Il Consiglio delle donne può avere senso se unisce tutte in analisi, proposte e iniziative che superino, senza annullarle, le diverse identità e appartenenze, benché sia difficile trovare una linea comune, ad esempio, su temi che per definizione appaiono divisivi, ed è giusto che lo siano...
E invece è come se questo organismo finisse per essere l'espressione o comunque un ulteriore terreno della ordinaria dialettica politica e istituzionale del Consiglio comunale. La realtà d'altronde si impone: il comunicato qui sopra sul Consiglio delle donne è firmato da cinque uomini.
Il dott. Sopranzi, una delle eccellenze della sanità marchigiana, evidenzia opportunamente la sottovalutazione di problemi e patologie che vanno appunto a incidere su salute e vita della persona come sulla struttura del sistema sanitario. In questo come in altri casi appare preziosa una funzione riconosciuta, consapevole e attiva della medicina generale.
Un libro annunciato da tempo e che ha richiesto evidentemente un lavoro accurato di ricerca e di scrittura vista la materia delicata.
Il Bommarito law and order sulla mafia e su altro è lo stesso naturalmente che ha scritto un romanzo di impegno civile e cura dei sentimenti sollevando dubbi e domande su ergastolo ostativo e realtà carceraria.
Il dott. Alfredo Mazza, nuovo primario cardiologo a Camerino, all'Appennino camerte: "...questo è un ospedale unico, Macerata Civitanova e Camerino, poi c'è anche San Severino con le sue peculiarità. Abbiamo in questo ospedale unico, o ospedali riuniti, come potremmo meglio definirli, una direzione sanitaria unica e il personale è unico, per cui a chi lavora a Macerata o a Civitanova non è detto che un giorno non venga suggerito o consigliato di venire a lavorare per un certo periodo di tempo a Camerino, o il contrario".
E ancora: "Il problema è la redistribuzione delle unità di personale... Non possiamo fare degli ospedali fotocopia... È inutile fare ospedali uguali tra loro con le stesse funzioni e con dimensioni diverse, così si va solo al conflitto".
E quindi: "C'è bisogno di una sanità integrata tra i vari plessi (quello che non fa un presidio lo fa un altro), ma soprattutto integrata con un sistema privato. Noi paghiamo il privato e questo deve rientrare in un piano strategico sanitario di sistema".
E inoltre: "Se non usiamo questo tipo di pensiero non riusciremo nemmeno a salvare il servizio sanitario nazionale e insieme a noi andrà bene anche una sanità privata vera, quella che fa pagare e che usa le assicurazioni per poter andare avanti".
E infine: "Bisogna stare attenti a non depotenziare, ma soprattutto ad ascoltare chi negli ospedali è innovativo e non aver paura di fare cose nuove, perché se continuiamo a parlare guardando al passato perdiamo tempo e chi non ci sta ad un certo punto fa le valigie e se ne va".
"Lo scafo della nave che aveva sin qui veleggiato sottovento, in un rollio, riprendeva un'andatura normale quando il segnale ultimo, il previsto sordo segnale, fu dato. Nello stesso momento il vaporoso vello che pendeva a oriente fu percosso da una dolce luce gloriosa come in una mistica visione dell'Agnello di Dio, e Billy, guardato dalla massa dei visi rivolti in alto, salì lassù e si colorò della luce rosa dell'alba.", Hermann Melville, Billy Budd.
Ristrutturazioni e nuove opere di edilizia carceraria sono necessarie, accanto però al ripensamento della concezione della pena ed al superamento della visione carcerocentrica (imprescindibili sul tema l'impegno e gli studi di una valente magistrato e rigorosa giurista come la dottoressa Silvia Cecchi). Nel frattempo, il rispetto di principi e norme costituzionali,nonché l'applicazione di quanto già previsto dall'ordinamento penitenziario attuale, dovrebbero essere patrimonio comune; e non lo sono.
Ha visto e vissuto i drammi e le gioie della storia e della vita, accompagnando con la sua cucina i profondi cambiamenti sociali, culturali e di costume della gente e del territorio maceratesi. Finché ha potuto scendeva in sala anche solo per salutare clienti e conoscenti. Significativo che poi abbia comunque presidiato, per così dire, sino all'ultimo il luogo degli affetti e dei ricordi, delle passioni e del lavoro, lasciando in chi resta la memoria del passato e la consapevolezza delle nuove sfide.
Ottima iniziativa. Da segnalare le oltre 15 manifestazioni "Donna Vita Libertà" organizzate dal Partito Radicale nonviolento transpartito transnazionale davanti all'ambasciata iraniana e le reiterate proteste formali e condanne pubbliche da parte del ministro degli Esteri Fi Antonio Tajani rispetto alla brutale repressione scatenata dal regime.
L'antiproibizionismo resta un tabù, ricordava giustamente Nicola Porro nel recente incontro in Filarmonica, organizzato dal comune e dall'assessore Riccardo Sacchi. D'altra parte, destra meloniana e centrodestra berlusconiano condividono la stessa impostazione proibizionista sulle droghe (certo allora c'erano anche le posizioni legittime e rispettate ma affatto minoritarie, se non isolate, di Martino, Taradash ed altri...).
Al dottore Antonio Pignataro va il merito di aver rifiutato allora un approccio ipocrita e rinunciatario ai problemi della sicurezza, dell'immigrazione e dello spaccio a cielo e giardini aperti, pur tra forzature propagandistiche, debordamenti dal ruolo, attacchi e tentativi di delegittimazione morale di chi non la pensava come lui...
Il ministero fu sproporzionato nel disporre quel singolare trasferimento senza destinazione, cui Pignataro reagì, tra l'altro, con le parole di orgoglio, dignità e amarezza pronunciate in un affollato convegno a Corridonia presieduto da Gaetano Angeletti e Giuseppe Bommarito.
In una collegiata barocca si invera l'accusa illuminista secondo cui la chiesa cattolica racconta favole ed ora se il vescovo vorrà passare dalla favola al romanzo servirà la psicoanalisi per capire La coscienza di Nazzareno.
La destra a Macerata si era talmente abituata alla situazione che ora che sta al governo vuole stare anche all'opposizione di sé stessa. L'importante è sapere che "il potere è sempre altrove", come ricordava Leonardo Sciascia, il quale però credeva nelle idee mentre noi a Macerata crediamo nelle favole.
Tre uomini a parlare di ospedali e di politica, mentre le donne in casa PD ("questa è casa tua", dice la locandina accanto all'albero di Natale) se ne stanno in cucina o altrove, perdendo così l'occasione di ritessere pure loro le lodi di un project financing che quanto a miraggi non scherzava. Poi dice che un Franceschini si butta con Elly Schlein...
Con lo Sferisterio come ascensore Messi è arrivato a Parma, mentre Pinamonti è rimasto a piedi ed ora non sa se salire con la Carmen o scendere col Don Carlos.
Perché rispondere in questo modo aggressivo, scomposto ed evasivo a un padre, e di un ragazzo con disabilità grave poi, che avanza una protesta comprensibile, per di più nella situazione generale del Ssn che sappiamo, e che, se non ha magari ragione o tutte le ragioni nel merito, ha tutto il diritto di parlare e sindacare, in quanto cittadino utente e contribuente (e uomo, innanzitutto)? Ai tanti problemi della sanità italiana e marchigiana vediamo di non aggiungere pure un masochismo comunicativo di cui non si avverte il bisogno.
La Volpe e l'Uva non sono bastate ma un vero capro espiatorio tra tutti questi lupi e cinghiali si trova solo in un Parcaroli protetto, mica mirando a Piccioni o cercando in Sacchi o Cassetta. Però si sa che una mano Laviano l'altra, è quasi Natale, c'è anche Renna, bisogna stare uniti e Caldarelli, ascoltando quaranta minuti di D'Alessandro, in attesa che Iommi riapra il dialogo competitivo di fronte a un Marchiori di garanzia.
Era il "presepe" che don Enea Tarpignati, tirando con energia le corde, dopo aver creato una certa attesa, mostrava tutto soddisfatto al bambino di turno...
Don Luca Riz ricorda il legame con l'avvenimento dell'incarnazione e, in un'altra parte del suo intervento, sottolinea come quel Verbo, rappresentato nella sua venuta sulle tavole collocate dietro l'altare, rinnovi la sua presenza nell'eucarestia, sotto le specie del pane e del vino, proprio su quell'altare: il presepe insomma non è sfondo scenografico ma richiamo a ciò che si celebra e accade.
Bene. L'avversione e il pregiudizio contro l'uso terapeutico della cannabis, nonostante quanto previsto dall'ordinamento (nelle Marche vige anche una legge regionale: la n.26 del 2017), sono stati un esempio di cinismo e indifferenza.
Dopo decenni di "dinamismo dell'immobilismo" (copyright architetto Iommi), un certo qual "sano dialogo competitivo" (copyrigth come sopra) c'era da aspettarselo.
Filippo da Strada e gli altri, in quella polemica quattrocentesca in favore, appunto, della "penna", che conserva "virgo" la scrittura e non la fa divenire "meretrix" con la stampa, tornano utili oggi sia di fronte ad una editoria a getto continuo (cui peraltro corrisponde non la crescita dei lettori ma l'aumento degli scrittori che non leggono) sia rispetto all'influenza diretta della tecnologia sulla mentalità e sui comportamenti, oggi chiarissima nell'era digitale.
Strano che a Camerino, tra tanta storia e cultura, si ribattezzi "Residence Next generation" il "Collegio Bongiovanni", come se l'apertura al futuro debba passare dall'adeguarsi alle mode presenti (e alla solita dominanza dell'inglese).
Il dottor Maffei ricorda di essere stato puntuto anche verso l'allora centrosinistra (ed è vero, come testimoniano ad esempio gli interventi che pubblicava su un blog molto seguito da addetti e osservatori). Però non si deve risentire se oggi viene notato un certo accanimento contro la giunta Acquaroli.
D'altra parte, non si possono contrapporre i cittadini marchigiani a chi li governa, poiché sono essi ad averli votati con nettezza, talvolta in modo trasversale, premiando spesso proprio certe promesse in tema di sanità.
Alla destra non si deve chiedere di ripudiare il programma elettorale ma di applicarlo favorendo una valorizzazione e un potenziamento della sanità di territorio (che pure, diciamolo, non sarebbe una passeggiata di salute, visto che la carenza di operatori e di risorse non si abbatte soltanto sulla visione ospedalocentrica...) piuttosto che una distribuzione territoriale parcellizzata di offerta ospedaliera nella quale si riflettono talvolta aspettative campanilistiche e intenzioni velleitarie.
Macerata con questa storia della laurea ha dato l'avvio a una Fuga di cervelli che non solo regala a Parma questo "teatro inclusivo, sostenibile e generativo" che Verdi se lo sognava ma ci lascia smarriti "nella grande transizione socio-culturale che stiamo vivendo" costretti ad affidarci ad altri Cavalli che portano sempre a Pesaro.
Il servizio di Pronto intervento sociale (che rientra nel livello essenziale delle prestazioni da erogare in ogni ambito territoriale secondo la legge quadro 328 del 2000) riguarda sì le situazioni di emergenza ed ha certo la funzione indispensabile di sostituire i servizi territoriali nei momenti e nei giorni di chiusura ma in realtà può e deve favorire la presa in carico di persone e situazioni che sfuggono al territorio nonché contribuire alla conoscenza e analisi delle realtà di disagio e bisogno in ottica preventiva.
La conclusione propagandistica contro il centrodestra non impedisce di confrontarsi con la sostanza dei rinnovati appelli del dott. Maffei a non confidare nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. In generale, la vicinanza territoriale della struttura ospedaliera può essere un obiettivo, dentro un programma credibile e sostenibile; non certo un valore in sé, né una garanzia di servizi reali e di qualità. Si rischia di favorire frustrazioni negli operatori e delusioni nei cittadini e utenti. Ripensare e riformare prima di riorganizzare.
Un presepe così assertivo e identitario, con questa "Bibbia all'impiedi" che è tutto un programma, non ammette dissensi e rifiuti: "anche i non cristiani e financo gli atei potranno scorgere" il solito stucchevole "straordinario messaggio di pace, solidarietà...". Ma qui casca l'asino con il bue, perché dal culto dell'identità si passa al trito ecumenismo, mentre il Verbo che si fa carne, nella rappresentazione della Natività e nella vita vera, provoca confronto e divisione, suscita la libertà e la fede...
Intanto, per celebrare la laicità delle istituzioni si dovrà aspettare l'arrivo dei tre re Magi, già in cammino verso la civitas Mariae non per visitare il presepe riparatore delle tre consigliere ma per cercare il Bambino, se lo trovano, in mezzo a cotanta "riserva di primazia alla Sacra Famiglia".
"Accidenti come tira questo Partito Liberale!" si celiava ieri sera con disincanto tra vecchi amici, di fronte al teatro pieno, memori di sale mezze vuote e di certi fiaschi... E il primo a non cadere nell'equivoco è stato Porro: se dicessi fino in fondo cosa penso, chi mi seguirebbe? "Faccio il divulgatore, sono un liberale democristiano, certo che anche la Meloni è statalista...".
Bella iniziativa di testimonianza cristiana e di impegno civile, con un profilo formativo-culturale da non sottovalutare e con l'arduo onere di non sostituire servizi dovuti da enti e operatori preposti e di non coprire inerzie personali e disfunzioni sistemiche.
Il presidente Luciani: mattatore; Castiglioni: equilibrio da laico credente; Alessandrini: i salesiani ci sono ancora, l'aeronautica non c'è più; De Padova: c'è chi preferisce usare "presidentessa" (del Consiglio delle donne); Bravi: sincero e diretto; Benedetti: dal celebrare al rinnovare; Leombruni: emozione e consapevolezza; Perticarari: va bene tutto ma non siamo più nel 1952; Orazi: spes contra spem; Marcolini: accorato; Monteverde: laicità da cattolica adulta; Montaguti: esigente; Miliozzi: dal vangelo secondo Matteo (di Pasolini e Ferretti), la Madre sotto la Croce e l'accoglienza incondizionata dell'altro; Contigiani: Maria esempio di diversità ai suoi tempi e oggi segno identitario; Parcaroli: Maria, aiutami tu; Menghi: c'è un altro 16 novembre, quando fui eletta sindaco nel 1997...
Marconi: Maria oltre la devozione e come modello del femminile, vedi il convegno del Buonaccorsi, libera chiesa in libero stato ma secondo la versione della Cei, quella insomma della sana laicità, civitas Mariae come città del pensiero, dopo il sisma ecco la sfida culturale di una conservazione che sia anche tradizione e apertura al presente, spazio al dialogo con l'arte contemporanea anche in chiese che non siano musei morti, ci vuole un salto culturale pure in certi uffici...
Il manifesto della nuova scuola dell' armiamoci e partite: un "percorso che al suo solstizio" prevede che questi studenti coraggiosi, già dediti al dono di sé ed ai mercoledì alla Rotonda, nonché seguaci di Seneca, entrino finalmente nella comunità da "cittadini consapevoli", portando ciascuno la propria "pietra al cantiere", per di più nella prospettiva di ulteriori sacrifici, quando dovranno fronteggiare momenti di buio senza "spegnere la luce" di cui pure sono portatori, anche contravvenendo agli inviti al molle risparmio energetico, perché i loro "bisnipoti" possano sapere che "ci fu chi non alzò le braccia ma continuò a battersi" per la settimana corta del sabato sfascista.
Il sindaco Parcaroli si fa frate cercatore per lo Sferisterio: "devo trovà i soldi, sennò come andiamo avanti?"; e "se mi danno 500 euro li prendo" che c'entra, ma poi "vado a trovare Tod's e la Lube...".
Tuttavia il primo cittadino di Macerata è pur sempre un imprenditore: "il bilancio mi deve quadrare, i costi non ce li ho chiari, mi serve un direttore un amministratore contabile che ogni 15 gg. mi fa un rapporto".
E d'altronde si annunciano vacche magre per tutti: "era una stagione costosa" ma ora "staremo con i piedi per terra", perché "una stagione come quest'anno potrebbe essere pericolosa" e allora "che il Signore ci aiuti quest'anno". Bisogna darsi da fare: "abbiamo fatto anche degli sbagli", ad esempio "siamo arrivati tardi, la pubblicità è stata fatta tardi"; inoltre il calendario non va, quindi per attrarre spettatori e turisti per più giorni "sto proponendo di non fare più così".
E comunque "dobbiamo fare delle opere che portano persone", certo quella 2022 era una stagione bella e "innovativa", con tutti quei "concerti, forse anche troppi", però adesso "non possiamo fare un anno di innovazioni".
E insomma la notizia è questa: "ho stoppato anche la nuova stagione per rifletterci bene anche economicamente"; mica "sono stato 24 volte allo Sferisterio" questa estate per niente.
Intanto, "avete visto tutti che Messi non parteciperà al concorso perché è stata messa la laurea" ma io invece il mio ruolo ce l'ho e me lo tengo stretto, "visto che sono presidente e vicepresidente".
E infine, ricordatevi che "lo Sferisterio è di tutti", "c'è un cda che deciderà, c'è un consiglio comunale che può mettere la sua", ma sappiate che "dobbiamo cambiare lo statuto" (occorre superare l'attuale forma giuridica di associazione, rilancia Ricotta nella sua replica, bipartisan come l'intervento del primo cittadino): basta con questa storia del "sindaco che deve stare lì tra l'incudine e il martello" (un po' come il povero teatro quando lo si nega nella consuetudine della tradizione o nella facilità dell'innovazione).
Se si fossero messi lo smalto magari sarebbero rimasti "ragazzi di sani volori", però avrebbero evitato di fare gli "schifati" che ridono in faccia a quei due che si erano permessi di pregustare una cena col reddito di cittadinanza "in quel bel posticino", screanzati che non sono altro, mentre "loro, diciottenni" tutte le sere mangiano pane e cicoria, risparmiando per i poveri veri e aspettando di raggiungere di divano in divano l'agognata quota 41.
Complimenti per i successi di Roi Group, per la scelta di valorizzare il legame con Macerata e le Marche oltre il sentimento, per il contributo originale
ad una formazione che, pur nei diversi percorsi e ambiti, sappia confrontarsi sempre con i bisogni e le possibilità dell'umano, senza timore di ripensare modelli e visioni.
Per Tod's evidentemente il mantenimento del requisito dell'indipendenza in capo a Chiara Ferragni, quale amministratrice in cda, non contava quanto il valore di campagne e progetti aziendali legati alla nota influencer. Non c'è alcun danno di immagine diretto per Ferragni (semmai per chi ha interpretato maldestramente la nota dell'azienda, scritta peraltro in un italiano poco felice) ma una qualche rinuncia ad esplorare sentieri meno scontati nel rapporto con il mondo dell'impresa e del capitale. Quando l'indipendenza è persa, resta l'autonomia, se la si vuole mantenere.
Intanto, la Consob aspettava proprio la semestrale per procedere con l'esame dell'Opa volontaria da 338 milioni promossa dalla famiglia Della Valle e finalizzata all'uscita da Piazza Affari, mentre si discute sugli scenari futuri, soprattutto dopo il patto parasociale tra Della Valle e Arnault con, tra l'altro, il diritto di prima offerta in caso di vendita delle azioni da parte di uno dei due.
Suggestivo questo affaccio spirituale dalla finestrella virtuale della Valponasca sul centro storico e sul "campo della nostra missione comune a Macerata", proposto da don Galante. L'augurio è che queste tre donne con la loro comunità siano una profezia della presenza e non una risposta alle aspettative, se "ogni Figlia porta in sé i tratti della Madre", per citare Chiara Cazzuola.
Intanto i vicesegretari del Pd di Pesaro e Urbino Traversini e Perugini, pur "sperando in un auspicabile ripensamento di Alessia Morani", avevano rilanciato la "eventuale candidatura sostitutiva" della segretaria della federazione provinciale pesarese Rosetta Fulvi, respingendo l'ipotesi di "un nome alleato paracadutato nel collegio di Pesaro".
Le parole del presidente Acquaroli sembrano confermare una linea di prudenza e realismo che affiorava anche nel recente intervento dell'assessore Saltamartini al convegno di Macerata coordinato dai dottori Brianzoni e Tubaldi (in quella stessa sede peraltro il dott. Piero Ciccarelli si interrogava sui tempi dell'effettiva operatività della risistemazione delle 5 Asp col superamento dell'Asur attuale).
La stessa carenza di medici ed operatori non è un alibi per ridurre l'offerta ma un dato ulteriore che obbliga a ripensarla e riorganizzarla, se si vogliono per di più, appunto, "abbattere egoismi e campanili" e "ottimizzare le sinergie e l'operatività".
Vigilare va sempre bene ma perché chiedere addirittura il ritiro?
La nota ministeriale, circa l'ambito dei principi nazionali e internazionali, richiama direttamente l'art. 3 della Costituzione, la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, il Trattato sull'UE, mica chissà quale "teoria gender"...
In ogni caso, docenti e scuole devono muoversi, nel concreto accoglimento dell'invito ministeriale, tenendo conto della circolare 1972 del 15/09/2015 dello stesso ministero che, a proposito della corretta interpretazione della legge sulla Buona Scuola, precisava come "tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né ideologie gender né l'insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo".
Se il centrodestra volesse davvero un sistema sanitario policentrico nel senso di tanti ospedali diffusi sul territorio, riavremmo (meglio, sogneremmo) un ospedalocentrismo nella forma della moltiplicazione piuttosto che in quella dell'accentramento. Se invece si vuol cambiare pagina ripensando e potenziando la sanità di territorio eccetera (con l'obiettivo peraltro non di sostituire l'ospedale che non c'è ma di evitare il ricorso agli ospedali che ci sono), allora si può anche alzare il tiro, favorendo una visione politica critica sul paradigma aziendalista in sanità, al di là della solita divisione manichea tra "pubblico" e "privato".
Mazzini da buon cospiratore e rivoluzionario, da deista cultore dell'iniziazione e della profezia, da fondatore seriale di società segrete, da repubblicano intransigente ha poco da spartire con la "lentezza della saggezza" richiamata con bonaria ironia dall'architetto Iommi (e da collegare al già noto "dinamismo dell'immobilismo"), che lo ha fatto tuttavia approdare da nord a sud, seppure col contrappasso del fondale un po' straniante dell'ex ufficio del catasto; mentre forse gli sarebbe idealmente più consona questa "gente picena piuttosto dura e ostinata", se non pencolasse tra la preservazione disincantata di una identità originaria e la coltivazione appassionata delle appartenenze di pensiero e di azione...
Conforta sapere come l'OMS possa contare su funzionari così neutrali da neppure distinguere tra invaso e invasore, così innovativi da introdurre la categoria di "colpa" nelle analisi di politica internazionale e al contempo così politicamente corretti da pigliarsela con l'Ue e l'Occidente, così versati e creativi nella scienza diplomatica da chiedere "un proficuo negoziato che porti a una pace immediata", così illuminati da smascherare le "figure oscure" dietro le guerre, così ricchi di empatia per l'Ucraina sotto le bombe russe da segnalare l'importanza dei tamponi e dei "centri di vaccinazione" alla frontiera e da ricordare gli attestati di riconoscimento del governo per l'impegno nel 2009 contro l'epidemia di N1H1: sai che soddisfazione farsi trovare in salute dai missili del Cremlino.
