile però immaginare come cinque ispettori, nell’arco di meno di quattro mesi, avessero potuto valutare lo stato di tutto il credito di Banca Marche, effettuare tutte le nuove perizie e valutare tutte le garanzie, considerando come gli impieghi, a fine 2011, ammontassero a circa 17 miliardi di euro (la revisione del credito occupò la nuova dirigenza BM per oltre un anno). Al contrario, gli ispettori riversarono fuoco e fiamme sul sistema del credito di Banca Marche. Il verbale ispettivo citato dalla difesa dell’ex dg riportava infatti molto di più rispetto agli stralci presentati al Tribunale, segnalando ad esempio l’eccessiva esposizione nell’immobiliare e verso grandi imprenditori “di modesta qualità”, l’inefficacia dei controlli interni, il frequente sostegno a iniziative poi degradatesi rapidamente e le “manchevolezze d’ampia portata” del sistema del credito.
E sempre in quel verbale del 2011 vengono prese di mira alcune delle operazioni contestate da Banca Marche a Bianconi e agli altri ex vertici, come ad esempio il “poco prudente” e “reiterato” sostegno al gruppo Lanari. “L’espansione complessiva del fido – recita il verbale che segnala anche la necessità di ulteriori 200 milioni per portare a compimento le opere del gruppo – è stata in buona parte realizzata in forma chirografaria. Essa si è poi associata ad anomalie quali facilitazioni a breve più volte rinnovate, finanziamenti funzionali all’acquisto di terreni a prezzi non coerenti con valutazioni peritali, crediti non garantiti a soci (Pietro Lanari/Camiciola) per rafforzare il patrimonio de La Fortezza, ovvero pagare imposte”. E non basta, perché è sempre la Vigilanza nel 2011 a stigmatizzare la prassi di erogare nuova finanza o rimodulare le esposizioni per porre sotto traccia le “latenti difficoltà” di alcuni gruppi. E tra questi compaiono proprio la Polo Holding, il gruppo Ciccolella, il gruppo Amati/Statuto e quello riferibile a Mulazzani Italino.
E i finanziamenti adesso contestati dalla banca non terminarono neppure con le ispezioni del 2011, seppure secondo i tre avvocati dell’ex direttore generale non sarebbero poi così irregolari come ipotizzato dall’istituto di credito. Perché le operazioni con i gruppi Lanari, Mazzaro Canio, Degennaro e Polo Holding proseguirono infatti nei mesi successivi, alcune addirittura fino alla metà del 2012. Insomma, se la Vigilanza della Banca d’Italia aveva già segnalato le anomalie procedurali e stigmatizzato le verifiche creditizie non idonee a porre in luce “manchevolezze d’ampia portata”, i soldi in un modo o nell’altro a qualcuno continuavano ad arrivare. Poi, a quel punto, la crisi avrà anche fatto il suo corso. Difficile però affermare che in Banca Marche si fosse sempre operato secondo criteri di sana e prudente gestione. Non lo scrive né lo ha mai scritto la Vigilanza, tutt’altro, mentre i legali dell’istituto parlano oggi di un “crescendo impressionante di irregolarità”. Sarà adesso il Tribunale di Ancona, davanti ad accusa e difesa, a stabilire dal prossimo autunno come sono in realtà andati i fatti.
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Si conferma in ogni caso l’inefficacia della vigilanza di Bankitalia.
Adesso mi aspetto che il legale di Ponzio Pilato venga a dirci che cristo è morto di freddo….
Grande Bianconi,se qualcuno lo accusasse di avere la faccia come il c…..,quest’ultimo,il c…. non Bianconi,si offenderebbe querelando chi ha fatto questo paragone.
I suoi legali giustamente ridimensionano il crack e come e’ stato definito,in effetti per qualche miliarduccio di euro di perdite parlare del piu” grande scandalo finanziario dopo quello di Calvi e Sindona….vogliamo metterci in testa che la colpa di tutto e’ della crisi del mercato immobiliare e lasciare in pace con il suo cagnolino il povero( si fa per dire Bianconi?
Per chi non avesse ancora capito come funzionava il cda di banda marche e chi deliberava e avvallava le propste,osservate con attenzione l’espressione profonda,intensa,rassicurante e professionale di chi siede alla sinistra di Bianconi nella prima foto dell’articolo.Una volta guardata e’ tutto molto piu’ chiaro.Quei rin…omati professionisti erano la diretta emanazione di altre geniali istituzioni: le fondazioni!!Ora grazie al loro operato invece che occuparsi del sociale affittano o regalano un po’ di stanze dei loro palazzi all’universita’ almeno qualcuno paga bollette e riscaldamento
Un branco di delinquenti schifosi.
Per Frontoni. In effetti la responsabilità del crac non può essere per intero di una sola persona.
Dategli il massimo della pena.
http://www.vittimedelsalvabanche.it/wp/blog/2016/01/13/31-gennaio-fuga-da-bancatraz/
In un normale Stato di diritto l’accusato ha diritto di difendersi con un giusto ed equo processo, ma anche la parte lesa ha diritto ad un giusto ed equo risarcimento.
Piu’ che il massimo della pena si deve sperare che non intervenga la prescrizione!!!