“Credo che non sia un Natale gioioso. Tuttavia credo fosse necessario elaborare un pensiero di modo che queste e tante altre ferite delle famiglie potessero trovare, alla luce del Natale, una qualche solidarietà”. Lo ha affermato a Radio Vaticana il cardinale arcivescovo di Ancona Edoardo Menichelli, a proposito degli azionisti e obbligazionisti che con il salvataggio di Banca Marche hanno perso tutti i loro risparmi. Il cardinale originario di San Severino ha anche parlato della ”sedia troppo grande” occupata nella nostra società dal valore-denaro. “Ci saranno percorsi legislativi, percorsi di responsabilità, su cui erano chiamate a pronunciarsi le istituzioni preposte – ha osservato Menichelli -. Non credo sia pensabile una cosa specifica, ma come la Chiesa fa per tante altre povertà, tante altre situazioni difficili, è probabile, pensabile che si possa dare qualche sollievo, anche se non esaustivo, pure a questa situazione. Dico sollievo, non riparazione, perché la parola ‘riparazione’ forse diventa più complessa e più impegnativa naturalmente”.
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E parlate proprio voi??
Der Spiegel continua dicendo:
La leadership del Vaticano è allarmata. Arcivescovi e cardinali non sono affatto entusiasti del fatto che i funzionari italiani sono ora a rovistare nei loro affari segreti. Il portavoce papale Federico Lombardi ha apertamente minacciato le istituzioni italiane che tutelano la legge e ha esortato a rispettare gentilmente “i diritti sovrani della Santa Sede.” In altre parole, egli ritiene che tutti i documenti, comprese le informazioni riservate riguardanti la banca vaticana che sono state sequestrate nel corso del ricerca a casa di Gotti Tedeschi non dovrebbe essere nelle mani di investigatori italiani.
L’incidente, quando si guarda attraverso una episteme storico, non dovrebbe sorprendere per nulla, dato che per più di 40 anni, lo IOR (fondato nel 1942) è spesso stato coinvolto in scandali, di corruzione, denaro in campagne politiche, riciclaggio di denaro della mafia e conti anonimi. Per quasi 20 seco ltesso era vero.
Molte persone bloccate nel mezzo del commercio illegale con la banca vaticana sono state uccise. Altri hanno trascorso molti anni dietro le sbarre. Cavalcando le falde della storia, il Vaticano rimane un pozzo nero di riciclaggio di denaro sporco. Il modus operandi della banca è quello di rimanere avvolta nel mistero, mantenendo tutto il possibile al riparo dalla luce pubblica. Alla banca, molte volte l’anonimato è stato garantito, e così le plusvalenze che vanno tassate, come pure il bilancio mantenuto riservato.
La banca ha sede all’interno di una torre difensiva medievale chiamata di Niccolò V. Si trova a ridosso del Palazzo Apostolico, residenza ufficiale del papa. Il record, per un totale di 33.000 conti di 7,6 miliardi dollari soggiornano presso la banca. Il beneficiario diretto è il papa e la Chiesa. Ufficialmente, ha registrato un utile nel 2010 per la banca sono stati 55 milioni di euro. Queste sono solo stime, il Vaticano non ha ancora rilasciato le sue pratiche commerciali di decenni.
“C’è il timore che, a causa della necessaria trasparenza di oggi, si troverà qualcosa del passato che non si vuole che emerga”, spiega Marco Politi, uno degli esperti del Vaticano con sede a Roma.
In altre parole, non è più in corso presso la banca al di là della matrice già scoperto dei conti e società fantasma shell scoperto come arcivescovo Paul Casimir Marcinkus era la sua testa nel 1980. Allora la banca è stata coinvolta in valuta estera e le armi con il banchiere milanese Roberto Calvi, nonché finanziatore della mafia Michele Sidona. La banca ha contribuito a riciclare i profitti illeciti della mafia effettuati tramite il traffico di droga.
Propongo che l’otto per mille del gettito proveniente dalla quota marchigiana del Giubileo sia destinato in parte a dare sollievo a coloro che sono stati danneggiati dalla BdM.
Io parlerei, più che di eccessivo valore attribuito al denaro (un punto sul quale, comunque, si deve concordare con l’arcivescovo di Ancona), di eccessiva protervia di chi detiene il potere e lo esercita senza essere chiamato a rispondere del suo operato.
E’ solo in questo modo che una condanna morale evita di diventare moralistica e può trasformarsi in un elemento di crescita civile.