Un bel programma: Pinamonti si conferma estraneo alla divisione rigida tra tradizione e innovazione nel melodramma, promuove la qualità musicale, investe sulla formazione e arruola Renzetti, valorizza voci e interpreti ma non a scapito della regia, rende centrali i concerti con i grandi direttori e le grandi orchestre, spinge sull'aspetto “polivoco” della realtà musicale e apre l'arena a Toquinho, legge il rapporto dello Sferisterio col territorio a partire dal recupero storico dei compositori marchigiani tra Loreto, Mozart e Giordani, porta il cinema allo Sferisterio rileggendo il Novecento con cura filologica e accostamenti stimolanti: i Pagliacci, Chaplin, Mascagni, le suggestioni faustiane, le dive e le colonne sonore del muto...
Peccato per la coincidenza con la discutibile scelta “politica” di sospendere il concerto di Gergiev con l'orchestra del teatro Mariinskij, che è stata con coraggio e misura annunciata e difesa dal direttore artistico, mentre forse andava più correttamente caricata soprattutto sulle spalle del presidente del Cda e del sovrintendente. Pinamonti peraltro non ha in realtà dato una motivazione, ha semmai sottolineato il contesto, parlando di una “drammatica situazione” in Ucraina con la “violenta aggressione da parte della Russia di Putin”; e dunque di fronte a ciò “questo concerto è inevitabilmente sospeso”, precisando poi che di sospensione e non di annullamento si tratta: se poi il concerto si terrà, vorrà dire che si è raggiunta una “situazione di pace” e saremo tutti contenti: “la cultura e la musica devono essere un terreno di dialogo sempre aperto”. Così però c'è il rischio che l'arte e la musica siano usate appunto dentro l'agenda della guerra e della pace e non solo influenzate da essa. Non siamo ingenui, il clima è quello che è e pure nel passato la realtà ha fatto irruzione nella musica e nell'arte, ma oltre a preoccuparci tanto di quello che pensa Gergiev, dovremmo preoccuparci di quello che pensiamo e facciamo noi, se siamo davvero l'occidente della democrazia liberale, della tolleranza eccetera, almeno a chiacchiere (e niente non è). Dalla piccola Macerata un qualche gesto meno scontato e automatico lo si poteva offrire o almeno ci si poteva richiamare direttamente a un comprensibile rispetto della ragion di stato (o di guerra, sic) superiore, piuttosto che accodarsi di fatto alla dannazione degli artisti russi, quando dovremmo tra l'altro accorgerci del tuttora vasto e profondo consenso (allevato certo anche dal regime autoritario e repressivo che sappiamo) del popolo russo verso Putin, verso una qualche grande Russia, altro che la bacchetta minacciosa di Gergiev.
L'allarme di Miccini nasce da difficoltà reali e coglie pure nel segno, quando segnala certi ritardi e incongruenze, ad esempio sulle politiche energetiche. Miccini però si avventura in analisi improbabili sugli scenari europei e internazionali e le responsabilità sulla guerra... Pare di vederlo questo Putin immaginario, povero cocco, con la Nato alle porte di casa, obbligato e quasi trascinato ad invadere l'Ucraina da questi diplomatici occidentali fallimentari e da questi politici italiani ed europei sconnessi e al calduccio, capaci soltanto di farci venire l'angoscia per la minaccia nucleare, mentre è sicuro che, se al posto di questi diplomatici e politic,i che non saranno giganti, ci fosse stato l'incendiario Miccini, la terza guerra mondiale sarebbe già scoppiata da un pezzo su tutti i fronti.
Dalla cancel culture alle inique sanzioni? Chissà cosa avrebbe detto Paolo Isotta... Dove danzò il "dissidente" Nureyev non deve dirigere il putiniano Gergiev? Può anche darsi ma qui si sta esagerando se alla Bicocca arrivano ad annullare il corso di Paolo Nori su Dostoevskij.
La nomina del prof. Baldassarri sarebbe ora un'ottima scelta, utile pure alla visibilità nel dibattito pubblico dell'Istao, dentro un rilancio della formazione (in un rapporto non competitivo con l'università) e anche della interlocuzione con istituzioni ed enti, senza confusione di ruoli, che favorisca strategie e decisioni consapevoli e promuova analisi e verifiche. In questi anni comunque Mario Baldassarri, anche con il suo Centro studi Economia Reale, ha tenuto meritoriamente alta l'attenzione sulla necessità delle riforme strutturali, senza le quali, piani e aiuti vari o meno, i problemi restano o si aggravano.
La giornalista ucraina per comprensibili e giustificatissime ragioni non è riuscita a valorizzare al meglio le parole e lo stile del bravo e fiero (e prudente il giusto) Ivan Zaytsev.
Intanto, per passare all'ambito ecclesiastico, l'arcivescovo di Chieti Bruno Forte si è rivolto così ai fedeli: "Carissimi, in queste ore drammatiche in cui la guerra sta devastando l'Ucraina, aggredita con sconsiderata volontà di potenza dalla Russia di Putin, accogliendo l'appello di papa Francesco attiviamo la solidarietà e preghiamo per quanti stanno soffrendo, chiedendo la conversione delle menti e dei cuori perché si impegnino decisamente a ricercare una pace giusta, necessaria per tutti".
"L'Unione Europea attivi subito il processo per l'adesione dell'Ucraina all'UE..." : appello promosso sabato scorso dal Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale (si può firmare sul sito del partito).
Complimenti Giuseppe, anche per il coraggio civile di aver affrontato senza ipocrisie e senza demagogie realtà e problemi complessi del sistema giustizia.
Antonio quindi non ha chiesto all'Asur-Area Vasta di appartenenza una collaborazione diretta o indiretta all'aiuto al suicidio, ma la messa in opera di un accertamento sull'esistenza o meno dei presupposti richiesti (in riferimento alla condizione del paziente) e delle modalità adeguate (rispetto alla procedura scelta per garantirsi la morte), in base alla nota e discussa sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. Il Tribunale competente ha accolto il ricorso ex art. 700 c.p.c., richiamando non un diritto a morire o all'aiuto al suicidio, ma un "diritto a richiedere alle strutture competenti il procedimento per l'accertamento delle condizioni per l'operatività della causa di non punibilità".
Complimenti, Guido. Sarà interessante leggere come si sia evoluta o agisca e reagisca, nel contesto e nel tempo oltre il Novecento, di fronte alla ripetizione creativa e al potere immobile del fare e pensare digitale e monetario (con un impatto drammatico di opportunità e di crisi, forse imprevisto, nella periferia marchigiana, che è però, non a caso, "regione di confine e di frontiera" piuttosto che territorio chiuso o addirittura autonomo), quella "conservazione attiva del senso e del messaggio" che caratterizzò, in tempi che sembrano, appunto, di altri secoli, quei "poeti della residenza e/o della dimora" così ben descritti allora da Garufi e che, da scrittori e da intellettuali, accolsero e rilanciarono a loro modo l'invito di Carlo Bo a difendere "la virtù della libertà naturale della voce umana", proprio nelle Marche, una terra, ricordava Mario Luzi nella prefazione all'antologia di Garufi del '98, "che mitiga e nello stesso tempo chiarifica durevolmente le estasi eventuali, i rapimenti, le utopie".
Una volta la sinistra puntava alla rivoluzione, o almeno alle riforme, per cambiare gli assetti e dare rappresentanza e potere reale a chi ne era escluso, in nome di una visione del mondo o almeno di una cultura politica; ora è tutto un inno all'azione di governo incisiva e determinata, e non ci si accontenta di giustificare certe scelte rinunciatarie e conservative in nome dello stato di necessità; esse dovrebbero diventare normali e fisiologiche, dopo una rivoluzione ricostituente della politica tutta efficienza e funzionalità: dalla debolezza alla forza, appunto.
L'antiparlamentarismo dei 5Stelle prima maniera, con la scatola di tonno eccetera, puntava alla democrazia diretta contro quella rappresentativa; adesso, con il nuovo ceto governista e responsabile, dimaiano o contiano poco cambia, il popolo dovrebbe assistere riconoscente alle mosse illuminate degli eletti che riveriscono gli uomini forti, alfieri della competenza tecnica e dell'equilibrio politico, in nome della stabilità e delle certezze, tanto è solo un'eccezione, siamo di fronte a un unicum, mica dura da quel dì, e poi verrà la Terza Repubblica, sai che bello, con i parlamentari dimezzati e contenti e i cittadini così innamorati della democrazia da consegnarla alla teca della memoria patria.
Si prospettava il semipresidenzialismo di fatto con Draghi al Colle (secondo la formula Giorgetti); ora abbiamo il doppio mandato pieno,
che esce dall'eccezione e non è manco subordinato (giustamente, per carità), almeno sul piano degli accordi e delle dichiarazioni, a condizioni e limiti (vedi Napolitano), essendo stato pure preceduto da una processione al Quirinale di rappresentanti dei parlamentari e dei delegati regionali (con la discutibile sovraesposizione politico-istituzionale dei presidenti di regione, che partecipano alla elezione del presidente della repubblica non in ragione del loro ruolo ma della elezione a delegati regionali da parte del consiglio/assemblea regionale di appartenenza)...
Mattarella potrebbe comunque utilizzare lo strumento del messaggio parlamentare ove e quando volesse ribadire quel che gli stava così a cuore ma non gli ha impedito di vanificare un trasloco tanto studiato e scenografico, con quei materassi che sarebbero stati preziosi per attutire la defenestrazione, di Roma più che di Praga, dei soliti papabili (stavolta più Casini che Franceschini), di una presidente del senato con tanti nomi e cognomi, altrettante antipatie e pochi voti, di una ambasciatrice e gran dama della repubblica e dei servizi buggerata dai pasticci di conti e capitani nonché dai dubbi di un segretario Pd attendista, prima di essere dannata dagli scrupoli istituzionali del noto florentin, in questa inedita commedia, divertente e amara, all'italiana.
"C'è un collega dell'Inps che va matto per il jazz; è un appassionato vero, sa tutto; è amico di questi musicisti che improvvisano e ci racconta di loro: sono dei geni ma uno si droga, un altro ha una vita disgraziata... 'E generoso e affettuoso: un giorno l'ho visto prendersi sulle spalle una delle figlie sotto la pioggia per tutto corso Dante fino in cima ai Salesiani: è il padre, certo, ma mi sono un po' commosso... Adesso fa anche i dischi, ve li compro? ma poi li sentite voi?... 'E un artista, deve fare quello che gli piace, quello che sente...". Così diceva mio padre e una volta andammo insieme ad un concerto organizzato da Piangiarelli e da quella sera smisi di associare il jazz ad un che di esotico e di eclettico o ad orchestrine improbabili o a quella maschera televisiva in bianco e nero di un Neil Armstrong che mi era sembrato quasi un mattocchio (mentre il jazz, per me, ha i colori della poesia, il ritmo della vita, il senso della tragedia, la serietà libera dell'arte, e insegue la bellezza sul crinale del dolore!). Anni fa mostrai a mio figlio al Pozzo le foto di Chet Baker con Piangiarelli e gli raccontai qualcosa di Chet, pure con le suggestioni e i toni forti che piacciono ai bambini, ma avrei potuto invece semplicemente citare le parole di Piangiarelli in quell'intervista-confessione a Jazz from Italy: “Chet non aveva niente, a parte la tromba, ed allo stesso tempo donava tutto”, nella quale poi aggiungeva: “Se mi dovessi portare un musicista solo su un'isola sperduta, porterei Chet Baker”. E allora: “Goodbye, Paolo”.
Il Pd rilancia sullo stesso terreno, chiedendo un "costante screening antidroga", come se si trattasse di dare la caccia moralistica ai politici che si fanno (e poi toccherà ai medici, agli avvocati, ai magistrati, agli insegnanti, ai preti eccetera), quando piuttosto servirebbero, insieme ad una rilettura di Machiavelli, Weber e Croce sul tema generale del rapporto tra etica e politica, più consapevolezza e più impegno rispetto ai ritardi e alle distrazioni degli eletti, dei governi e delle amministrazioni sulle politiche pubbliche relative al mercato delle droghe ed alla realtà delle dipendenze, vista anche la necessità di ripensare e rafforzare strategie e interventi di fronte a vecchi fallimenti e nuove emergenze.
Quella dei politici appare come una delle poche categorie, se non l'unica, che pensa di attrarre consenso denigrando sé stessa: dunque si merita quello che si merita. A Churchill, per dire, questa storia dell'additare i colleghi che si fanno o dei test antidroga o del rinfacciarsi a turno gli altarini in materia non sarebbe mai venuta in mente; e non certo soltanto perché egli fosse dipendente dall'alcol, dal tabacco, dal potere e da chissàchecosa: grande politico, grande statista e grande battutista che era, si parva licet...
Concordo con l'appello dell'amico Cambi a favore di istituzioni e società aperte alle idee e al confronto, per un ruolo primario della politica, per un protagonismo non occasionale e non rinunciatario dei partiti nella elaborazione e nella iniziativa... Aggiungo però qualche postilla, richiamando indirettamente a modo mio anche alcune osservazioni di Garufi. Non si possono riscrivere ora il programma elettorale e le linee di mandato (e infatti le indicazioni e i percorsi di merito suggeriti da Cambi mi pare si muovano dentro quel quadro); il ruolo del sindaco Parcaroli in queste analisi resta un po' in secondo piano e invece è decisivo: l'elezione diretta del primo cittadino non nasce in contrapposizione o in supplenza dei partiti ma nei fatti ha rivoluzionato rapporti di forza ed equilibri, pretendendo dai partiti e dalle maggioranze consiliari un di più di inventiva, coraggio e capacità al limite della temerarietà, viste le condizioni di contesto; i partiti stanno come stanno e peggiorano nella deriva verso chiusure e rendite a favore di pochi o uno, limitandosi, quando va bene, a una comunicazione che non interloquisce mai: dobbiamo stimolarli a calci, riesumare vecchi modelli o ripensarli?; l'esperienza delle liste civiche non si dimostra né sufficientemente terapeutica né realmente innovativa; la politica serve, eccome se serve, e servono altrettanto partiti nuovi e veri, ma una certa carenza di pensiero e di passione sta attorno e dentro di noi, mentre cresce l'urgenza di fare i conti con una questione antropologica che ci interroga in forme nuove e spunta anche nella cronaca delle gazzette.
"Che fai stasera?".
"Vado a uno spettacolo di filosofia, c'è Galimberti".
"Mai sentito".
"Ma come, sta sempre sulla 7!".
"Non lui, questa cosa dello spettaccolo, boh, mi suona male".
"Ma che c'entra; semmai pensa al vortice del consumismo inutile".
"Interessante...".
"O alla Tecnica come fine, che esiste perché funziona".
"Vabbè. A proposito, serve il green pass?".
"Certo; e anche il portafoglio: c'è il firmacopie!".
"E se poi capita l'overbooking? Quello è pure fumantino".
"Figurati, sarebbe una baraonda".
"In questi casi ci vuole un'assessora alla diplomazia".
"Avercela...".
Caro Filippo, non adontarti, si può discutere liberamente persino sotto l'ala del Magistero. Mi ricordi la missionarietà dei presbiteri (e con essa quella particolare dei sacerdoti del Redemptoris Mater ben spiegata dal vescovo), ma chi l'ha mai messa in dubbio e chi l'ha mai considerata un'anomalia? Ogni cristiano d'altronde è missionario. Io ho anzi sottolineato il richiamo di Marconi all'impegno missionario della chiesa locale maceratese nel suo insieme. Ripeto: clericalismo e immobilismo non vanno accostati soltanto al clero molto anziano e quasi inamovibile; e aggiungo che, forse, il clericalismo dei giovani è pure più dannoso. Certo, osserva o auspica il vescovo: "L'avvicendamento dei sacerdoti aiuta la diocesi a vincere le tentazioni del clericalismo e dell'immobilismo pastorale". Quanto al discernimento, esso non "spetta al Pastore che guida la Diocesi" ma riguarda tutta la comunità ecclesiale. Poi ciascuno ha il suo ruolo.
"Clericalismo e immobilismo pastorale" possono riguardare però anche il clero giovane o quello curiale o quello cresciuto in comunità e movimenti molto identitari... Marconi comunque rilancia l'impegno missionario della chiesa locale; e nel sottolineare l'apporto del seminario internazionale evidenzia indirettamente il dramma della crisi delle vocazioni; e poi ricorda il rapporto speciale tra Diocesi di Macerata e Cammino neocatecumenale, un rapporto che, penso, avrebbe bisogno anche di un'analisi critica o almeno di un discernimento.
Benemerita e liberale la scelta di liberilibri di togliere dalla clandestinità ipocrita e dai nuovi roghi il libro di Matzneff, autore sopravvalutato, uomo spregiudicato e opportunista, amante appassionato e vigliacco. Salviamo pure Matzneff dai linciaggi, per carità: l'amore e il sesso restano terra scabrosa e incognita e complessa... Ma la messa per niente solenne del misterioso rapporto tra fascino e sottomissione, tra abbandono e violenza, purificato (egli suggerisce) dal fuoco della "follia d'amore", nel menage tra il cinquantenne e la quattordicenne, me la farei raccontare da qualcun altro.
La tabella degli estremamente vulnerabili, così come è concepita e presentata (vedi DGR 374/2021), è difficile possa essere allargata alla demenza eccetera. In ogni caso i cosiddetti caregiver sono citati solo in riferimento ai soggetti con disabilità grave e non anche agli estremamente vulnerabili. Sarebbe meglio proporre, per le situazioni indicate dalla presidente Belardinelli, una corsia apposita, ove esse non dovessero rientrare, nel caso concreto, in quella dei soggetti con disabilità grave. Non tutti i soggetti con forme di demenza tipo Alzheimer rientrano infatti automaticamente nella categoria dell'art. 3 comma 3 della legge 104. Resta da capire se, per i cosiddetti caregiver dei soggetti con disabilità grave, sia sufficiente, a supporto dell'autocertificazione per la vaccinazione, nel momento della sua eventuale verifica, una qualche certificazione medica della condizione di disabilità grave della persona assistita, ad esempio del medico di famiglia, o serva comunque il classico accertamento previsto dalla stessa legge 104 ma non espressamente citato nel documento richiesto appunto per la vaccinazione, dove si cita solo l'art. 3 comma 3.
Più goliardia femminile o più machismo materno? Attenti a irregimentare troppo linguaggio e pensiero; ad invocare censure e leggi; e a rischiare di fare i parrucconi pensandosi mine vaganti.
Stralci dal discorso di Mario Draghi, oggi, durante la visita al museo della Liberazione in via Tasso a Roma, lì dove "tanti combattenti per la libertà furono torturati e uccisi":
"Assistiamo oggi ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione. E assistiamo anche a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti...
Nel conoscere la storia di quegli anni, del fascismo e dell'occupazione nazista, saremo più consapevoli dell'importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno.
Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l'appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose.
Il linguaggio d'odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell'antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente e diffonde soprattutto il veleno dell'indifferenza e dell'apatia.
Insieme ai partigiani e ai combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall'altra parte...
Nell'onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, "brava gente". Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom.
Ma è nella ricostruzione del presente, di un presente in cui il ricordo serve a dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione. 'E la ricostruzione basata sulla fratellanza, sulla solidarietà, sull'amore, sulla giustizia che porta alla riconciliazione...".
Il direttore Filisetti chiede coraggio ai giovani studenti marchigiani ma in questo suo messaggio sul "25 aprile" non ne dimostra molto, evitando accuratamente sia un racconto sincero e diretto delle proprie idee sia una testimonianza istituzionale originale della storia e dei valori della Liberazione (e avrebbe potuto riferirsi anche, magari, alla resistenza in divisa ai nazisti e alla Rsi di tanti militari italianissimi, tuttora trascurati). Egli preferisce un discorso retorico e sentimentale, che dice e non dice, che allude soltanto alla guerra civile (altro che revisionismo storico), senza nominarla e senza citarne gli attori, mica dico descriverne svolgimento e contesto; un discorso ininfluente sul "destino" della patria e inservibile per la "competizione mondiale", che unisce vecchie parole d'ordine a nuove suggestioni di "amicizia" e di "passione", compatibili persino con ogni arcobaleno ecumenista e tollerante, non divisivo appunto...
Fra Pierino Valenti, uno dei tesori di cultura e spiritualità cresciuti nella famiglia francescana dei Cappuccini, ha lasciato semi di fede, carità e sapienza nei confessionali della Provincia Picena, nei viaggi per il mondo di annuncio evangelico e di ricerca antropologica nell'incontro con l'altro, nel corpo a corpo con la condizione delle persone alle prese con la dipendenza, tra conoscenza, dialogo e cura, nell'esercizio appassionato e profondo della parola e della scrittura...
Gli allarmi di Battistini partono da problemi reali (e nel caso delle scuole in centro storico coglievano pienamente la questione). Ed egli può permettersi da giornalista illustre i cenni storici e i toni apocalittici che vuole. Tuttavia, se "i vecchi amministratori" erano davvero riusciti a conciliare il nuovo ospedale della Pieve, già "ospedale unico", con il "potenziamento di tutti, proprio tutti, gli ospedali attuali", bisognava prima riconfermarli per acclamazione e poi farli santi o almeno maghi... Maccioni, inoltre, non ha meritato l'accanimento di certe critiche ma considerarlo advisor o giudice imparziale dei progetti del centrosinistra mi pare eccessivo. Si può non condividere alcune o tutte le posizioni dell'amministrazione regionale di centrodestra sulla sanità (ho già detto la mia) ma pensare che la giunta Acquaroli debba rinunciare a fare la sua strada o addirittura farsi carico a scatola chiusa dei dossier e degli accordi degli altri è un'ingenuità o una pretesa un po' temeraria.
Parcaroli spiazza tutti e ora chiede non semplicemente un nuovo ospedale, non soltanto il nuovo ospedale di Macerata ma l'ospedale di I livello di Macerata, a servizio dunque del territorio di area vasta e in rete con gli altri ospedali (sempre ospedali ma non di I livello, come spiega bene l'ottimo Paolo Perri, il quale giustamente invita a non fissarsi sulla rete ospedaliera trascurando la medicina territoriale e il resto; e aggiungo, per quel che mi riguarda, che il centrodestra commetterebbe un errore speculare al gigantismo ospedaliero accentratore del centrosinistra, se pensasse di colmare le mancanze della medicina territoriale e di razionalizzare la rete ospedaliera attraverso il rilancio degli ospedali diffusi, ridistribuendo invece che riorganizzando), cioè il contrario di quello che era emerso nella conferenza stampa-blitz di Saltamartini sul bluff del centrosinistra e dell'ospedale unico belloeservito a chiacchiere tra i girasoli della Pieve.
D'altronde non si poteva certo cancellare facilmente l'impegno scritto nel programma delle comunali: "ci batteremo" per il "Nuovo Ospedale cittadino di primo livello", sebbene quel "cittadino" fosse messo lì quasi a bilanciare più che a rafforzare il concetto...
Parcaroli, insomma, la sa più lunga di quanto non la racconti a sé stesso e agli altri, benché talvolta nell'agone politico sembri un po' un alieno dal pianeta MedStore, come Mork che veniva da Ork.
Se ho vinto marcando novità e diversità; se porto la maglietta di Salvini ma voglio parlare con tutti (anche con "Romano" e "Stefania"...) e fare il sindaco di tutti; se le vere italie sono più vere nel mondo globalizzato di apple e degli altri, come posso farmi incastrare nelle logiche di schieramento e di campanile?
E se voglio una Macerata davvero capoluogo, cioè riferimento reale e generoso per il territorio provinciale, piuttosto che città arroccata sulle residue rendite garantite dalla rinuncia alla competizione, che me ne faccio di un ospedale nuovo che non è per struttura e per funzione di I livello e che vedranno i posteri dopo la riforma del decreto Balduzzi, del codice degli appalti e pure della pubblica amministrazione, nonché dopo eventuali altre conferenze e disfide dei sindaci con tanto di nuovo algoritmo?
Dopo il bluff e il blitz è arrivata la sorpresa di stasera ma se essa sia un riflesso della voglia di mediare e rassicurare o la prova che si è disposti al rischio del confronto interno ed esterno lo vedremo presto.
La circolare del ministero della Salute usa termini un po' diversi da quelli utilizzati da Figliuolo, la sostanza non cambia: "è raccomandato un suo uso preferenziale" nelle persone sopra i 60; insomma "il vaccino Vaxzevria", lo chiamavano Astrazeneca, "è approvato a partire dai 18 anni di età" ; inoltre "in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino V., può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino", e ciò tenendo conto del parere della CTS dell'Aifa: "al momento non esistono dati sul rischio correlato alla seconda dose in quanto al momento essa è stata somministrata solo ad un numero limitato di soggetti".
Toccava al sindaco e alla maggioranza mantenere un rapporto politico con Mattia Orioli e il Nuovo Cdu, dentro un quadro di relazioni personali e istituzionali, di confronto e collaborazione. Orioli e il Nuovo Cdu prendono atto e manifestano delusione ma senza acrimonia; e non lasciano ma raddoppiano, invitando a maggiore iniziativa e allo sviluppo di un programma politico-amministrativo ambizioso, articolato, innovativo che loro stessi hanno contribuito a scrivere e sostenere in campagna elettorale. Si può anche pensare di fare a meno di un soggetto politico che non ha un rappresentante (diretto) in consiglio comunale. L'importante è capire che si sta sbagliando, per mancanza non di riconoscenza ma di lungimiranza e realismo.
Intellettuale sensibile e acuta quanto determinata e tenace. Volle rilanciare, unendo passione letteraria e impegno civile, una delle canzoni "rifiutate" di Leopardi: "Nello strazio di una giovane..." (o "Nella morte di una donna..."), intorno alla ipocrisia e alla violenza di un aborto clandestino nel contesto del quale resta uccisa o viene "fatta trucidare col suo portato", come scrive il poeta, una donna ventitreenne, Virginia Del Mazzo (del fatto si occuparono gazzette e tribunali dell'epoca). Proprio ad esergo di quell'atto unico Donatella Donati pose le parole di Jacques Derrida: "... contre les violences de la mystique et de l'histoire, contre le rapt de l'enthousiasme et de l'extase.".
Tre maschi in processione, nemmanco una (pia) donna. Scrive comunque Giorgio Agamben in Quando la casa brucia di Giometti e Antonello (con analisi e conclusione forse troppo sbrigative ma ben orientate): "La chiesa era in realtà solidale non della salvezza, ma della storia della salvezza e poiché cercava la salvezza attraverso la storia, non poteva che finire nella salute. E quando il momento è venuto, non ha esitato a sacrificare alla salute la salvezza.".
Dante, dopo la prima condanna del 27 gennaio 1302, avrebbe dovuto, tra l'altro, pagare 5000 fiorini e scontare due anni di confino "extra provinciam Tusciae", così da evitare conseguenze peggiori. Non era tipo da farsi umiliare a tal punto ma nemmeno privo di interesse, soprattutto negli anni a seguire, per una qualche possibile soluzione, che salvasse tuttavia la fama e l'onore, come precisa a quell'amico fiorentino, perché altrimenti se non si trova una via accettabile, meglio non tornare: "quod si per nullam talem Florentia introitur, numquam Florentiam introibo" (Epist., XII). Il prezzo da pagare gli sembrò troppo alto, appunto, sul piano morale e politico, nel 1315 quando rifiutò in due occasioni le condizioni offertigli nell'ambito di una sorta di amnistia; subì quindi una ulteriore condanna a morte che riguardò stavolta anche i figli. 'E possibile che nel calderone delle accuse pretestuose e non provate (baratteria eccetera), e dunque inattaccabili e sacrosante per forza, per principio, per opinione ("fama publica referente", si scriveva nella sentenza; e si ripete in altri modi anche oggi...), fossero finite chiacchiere e strumentalizzazioni su commistioni di ruoli pubblici e interessi privati intorno all'incarico, gratuito peraltro, ricevuto nell'aprile del 1301 di sovrintendere ai lavori di via di San Procolo a Firenze, tra il borgo della Piagentina e il torrente Affrico, per sistemarla e prolungarla verso Sant'Ambrogio, zona dove Dante e la sua famiglia avevano dei possedimenti (il Poeta fu insomma persino Ufficiale di strade, piazze e ponti!).
La nomina del senatore Battistoni (complimenti e auguri!) non nasce nelle Marche ma è un'opportunità vera e può contribuire inoltre all'attenzione verso le realtà dell'agricoltura regionale. Sugli altri nominati Fi: benissimo Sisto, fine giurista e politico accorto, alla Giustizia (poi si vedrà se saranno riforme o rimedi); Moles non era destinato ad editoria e informazione ma da liberale di lungo corso è la persona giusta per quel ruolo delicato; Bergamini, preparata, abile e tosta, non si limiterà ai Rapporti con il parlamento ma tesserà e controllerà; Mulè in Difesa non ce lo vedo ma deve stare al gioco; Pichetto Fratin: affidabilità e competenza piemontesi...
Il padre dà le regole, la madre accudisce, Ciccioli lancia l'amo, gli altri abboccano e il medioevo continua a fungere, nell'equivoco e nell'inconsapevolezza, da sinonimo di arretratezza e nefandezza, sempre con buona pace di storia e storiografia. Oltre la polemica più scontata, le questioni comunque restano aperte e non sono certo monopolio della destra di FdI o dell'area cattolica, poiché, ad esempio, del recupero di un ruolo più attivo e influente, virile direbbe qualcuno, perché no, della figura del padre si discute da decenni; e così pure non è mica di oggi la ricerca di un equilibrio, avanzato direbbe magari qualcun altro, pure dentro l'ordinamento giuridico, tra il pluralismo dei modelli e dei diritti e quel che ci resta o ci manca di natura e tradizione.
Pino Radicetti è stato per anni uno dei riferimenti sicuri per la comunità di Forza Italia. Era capace di ascolto, di consiglio, di generosità; teneva alle sue idee e alle sue appartenenze, privilegiando però la passione del dialogo e della testimonianza rispetto alla sommarietà dei rapporti di forza. Dopo la pensione cominciò appunto a dedicarsi con intensità alla militanza politica, con tante ore nelle sedi del partito e altrettante in giro per il territorio, acquisendo una conoscenza capillare di persone e situazioni in cui l'aspetto politico e quello umano stavano insieme. Legatissimo alla famiglia non si è mai risparmiato negli affetti e nella dedizione come marito, padre e nonno. Ha onorato le amicizie, sia nella vicinanza nei momenti del bisogno, sia nella condivisione delle gioie della vita e della realtà. Quasi si illuminava di contentezza quando annunciava i suoi periodici viaggi a Tarquinia con la moglie Rossana. Una volta mi mostrò orgoglioso una foto di lui giovane e brillante sul litorale laziale con la sua comitiva di amici ed amiche e con quello sguardo attento e sensibile che poi lo avrebbe accompagnato per sempre.
Trappola-provocazione (vediamo se ci sei o ci fai) od errore di comunicazione (vediamo se sei bravo a capire), il cartello scritto da Molto di più di 194 meritava da parte di chi si è buttato sulla vicenda maggiore prudenza e una qualche perspicacia (che emergevano invece in diversi commenti su CM). Resta urgente naturalmente l'attenzione sul rischio che nuovi divieti uniti ad autocensure e scrupoli vadano a modellare una libertà di opinione provvisoria e ricattabile, già zavorrata dalla fretta di dire e dalla pretesa di capire senza verificare e senza confrontarsi.
"Non basta calcolare come sopravvivere un giorno in più, se non sappiamo dare buoni motivi per desiderare di vivere un giorno in più", d'accordo. Ma se fossero sufficienti i "buoni sentimenti" (somministrati magari dalla Scuola e giudicati dalle autorità di stato e di chiesa), non avremmo bisogno del Natale, del Verbo che si fa carne e abita tra noi.
Bravo, sindaco Parcaroli. In generale, comunque, occorre sottrarsi, tanto più dopo l'esperienza della pandemia, da una polemica tutta fissata sugli ospedali, quando non solo l'urgenza del momento ma le stesse prospettive future, e mica da oggi, ci indicano anche e per certi versi soprattutto nella medicina del territorio l'ambito dove intervenire e innovare radicalmente.
L'idea del grande ospedale unico con poco o nulla attorno non era l'alternativa efficiente all'insostenibilità e improbabilità dei piccoli ospedali diffusi; era piuttosto l'altra faccia di una sanità che si affida all'ospedale come risposta privilegiata se non, appunto, unica rispetto ai bisogni delle persone e dei territori.
Se però, e non da oggi, si è passati a scenari, da inquadrare e definire meglio poi nel nuovo piano socio-sanitario, in cui, nel caso nostro, l'ospedale di I livello (che fino a l'altro ieri tutti chiamavano unico contribuendo agli equivoci: i favorevoli e i contrari) non sorge come oasi nel deserto ma come realtà baricentrica rispetto ad una rete ospedaliera, di medicina territoriale e di servizi, perché allora tornare indietro?
Semmai andiamo avanti, cominciando a ripensare, migliorare e ricostruire ciò che sta prima e dopo l'ospedale, ciò che costituisce per tante ragioni un altro terreno di prova per un servizio sanitario nazionale (e regionale) che sia tale.
Non è facile essere figli di uno come Vittorio Merloni e riuscire a mettere insieme desideri e doveri, farsi largo in azienda trovando la propria strada ma tenendo conto di equilibri e relazioni, di dati e situazioni. Passaggio generazionale e successione familiare sono sfide ancora più complicate quando ci si mette pure una malattia, il mercato preme, le visioni e le volontà divergono. La cessione a Whirlpool, avversata da Andrea Merloni, ha chiuso una storia, non poteva risolvere tutti i problemi, come si è visto. Marco Bentivogli rimproverava sempre il creatore dell'Audace, a suo dire, di non essersi fatto carico del ruolo, anche con certi stili di vita. Ma Andrea Merloni è restato, a suo modo, un imprenditore. Il suo viaggiare sembrava ad alcuni una fuga, forse era soprattutto ricerca.
Mario Adinolfi, tra le altre cose, abile polemista ed ottimo pokerista, punzecchia il rettore Adornato, che forse si è un po' allargato nel campo ecclesiale ma andrà pure ricordato che l'università maceratese un qualche legame con papi e chierici l'ha comunque avuto, e di che tinta!; e tuttavia, una certa "supponenza fideistica" nell'intervento della professoressa Clara Ferranti c'era, eccome. Il rettore peraltro si era sottratto alle richieste censorie di Officina, parlando di "individuale espressione di pensiero, magari oltraggiosa, che va affrontata sul piano culturale", mentre aveva bacchettato Alberto Cicarè e altri, senza citarli, sul "boicottare la chiesa dell'Immacolata", perché "non possiamo cadere nello schematismo uguale e contrario".
Per Adornato, "l'Ateneo di Macerata in particolare, è un luogo laico che non sopporta l'oscurantismo, ma lo oltrepassa, illuminandolo di proposizioni culturali inclusive...": tra l'utopia e la distopia.
Non sparate sul vicario. Ad ascoltarla su youtube, quest'omelia di don Andrea Leonesi, gioviale e amante delle battute sin da ragazzo, un po' fa sorridere e un po' fa mettere le mani nei capelli, mentre le troppo educate ragazze della Fuci, presenti in presbiterio, in un momento topico del commento ad Efesini 5, 21-33, si portano la mano alla fronte, chinano e nascondono il viso.
Il parroco dell'Immacolata è prete solido e generoso, che ha tra l'altro cercato di valorizzare il rito antico non come eccezione elitaria bensì come patrimonio comune.
Nella medesima omelia poco felice ci sono molti passaggi interessanti, come quando egli ricorda il “non giudicare”; distingue tra unioni civili e matrimonio gay; rammenta che “gli omosessuali” vanno accolti nella comunità ecclesiale e che essi possono essere più santi degli altri cristiani; sottolinea la misericordia infinita del Signore che riesce a perdonare tutto riferendola proprio alla realtà dell'aborto; invita sé stesso e i fedeli ad aprirsi all'amore del Signore riconoscendo che “se Egli non ci tiene la mano sulla testa siamo capaci di tutto” e dunque piano con l'ergersi a giudici degli altri...
Insomma, Don Andrea non merita di subire da fuori mordacchie illiberali nel nome della libertà e da dentro anatemi fideistici per sentirsi più papisti del papa. Un incidente può capitare a tutti, niente strumentalizzazioni, niente pezze curiali.
Ma l'errore c'è stato e c'è forse anche un problema nella chiesa, di contesto, di atmosfera, di mentalità, di regole, se dall'altare si ritiene normale entrare a piedi pari in questioni politiche controverse e opinabili come la situazione politica e istituzionale polacca; se due temi sanguinanti prima che sensibili come aborto e pedofilia vengono trattati così maldestramente, e non magari con la tromba della profezia ma con la corda stonata della provocazione; se ci si rivolge all'assemblea dei fedeli con paternalismo quasi irridente: “fumatevi qualcosa prima di venire qua, così pensate a qualcos'altro”; se, con buona pace di tanta esegesi e altrettanta predicazione che contestualizzano nella storia e raccomandano una lettura unitaria del testo paolino, si rilancia il famoso invito quasi scagliandolo contro le sorelle presenti in chiesa e finendo per spezzare il filo prezioso delle analogie: “le mogli siano sottomesse ai mariti, capito care signore?, come al Signore... Il marito infatti è capo della moglie, dobbiamo insistere ancora?, come anche Cr... è capo della Chiesa...”; e se infine si ripete pure la battuta già rivolta ai fidanzati: “preferivo fare la moglie, se mi dovevo sposare, almeno dovevo stare sottomessa e basta, sarà stata dura ma...”.
Ite, Missa est. La chiesa prima di farsi lievito nel mondo, ospedale da campo o testimonianza militante che sia, si domandi piuttosto a chi e a cosa sia davvero “sottomessa” (come d'altronde suggeriva don Andrea) e quanto abbia realmente a cuore l'unità, l'amore e il rispetto, innanzitutto al suo interno.
Un saluto a Maurizio Mosca, sperando che riacquisti la piena libertà personale quanto prima. Un interrogatorio di garanzia a distanza, pur nel momento contingente, ha un che di incompiuto; dover poi spostarsi a Chieti per i problemi di connessione negli uffici giudiziari teatini fa pensare anche alla situazione della giustizia italiana.
Officina Universitaria non condivide l'intervento della prof Clara Ferranti (che in effetti pur mettendo giustamente in rilievo la necessità per tutti di fare i conti con ciò che effettivamente l'aborto è, cioè la "soppressione di un essere umano", finiva per confondere aborto, infanticidio e omicidio, usava toni e termini spiacevoli, non faceva i conti con la complessità sul piano giuridico del concetto di persona...) e propone le sue osservazioni e critiche, arrivando però a chiedere addirittura punizioni e condanne, esprimendosi con sentimenti e linguaggio un po' retorici e perbenisti: "la nostra amata città", "il docente dovrebbe farsi portatore di buon esempio"; appellandosi infine all'autorità, al potere, al rettore... Una volta gli studenti di sinistra predicavano la rivoluzione, oggi sembrano cultori del conformismo.
La visita di Salvini in curia con tanto di "processione dal municipio a piazza Strambi", per citare Sciapichetti, ha rafforzato semmai l'immagine, o addirittura l'influenza, del vescovo sulla scena pubblica cittadina. Marconi invece non ha regalato niente alla Lega e al suo leader: basti leggere il comunicato molto istituzionale della diocesi, che si preoccupa peraltro di evidenziare "l'auspicio comune al confronto costante tra la nuova amministrazione e tutte le forze vive della città" (tra le quali, ovvio, rientra la comunità cattolica locale...). C'è del nervosismo post-elettorale nell'uscita di Sciapichetti, ma c'è anche la salutare impronta dei principi di autonomia e laicità compresi nella tradizione del cattolicesimo democratico. Mi pare però, almeno stavolta, che le preoccupazioni siano male indirizzate, perché il vero tema sta in una certa afasia ed apatia e nella poca significanza del laicato cattolico rispetto alla politica e alle istituzioni. I vescovi o tacciono o si allargano troppo; e dal protagonismo in prima linea della gerarchia dell'era ruiniana (che seguiva comunque un disegno generale) siamo passati ad un interventismo discrezionale e di necessità unito ad una mediazione diretta e corta tra le curie e l'amministrazione dello stato e degli enti locali. Le processioni all'inverso e le bibbie sul comodino sono il problema minore.
Giancarlo Liuti era a suo agio nell'analisi politica, nel racconto di cronaca, nell'approfondimento culturale, ma sapeva scrivere di costume con la brillantezza e l'acutezza di un uomo immerso nella realtà senza esserne ostaggio. Porta la sua firma peraltro una storica inchiesta sull'Accademia di Belle Arti maceratese, uscita in più puntate nel 1979 sulle pagine del Carlino e che fece molto rumore, restando negli annali. Aveva una cultura laica ben delineata che tuttavia non si chiudeva nei propri confini, stimolando piuttosto curiosità e ricerca. In Cronache Maceratesi aveva ritrovato come una seconda giovinezza di scrittura e di amicizie. Quando la sua rubrica lasciava troppo spazio ad un certo pessimismo malinconico, non si capiva se a prevalere fosse il disincanto oppure, forse, il morso della vecchiaia. Nella mostra su Nino Ricci di Palazzo Buonaccorsi, furono esposte alcune foto in bianco e nero di viaggi e incontri, nelle quali figurava anche Liuti con sua moglie e gli amici. Gli sguardi intensi e l'atmosfera serena suggerivano una comunione e una rete di sentimenti, idee ed esperienze che hanno sicuramente arricchito la professione del giornalista e l'esistenza dell'uomo.
Il sindaco uscente Carancini e il candidato sconfitto Ricotta non hanno ancora trovato il modo di stringere la mano in pubblico al neosindaco e vincitore Parcaroli: non è solo una caduta di stile ma una vera stonatura istituzionale e politica.
Terza età o meno, la lettera solleva questioni cruciali e che in qualche modo riguardano tutti, poiché questo "modello sinistro di uno Stato padrone delle vite", che certo non nasce oggi, ha però trovato una preoccupante accondiscendenza e sudditanza nella società e tra i cittadini, fino al punto di confondere le cosiddette "regole" con il diritto, di invocare il cosiddetto "rispetto", tipico dei sottomessi, al posto della "responsabilità", tipica delle persone libere e consapevoli, di additare al disprezzo morale se non all'odio sociale i rei di non sapersi o potersi adattare allo "stare a casa", colpevoli insomma di essere umani, troppo umani.
Disse don Peppe Branchesi: "Vorrei che molta gente se la smettesse di dire: il prete della polenta; sono il prete che anche attraverso la strada di un piatto di polenta avvicina gente al Padreterno e che forse costruisce un po' di gioia con le persone che sono attorno". E le "strade" furono tante: la parrocchia; i campi scuola; lo sport; il teatro; i circoli e l'oratorio; gli incontri e le conferenze con ospiti e testimoni; l'esperienza del giornale Orizzonti Treiesi e le tante incursioni nel mondo della comunicazione; la Coldiretti; i 23 anni all'Itc di Macerata tra studenti, colleghi, presidi... Era un grande appassionato di fotografia e forse anche per questo aveva capacità di sguardo e di discernimento: sapeva unire il particolare di un fratello o di una situazione, nella campagna marchigiana come nelle periferie del mondo, all'universalità esigente e misericordiosa del Vangelo. Umano, dunque, e fraterno ma non certo accomodante; cordiale e pronto allo scherzo ma sicuro e fermo nelle sue idee e nelle sue battaglie. Nacque ad Avenale e crebbe immerso nella famiglia, nella comunità, nella fede, nella terra. Fu ordinato il 29 giugno del 1962 nella cattedrale di Treia, che allora faceva diocesi a sé con San Severino, dal vescovo Ferdinando Longinotti. Visse il fermento del Concilio; conobbe Carlo Carretto, "un secondo padre per me", ricordò; incontrò e abbracciò l'esperienza dei Corsi di Cristianità; fu anche cancelliere vescovile... Nel 2012 in tanti fecero festa con lui nella memoria del suo giubileo sacerdotale e il card. Ersilio Tonini gli indirizzò un augurio sincero e affettuoso. In un opuscolo stampato per quell'occasione, don Peppe scrisse di sé stesso così: "Sono un prete di campagna contento di essere una icona del Signore e del suo amore, pur nella mia povertà e fragilità".
La Regione fa riferimento al codice Cura e manutenzione del paesaggio contenuto negli allegati del Dpcm del 10 aprile per ritenere consentite le attività agricole come il taglio del bosco per legna da ardere, la coltivazione di piccoli appezzamenti (poderi, orti, vigneti) o la conduzione di piccoli allevamenti di animali da cortile finalizzati al sostentamento familiare da parte di agricoltori non professionali. Poiché quest'ultima definizione non è delle più chiare (come pure quella del sostentamento familiare) e può valere, ad esempio, sia per chi abbia una partita Iva nel settore agricolo ma non i requisiti dell'imprenditore professionale, sia per chi svolga le attività descritte come hobby, sarebbe meglio essere chiari per evitare equivoci tra i tanti marchigiani legati alla campagna.
Se le persone non fossero così indisposte, naturalmente, a "fare ancora di più di quello che la norma richiede", quale limite incontrerebbe la pretesa giuridica e politica dello stato e delle istituzioni, rivendicata magari proprio per far "prevalere l'interesse collettivo su quello individuale" (e mica solo nelle pandemie)? Peraltro i cittadini, almeno sinora, pasqua e pasquetta permettendo, tranne sparute eccezioni, come testimoniano i resoconti periodici del ministero degli interni su controlli e sanzioni, non solo si uniformano alle norme, ma ne accettano e agevolano di fatto persino le interpretazioni più restrittive o arbitrarie o contraddittorie o bizzarre. Se invece occorrono comportamenti e accortezze giudicati indispensabili sia a fronteggiare la pandemia sia a consentire la rimodulazione delle stesse misure di contenimento (vedi mascherine eccetera), non ci si può affidare solo alla buona volontà e alla sensibilità delle persone... Ma credo che l'avvocato Micozzi voglia in fondo soprattutto auspicare una maturità complessiva della società che eviti gli stalli e i danni dello specchiarsi del paternalismo giuridico e dello spauracchio sanzionatorio nella pigrizia remissiva e nel ribellismo furbo.
Con Alberto Sensini, uomo di area laica, non settario, scompare un altro rappresentante di un giornalismo avvolto in un certo mito e che aveva un peso rilevante nella società; un giornalismo che, se non va ingenuamente idealizzato, poiché ha vissuto anch'esso le sue sconfitte e le sue contraddizioni, va riscoperto nella sua capacità di lasciare impronte di mestiere e di stile, misurandosi con la sfida della cronaca, il fascino del racconto, la complessità delle analisi e i tempi lunghi delle visioni proprie e altrui. Sensini non riuscì o non volle staccarsi dal Corriere per prendere sul serio le redini del Tg2 al momento del varo, nel marzo del '76, di un nuovo e vero telegiornale alternativo al Tg1. Il suo fu una sorta di interregno e venne poi nominato Andrea Barbato. Nel '77 divenne direttore della Nazione; poi nell'ottobre del 1980 ci fu una sorta di staffetta con Gianfranco Piazzesi: Sensini fu chiamato a guidare la redazione romana del Corriere ed a relazionarsi da vicino col mondo politico e dei partiti; e Piazzesi andò a Firenze come direttore della Nazione.
Sciacalli o cani pastore? Meglio avvocati e magistrati che abbiano cura del diritto anche e soprattutto di fronte ad una emergenza sanitaria durante una pandemia. Guerra? Le Camere lo “stato di guerra” non l'hanno deliberato e non è stata introdotta alcuna legislazione di eccezione.
L'esempio estremo che l'avvocato Feliziani propone (senza precisare meglio i dati, il contesto eccetera): un “bimbo di 5 anni” e un “uomo di 90”, entrambi contagiati, che arrivano in ospedale dove resta però un solo ventilatore disponibile: esempio rispetto al quale egli sembra dare per scontato che il medico debba “giocoforza scegliere”, quindi “Salvando la vita del più piccolo che la vita deve vivere ancora e sacrificando l'anziano”; ecco, questo esempio estremo da una parte allarma e dall'altra disorienta. Si considera cioè il solo criterio anagrafico; e poi si inserisce la condotta del medico dentro una sospensione delle norme “di pace” che guiderebbe e giustificherebbe quella scelta utilitaristica compiuta “in guerra”, laddove invece, mi pare, saremmo (o siamo, visti gli sfoghi e i racconti di alcuni medici, non solo lombardi) di fronte ad una scelta drammatica (che pure deve avere un suo protocollo, una sua condivisione, una verifica di inevitabilità...) imposta e necessitata, non già dall'accettazione da parte del medico dello stato delle cose (sanitario, amministrativo, politico...) e di una supposta normativa di guerra o eccezionale, bensì, paradossalmente, dalla difesa che egli medico attua, a beneficio del diritto alla vita e alla salute dei cittadini e degli utenti, contro la sproporzione tra la dimensione e l'intensità della domanda di intervento e cura e la risposta inadeguata offerta dal sistema sanitario in questi tempi di pandemia (ma i problemi, diversi e in misura diversa, c'erano anche prima).
Il Rinascimento come "culla di tutta la cultura mondiale" ? E dove mettiamo filosofia di Atene e tragedia greca; diritto romano e letteratura latina; ebraismo e cristianesimo; le straordinarie tradizioni di Egitto, Persia, Cina, India, Giappone; Buddha, Confucio e Zarathustra; San Benedetto da Norcia, San Tommaso d'Aquino, Dante; le tante storie e culture sparse per il globo, riscoperte e valorizzate da antropologi e ricercatori? Inoltre, se "siamo noi stessi gli artefici del nostro futuro", bisognerà avvertire virus e batteri vari, tenere conto di natura e tecnica passando per il capitalismo (mica avremo dimenticato Emanuele Severino?), ricordarci della nostra dipendenza e mortalità, che pure, per molti o per alcuni, sono misura della nostra grandezza nella speranza della resurrezione, altro che rinascimento.
Un gesto provvidenzialmente pastorale e di risonanza pubblica, benché nelle forme della visita privata e del pellegrinaggio personale, inserito nella iniziativa nazionale promossa dalla Cei del "Venerdì della Misericordia" e che esprime anche un senso di civiltà e di umanesimo. Lo spostamento da piazza Strambi al civico cimitero di via Pancalducci, passando per Santa Lucia e l'Ospedale, verso il quale il vescovo ha indirizzato un'apposita preghiera e benedizione, è pienamente rispettoso di quanto disposto dai vari decreti e ordinanze, senza considerare convenzioni, costituzione e pure accordi concordatari.
Il presidente del Tar Marche Sergio Conti nel suo decreto (col quale accoglie l'istanza cautelare della presidenza del consiglio dei ministri e sospende gli effetti dell'ordinanza del presidente della regione impugnata, fissando, in deroga ai termini, la trattazione collegiale per il 4 marzo) osserva come il decreto legge del governo n. 6 del 23 febbraio sul coronavirus preveda “al ricorrere di tassativi presupposti, l'assunzione di misure pesantemente incidenti su diversi diritti e libertà costituzionali” (e più avanti, riferendosi ad ulteriori misure consentite dallo stesso decreto, rileva come esse “comportino un sacrificio minore delle libertà individuali”, rispetto a quelle più gravi previste dall'art.1, quelle, per capirci, disposte dalla regione sia nella prima che nella seconda ordinanza...).
Il diritto amministrativo, al di là delle diverse concezioni e visioni, riguarda la libertà e la vita delle persone (e di famiglie, imprese e formazioni sociali) più di quanto non si pensi...
Nel decreto del Tar, nel quale si puntualizza di trovarsi “in questa fase di sommaria delibazione”, si ritengono fondate le due censure avanzate dal governo contro la regione: la mancanza del presupposto di fatto di almeno un contagio accertato nelle Marche al momento dell'emissione dell'ordinanza, richiesto invece dal decreto legge governativo; e l'aver erroneamente indicato a sostegno del proprio potere di ordinanza l' art. 2 del decreto legge, che consente misure ulteriori e più blande, quando invece le misure previste nell'ordinanza sono appunto quelle più severe previste e riservate dall' art. 1 a situazioni ben precise.
Insomma, se la regione dispone le misure severe previste dall' art.1 del decreto legge, le quali comunque incidono pesantemente su diritti e libertà costituzionali, devono ricorrere le condizioni e i presupposti di fatto indicati tassativamente nello stesso art. 1; se invece la regione dichiara di muoversi nell'ambito delle misure dell' art.2, quelle cioè sempre di contenimento e gestione dell'emergenza ma aventi una portata e un impatto inferiori, non può poi, la regione, varare un'ordinanza con misure modellate sulle disposizioni dell'art.1.
Il presidente del Tar peraltro osserva: “fermo restando che, al mutare della situazione di fatto, consegue la possibilità, per il Governo e per la Regione, di emettere i provvedimenti consentiti dal decreto legge n. 6 del 2020”.
Il presidente della regione Ceriscioli, allora, ieri sera riscrive in fretta (tanto che oggi la regione pubblica persino un avviso di errata corrige) la premessa della nuova ordinanza n.2, descrivendo analiticamente i casi di contagio e rimarcando l'esistenza di situazioni di fatto e di diritto; e citando pure pari pari l'inciso presente nel decreto del Tar appena qui sopra riportato tra virgolette; e citando inoltre i vari decreti, circolari e ordinanze (compresa la propria precedente n.1).
Stavolta la regione precisa di agire nelle more dell'adozione dei provvedimenti ai sensi del decreto legge, art. 1 e art. 3 comma 1, (i quali articoli rispettivamente fanno riferimento alle autorità competenti e ai decreti del presidente del consiglio); poi la regione si richiama all'art. 3 comma 2 che consente nei casi di estrema necessità e urgenza (nelle more dell'adozione dei decreti del presidente del consiglio) di adottare le misure previste dagli artt. 1 e 2, sempre del decreto legge n.6 sul coronavirus, ai sensi dell'art. 32 della l. 833 e dell' art. 117 del decreto legislativo n. 112 del 1998 (cioè norme che consentono alla regione di intervenire con urgenza in casi di emergenze sanitarie e a tutela della sanità e dell'igiene pubblica).
Adesso Boccia e Sciapichetti aggiungono benzina ad un fuoco che comunque non è (o non è soltanto) pretestuoso e permette sia sul piano giuridico sia su quello politico di accorgersi, nel pieno di un'emergenza sanitaria e di uno stress istituzionale, come il rapporto tra cittadini e stato (e tra cittadini e regioni ed enti vari) da una parte e il rapporto e gli equilibri tra stato e regioni e gli altri enti territoriali dall'altra abbiano bisogno di chiarimenti di fondo e di verifiche normative. Un ruolo lo ha pure la debolezza di forza e di regia della politica (e dei partiti, se ancora ci sono in quanto tali) ma se nel pieno di un'emergenza scoppiano, e non solo nelle Marche, casi di incertezza e di conflitto c'è un problema nel sistema che non riguarda (soltanto) il sorriso di Ceriscioli o la pochette di Conte.
Questa chiesa catacombale e che confessa, e cioè riconosce, la paura può invitare all'essenziale del cristianesimo e dell'eucarestia (con la riscoperta anche degli itinerari personali...) o segnalare, in questo uniformarsi alle ordinanze draconiane e allo spirito ansioso del tempo, senza magari la proposta di gesti e testimonianze originali, una crisi di ruolo e di senso. Questi funerali col rito delle esequie e solo con i parenti stretti sono invece soltanto una crudeltà inutile.
Alcuni errori iniziali hanno spinto il governo ad una rincorsa verso le misure più drastiche e allarmanti. Ceriscioli, al di là della questione delle competenze (e di un regionalismo mai evoluto, insieme allo stato e alle altre istituzioni, in direzione del federalismo vero), si muove dentro questo quadro, i cui rischi e significati sono ben segnalati da Giorgio Agamben sul Manifesto di oggi.
Non è vero però che Papa Francesco abbia stabilito nel 2018 una regola della comunione sulle mani. Egli ribadì le norme del messale romano con le due possibilità e col rimando alle conferenze episcopali. Rientrate le ragioni di ordine sanitario, i fedeli, a Loreto come altrove, possono ricevere la comunione sulla bocca o sulle mani.
Gustoso e acuto l'articolo sull'Espresso dell'architetto Bruno Zevi sulla mezza luna: i bambini in bici dentro la calotta, il manovale che bestemmia e beve un fiasco di vino a pasto, i contadini reclutati come carpentieri, la solita burocrazia, il dibattito su come fare memoria della Resistenza, il rischio della retorica dell'antiretorica, l'arte i simboli i significati, i monumenti aperti, la periferia degradata di Macerata, le scritte degli studenti contro la scuola il sistema la polizia i partiti, la scoperta del vecchio rifugio antiaereo e l'interramento dei suoi tunnel...
In Cina (e non da oggi) ci si confronta col diritto romano quando si pensa e si costruisce il futuro. Da noi si stenta pure a tutelarne la semplice memoria, mentre la chiesa di Roma continua a snobbare il diritto canonico (e gli effetti si vedono anche in questi giorni).
Licia Rognini Pinelli, che è nata a Senigallia, militante e vedova dal coraggio e dalla dignità esemplari, non fu nemmeno avvisata dalla questura di quello che era successo al marito quella notte: epilogo tragico di un fermo illegale e di interrogatori senza tregua, nell'ambito di una delle diverse operazioni di depistaggio e inquinamento di quei tempi difficili; e lo venne a sapere da alcuni giornalisti del Corriere. Licia Pinelli denunciò per diffamazione aggravata il questore Marcello Guida (i cui omaggi Pertini si rifiutò platealmente di ricevere quando si recò in visita a Milano da presidente della Camera: non tanto perché si ricordasse del suo passato-presente di fascista e di direttore del carcere-confino di Ventotene, quanto perché su Guida gravava l'ombra della morte di Pinelli). In seguito, Licia Pinelli denunciò per omicidio e altri reati tutti i funzionari che ebbero a che fare con suo marito nei locali della questura milanese. La prima causa fu presto archiviata; la seconda ebbe vita più lunga e travagliata ma alla fine il giudice Gerardo D'Ambrosio archiviò, escludendo sia il suicidio sia l'omicidio, ipotizzando un malore non nella forma dello svenimento vero e proprio ma in quella di un malore appunto in cui la combinazione tra un venire meno di energie e di sensi e una reazione istintivo-fisiologica di difesa avrebbe portato alla caduta dalla finestra... Alcune analisi e studi successivi accettano l'esclusione del suicidio e dell'omicidio volontario ma respingono la plausibilità di quello che giornalisticamente (ma non nelle parole di D'Ambrosio) fu chiamato "malore attivo", aprendo ad altre ipotesi. Giuseppe Pinelli, che era arrivato in questura col suo motorino Benelli, seguendo la macchina di chi era venuto a prenderlo, è stato ricordato sui muri della nostra provincia in occasione del cinquantesimo della morte con un manifesto funebre a cura di un circolo anarchico di Tolentino.
"Abbiamo amministrato bene" ma " non faremo un Carancini ter perché la città è cambiata". Insomma, questa benedetta "discontinuità" (parola orribile che dal politichese sta contagiando il discorso comune) si toglie la maschera: se occorre soltanto adeguarsi ai tempi e ai problemi nuovi e se non si devono prendere le distanze dal passato, vuol dire che siamo nel pieno della continuità politico-amministrativa col centrosinistra di questi e altri decenni (una continuità peraltro dentro la quale proprio Carancini, mica tanto paradossalmente, è stato elemento di crisi e di rottura, pur parziale e contraddittorio, ben più di quanto potrebbe mai essere Ricotta, il quale sembra volersi ritagliare, nei margini della rappresentanza e della mediazione, un ruolo di interprete originale nei confronti di quel blocco politico-culturale-sociale che lo candida a sindaco).
Caro Peppe, sono in effetti un sostenitore del “garantismo a 360 gradi” (e come dovrebbe essere un garantismo non strumentale e non ipocrita, se non appunto a 360 gradi? E rivolto, ad esempio, anche, se non soprattutto, alle situazioni e alle procedure che riguardano gli indifendibili?), non amando il garantismo ideologico o classista o a orologeria o di partito (preso). Ma non sostengo il garantismo che “si rifiuta di vedere la realtà”, cioè quello che confonde le garanzie a tutela del funzionamento della giustizia e a tutela dei diritti della persona con i buonismi ingenui o interessati; o che confonde il piano giudiziario con quelli della politica, della cultura, della storia, della morale... D'altra parte che il garantismo debba fare i conti anche con sé stesso è cosa nota. Il 5 novembre scorso scrivevo, proprio in un commento su CM, a proposito del caso Ricotta-Lega, di come “le Camere Penali predichino nel deserto” e che “nella politica e nel dibattito pubblico una visione garantista e liberale sia ridotta, quando va bene, anche per sua responsabilità, ad un complemento d'arredo”.
Insisti nei tuoi giudizi sulle mie parole e ora però scrivi che sono “nei fatti arrivato al risultato oggettivo di sminuire la credibilità di un magistrato...”: ne prendo atto ma non è così, oggettivamente, diciamo. Allargando: se la credibilità di un magistrato venisse sminuita quando qualcuno critica un'opinione di quel magistrato o definisce inopportuna una sua esternazione o comunque esprime riserve sul suo operato in modo consono eccetera, dovremmo dubitare dell'utilità e della bontà della democrazia e delle libertà costituzionali.
Aggiungi, infine, di non aver ancora ben capito quale sia la mia posizione “nei confronti” del vescovo di Camerino. Riassumo: Massara non risulta indagato; viene citato, secondo articoli di stampa, indirettamente (o presuntivamente) e direttamente in “scampoli di intercettazioni” e in “passaggi dell'ordinanza” del Gip che segue l'inchiesta Rinascita-Scott; lo scenario che arriva all'opinione pubblica (la quale poi ha tutto il diritto di non stare a pensare e parlare con il codice o la costituzione in mano o in testa) è, secondo me, “tanto impreciso quanto suggestivo”; e dunque il risultato è che l'immagine del monsignore noi finiamo per accostarla agli uomini e agli ambienti della 'ndrangheta e ai suoi riferimenti sociali e istituzionali. A questo punto il vescovo, dopo aver detto che sta “sereno” e che ha la “coscienza retta”, parole rispettabili e comprensibili ma che possono anche apparire “curiali” e “di circostanza”, recuperando realismo cristiano, orgoglio calabrese e consapevolezza del ruolo dovrebbe, penso, reagire e spiegare, perché sennò continueranno ad agire, insieme alle domande legittime, le malelingue cattive e i sospetti inquisitori. Insomma, io non so come facesse il prete e il parroco in Calabria don Franco Massara, e vorrei che ce lo dicesse lui; e quindi se gli esprimessi ora e su questo solidarietà sarei un ipocrita e un incosciente. Debbo dire però che quanto, sinora, emerso giornalisticamente rispetto alle carte dell'inchiesta non mi fa dubitare di Massara, piuttosto degli indagati quando parlano di lui (quando lo fanno effettivamente).
Caro avvocato Bommarito, caro Peppe, ti riferisci alle mie parole attribuendo ad esse il significato e lo scopo di “esprimere solidarietà (cosa del tutto legittima) al vescovo incappato nell'ultima inchiesta della Procura Antimafia di Catanzaro”, mentre io piuttosto ho invitato, per così dire, il vescovo a reagire e a chiarire, “senza parole curiali di circostanza”, dopo aver segnalato i rischi e i paradossi connessi all'immissione e all'emersione nel circuito delle indagini e delle inchieste e in quello mediatico di nomi e persone che non risultano indagate: questo è quanto è avvenuto nel caso di monsignor Massara, secondo la mia opinione formata su quanto riferito dalla stampa.
Mi sono peraltro ben guardato dal dare giudizi moralistici e sbrigativi o dall'attribuire a questo o a quello responsabilità dirette sul fenomeno: siamo di fronte ad un costume che si è fatto sistema, ma appunto non siamo in un “mondo ideale” e da tempo lo stesso “stato di diritto” non sta tanto bene: occorre dunque attrezzarsi e andare alla battaglia, e oggi tocca al vescovo, domani chissà a chi.
Definire inoltre la situazione di Massara, delineata dall'articolo di CM, come quella di un “vescovo incappato nell'ultima inchiesta della Procura Antimafia di Catanzaro” è una descrizione a mio avviso un po' troppo sommaria e può prestarsi, oltre le intenzioni, ad equivoci, tanto più che poi, tu mi attribuisci l'obiettivo di “esprimere solidarietà” al vescovo utilizzando proprio quella descrizione.
Lanci inoltre in modo categorico un pesante giudizio sulle mie parole, attribuendomi così un'inquietante finalità. Parole che, tu scrivi, “cercano di minare la credibilità di Nicola Gratteri”; e poi addirittura richiami in questo contesto i rischi per la sua vita a tutti noti che Gratteri corre in ragione della sua attività di magistrato in Calabria (e non solo) e arrivi a scrivere che le mie parole “sono rivolte ad un uomo che rischia tutti i giorni e a tutte le ore la vita...”; e poi infine richiami sempre in questo contesto “la vera e credibile azione di contrasto alla 'ndrangheta” portata avanti da Gratteri, giustapponendola sempre alle mie parole.
Si tratta, caro avvocato Bommarito, caro Peppe, di una accusa gravissima e infamante che mai mi sarei aspettato di dovere ricevere da te. Io non ho cercato di minare in alcun modo né ho minato in alcun modo la credibilità di Nicola Gratteri, sia come Procuratore Capo di Catanzaro sia come uomo. Nel finale del commento ho fatto invece esplicito riferimento, in chiave critica ma non polemica, come hanno fatto invece alcuni osservatori, ad una parte delle dichiarazioni di Gratteri in occasione della conferenza stampa di presentazione della maxi-inchiesta Rinascita-Scott, quando appunto egli ha parlato di “un sogno” e di “una strategia” di magistrato, fin dal 2016, quando si insediò a Catanzaro, e di “una rivoluzione”; e ha aggiunto: “Questo è quello che ho pensato il giorno del mio insediamento: smontare la Calabria come un trenino Lego e rimontarla pian piano”. Ecco, io preferirei per la Calabria, ma non sono sicuro che ciò sia in effetti possibile (tanto è vero che ho scritto: “se e come”), la strada della “riforma civile” e della “conversione culturale” a quella della “rivoluzione” e del “Lego”. E preferirei anche che un magistrato, e soprattutto un magistrato noto e valente come Gratteri, non pensasse e non parlasse in questo modo, visto il ruolo alto, specifico e delicato che svolge. Buon Natale a tutti coloro che mentre noi parliamo, o scriviamo (la vigilia di Natale!), vivono nella terra di Corrado Alvaro dicendo no alla 'ndrangheta e comportandosi di conseguenza.
Il vescovo di Camerino non è indagato ma non può stare "sereno". Questi scampoli di intercettazioni e questi passaggi dell'ordinanza della gip Saccà, rilanciati inizialmente dalla Gazzetta del Sud, abbozzano uno scenario tanto impreciso quanto suggestivo in cui l'immagine di "don Franco" finisce per essere accostata ad ambienti e personaggi coinvolti direttamente nella maxi-inchiesta dei magistrati calabresi. In un mondo ideale, o in uno semplicemente ispirato allo stato di diritto, se non sei indagato non dovresti difenderti o preoccuparti di alcunché; e invece basta che parlino o si riferiscano in qualche modo a te e ancor prima che quelle dichiarazioni siano state oggetto di verifica e di confronto, ti ritroverai sulla bocca di tutti. Sarà il caso dunque che monsignor Massara si attrezzi alla battaglia, reagendo e spiegandosi bene, senza parole curiali di circostanza; e se lo vorrà, potrà magari cogliere l'occasione, da uomo di chiesa e di Calabria, per raccontare se e come la sua terra possa trovare una strada di riforma civile e di conversione culturale senza per forza dover passare per il Lego e la rivoluzione di Gratteri.
Gesti ed atti intolleranti e incivili verso il questore Pignataro, con tanto di danneggiamento al "decoro" cittadino e alle proprietà di privati ed enti pubblici, cui la (forse non sempre) inevitabile risonanza mediatica regala ulteriore visibilità ma nessun effetto pratico, già inesistente.
I responsabili regionali della Lega in Puglia, Campania e Marche stanno frenando rispetto agli accordi precedenti, quelli appunto rilanciati oggi da FI e da FdI che hanno annunciato da una parte le candidature in Calabria e Campania, dall'altra quelle in Puglia e nelle Marche. Ci sono questioni territoriali che si sommano ad altre più generali legate al profilo confederale del centrodestra.
Marzetti, che in genere fa il "vecchio saggio", altro che "senescenza", potrebbe però spostare la provocazione sul fronte dell'unione e dello sviluppo dentro la competizione territoriale e il confronto politico, lasciando questi doppioni e queste divisioni a perdere sullo scenario delle suggestioni... Le strozzature lungo la costa (e non solo di viabilità) sono parenti dei vuoti nell'entroterra più di quanto non sembri. Civitanova non è passata a suo tempo con Fermo ed ora dovrebbe fare la provincia autonoma marinara?
Complimenti, Gaetano: grande tipografo e generoso presidente della Rondinella. Non condivido tutte le tue idee ma la tua è una buona battaglia, in cui tra l'altro la stessa paternità, anche quella crocifissa dalla perdita, dal dolore, dai rimpianti, può almeno riaquistare una sua dimensione comunitaria nell'impegno, nel dono, nell'esserci per gli altri.
L'impero di Xi Jinping approda a Villa Lauri e non c'è nulla di male, purché si sappia come dialogare e trattare con questo partner e rivale sistemico al tempo stesso. Padre Matteo Ricci, che era pure, diciamo noi, un mediatore, ma lo era in quanto missionario, sapeva quel che faceva. Oggi tendiamo soprattutto a non urtare Pechino, tacendo e ignorando alcune cose che invece stanno alla base proprio di un rapporto vero di amicizia e di dialogo, anche sul piano della politica internazionale e persino della stessa diplomazia.
La nascita di una vita mortale come può essere la vittoria sulla morte? Non a caso, festeggiare il Natale senza la Pasqua a che serve? "Benedetto Tu, Signore, che resusciti i morti": così pregavano e pregano gli ebrei nell' Amidah (senza voler confondere ebraismo e cristianesimo, naturalmente). Nell'esperienza cristiana, così come la vita eterna comincia quaggiù, così pure la morte non chiude e toglie ma apre e consente... Intanto, questi padri in sala parto, bella cosa per carità, che "assistono" appunto, sembrano dover certificare, immessi in una scena che non è la loro, la celebrazione di un rito femminile e materno di grazia e di potere, di dolore e di gioia, e se non basta la rivincita di quel pulsante esclusivo di luce pubblica, c'è sempre, prima o poi, una passeggiata trionfale e goffa verso la sala nido con quel caldo fagotto tra le mani, immagine del Signore di cui sopra e un po' anche nostra, padri e maschi che siamo.
Il dott. Piero Ciccarelli sottolinea giustamente che questa assoluzione non controbilancia la sofferenza patita. 'E paradossale poi che talvolta, in occasione delle decisioni giudiziarie assolutorie, informazione e commenti finiscano per dare ulteriore risalto alle tesi dell'accusa, anche soltanto per il fatto che esse vengano riepilogate... Senza contare che nella fase a più alto impatto mediatico e sociale, quella dello scoppio del caso e delle indagini, le parole e le immagini sono tutte per polizia giudiziaria e magistrati.
Le Marche plurali della fede cristiana e della cultura laica (e degli antichi Piceni!), che non si sono mai fatte incantare fino in fondo da nessuno e ora dovrebbero celebrare il Terzo Paradiso e la Rebirth; le Marche dei paesaggi che si facevano opera artistica collettiva grazie alle campagne lavorate e alle città disegnate, senza bisogno di aspettare i Centri di interpretazione per turisti; la regione che, lontano da schemi e ideologie, ha inventato modelli territoriali ed economici fusi nel piombo comunitario dell'ingegno, del lavoro e dell'impresa, senza attendere che arrivasse un Michelangelo a chiudere i cerchi per unire uomo, natura e tecnologia; ecco, queste Marche che ora devono ripensarsi e rilanciarsi nelle crisi e nei mutamenti globali, senza perdersi in suggestioni e distrazioni, dovrebbero davvero felicitarsi di tanta pretenziosità intellettuale e di tanta dissennatezza politica? Pistoletto, si tenga pure il suo segno-simbolo del Terzo Paradiso e la sua Rebirth, ma si prenda Ceriscioli e se lo porti via, anche in bicicletta volendo.
Una nuova luce per "Macerata bella" ci può stare (dentro o fuori il fotoromanzo di Narciso Ricotta): poi scopriremo l'effetto che fa. L'importante però è evitare lo scivolamento verso la città come scenario museale, come set cinematografico. Indovinare la luce giusta resta un'arte, mentre la bellezza è divenuta un'opinione e non salva più il mondo: vedremo se salverà Macerata.
Sulla cannabis light le sezioni unite della cassazione non hanno comunque sollecitato o invocato l'intervento del legislatore, né tantomeno hanno indicato in quale direzione esso sarebbe dovuto andare. Hanno piuttosto proceduto al coordinamento e all'interpretazione delle varie norme esistenti, dichiarandole sufficienti per una decisione, che si presenta tanto severa nelle intenzioni quanto incerta nelle conseguenze (e che mostra nei suoi limiti, al di là delle prime e future applicazioni concrete, anche il riflesso delle indeterminatezze e dei paradossi generati da quell'intreccio di leggi e giurisprudenza sulle droghe, accumulato negli anni, il quale di fronte al caso concreto sembra spesso privo del senso della realtà e della misura). E hanno semmai sottolineato il ruolo essenziale e libero del parlamento: "Resta ovviamente salva la possibilità per il legislatore di intervenire nuovamente sulla materia - nell'esercizio della propria discrezionalità e compiendo mirate scelte valoriali di politica legislativa - così da delineare una diversa regolamentazione del settore che involge la commercializzazione dei derivati della cannabis sativa L., nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali". La assoluzione disposta dalla gup di Ancona Paola Muscaroli fa notizia anche perché riguarda proprio il caso che era stato in qualche modo all'origine della sentenza delle sezioni unite, dopo che la Procura aveva impugnato l'ordinanza di dissequestro del Riesame e dopo che la quarta sezione aveva rimesso la questione alle Sezioni Unite. Nella chiusura della loro sentenza le S.U. rilevano esplicitamente le "asimmetrie interpretative sulla legge 242 del 2016" (quella sulla canapa industriale e i suoi derivati da cui è partito tutto e che è stata di riferimento per i vari negozi), che possono avere “una ricaduta sull'elemento conoscitivo del dolo del soggetto agente, rispetto alle condotte di commercializzazione..."; e inoltre richiamano altrettanto esplicitamente la storica sentenza 364/1988 della Corte Costituzionale sull'ignoranza inevitabile che esclude la colpevolezza, precisando che vi sono “criteri oggettivi” per riconoscere la “inevitabilità dell'errore sul divieto”: “l'assoluta oscurità del testo legislativo, ovvero l'atteggiamento interpretativo degli organi giudiziari”.
La decisione del Gup sta dentro i confini del principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite sulla cannabis light (le quali non hanno stabilito né soglie né automatismi) ma sarà interessante vedere come le motivazioni affronteranno e articoleranno, in connessione tra l'altro con le risultanze della perizia, dentro il caso concreto, il concetto di efficacia drogante e il principio di offensività.
La provincia, se esce dall'equivoco della periferia e dalle consolazioni di un certo idillio marchigiano (spezzato infine dal sisma vero e da altri sismi di sistema), al di là delle rivendicazioni identitarie, sembra in effetti il territorio ideale dell'economia civile (che per qualcuno è una sorta di modello alternativo e compiuto ma sarebbe meglio fosse una visione e una modalità a servizio delle persone e della società contro certe pretese totalizzanti del capitalismo). Se Manfredi vede giusto nell'indicare dei patrimoni orfani di visioni e strategie; e se Marcolini ci azzecca nell'indicare le priorità da una parte delle reti e dei collegamenti e dall'altra dell'apertura al mondo; allora Renzi può concludere che dentro il cambiamento si può competere solo nell'unirsi per uno scopo valorizzando le diversità. Appare dunque chiaro che le associazioni di categoria svolgeranno al meglio le loro funzioni di rappresentanza di interessi se promuoveranno sempre di più cultura di impresa e di cittadinanza, oltre alla classica formazione.
Ugo Bellesi torna a sottolineare giustamente, citando l'intervento di Renato Mattioni, come il terremoto abbia anche messo in evidenza carenze di governo e problemi di società che già preesistevano in certi territori delle aree interne e montane. Sulle scuole si potrebbe tuttavia aggiungere che è emerso pure un certo campanilismo, a dispetto di difficoltà oggettive a riproporre il sistema capillare di un tempo. Sui piccoli comuni, come suggeriscono gli stessi organismi associativi di riferimento, occorre appunto preferire e rilanciare, magari razionalizzandoli ulteriormente, altri istituti e strumenti, come quello dell'unione, visto poi che la fusione, quando è soprattutto frutto di un incentivo drogante, smarrisce il suo senso e quasi tutti i suoi vantaggi.
Una città "frigida" come può sposarsi con il melodramma? Se a primavera ci sarà una svolta politica, bisognerà occuparsene... La lirica è "pop" di suo e se non va imbalsamata, non va neppure considerata un modo diverso per fare teatro (sia benedetto il teatro!), essendo già a suo modo teatro o una materia nobile per esperimenti di spettacolo e di regia o una ciliegina su una torta di convegnistica colta e di caciara festaiola... Senza demonizzazioni, rotture o liquidazioni, occorre dunque ragionare se il modello che abbiamo visto in questi anni dentro e fuori l'Arena sia solo da migliorare e non anche da ripensare.
Gregorio XII c'entra poco con le rinunce di Celestino V e di Benedetto XVI. Le sue dimissioni, peraltro arrivate di fronte al fatto compiuto del suo isolamento e del concilio di Costanza, per di più dopo l'ottenimento di varie garanzie, più che provocare e favorire il processo di ricomposizione dello scisma d'occidente, si limitano a certificarlo. Su Celestino V, se Dante effettivamente si riferisce a lui nel III canto dell'Inferno, a proposito del "gran rifiuto" e della "viltade" (perché poi una certezza non c'è; e come potrebbe esserci?), egli non compie una diffamazione ma esprime un giudizio legittimo (con la libertà, la poesia, l'umore di Dante), tagliato con l'accetta non più di quanto non faccia (altrettanto discutibilmente) nei confronti di Bonifacio VIII, al quale tuttavia mette in bocca, nel XXVII canto dell'Inferno, tramite Guido da Montefeltro, un altro giudizio su Pietro da Morrone, stavolta di inequivoco indirizzo, meno liquidatorio, più indicativo, altrettanto corrosivo: "Lo ciel poss'io serrare e disserrare,/come tu sai; però son due le chiavi/che 'l mio antecessor non ebbe care". Tornando a Recanati, Gregorio XII perdonò i cittadini per le precedenti sbandate in quel tourbillon di papi e antipapi; non perdonò invece il vescovo Nicolò Saraceno da Cascia, che aveva partecipato al concilio di Pisa come generale degli Agostiniani (nel quale erano stati dichiarati deposti sia Correr che l' "avignonese" Benedetto XIII; ed era stato eletto Alessandro V, cui poi sarebbe succeduto Giovanni XXIII, il quale aveva affidato Recanati e Macerata appunto a Nicolò) e che poi si rifiutò di passare con Gregorio per conservare la nomina, una volta che Recanati era tornata all'ovile grazie a Malatesta, e partì. Quanto aveva lasciato, tra cui una preziosa biblioteca, fu fatto confiscare da Gregorio che, stando a Monaldo Leopardi, chiamò Nicolò "Figlio di iniquità ma nulladimeno fra li Recanatesi la di lui memoria restò in molta benedizione".
Non condivido l'impostazione proibizionista proposta (anche) da FdI. 'E però un segnale assai positivo che un partito in ascesa di consensi e con prospettive di governo dia rilievo centrale ad un tema che spesso la politica schiva, per indifferenza o per paura. Magari, certo, una politica esperta come Giorgia Meloni avrebbe potuto evitare alcune semplificazioni e alcuni toni ma va tenuto conto che un evento politico non è un convegno di studi. Sostenere che legalizzare vada contro le mafie non penso sia da scemi ma è certamente da ingenui o da sfacciati affrontare queste materie con la propaganda e il furore ideologico, comunque la si pensi. Di sicuro, continuare a svuotare il mare delle mafie e del narcotraffico col secchiello del proibizionismo, mentre il mercato illegale paraclandestino e paraliberalizzato si intreccia in forme sempre nuove e sfuggenti con una domanda e un consumo che non si fanno scrupolo, per cinismo di volontà o per obbligo di malattia, di arricchire il sistema criminal-mafioso che li avvelena, per provare a quietare (finendo per alimentarla) la propria dipendenza o per cercare di trovare (e provare, rischiando di caderci o di restarci) quel che da sempre l'uomo cerca (e cercherà) nelle droghe; insomma, questo continuare a svuotare il mare col secchiello, senza immaginare altro, se non è da scemi, è da incoscienti.
Il cardinale Menichelli ha scelto un taglio antropologico legato al vangelo e all'esperienza cristiana, sacrificando volutamente un'analisi puntuale del tema del fine vita. Interessanti e tutti da discutere: il riferimento negativo al "giustizialismo", inteso sia come deviazione del sistema istituzionale e sociale sia come atteggiamento personale a dispetto del "non giudicare"; la critica alle forme nuove dello "Stato etico": quando legge e giudice, sfruttando una delega più o meno consapevole della società, sconfinano nella morale e nella coscienza; la denuncia di un approccio esistenziale solo "orizzontale", nel pensare e nell'agire, che ignora ogni "trascendenza e soprannaturalità"; il rifiuto di una concezione proprietaria della generazione e della educazione dei figli, che spunta anche nel linguaggio: "ho fatto un figlio...figlio mio". Il dottor Proietti alla fine ha riportato l'attenzione su alcuni temi cruciali attorno ai quali il dibattito non può che ripartire: la qualificazione di alimentazione e idratazione artificiali come trattamento sanitario o no (peraltro legge e giurisprudenza hanno già messo dei punti fermi); la distinzione, nella pratica e nella teoria, tra sedazione profonda ed eutanasia; l'accanimento terapeutico... Nelle ultime settimane almeno altre tre iniziative, oltre a questa del circolo Aldo Moro, hanno affrontato a Macerata le materie attinenti al fine vita: un convegno del Popolo della Famiglia e del Cdu, l'incontro di Villa Potenza con padre Alberto Maggi, il seminario della Fondazione Veronesi col Notariato a palazzo del Mutilato. Intanto, la chiesa italiana nel tempo di Francesco, dalla Cei ai fedeli laici impegnati nella società e nella politica, non sembra aver ancora trovato un suo metodo di presenza e di azione originale e attuale, che sia diverso ma all'altezza di quello delle battaglie culturali ruiniane.
Siccome non faccio la sardina ma nemmeno il pesce in barile, penso che la destra politica farebbe meglio ad evitare nostalgismi e liturgismi di parte. Potrebbe sorprendere, dimostrando nelle iniziative culturali istituzionali dove governa, quell'apertura, quella curiosità, quell'anticonformismo, quel desiderio di dialogo e contaminazione assenti nelle amministrazioni di sinistra (tranne eccezioni). I fatti di Fiume non sono "una carnevalata", come invece dice l'on. Morgoni; e ci sarebbe pure molto da discutere su quanto quella "carnevalata" abbia davvero "costituito uno degli eventi che hanno preparato venti anni di dittatura", come sostiene sempre Morgoni; o non sia stata piuttosto, dentro il trionfo tragico del nazionalismo dopo la prima guerra, una prova d'artista violenta e poetica, con dentro intellettuali e fior di delinquenti, un'opera visionaria e contraddittoria di pensiero e di istinti, con tanto di costituzione, un esempio impolitico di ciò che il fascismo non sarebbe mai potuto essere.
Francesca Baleani fu salvata da Andrea Stortoni, un ragazzo diciottenne che, sentendo un lamento strozzato mentre stava in giardino a fumarsi una sigaretta, non fece finta di niente: aprì quel cassonetto (a Montanello, non a Corneto) e chiamò il 113, alle 11,20 del 4 luglio 2006. Macerata non ha mai fatto davvero e fino in fondo i conti con quella mattina di botte e di sangue. Ma quella donna spezzata, infilata in un sacco e gettata tra la spazzatura "non è stata finita", appunto. Francesca Baleani, viva e libera, sta in piedi sul palcoscenico proprio del teatro Lauro Rossi; guarda dritto negli occhi la sua città; parla chiaro ma senza odio e rancore: una serata da ricordare.
Brava Ilaria Cucchi nel reagire alle parole di Salvini (ma la querela mi pare stia poco in piedi), il quale in passato aveva detto anche di peggio assieme ad altri come Tonelli, La Russa e Giovanardi: se commenti la condanna di primo grado per il vigliacco pestaggio a Stefano Cucchi sentendo il bisogno di aggiungere e ripetere all'intervistatore: "Questo testimonia che la droga fa male, sempre e comunque... Sono contro lo spaccio di droga sempre e comunque"; se parli così vuol dire, quantomeno, che sei in imbarazzo nel difendere certi princìpi inviolabili e assoluti quando a dover essere tutelata è una persona nelle mani delle forze dell'ordine per questioni di droga. Onore all'Arma dei Carabinieri che si è costituita parte civile, dando senso vero e dignità piena al cosiddetto spirito di corpo.
Bergoglio ha concelebrato con l'arcivescovo Renzo Fratini (nunzio apostolico in Spagna fino ai primi di luglio, quando presentò al papa la rinuncia per raggiunti limiti di età) a due settimane dal trasferimento della salma di Francisco Franco dal Valle de los Caidos, voluto a tutti i costi dal governo socialista. Un evento che proprio Fratini, pochi giorni prima della fine del suo incarico, aveva fortemente criticato in modo tutt'altro che diplomatico nel corso di una clamorosa intervista, affermando tra l'altro: "Io dico che l'hanno risuscitato; lasciarlo in pace era meglio; ha fatto ciò che ha fatto, lo giudicherà il Cielo. Non aiuta a vivere meglio ricordare ciò che ha provocato una guerra civile". Il governo di Pedro Sanchez reagì malissimo (la vicepremier Carmen Calvo usò toni quasi minacciosi), in Vaticano scoppiò un putiferio e arrivò infine un comunicato ufficiale di Roma che smentì e ridimensionò le dichiarazioni del nunzio, rimandando alle posizioni e al ruolo del segretario di Stato Parolin e della Conferenza episcopale spagnola. Dopo le ultime elezioni con l'exploit di Vox, le parole di Fratini vanno rilette recuperandone il senso e l'intenzione: volete ridimensionare Franco ma ne incentivate la nostalgia... Resta controverso, e non solo sul piano storiografico, il tema del ruolo della memoria della guerra civile nel presente della nazione spagnola (e su questo le parole di Fratini, quelle parole non il suo pensiero o i suoi atti, potevano prestarsi a una legittima critica o comunque ad un dibattito), mentre il legame tra Franco e la Chiesa cattolica è riapparso scenograficamente in quella cerimonia religiosa dello scorso 24 ottobre per la nuova tumulazione del Caudillo nel cimitero di Mingorrubio celebrata nientemeno che da Ramòn Tejero, parroco a Malaga, figlio del famoso colonnello Tejero (quello che irruppe con la pistola in parlamento), e da Santiago Cantèra, priore del Valle de los Caidos ed ex falangista.
Nella Vita religiosa a Macerata di mons. Otello Gentili e Aldo Adversi, a proposito di quanto scritto nelle Conferenze da Raffaele Foglietti circa il culto greco di Macaria (Felicità) rispetto al nome di Macerata, si scrive: "una delle tante illazioni etimologiche labilissime nelle quali il Foglietti si crogiola".
Oggi La Verità riferisce di aver fatto delle prime verifiche a Matelica: per ora non si trova chi l'abbia visto in giro. Il ruolo dell'avvocato Roh è persino più ambiguo di quello del suo assistito professor Mifsud. Davvero c'è stata un'operazione dei servizi per nascondere quest'ultimo nel paese di Mattei? Più probabile che Roh, più che raccontare un fatto inedito, voglia lanciare un segnale a qualcuno, perché fare riferimento a Matelica (che non è poi sulla bocca di tutti) può significare tante cose... Comunque, chi conosce bene Matelica, in base alle dichiarazioni di Roh e alle smentite di Vanna Fadini, entrambe rilasciate all'Adnkronos, potrà condurre verifiche più approfondite. Intanto, una curiosità: tra i docenti della Link Campus University c'è anche il questore Antonio Pignataro (dal 2002, secondo il curriculum sul sito della questura, docente di analisi investigativa e criminalità organizzata presso la Sapienza e la Link), che, secondo il sito della Link, figura nel Comitato scientifico del Master di I livello in Sicurezza pubblica e Soft target.
Di fronte ai risultati delle politiche sulle droghe finora adottate, deludenti e anzi pessimi (se ad esempio si stima che solo circa il 10% degli stupefacenti che circolano venga sequestrato), chi vuol ragionare su approcci e interventi diversi o alternativi dovrebbe essere almeno rispettato; e invece si tende talvolta persino a squalificarlo moralmente. C'è chi propone scenari di legalizzazione ma anche chi chiede semplicemente misure innovative. Magistrati come Franco Roberti, già procuratore nazionale antimafia, Raffaele Cantone, Henry John Woodcock (per non dire di un recente editoriale-appello sul giornale online di Magistratura Democratica)... Quando vent'anni fa il procuratore generale della Cassazione Ferdinando Zucconi Galli Fonseca si limitò a ipotizzare la sperimentazione della somministrazione controllata fu sepolto da un misto di improperi e di indifferenza. Poliziotti come il segretario nazionale del Siulp Felice Romano hanno a suo tempo evidenziato la necessità di cambiare strategie... Sul tema delle droghe non c'è una lotta tra il bene e il male ma (ci dovrebbe essere) un confronto di idee sulla base di esperienze, dati e analisi che conduca il legislatore a scelte consapevoli e chiare. Occorre uscire in ogni caso, tutti quanti, da un'attenzione ossessiva incentrata sulle sostanze (da combattere o da governare, poco cambia), che distrae dall'urgenza e dalla complessità del fenomeno della dipendenza e del consumo. Certo, la droga è droga; e la distinzione tra leggere e pesanti (che mantiene tuttavia una sua rilevanza) lascia il tempo che trova. Guai però a lanciare il messaggio, comunque sbagliato, che tutte le droghe siano uguali e facciano male allo stesso modo. Si possono avere effetti imprevisti e paradossali (che poi si manifestarono all'indomani della famosa equiparazione della Fini-Giovanardi): una deresponsabilizzazione fatalista, spingere il consumo di più sostanze, incentivare il mercato a offrire di tutto... Criminalizzare la cannabis light accomunandola alla cannabis che circola nel mercato illegale è una forzatura della realtà, che non serve neppure a distinguere quelli che nel circuito dei negozi si sono attenuti alle regole stabilite da leggi e regolamenti da quelli che quelle regole le hanno sistematicamente ignorate. Le Sezioni Unite non hanno deciso che chi vende infiorescenze di cannabis light commetta automaticamente il reato di spaccio, poiché occorre sempre verificare se “tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività”: la palla torna al giudice e il legislatore continua a giocare a nascondino con le sue responsabilità.
Se si predica ecologismo, ambientalismo e verde purchessia, poi non ci si può lamentare se molti reagiscono a prescindere... D'altra parte, l'enfasi che si è data al consenso e al tavolo con le tre associazioni ( Legambiente, Aiace e Gruca onlus: realtà attive e rispettabili, si condividano o meno i loro percorsi e le loro idee) esprime una visione un po' corporativa e denuncia il bisogno quasi di coprirsi le spalle proprio sul versante ambientalista. Va anche detto che tecnici e specialisti possono avere idee e soluzioni diverse rispetto ad una stessa questione loro sottoposta. La Relazione tecnico agronomica allegata a progetto e delibera non sembra comunque lasciare spazio ad analisi diverse e a soluzioni alternative. Vi si sottolinea che già oggi esistono piante sofferenti e danneggiate; che paradossalmente intervenire con tagli e altro sui pini, per cercare di rimediare al loro stato, creerebbe per reazione fisiologica ulteriori problemi ai pini stessi, aggravando invece di migliorare il rischio di cedimenti e pericolo per le persone; che se tagli le radici superficiali gli alberi rischiano grosso, se le lasci non puoi migliorare i dissesti a strade e marciapiedi; che l'assorbimento di Co2 è oggi ridotto o nullo, visto lo stato dei pini; che se intervenissi sui pini per garantire la necessaria e obbligatoria sicurezza ai cittadini, dovresti procedere a tagli e operazioni radicali, però dalla legge regionale in materia (la famosa 6 del 2005); che esistono "problematiche di pubblica incolumità e sicurezza"; che ripristinare sede stradale e pedonale compromette inevitabilmente le radici, mettendo a rischio gli alberi e le persone; che si "certifica la non esistenza di soluzioni tecniche alternative all'abbattimento dei pini, in conseguenza della tipologia delle lavorazioni che necessitano di effettuare scavi con inevitabile interessamento delle radici superficiali". Insomma, 3 tigli vanno giù per rimodulare la fermata dell'autobus; 2 tigli per realizzare la rampa all'incrocio con viale Carradori; 6 tigli perché danneggiati e sono un pericolo per la pubblica incolumità (e verranno sostituiti in loco); 29 pini per la realizzazione dell'opera pubblica di rifacimento di strada e marciapiedi. L'assessore Iesari conferma che 800 alberi verranno piantati al Sasso d'Italia (nella relazione si parlava di 400 soggetti), manco volessimo immaginare, per farci perdonare, una nuova Foresta Umbra.
Prima che si capisse che Ricotta aveva agito come difensore d'ufficio, un po' tutti, mica solo la Lega, erano saltati sulla sedia leggendo l'articolo di CM e vedendo la foto dello stesso Ricotta. Pochi di questi, purtroppo, apprezzando il coraggio civile di un assessore comunale, e pure aspirante sindaco, che non aveva timore di sfidare l'impopolarità e qualche inevitabile polemica politica per garantire il diritto alla difesa del giovane Victor Okorefe, ventitreenne, nero, nigeriano, niente precedenti, documenti regolari, un lavoro fino a poco tempo fa, vive a San Severino con i familiari, passeggiava in viale Mazzini cuffiette e musica nelle orecchie, arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale durante un controllo; molti di questi, chiedendosi invece se Ricotta non fosse impazzito ad associare la sua immagine ad un extracomunitario lanciatore di ombrelli contro i carabinieri nella famigerata notte di Halloween. In tre, infine, a nome della Lega, hanno pensato, e ce lo hanno fatto sapere con un primo comunicato, che ci fossero un “messaggio politico sulla gestione dei migranti da parte del Pd” e dei “deplorevoli fini dimostrativi”. Il caso dunque c'era, o meglio, ci sarebbe potuto essere, ma poi in qualche modo c'è stato: nel modo scombiccherato che sappiamo. In seguito, nel secondo comunicato, la Lega, dopo aver ammesso tra le righe di aver preso un granchio sulla circostanza di fatto (“la stampa ha omesso la parola d'ufficio”), ha rilanciato criticando sia l'inopportunità che Ricotta si fosse iscritto o comunque avesse mantenuto nel tempo la sua iscrizione nell'elenco dei difensori d'ufficio, non considerando egli che da amministratore comunale avrebbe potuto trovarsi in situazioni di conflitto o contro il buon senso eccetera; sia rimproverando Ricotta per non essersi “smarcato” nominando un suo sostituto “nel rispetto della legge e delle procedure” visto che “non gli sarebbero mancate le giustificazioni...” (ma un difensore d'ufficio, se accettasse un consiglio del genere incorrerebbe, quantomeno, in una grave violazione deontologica, non ricorrendo nel caso specifico alcun motivo di incompatibilità e conflitto, impedimento o altro, non essendoci alcun giustificato motivo per una sostituzione, non esistendo alcuno spazio per una sorta di obiezione di coscienza o di valutazione preventiva...). Facile prendersela con la Lega quando si butta su certe questioni in questi modi, da boomerang appunto; più difficile argomentare e sostenere una linea davvero diversa da quella della Lega sui temi ad esempio dei riti alternativi, della riforma dell'ordinamento penitenziario, della realtà carceraria, di un diritto penale sottratto alle incursioni demagogiche... Che le Camere Penali predichino nel deserto, ci può stare; che nella politica e nel dibattito pubblico una visione garantista e liberale sia ridotta, quando va bene, anche per sua responsabilità, a complemento d'arredo, no. D'altronde, Angela Azzaro osservava come nella fiction di Imma Tataranni gli avvocati fossero tutti presentati in modo negativo e caricaturale...
Narciso Ricotta avrebbe potuto stupire se avesse detto, chessò, una cosa così: “Se Victor Okorefe mi avesse nominato difensore di fiducia, io lo avrei probabilmente rappresentato comunque e senza imbarazzo alcuno, e ciò per lo stesso motivo per il quale l'ho rappresentato come difensore d'ufficio di fronte al giudice, al massimo, spero, della mia professionalità, deontologia e possibilità: credo infatti nel giusto processo, nel diritto alla difesa, nella funzione costituzionale dell'avvocatura. Chi più di questo giovane, apparso così indifendibile tra gli indifendibili, aveva bisogno di un difensore? Ma io non ho aiutato lui; ho aiutato la legge e la giurisdizione, dentro le procedure dell'ordinamento ed i principi costituzionali. Non ho bisogno di rinnovare ora la mia vicinanza e la mia stima alle forze dell'ordine; anzi, se pronunciassi in questo contesto parole simili (nelle quali pure non avrei difficoltà a riconoscermi profondamente e sinceramente), finirei per rafforzare quei pregiudizi giustizialisti e forcaioli che mi sono estranei ma che purtroppo si sono venuti affermando nella opinione pubblica e nei suoi rappresentanti anche per responsabilità pluridecennale di larga parte dello schieramento politico cui appartengo, come se un avvocato, per di più nel ruolo di difensore d'ufficio, dovesse giustificarsi rispetto alla personalità e alle imputazioni del suo assistito.”.
Sul Fentanil e i suoi derivati e sull'eroina ad alto tenore di principio attivo c'è stata una apposita e ufficiale allerta del Ministero della Salute inviata nel luglio scorso ai vari enti e autorità. Si potrebbe cominciare a verificare cosa nel frattempo sia stato fatto dal sistema di prevenzione e cura nelle sue varie articolazioni a partire da quelle legate al SSN per finire con il mondo delle comunità. Mi pare che proprio il dott. Salvatore Giancane, insieme ad altri naturalmente, ricordi sempre come le analisi e la comunicazione debbano tenere conto della diversità delle sostanze e delle situazioni; e come di fronte ai consumatori e ai tossicodipendenti (due categorie già di per sé non sovrapponibili) vadano organizzate risposte di intervento e di terapia il più possibile personalizzate (ed è un po' un'utopia) o almeno non totalizzanti e rigide. L'intreccio perverso tra la domanda di sostanze (influenzata da tendenze e impulsi che emergono e cambiano nella società) e l'offerta del mercato (sempre pronta tanto ad imporre quanto ad adeguarsi) sfugge alle ricette pronte e alle visioni statiche e ideologiche. In Italia, laddove c'è semmai un troppo basso e timido uso dei farmaci oppiacei a scopo terapeutico, è più facile prevedere che si consolidi il ritorno dell'eroina nelle forme nuove e che gli scenari nord americani si affaccino da noi attraverso non già un'espansione delle prescrizioni di Fentanil e compagnia o una trasformazione in dipendenza patologica di un uso-abuso di farmaci ma attraverso una diffusione crescente e sfuggente di oppioidi sintetici sempre nuovi e prodotti clandestinamente da affiancare al solito commercio dei farmaci ufficiali rubati o riciclati. Intanto, sarebbe bene aumentare l'informazione e la sensibilizzazione specifica ai consumatori e ai tossicodipendenti, aumentare la disponiblità del Naloxone in caso di overdose e perfezionarne e insegnarne l'uso adeguato alle nuove sostanze.
Questo "fotoromanzo" (copyright Matteo Zallocco) sta dentro la narrazione politica di Narciso Ricotta che vorrebbe garantire interessi consolidati e rassicurare inquietudini nuove ma la città sta cambiando o, meglio, sta cercando un suo adattamento ai mutamenti globali e locali (con processi carsici e shock improvvisi, che hanno accompagnato se non prefigurato scenari più ampi) e non basta più fare leva sulle rendite di posizione ideologiche e clientelari né spargere ecumenismi per favorire trasversalismi. Ricotta deve uscire dal suo fotoromanzo e spingersi persino in partibus infidelium se vuole vincere la scommessa. I sindaci passano e il centrosinistra sociologico maceratese resta: legami veri e un peso mica da poco. Il pericolo di Ricotta non è tanto quello di essere la continuità con Carancini bensì il nuovo garante e interprete di quel blocco politico-sociale che occupa la città da decenni. Il lodo Ceroni sul candidato sindaco del centrodestra, lanciato con una battuta all'inaugurazione della sede della Lega: “Sceglietelo a estrazione”, disse, coglie lo spirito elettorale del tempo, su cui ora soffia pure il vento dell'Umbria, ma trascura la natura particolare delle comunali maceratesi, nelle quali, tra l'altro, la città dovrà cominciare a scegliere cosa vuole essere e cosa vuole fare.
Dall'azzardopatia alle parole azzardate. Poveri nonni, pensano magari di godersi la pensione (qualcuno sfruttando gli scampoli di quota 100) e invece non solo spesso devono continuare ad aiutare e confortare i figli ma se poi allungano un grattaevinci ai nipoti gettiamo loro la croce addosso perché instradano i più piccoli verso una pericolosissima spirale!
Troppo accanimento e un po' di conformismo contro il capogruppo di Pensare Corridonia (il quale ha tutto il diritto di criticare il questore, visto che siamo tra l'altro in un ordinamento libero e democratico, ma potrebbe utilizzare la prudenza e il senso dell'opportunità richiesti ad un politico eletto e con funzioni pure di rappresentanza, nonché esprimersi con toni più rispettosi verso un'autorità di pubblica sicurezza e con espressioni più adeguate al dibattito pubblico ed al confronto istituzionale), mentre poca attenzione stranamente hanno suscitato proprio le parole del questore Pignataro, che in occasione dell'operazione Scuole Sicure aveva detto: "Siamo di fronte, purtroppo, ad una società che vuole sempre di più un uso della droga accettato e normalizzato...". Intanto da Corridonia si passa a Roma con le dichiarazioni del capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo contro Gabrielli: "Il capo della Polizia faccia il capo della Polizia ed eviti commenti fuori luogo".
Il dott.Marco Scali ha opportunamente richiamato la centralità della terapia, sottolineando in particolare come sul fronte del Fentanil e dintorni, visto lo scenario americano con l'intreccio di farmaci oppiacei, oppioidi sintetici ed eroina, occorra attrezzarsi anche in Italia, sia affinando la diagnosi di fronte ai casi ambigui (in crescita), sia potenziando e razionalizzando distribuzione e utilizzo del Naloxone nei casi certi o probabili di overdose.
Emanuela Orlandi frequentava la parrocchia di Sant'Anna in Vaticano, a due passi da casa sua, di cui proprio padre Bruno Silvestrini è parroco dal 2006. Lì papa Francesco il 17 marzo 2013 celebrò la sua prima messa domenicale dopo l'elezione. Alla fine della funzione, fuori dalla chiesa, avvenne il breve famoso incontro tra Pietro Orlandi e Bergoglio, con quella frase su “Emanuela in cielo”, riferita poi dal fratello della ragazza scomparsa nell' 83 in modi diversi a distanza di tempo. I compiti del Custode del sacrario apostolico non sono più quelli del sacrista di un tempo, a partire dal papa avignonese Clemente VI fino a Giovanni Paolo II, ma anche i tesori, compresi arredi sacri e paramenti liturgici si sono assai ridotti nei secoli e la sua parte in questo l'ebbe peraltro anche il Trattato di Tolentino con le sue pesanti indennità a carico della Chiesa. Resta invece intatto il legame esclusivo con l' Ordine degli Agostiniani, cui appartiene appunto padre Bruno Silvestrini, il quale nel 2000 fece rinascere la Confraternita della Cintura di San Nicola da Tolentino, sciolta nel periodo napoleonico.
Narciso Ricotta dà di "tuttologo che pontifica" all'architetto Iommi ma non cerca un confronto vero sulle questioni di fondo e gli spunti offerti. Meglio precisare e puntualizzare; bisogna pungolare senza allontanare, dentro un approccio ecumenico che richiama la solita strategia avvolgente; e infatti sta scritto per due volte: "l'amico Silvano"... Nel merito, a creare qualche equivoco ci si sono messi dei virgolettati relativi alla conferenza stampa del Comune. Ad esempio, il sindaco Carancini: "utilizzeremo travertino e arenaria per creare delle aree pedonali...", mentre in effetti nella relazione tecnica dell'intervento, a proposito dei percorsi pedonali, si dice che saranno delimitati da "cordoli in travertino" e che consisteranno in un "selciato in elementi di arenaria". E poi l'assessore Ricotta che parla di "800 alberi al Sasso d'Italia" (e lo stesso si scrive nel comunicato ufficiale del Comune), mentre la relazione dell'agronomo scrive di una piantumazione di "circa 400 soggetti" nella "zona sottostante al piazzale del Sasso d'Italia, acquisita a seguito di convenzione per l'intervento IDEC 22". Sulla questione della porta alla città, la relazione tecnica parla del viale come "principale via di accesso dal lato occidentale, fino alla realizzazione della attuale SS 77, via Roma". Riepilogando, si prevede l'abbattimento di 29 pini (ne resteranno 4) e di 11 tigli (6 di questi saranno sostituiti in loco), sia per ragioni legate alla realizzazione di opere pubbliche sia per la presenza di malattie e problemi alle piante e di un pericolo per la pubblica incolumità. La relazione del dottore agronomo Mario Bongarzoni, al di là del merito, è utile per un ragionamento e una riflessione complessiva sul verde urbano e sul suo rapporto con l'uomo e con servizi e infrastrutture della città. Piantare alberi in città o creare degli spazi verdi richiede competenze scientifiche, studi e progetti precisi, risorse e manutenzioni da prevedere e programmare.
La descrizione di Macerata sconta qualche ingenuità e imprecisione e potrebbe riservare pure sorprese paradossali a chi la interpreti alla lettera, invece di apprezzarne lo spirito acuto e generoso, trovando ad esempio alla prova dei fatti chiese chiuse per sisma (proprio una "continua scoperta") e queste suggestive piagge ("scivolate, salite e scendete senza sosta...") grazie alle quali, effettivamente, "prima ancora di esservene resi conto Macerata vi avrà stregati" per bene. Interessante e azzeccato il rimprovero ai maceratesi di essere loro stessi a concepire e favorire l'equivoco della "cittadina di provincia", mentre gli aggettivi "vivace e stimolante", oltre a ricordare il celebre incoraggiamento del Marchese del Grillo: "vai in una città piena di vita!", andrebbero accolti almeno con un qualche genuino e molto maceratese disincanto.
Tremonti propone Leopardi non tanto come "antesignano dell'Europa unita" quanto come difensore di una concezione realista e a dimensione umana della cittadinanza. Ieri sera l'ex ministro ha letto un passaggio dello Zibaldone: "La patria moderna dev'essere abbastanza grande, ma non tanto che la comunione d'interessi non vi si possa trovare, come chi ci volesse dare per patria l'Europa". Sulla Brexit ha lanciato l'allarme: "Il danno è più per noi che per gli inglesi: che ne sarà di un'Europa non più aperta sui mari?", citando poi Nietzsche: "L'Europa senza Inghilterra non esiste". 'E tornato ad attaccare i suoi bersagli storici: Prodi ("troppo facile dire a cose fatte che il patto di stabilità fosse stupido"), Draghi ("il Qe va bene una volta, non puoi farlo sempre") e soprattutto Monti verso il quale ha sparso la sua ironia. Tremonti è pur sempre il presidente di Aspen Italia e tiene una linea rigorosa (o prudente, dipende dai punti di vista) non solo rispetto alla domanda di Verdenelli su Enrico Mattei ma anche di fronte al pungolo del prof.Garufi sul discusso piano: "lasciamo stare Kalergi, torniamo semmai a Leopardi". Tuttavia, in certe ricostruzioni si mostra audace e quasi complottista, come quando fa risalire molti dei nostri mali ad una triade suggestiva di eventi e processi: Maastricht, Mani Pulite e il Britannia (sul panfilo della regina Elisabetta nell'estate del '92, secondo alcuni, salirono, tra gli altri, lo stesso Tremonti e pure Mario Baldassarri, con ruoli e intenti, nell'incontro tra i rappresentanti italiani e gli investitori della City, certo diversi da quelli, ad esempio, dell'allora direttore del Tesoro Mario Draghi, rieccolo, che tenne la relazione iniziale). Tremonti, va ricordato, è un giurista, non un economista, che per di più crede nella politica. Egli pensa che le scelte non debbano spettare ai mercati e alla finanza. Antimercatista? Sì e no. “Non sono contro le privatizzazioni ma contro quelle fatte male, come accaduto in Italia negli anni novanta”, ha ripetuto in Filarmonica (e ritorniamo a quel viaggio sul Britannia tra Civitavecchia e l'Argentario). Per il professore, oggi equilibri e regole vanno ripensati perché “le repubbliche digitali sono i nuovi stati”. E quanto alle migrazioni, “ci preoccupiamo troppo dei problemi legati all'accoglienza qui, mentre la questione è storica, epocale: il vero problema è là in Africa, per quelli che restano. Avevo proposto nel 2001 all'Ecofin una De-Tax per destinare un punto di Iva all'Africa, non però tramite i governi corrotti ma tramite le organizzazioni di volontariato presenti laggiù”. Tremonti enuncia le sue profezie e cita financo la Bibbia: “Popoli migranti da Oriente scesero nelle nostre pianure”. Ha da passà 'a nuttata.
Nel comunicato del M5s si invoca coesione sociale nello stesso momento in cui si rivolgono parole pesanti e, come va di moda dire oggi, divisive, contro gli avversari politici, compreso Pasqualetti: "sepolcri imbiancati", "atteggiamenti da frustrati in continua ricerca di potere", "quaraquaqua" (volendo effettivamente intendere "quaquaraquà": l'ultima e più disprezzabile delle categorie che compone l'umanità, secondo don Mariano nel Giorno della Civetta di Sciascia), "Totò non li avrebbe messi né tra gli uomini né tra gli ometti" (volendo riferirsi in realtà alla nota distinzione tra "uomini e caporali" dell'omonimo film del principe de Curtis)... Inoltre, si ribadisce giustamente la condanna degli "articoli offensivi" contro Bommarito ma si parla di "un misero giornalino di partito", come se un periodico edito da un partito fosse per ciò stesso una cosa negativa. Se Macerata ha bisogno di coesione (e altrettanto, aggiungerei, di competizione e di intrapresa), si potrebbe contribuire anche evitando la gara a chi si sente, appunto, superiore o migliore dell'altro.
Macerata migliora nell'attrarre turisti-viaggiatori (sempre tenendo conto che Venezia è altrove e che non saremo mai, per storia e identità, una "città-turistica": piuttosto fummo, siamo ancora in qualche modo persino oggi, periferici e centrali allo stesso tempo, mai marginali) e nell'offrire loro esperienze da ricordare e raccontare se migliora come città nel suo complesso; se ad esempio cerca di sottrarre il centro storico ad un rischio di riduzione a museo o fondale architettonico; se tiene distinti, nel dialogo continuo, i ruoli di comune e università; se prova a sviluppare, certo nella difficoltà del contesto (anche globale), le sue varie vocazioni...
Colto e distinto, un volto e una voce fatti per incutere timore ma che lasciavano immaginare dolcezza di affetti e curiosità per la vita, modi eleganti che sapevano diventare bruschi, un portamento e un'inflessione che rimandavano al Sud e alla Magna Grecia... Aveva certo una concezione che si direbbe tradizionale della scuola ma quella severità esigente valeva, democraticamente si direbbe, tanto nei confronti degli alunni quanto dei docenti. Sotto la sua presidenza d'altronde si tenne un cineforum, presso la succursale dell'ex seminario, con vari film non certo da reazionari, tra i quali il bellissimo C'eravamo tanto amati di Ettore Scola. Mi sorprese, e lo avrei visto da allora con altri occhi, quando volle partecipare alla gita a Montefortino: era contento e disteso, parlava con noi ragazzi, gustava il pranzo al sacco, saliva con passo sicuro i sentieri sopra il santuario, alzando ogni tanto lo sguardo verso i monti, verso il cielo...
Insomma, Renato Pasqualetti da redattore e organizzatore incendiario di Pensare Democratico a parafulmine delle contraddizioni e dei pasticci del Pd. Intanto dal sito del Pd di Macerata è sparito il numero di luglio del giornalino, il quale, essendo il periodico ufficiale del partito, impegna e coinvolge direttamente gli organi direttivi. Le scuse di oggi potevano dunque anche arrivare subito, allo scoppio del caso, evitando che dentro e fuori ci si agitasse attorno a un "editoriale in cerca di autori". La nota ridimensiona a interventi personali i giudizi critici sull'editoriale di esponenti di partito e di area, auspicando che questi confronti avvengano all'interno del Pd. Se però non ci fossero stati questi interventi pubblici, chi avrebbe tutelato l'immagine del Pd e le posizioni non minoritarie al suo interno? Sempre la nota lascia capire che sia stata concordata politicamente o quantomeno comunicata preventivamente una critica dura alle posizioni di Bommarito sulla situazione di Macerata ma che poi la stesura finale dell'articolo, nei toni e nei contenuti, sia andata oltre. Si precisa inoltre che quella critica è comunque espressione di una posizione interna al Pd non maggioritaria (che ha monopolizzato tuttavia l'editoriale d'apertura non firmato del periodico di partito bimestrale di poche pagine...). In ogni caso, i due numeri di Pensare Democratico contengono, anche a firma di Pasqualetti, spunti e analisi interessanti per un confronto non banale, anche se, qua e là, insieme a rispettabili echi gramsciani, affiora una visione un po' paternalistica e riduttiva rispetto a ciò che si muove, da anni, nella pancia profonda di Macerata e dell'Italia e in quelli che una volta chiamavamo ceti medi.
Ha fatto bene Pantana a ricordare come la foto dell'abbraccio, un po' ritroso in verità, con Carancini, posta a corredo dell'editoriale di CM, risalisse al 2015 e ad un momento istituzionale di reciproco riconoscimento post-voto, mentre diversi lettori l'avevano ricollegata al consiglio comunale del 20 maggio scorso sulla commissione speciale sulle piscine.
Sul resto, a forza di cercare un'alternativa ideale e di ingigantire gli errori presenti, si rischia di non vedere le opportunità che ci sono e di fornire ulteriori alibi ai perfezionismi e agli opportunismi. La schietta lettera di Carlo Nicolini mi pare contenga un attacco non fondato e indiscriminato ai rappresentanti che "indegnamente" siedono in consiglio comunale e addirittura "si godono le briciole di potere che la sinistra gli concede". Proporre poi di "stanare nominativamente e pubblicamente l'opposizione ufficiale" in modo che "non prendano nemmeno i voti dei parenti" sembra quasi evocare un approccio giacobino da citoyen più che da "cittadino". Certo, tutti abbiamo le nostre idee e le nostre riserve... Le carenze o difficoltà dell'opposizione (che poi in realtà, altro problema, si incarna in più opposizioni) mi sembrano piuttosto politiche... Cittadini e rappresentanti, pigliamo per buona questa divisione,ad esempio, non stanno egualmente dentro lo stesso errore di prospettiva, continuando a pensarsi e organizzarsi in opposizione al centro-sinistra e perfino allo stesso Carancini sindaco di fine mandato, più che in dialogo e in alleanza con la città nel suo insieme e con le sue articolazioni? Interessante e condivisibile, perciò, sia l'appello di Nicolini ad un ruolo attivo dei partiti (che poi non esistono più o quasi) e dei "cittadini competenti e volenterosi" (egli mette in alternativa i due contributi ma essi potrebbero coesistere), sia lo spunto finale sull'esito non scontato dell'appuntamento elettorale del 2020, vista la particolarità e la complessità del capoluogo: "siamo a Macerata", ricorda appunto Nicolini, richiamando pure il peso elettorale e sociale delle varie clientele.
Aggiungo la mia solidarietà a Bommarito. C'è una foto di tanti anni fa che ritrae Nicola e Peppe insieme tra le montagne: un richiamo struggente alla bellezza, al mistero e al dramma della paternità. Quanta distanza rispetto alle parole sciamannate pubblicate sul giornalino del Pd! Recuperare il rispetto della persona e dei suoi affetti e una certa misura nei toni; preferire la lealtà del racconto obiettivo e dell'opinione argomentata (e cioè discutibile) alla malizia dell'insinuazione suggestiva e della squalifica preventiva dell'interlocutore; appassionarsi al confronto e ridurre al minimo le faziosità; non accanirsi contro l'avversario: facile a dirsi, difficile a farsi, per tutti.
La guerra dei licei approderà ad una qualche soluzione, che superi magari l'alternativa secca tra il riorientamento forzato delle scelte per il linguistico e l'ulteriore divisione delle classi dello scientifico, ma la mancanza in città di un vero piano dei servizi, scolastici e non, continuerà a farsi sentire, emergenza sisma o meno.
Intanto ricorrono i 30 anni dal massacro di piazza Tiananmen e proprio nel nome della dimensione internazionale, del dialogo interculturale, dell'umanesimo che innova eccetera, Unimc ed Istituto Confucio avranno sicuramente trovato il modo di ricordare gli studenti cinesi uccisi, feriti, incarcerati, internati nel 1989 dal regime di Pechino ed oggi persino vilipesi dal ministro della difesa Wei Fenghe.
Sulla Cannabis sativa L., le Sezioni Unite della Cassazione, stando alla Informazione Provvisoria diffusa, scelgono una linea restrittiva circa l'ambito di applicazione della legge n.242 del 2016, che promosse la canapa nei settori agricolo, industriale e commerciale, verso la creazione di una vera e propria filiera. Questo per ora è il dato più chiaro; sul resto ognuno si ingegna aspettando di verificare se siamo di fronte a qualche innovazione o piuttosto ad una razionalizzazione. Linea morbida? No. Dura? Chissà. Salomonica più di quanto appaia? Forse. Rigorosa nel presidiare i confini tra un legislatore pasticcione e latitante e un interprete talvolta troppo creativo? Speriamo. Quelle norme si applicano soltanto, dicono le sezioni Unite, alla coltivazione della Cannabis sativa L. e alla commercializzazione dei prodotti da essa derivati “tassativamente” indicati nella L. 242/16. (La canapa ricadente nelle varietà previste dalle norme comunitarie, che perciò contiene Thc fino allo 0,2%, continua ad essere coltivata senza alcuna autorizzazione e, al pari dei derivati elencati nella L.242, tra i quali gli alimenti, non ricade nelle disposizioni del Testo unico sugli stupefacenti n.309/1990: limiti e regole sono dettate dalla specifica e citata legge di settore.). Quindi: “la commercializzazione di Cannabis sativa L., e in particolare di foglie, infiorescenze, olio, resina, non rientra nell'ambito di applicazione della legge 242”; “pertanto integra il reato di cui all'art.73, commi 1 e 4, d.p.r. n.309/1990 … la commercializzazione al pubblico dei prodotti derivati dalla coltivazione della Cannabis sativa L.” (e qui ci si riferisce naturalmente non a tutti i derivati ma a quelli non tassativamente elencati dalla legge, tipo le infiorescenze), attenzione, “salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”. Insomma, par di capire, tutto ciò che non è elencato espressamente nella legge 242 sulla canapa, benché derivi dalla Cannabis sativa L. e dunque da una coltura dichiarata lecita e incentivata dalla stessa legge, una varietà caratterizzata da un Thc fino allo 0,2%, non può essere comunque venduto, come accadeva finora nei negozi di “cannabis light”, ma non è automatico che queste condotte rientrino nel reato di spaccio e altro, poiché occorre verificare che i prodotti possiedano “efficacia drogante”. Bisogna appunto attendere il testo ma, se le Sezioni Unite avessero ritenuto di privilegiare una tesi più legata a una concezione legale-formale della nozione di stupefacente, perché allora richiamare con nettezza il concetto di “efficacia drogante”? Va detto peraltro che le principali precedenti sentenze della Cassazione sulla “cannabis light”, pur creando una varietà di posizioni fino al contrasto, condividono in sostanza proprio una stessa conclusione circa il configurarsi o meno del reato ex art.73 per chi venda fiori di canapa e simili. Ecco la pur severa sentenza 56737/18 della VI Sezione: “sempre che dette sostanze presentino un effetto drogante rilevabile”; poi la liberale 4920/19 (pregevole nei principi e nel ragionamento, un po' forzata in certe conclusioni) sempre della VI sezione: “solo se si dimostri con certezza che il principio attivo è di entità tale da potere concretamente produrre un effetto drogante”; infine la equilibrata 7166/19: “dovendosi accertare l'idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevabile”.
Un altro cardinale, Pietro Palazzini (originario di Piobbico), è (fu) tra quelli che mettono in dubbio la versione del naturale avvicendamento tra il vecchio Gasparri e l' "allievo" Pacelli. Pio XI nelle lettere del 7 febbraio 1930 a Gasparri e a Pacelli scrive al primo ricordandogli la sua accettazione della nomina a presidente della commissione per preparare la codificazione canonica orientale e le dimissioni conseguenti "non vedendo" (Gasparri) "la possibilità di tenere contemporaneamente i due uffici" e parlando senza nominarlo, alludendo a Pacelli, di "un successore ch'ella già tanto bene e favorevolmente conosce e che non abbiamo bisogno di presentarle; e scrive al secondo nominandolo segretario di stato di "dovere accondiscendere, non senza grave pena, alle istanze del signor Cardinale" (Gasparri) "perché accettassimo le sue dimissioni". Di certo Gasparri continuerà ad esercitare una sua influenza su Pacelli, basti pensare ai rapporti con la Germania e Hitler, in merito ai quali egli si fece portatore di un neutralismo (siamo nel giugno del '33 , l'hitlerismo si è già svelato nelle idee e nella prassi, Edith Stein ha inviato da un paio di mesi al papa la sua lettera-appello accorata e sincera, quasi da novella Caterina da Siena, affinché la chiesa rompa il suo silenzio...) coerente con le politiche concordatarie e un approccio non interventista. Di Gasparri si ricorda poco in effetti il suo contributo nella questione delle ordinazioni anglicane, la sua visione giuridica teorica e pratica impressa al lavoro sul codice di diritto canonico, la tendenza ad adottare il metodo della riorganizzazione sistematica e in qualche modo codicistica anche agli ambiti della liturgia, della teologia ecc. (vedi il suo Catechismo).
Possibile che tra tanti fastidiosi volatili nei cortili della nuova biblioteca non si trovi un piccione viaggiatore che faciliti queste benedette comunicazioni tra comune e università?
Sia l'intervento in consiglio comunale di Pantanetti che la successiva lettera di Carancini non citano minimamente le carenze e i problemi legati alla gestione del sistema di accoglienza e integrazione delle persone migranti, richiedenti asilo... Carenze e problemi che emersero chiaramente nella tragica vicenda di Pamela, dopo essere stati a lungo sottovalutati se non negati. Il centrosinistra nel suo complesso non riesce, non può o non vuole farsi carico di un approccio diverso e nuovo ai temi dell'immigrazione (lasciando il campo agli estremismi), ma intanto il sindaco annuncia che "ragazze e ragazzi di colore hanno paura di girare per la città", senza preoccuparsi di aggiungere, prima, che essi però non devono temere nulla e poi, che se questo accade, una qualche responsabilità dovremmo pure avercela noi che governiamo Macerata da decenni.
Maometto al posto di Adam Smith e compagnia? Sharia e divieti coranici per curare l'Occidente? Contrapporre "liberalismo economico" e "mercato regolarizzato" è una caricatura del liberismo. Il confronto con la finanza islamica (così come quello con la antica tradizione cooperativa e popolare nel credito o con la dimensione partecipativa da sempre presente in istituti e concetti di democrazia economica e di capitalismo popolare eccetera, tutte cose nate in ambito occidentale) dovrebbe aiutare, non a invidiare il sistema totalizzante dell'Islam con economia e finanza inglobate nella religione, ma a ripensare il capitalismo desacralizzandolo, sia nell'alto che nel basso (gestori e risparmiatori spesso stanno con la testa e col portafoglio dentro la stessa bolla). Se il liberalismo è un po' acciaccato, deve attrezzarsi per rilanciare la società aperta, che resta un mondo affascinante e attrattivo anche per larga parte del mondo islamico.
"Si ama ciò che più s' intende / e ciò che meno si può possedere / l'amore è invidia o possesso / Per le due ragioni amo la Francia", Giuseppe Ungaretti. E intanto, ripiegati i vessilli, celebriamo "Macerata mon amour"...
Confartigianato ha vissuto un suo collateralismo con la DC e il mondo cattolico senza rinunciare al pluralismo, sia tra gli iscritti che tra o rappresentanti (vedi ad esempio la figura di Bellabarba). Il vescovo con l'influenza, nell'anniversario pure dei Patti Lateranensi, si è concesso un intervento politico più di orientamento che di azione ma se è stato studente democristiano avrebbe potuto anche ricordare che la costituzione (e qui sta il suo valore e insieme il suo limite) non fu un'espressione della cultura democristiana ma una convergenza di più esperienze e culture.
Caro Giuseppe, mi riferivo comunque al fallimento in generale del proibizionismo (che vige anche sulla cannabis benché con modulazioni differenziate; e d'altronde le iniziative di Viminale e polizia sulla cannabis light stanno bene dentro un quadro proibizionista), che ha uno dei suoi limiti proprio nella distanza incolmabile tra ciò che promette e pretende e ciò che riesce, con più o meno repressione penale, a garantire. Anche nell'antiproibizionismo non c'è una versione sola, tanto è vero che da sempre si discute (e richiamo la tua osservazione sugli Usa, dove, aggiungo, si registra un boom di oppioidi sintetici che svela un male esistenziale prima che sociale e che si regge su una rete mista legale-illegale) sulla utilità e opportunità di una legalizzazione parziale (della cannabis, ad esempio) rispetto ad uno scenario in cui tutte le droghe siano sotto il controllo delle autorità. Per l'Italia mi accontenterei, si fa per dire, di un approccio più profondo e insieme più realista.
Giuseppe, studiare e preoccuparsi delle sostanze è indispensabile (e aiuta a capire la complessità della questione: la cannabis dei negozi ad esempio non è paragonabile a quella venduta per strada; non è la cannabis a causare il passaggio alle altre sostanze e non tutti coloro che usano la cannabis diventano eroinomani e cocainomani ma, risalendo a posteriori, il consumo e la frequentazione della cannabis, per di più nel contesto del policonsumo che tu giustamente sottolinei e del mercato illegale e incontrollato, in particolare nei giovanissimi, favoriscono o almeno preludono all'uso di altre droghe) e tuttavia occorre pigliare di petto il bisogno e il disagio che finiscono per imprigionare il soggetto nell'oggetto, nella sostanza, fino alla dipendenza. La spropositata concentrazione di THC, che tu sempre ricordi opportunamente, è un problema in più, certo, ma non è il problema. Non penso alla stucchevole tiritera sulla prevenzione contrapposta alla repressione; piuttosto ad un lavoro culturale ed educativo che si accompagni a strategie e politiche diverse dal fallimentare proibizionismo nelle varie salse. La legalizzazione, che poi ha tante versioni, non può certo consistere in una rete distributiva residuale (tipo i negozietti in questione) di incerta regolazione normativa e amministrativa, che finisce per fungere, oltre le intenzioni, quasi da pubblicità a quel mercato illegale-paraclandestino delle droghe che, nel sistema proibizionista, prospera e arricchisce le mafie e la criminalità grazie ai clienti-consumatori e alle istituzioni che non si confrontano su vie politiche e legislative diverse.
La demonizzazione delle sostanze può aiutare ma può anche far perdere di vista il vero problema: la dipendenza del soggetto dalla sostanza... Se la cannabis (vedi il meritorio ritorno della coltivazione della canapa e lo sviluppo della filiera agroindustriale) ha degli usi positivi, utili e redditizi perché occultarli? Se i ragazzi vogliono provocare o cercare scuse, possono citare anche (a sproposito) la cannabis terapeutica (di cui occorre favorire e organizzare più e meglio produzione e utilizzo superando troppi pregiudizi)... Le furbate e le ipocrisie, come le bustine ad uso di collezionismo il cui contenuto se ne va in fumo, sono troppo diseducative per chi, piccolo o grande, ha bisogno di chiarezza e responsabilità; e troppo poco o nulla attrattive per chi cercasse alternative (realmente droganti) al mercato paraclandestino-criminalmafioso. Può darsi che questi negozi sottraggano, almeno all'inizio, qualcosa al mercato di cui sopra (alcune ricerche lo ipotizzano); forse spingono di fatto qualcuno dei clienti a provare qualcosa di forte al di fuori; di certo attraggono molti che cercano una cannabis light; di sicuro se continua l'incertezza normativa non sono destinati ad alcun boom.
Il regolamento (dpr 7 aprile 2000 n.121) prevede che "l'esposizione all'esterno e all'interno delle sedi delle regioni e degli enti locali è oggetto dell'autonomia normativa e regolamentare delle rispettive amministrazioni". Resta da capire se il comune abbia una regolamentazione apposita e se essa preveda l'esposizione di bandiere straniere fuori dei limiti prescritti nel dpr. Questo colloquio tra prefetto e sindaco se rientra nella vigilanza sull'adempimento delle disposizioni contenute nel dpr sembra un po' tardivo; se è un riconoscimento implicito della correttezza della scelta del sindaco sembra superfluo; se è un modo per chiudere un episodio senza approfondire e chiarire le cose sembra poco rispettoso dei cittadini e degli osservatori. Sul piano politico e istituzionale Carancini in ogni caso non avrebbe dovuto presentare il suo gesto come collegato alle parole di Mattarella, il quale non pensava certo che il ripristino pieno dei rapporti con la Francia dovesse essere affidato all'iniziativa spontanea dei sindaci!
Gasparri era candidato a succedere a Benedetto XV ma in conclave pensarono anche certe voci, rilanciate dal suo competitore, su amicizie e simpatie moderniste. Si discute ancora sui motivi veri della sua sostituzione come segretario di stato nel '30 con Pacelli e se abbiano pesato alla fine i caratteri non certo molli di Ratti e del suo principale collaboratore. In tema di anniversari, si può ricordare che nel 1919 a margine dei lavori del trattato di Versailles si tennero incontri tra Vittorio Emanuele Orlando e rappresentanti del Vaticano legati ai futuri Patti Lateranensi del '29 (di cui il Concordato è solo una parte e nei quali ebbero un peso pure le vicissitudini dell'allora Banco di Roma).
L'università non deve farsi perdonare solo l'atteggiamento complice e silente di fronte alle leggi razziali (con le quali Mussolini peraltro tradì vilmente i molti italiani di ascendenza ebraica, compresi intellettuali e accademici, che lo avevano sostenuto) ma anche la sudditanza e l'opportunismo della precedente adesione totale al giuramento di fedeltà al fascismo, cui si sottrassero poco più di una decina di docenti e tra questi quel gigante dimenticato di Antonio De Viti de Marco, che insegnò pure a Camerino e Macerata e fu grande amico, nella vita e nelle idee, del nostro (non sufficientemente ricordato e studiato) Maffeo Pantaleoni.
Se l'indipendenza fosse di per sé garanzia di libertà e se l'esercizio di quest'ultima fosse il metro unico per misurare la qualità dell'informazione in termini di garanzie per i lettori e i cittadini, allora non ci troveremmo, ad esempio, a dover fronteggiare il fenomeno delle fake-news... La libertà è bella perché è un rischio, per chi scrive e per chi legge. Quanto al giornalismo che lascia capire subito "da che parte tiri il vento" e che sta in effetti dilagando con un eccesso di compiacimento per i toni forti e la faziosità proclamata, esso tuttavia consente al lettore una difesa più facile e un confronto più aperto, rispetto invece al giornalismo obiettivo e perbene in apparenza.
Maccioni però fotografa la realtà e i princìpi del Servizio sanitario nazionale con la sua declinazione marchigiana dove appunto non si prevedono competizione e concorrenza visto che, come hanno spiegato nell'evento di Villalba all'unisono, Brizioli, Maccioni e Carancini, si opera nella logica dell'integrazione. Paradossalmente è in questo quadro che possono crearsi maggiormente rendite di posizione e margini di profitto con poco rischio; e non resta che garantire il rigore di procedure e controlli nell'accreditamento e negli accordi contrattuali. L'ossessione per la riduzione dei costi (gravosi per non dire insostenibili), che rischia di prevalere sulla tutela della salute, si lega al rifiuto ideologico e politico di ripensare il sistema nel suo insieme. Il privato che tappa le falle della struttura pubblica non mina il Ssn ma ne regge l'impalcatura.
Si tratta del giovane africano che entrava e usciva dall'ospedale, essendo stato colpito alla gamba da Traini davanti alla pasticceria Monachesi. In quei giorni alle Casette si diceva, ma le voci, sui bianchi e sui neri, vanno sempre prese con prudenza, che non fosse un giglio di purezza. Certo, se uno dei più strutturati ex-pci, Marco Minniti, cinico peggio di Pecchioli, cattivo quanto Salvini si sogna, intenditore di servizi segreti quanto di abiti di ottimo taglio sartoriale, addita il raid di febbraio come una rappresaglia analoga a quelle dei nazi-fascisti di 80 anni addietro, pensando così di suggestionare la gente e finendo invece per fornire ulteriori elementi giustificazionisti attorno al Lupo di contrada Valteia, questo fantomatico "nazionalpopulismo" (che a me non piace neppure quando più correttamente viene chiamato ad esempio "sovranismo identitario") vivrà e governerà a lungo e pure col consenso di settori del cosiddetto popolo della sinistra.
Con i successi anche le solite sfide difficili: rispettare i lettori senza inseguirli, realismo e indipendenza nel rapporto con aziende ed enti inserzionisti, prudenza e responsabilità di fronte al potere della parola e dell'immagine... L'idea dell'informazione online come un sistema virtuoso di circolarità partecipativa, nel quale i ruoli si confondono e tutti possono essere reporter e autori, è utopica e fuorviante. L'esperienza di CM è influenzata e tentata da questa idea ma ne offre, mi pare, un'interpretazione originale e critica. Auguri a CM e soprattutto a Matteo che, tra l'altro, ha saputo capire il tempo e le attese intorno.
Le primarie, vere, servirebbero piuttosto al centrodestra (benché possano lasciare sul campo ferite e rivalità difficili da risolvere per uno schieramento poco incline alla ragion politica e meno ancora abituato al sacrificio utile del particolare, per conseguire l'obiettivo comune). In ogni caso, occorre un qualche percorso che, in vista delle scelte sui nomi e sul resto, valorizzi partecipazione, discussione e competizione, dentro un quadro di regole certe e di attivismo non improvvisato. L'unità richiede un lavoro apposito (anche psicoanalitico, per citare Guido Garufi nel dialogo recente con Filippo Davoli): figuriamoci se possano bastare caminetti pur illuminati o scorciatoie egemoniche, e non parliamo delle solite ingerenze straniere; tanto più che il centrosinistra sa bene che stavolta la partita è proibitiva e dunque la consueta strategia di dividere gli avversari sarà, anzi, è particolarmente raffinata e insidiosa.
La perizia di Picozzi ha certo il suo peso (e d'altronde i giudici conoscono anche quella di Camerini) ma poiché la Corte compie le sue scelte alla luce del diritto, dentro una valutazione e un confronto di tutti gli elementi emersi nel processo, inutile attendersi una sorta di giudizio di conformità o, al contrario, di distanza rispetto ai pareri tecnici e scientifici; più ragionevole, forse, auspicare che di essi si faccia il migliore uso possibile per raggiungere un convincimento libero e solido.
Il pop si fa persino snob: sindaco e questore in azzurro sbarazzino, il vescovo che rompe il tabù del violaceo, la strana coppia Pavone-Marconi, l'eterno Dario Salvatori, la torta che si prende il palcoscenico... E il teatro appunto può andare a farsi benedire ma non certo a scapito di una presunta superiore e colta purezza violata che, un Carmelo Bene, per dire, avrebbe saputo come mandare efficacemente a quel paese senza sacrificare nulla al riprodursi continuo e contagioso dell'intrattenimento in forme diverse e speculari.
Alcuni militari alleati fuggiti da Servigliano chiesero aiuto e asilo anche in contrada Saline a Penna San Giovanni. Collaboravano ai lavori agricoli e si nascondevano in soffitte, annessi e in certe zone impervie lungo il torrente Salino.
Pompeo Compagnoni nella Reggia Picena ricorda sia il bando del 1540: "che si vadi con le bestie a portar le pietre alli Frati Cappuccini", sia la lapide che celebra la ristrutturazione e l'ampliamento di chiesa e convento conclusi nel 1568 a cura del governatore Pallantieri. Il sito di Sabbionicci ora appare suggestivo con tanto di peschiera ma non mancarono problemi di salubrità e stabilità. Il trasferimento nel colle di S.Lucia è una tappa del curioso peregrinare in città dei Cappuccini, ordine strettamente legato alla storia della Marca: la collocazione prospettata e svanita prima a Corneto poi a Cervanello; l'insediamento in contrada Sasso o Sabbionicci; lo spostamento sull'altura tra i Cincinelli e il borgo S.Giovanni Battista, dove sorgerà poi l'Ospedale; la ricomparsa nella sede attuale sopra la galleria ferroviaria... Uno dei meriti dell'arch.Iommi sta nell'aver inserito il tema delle fonti nella riscoperta (che è anche ripensamento nella ricerca e nel confronto) dei più generali tratti originari e identitari di Macerata, superando o integrando l'approccio ambientalista.
Un concorso di idee un po' tardivo rispetto a tendenze e scelte discutibili già prese; e troppo a ridosso della scadenza del secondo mandato (e delle prossime comunali). Il bando d'altronde andrà letto bene ma deve fare riferimento ad una visione generale di città capoluogo ed al suo rapporto identitario e non solo col centro storico. Intanto si lancia un segnale politico alla maggioranza: "Avvertiamo i nostri amici consiglieri che lavoreremo fino all'ultimo giorno del mandato. Non sarà fermato alcun progetto".
All'Immacolata di Macerata in realtà arriverà don Andrea Leonesi, già nominato vicario generale della diocesi. Il giusto clamore delle parole del vescovo sul terremoto tolgono un po' di attenzione ad una rivoluzione che si annuncia non solo di nomine e spostamenti ma di mentalità e di criteri pastorali. Una chiesa povera di vocazioni non riorganizza dunque solo gli orari delle messe ma prova a ripartire dall'essenziale, dalla fede par di capire; e poi si guarda attorno e investe risorse nel campo della pastorale familiare, dove la formazione e l'accompagnamento devono contare quanto la cura del disagio e delle crisi. Verrà nominato un secondo esorcista diocesano e si lancia un allarme, pur senza sensazionalismi, rispetto alle preoccupazioni e alle sofferenze associate al mondo dell'occulto, della magia eccetera. Preti e laici sono sulla stessa barca, che deve pure fronteggiare qualche ondeggiamento di dottrina, mica solo aggiustamenti pastorali, le reti pescano poco e alla fine la pastorale del turismo a Porto Recanati è l'ultimo dei problemi.
Adriano Lemmi, per il Contratto Di Maio-Salvini (vedi Codice etico: "Non possono far parte del governo soggetti che appartengano alla massoneria..."), rispetto al quale la Giunta del G.O.I. ha chiesto ufficialmente l'intervento di Mattarella, non potrebbe divenire manco sottosegretario, e lo stesso accadrebbe per Carducci e De Sanctis, Crispi e Garibaldi, Pascoli e Quasimodo. Le campagne contro Lemmi, che trovarono poi diverse sponde massoniche, attinsero certo al sempre facile scandalismo sul denaro ma furono anche alimentate da manovre e influenze straniere. La loggia Propaganda Massonica ideata da Lemmi nel 1877 può essere vista sia come una volontà di regia politica e di riequilibrio intituzionale e dei poteri nell'Italia dell'epoca, sia come un tentativo originale ed elitario di valorizzare nel corpo massonico figure ed esperienze di eccellenza, arricchendole di una consapevolezza culturale e di una capacità operativa da mettere a frutto nel mondo profano. Una visione ambiziosa e rischiosa quella di Lemmi, che sarebbe stata di ispirazione, in un'Italia affatto diversa, per la fondazione della loggia P2.
Minghetti sottolinea l'importanza del lavoro di ricerca sui progetti e sul loro significato, avverte un dovere di restituzione culturale e la necessità di contribuire ad alzare il livello culturale, annuncia qualità e attenzione sul versante musicale... Se l'opera tuttavia deve servire troppe esigenze pur rispettabili oltre l'arte e lo spettacolo o se le regie rubano troppo la scena al resto (perché il resto latita o perché il resto non viene valorizzato e rispettato), alla fine l'equilibrio si perde e non è un caso, forse, che non ci si faccia problemi nel proporre il campeggio e l'abbronzatura sulle tavole dello Sferisterio.
Don Francesco aveva una personalità che non lasciava indifferenti... In ogni caso, meglio i preti originali dei preti tiepidi. La chiesa non ha formule per camminare unita valorizzando in armonia ruoli e vocazioni ma tutti, fedeli e pastori, potrebbero utilmente riscoprire senso e funzione del diritto canonico. Don Francesco si è quasi identificato con quel Tempio dello Spirito Santo di Tolentino (un esempio particolare delle giustamente controverse chiese contemporanee), firmato dall'arch.Vincenzo Treccioni di Civitanova, nel quale trasfuse la sua spiritualità e le sue idee, con simbolismi legati all'acqua e alla luce, con rimandi alla purificazione e alla trasfigurazione, e con quell'orribile maxischermo dietro l'icona a scomparsa dello Spirito Santo, che nella sua concezione tuttavia non voleva celebrare la modernità tecnologica bensì favorire la riattualizzazione sempre diversa dell'evento salvifico da parte dello Spirito Santo: una chiesa al centro del quartiere, non separata ma unita alle altre strutture parrocchiali e comunitarie. Scrisse: "Cerchiamo parroci che sappiano pregare più che organizzare; Gesù donaci parroci che ci diano Te".
Prospero Gallinari però morì il 14 gennaio 2013 e il "diario apocrifo" fu pubblicato nell'aprile seguente da Aliberti di Reggio Emilia col marchio Imprimatur: Di Dio si riferisce dunque alla presentazione del libro del 2008. "Ho sentito Aldo Moro che piangeva", che va preso con prudenza come ogni operazione editoriale di questo tipo, più che una testimonianza straziante è il racconto di un brigatista che non nasconde la sua umanità ma la subordina in ogni caso alle ragioni della lotta rivoluzionaria e politica che peraltro Gallinari non ha mai rinnegato. Nel libro si scrive che Moro pianse dopo che, avendo domandato a Gallinari, che quel giorno sostituiva Moretti e stava occupandosi delle stoviglie, del destino della scorta, si sentì rispondere: "No, non si è salvato nessuno". Gallinari non conduceva l'interrogatorio che spettava esclusivamente a Moretti che si chiudeva da solo nella prigione; il brigatista reggiano trascriveva le registrazioni. Nel libro si racconta, pag.121 e seguenti, che Gallinari il 9 maggio aspettava di sopra con il prete che si era trattenuto con Moro l'ultima notte, fino a quando poi non vide uscire la Renault dalla rampa del garage... Morucci e la Faranda proponevano una soluzione diversa non per salvare Moro ma per salvare meglio gli obiettivi strategici delle Br; non accosterei Gallinari a quella posizione, perdente rispetto a quella di Moretti e altri. Forse Gallinari visse l'esecuzione con drammaticità maggiore di altri ma in quei giorni non sembra aver avuto un ruolo originale ed effettivo in una qualche dialettica sul destino di Moro .
Il ritorno della statua di Garibaldi nella collocazione originale di per sé non è obiettivo virtuoso, benché le ragioni morali e culturali autorevolmente rappresentate da Pietro Pistelli siano comprensibili: insomma Garibaldi se ne sta un po' troppo nell'angolo, per quanto si vogliano condividere i giusti revisionismi sulla sua figura, a dispetto poi di un monumento di impatto non certo minimale. Ma con i mutamenti intervenuti nel tempo (anch'essi fanno la storia ormai), come ad esempio lo scenario dell'opera di Bazzani richiamato da Tamara Moroni, occorre fare i conti, senza pensare poi alle questioni della viabilità, del sottopasso pedonale eccetera. Pistelli stesso propone un diverso orientamento della statua rispetto all'originale, con Garibaldi che guardi verso Roma... Ma a qualcuno e qualcosa le spalle deve darle, per di più in una piazza non-piazza, e alla fine la posizione attuale è quella meno problematica. In ogni caso una scelta del genere presuppone studio approfondito e confronto aperto, nonché un esame preventivo sulla scala delle priorità e delle opportunità, mentre sembra di assistere piuttosto, periodicamente, ad annunci volitivi.
Tupini come altri notabili dc dovette fronteggiare attacchi e manovre, che si concentravano su presunte condotte allegre o peggio dei rispettivi figli, intorno al caso Montesi. Il figlio Giorgio fu citato nei racconti di Adriana Bisaccia, la quale fu poi condannata per le sue dichiarazioni (era il tempo delle accuse ai "Capocottari"). Peraltro proprio Giorgio Tupini fu indicato da un articolo dell'Avanti del '54 come uno di quelli, da sottosegretario alla presidenza del consiglio, ad aver veicolato il nome di Piero Piccioni, poi assolto, figlio dell'esponente dc Attilio. Aldo Moro nel suo memoriale dal carcere br, ritrovato a via Monte Nevoso, a pagina 347 parla del ruolo di Fanfani nel caso Montesi, sottolineando come ricevette un vantaggio nell'ascesa politica dopo il coinvolgimento nello scandalo dell'erede naturale di De Gasperi: Attilio Piccioni appunto. Si discute ancora comunque se Fanfani sia stato l'anima nera dello scandalismo giornalistico-giudiziario o piuttosto uno di quelli che mestarono nel torbido per cercare vantaggi o che almeno nulla fecero per evitare il polverone. Quando Giorgio Tupini, il figlio di Umberto, nel '54 si dimise dal Parlamento (nella seduta intervennero Gronchi e Moro, non dei peones), fu poi sostituito da Elio Ballesi.
Laura Cioli in Rcs ha operato bene ma l'abbandono obbligato con l'avvento di Cairo non le ha consentito di lasciare una impronta vera. Si spera che il ruolo di Monica Mondardini resti nei confini effettivi della vicepresidenza di Gedi. Auguri!
Una vergogna assoluta e studiata; un incitamento alla violenza vigliacca e brutale; un'offesa innanzitutto agli antifascisti liberali e democratici. Ricordiamoci comunque che a Macerata fu linciato sul serio il povero Scorpecci.
La telefonata tra Moretti ed Eleonora Moro resta uno dei documenti più densi e drammatici del caso Moro ma se la intelligente, dura e coraggiosa moglie del presidente dc cercava in effetti di salvare Moro, il capo brigatista provava soltanto ad ottenere un qualche riconoscimento politico dalla dc di Zaccagnini. Sulla famosa seduta spiritica, in Commissione Moro (la prima), Leonardo Sciascia, da deputato radicale, incalzò con lucido sarcasmo Romano Prodi. Cossiga ha sempre negato ma Nora Moro, anche in corte d'assise, ha ribadito di aver chiesto se avessero controllato le pagine gialle per cercare via Gradoli; sì ma non c'è, dissero, e invece c'era, disse lei. Sulla scoperta solo successiva e tardiva, ma comunque precedente di più di 20 giorni all'uccisione di Moro, del covo di via Gradoli, ci si può chiedere se sia stato (insieme al contestuale falso comunicato del lago della Duchessa) solo un depistaggio od anche un messaggio, a più significati, al gruppo brigatista e a Moretti in particolare. Del clima di intimidazione contro la Fuci e l'Ac da parte del regime fascista, Moro fu testimone nelle sue Puglie ed assistette ugualmente alla trasformazione e all'addomesticamento dell'associazionismo cattolico. In quel contesto avvennero le dimissioni "forzate" di Montini dalla Fuci, accompagnate peraltro da attacchi teologici provenienti da ambienti legati ai gesuiti. Gero Grassi, membro autorevole della ultima commissione Moro presieduta da Beppe Fioroni, esagera in certe conclusioni ma resta uno dei principali conoscitori (e "archivisti") del caso Moro e pure un disincantato demolitore di luoghi comuni e altarini attorno a icone e protagonisti, politici e non, della Prima repubblica.
L'area delle Casermette, per seguire il ragionamento dell'arch.Iommi, non è stata insomma oggetto, per quanto riguarda le due scuole, di scelte strategiche vere e proprie ma di una scorciatoia amministrativa nel quadro dell'emergenza; mentre per la questura e la polizia stradale abbiamo lasciato ad altri (lo stato) una scelta che potevamo invece proporre noi dentro un più generale ripensamento di quell'area sulla scorta di studi e analisi pregresse. Sulla stampa oggi si legge questa dichiarazione del sindaco: "La scelta è stata del ministero e del governo, noi abbiamo solo contribuito in termini di collaborazione". Non parlerei di potere sostitutivo collegato alle norme costituzionali e alle leggi in materia ma è certamente singolare che si rivendichi la scelta discutibile e non discussa del cosiddetto polo scolastico e invece si subisca con un ruolo collaborativo-ancillare quella di questura e caserma della stradale.
Solidarietà per le minacce e la violenza verbale (anche esponenti dell'opposizione le hanno subite). Le parole e gli atteggiamenti del sindaco sono stati in effetti altalenanti e non si capiva se eravamo davvero una culla di razzismo e una città invasa da sbandati e da spacciatori o piuttosto un capoluogo con problemi suoi di sviluppo e di governo cui si sono aggiunte questioni sottovalutate ed emergenze trascurate legate a immigrazione, sicurezza e droghe. Chi doveva dire,tempestivamente, parole chiare? Chi doveva difendere Macerata da semplificazioni e descrizioni gratuite (con i danni che sconteremo) e stimolarla a impegnarsi per capire e affrontare i problemi? Chi doveva trovare modalità e contenuti per un gesto comune e in positivo da proporre a tutta la città, altro che la solita manifestazione di parte?
Se ci fossero state davvero le ideologie, nel bene e nel male, la reazione della città sarebbe stata meno smarrita e quella dell'amministrazione meno altalenante. Ci restano residui di faziosità e pregiudizio intrecciati a nuove inquietudini e rigidità. Ci servono la cultura (senza le rendite e gli effetti speciali) e la politica (senza le vecchie bandiere e i nuovi qualunquismi), e occasioni di confronto e dibattito come quelle proposte dal direttore.
Il pericolo diretto qui da noi non sono quelli di Boko Haram ma gli affiliati alle varie mafie nigeriane. Liuti potrebbe distinguere il bene e il male anche tra i nigeriani (sono nere le prime vittime di tratta e atti crudeli e criminosi vari) e invece finisce per scrivere: "analoghe provocazioni erano giunte dai nigeriani, che per loro natura non riescono ad apprezzare la pace".
Tutto sacrosanto e opportuno (e impopolare) benché scritto con stile e linguaggio per operatori e cultori del diritto pur essendo invece destinato ai lettori di un quotidiano on line. D'altronde prima della camera penale anche il procuratore era intervenuto contro ipotesi di giustizia sommaria. Si può aggiungere che alcune situazioni fanno vedere sotto una luce più sfumata e realistica il ruolo del difensore: uno sfila anche alla marcia antifa dei centri sociali, uno fa battute politiche almeno inopportune, c'è un contesto in cui non sembra facile distinguere tra tutela di immagine e interessi del mondo organizzato dell'accoglienza e tutela del diritto alla difesa degli indagati...
Il video-mapping sincretista sulla facciata della chiesa di piazza Mazzini (un tempo officiata da don Umberto Canullo) illumina senza volerlo contraddizioni e rischi, insieme alle opportunità, del rapporto tra la Cina e noi. Padre Matteo Ricci non rinunciò ad evangelizzare ed apri' nuove strade di dialogo e confronto per la chiesa e per l'occidente. È arrivato l'anno del cane, chissà quando arriverà quello dei diritti umani e politici in Cina.
Le Marche possono recuperare una centralità non tanto come laboratorio politico post-elettorale di nuovi equilibri applicati al territorio ma come regione incubatrice di modelli e sistemi originali di sviluppo dopo la crisi della manifattura e tutto il resto. È un bene che i partiti non guidino più le masse; peccato si occupino poco o nulla di questi problemi. Nei collegi uninominali, pure in quelli incerti, sarà determinante probabilmente più il voto sul simbolo nei suoi flussi che la valutazione sul candidato, vista anche l'assenza per legge del voto disgiunto. Un sistema proporzionale, in un quadro di tripolarismo con coalizioni provvisorie e con un movimento a vocazione solitaria, prevede la possibilità e non l'eccezionalità di una maggioranza di governo che si formi in parlamento e non esca "direttamente" dalle urne.
Agrigento non poteva essere, essendo stata premiata Palermo; hanno scelto Parma e non sembra cosa azzardata. Macerata poteva provare a stupire e a spingere con un progetto eccellente e innovativo e con una realtà effettiva di nuova Atene delle Marche. Siamo sicuri che i due requisiti ci fossero? Un conto è avere storia, vocazione e istituzioni; un conto è avere una candidatura forte e con gli appoggi giusti.
Quando muore un poeta, il dolore riguarda tutti, che lo si sappia o no. E proprio tra un mese cade l'anniversario del "passaggio a un altrove" di Remo Pagnanelli (l'espressione è dell'amico Garufi)! Gli avevo rinnovato i complimenti per la casa editrice (fondata con Giometti) e lui mi aveva raccomandato Arsenij Tarkovskij, lodandolo ("amo i film del figlio, il padre lo conosco poco", avevo confessato). E con alcuni versi del poeta russo saluto Danni Antonello: "Non mi occorrono le date: io ero, e sono, e sarò./La vita è la meraviglia delle meraviglie, e sulle ginocchia della meraviglia solo, come orfano, pongo me stesso,/solo, fra gli specchi, nella rete dei riflessi/di mari e città risplendenti tra il fumo./E la madre in lacrime si pone il bimbo sulle ginocchia".
Persona generosa e affettuosa, non si è risparmiata nelle sfide e nei problemi della vita. Politicamente proveniva dal Psi, attiva e presente sia nella fase pionieristica della Forza Italia dei club sia in quella successiva della costruzione del partito. Aveva una rete di amiche e di contatti che sapeva mobilitare e coinvolgere. Quanti ricordi, quanti episodi, risate, entusiasmi e anche arrabbiature e tensioni, la politica intrecciata con la realtà e i sentimenti.
De Franceschi è stato il primo o uno dei pochi a sottolineare la contemporaneità curiosa dell'Ave Maria all'università e del convegno del Grande Oriente in Filarmonica sui primi moti carbonari. La strana convivenza della Vergine e di Giordano Bruno in piazza è stata invece più volte richiamata, anche su CM, da Carlo Cambi, Giancarlo Liuti e altri (c'è un refuso:la proclamazione della Civitas Mariae risale però al 1952 e non al 1962). Il dualismo storico che divideva massoni e papalini o laici e cattolici non risponde più alla complessità e all'articolazione della società maceratese attuale. A dire il vero anche nel novecento, in varie fasi, sia il mondo laico sia il mondo cattolico (categorie ora sociologicamente superate) non potevano essere considerati blocchi unici, qui come altrove; figuriamoci oggi, in cui tutto si mescola, ognuno fa religione e repubblica a sé, e le convergenze sono imprevedibili e talvolta schizofreniche, disegnando consonanze e alleanze provvisorie di sentimento e di obiettivo. Le appartenenze e le identità sono fluide ma in alcuni singoli e in alcuni gruppi si incattiviscono... Macerata dualista, allora? No, plurale e variegata, contraddittoria e malmostosa, estroversa secondo Stefania Monteverde e pure rivoluzionaria secondo Federica Curzi. Per una Macerata laica, cioè aperta e libera, in cui non ci siano muri di intolleranza giacobina o di ipocrisia clericale tra la fede e la vita, tra la coscienza e l'esperienza; e in cui dunque il principio della laicità della politica e delle istituzioni sia difeso soprattutto dai fedeli cattolici e dal vescovo, ecco, per questa Macerata laica ci sarà molto da aspettare.
" Il "fermarsi e cominciare a pensare", che secondo la Arendt a ragione rappresenta una forma importante di resistenza al male, implica, a mio avviso, il riconoscere che si può correre il rischio, da cui nessun uomo può dirsi escluso, di "smettere di pensare", continuando a credere il contrario, di diventare cioè superficiali, abdicando o attribuendo ad altri la responsabilità delle proprie scelte": così scriveva la prof.Clara Ferranti, introducendo il volume "Carissimi Primo, Anne ed Elie", uscito per Eum nell'ottobre 2016, che raccoglieva studi e interventi per la Memoria della Shoah.
I più chiari e brillanti della serata, dopo Dante Ferretti naturalmente, le cui battute non hanno risparmiato "Portocivitanova", sono stati Marcattili di Nomisma e Colombi, ormai un habitué di Macerata. In tanto industriarsi per vincere bandi con i finanziamenti diretti e indiretti, la cultura che spazio effettivo si ritaglia? Le "mappe" riescono a far emergere il bello e il meglio, la ricerca e la sperimentazione o garantiscono il consueto e il protetto? La cultura come esperienza individuale e come bene condiviso di una comunità cresce o si confonde con l'emozione dell'evento e con la ripetizione festivaliera? Il buffet finale è comunque una certezza.
"Sono questioni molto complesse. La preghiera è un atto nobile dell'uomo. Non va strumentalizzata, né in un senso né in un altro. Non voglio condannare nessuna delle parti in causa (cioè la professoressa o l'università). Il mio invito è invece, da un lato, di vivere con semplicità spazi e tempi della preghiera, che siano quelli adatti, allo stesso tempo senza però andare ad enfatizzare queste vicende (come una preghiera durante una lezione) che di sicuro non complicano la nostra vita. Occupiamoci piuttosto di discutere e affrontare problemi seri della vita, che sono ben altri. Non certo questi": parole di mons.Giancarlo Vecerrica,vescovo emerito di Fabriano e Matelica, che si leggono oggi sul Carlino.
Non si riesce ancora a superare il regime concordatario, figuriamoci in che condizioni versi il principio di laicità: la prof. Clara Ferranti si muove in questo contesto, mica nel retrobottega della reazione oscurantista, come pensano studenti e docenti ben lontani dalla ribellione e dalla contestazione verso i soprusi veri... A un errore episodico corrisponde comunque un impegno ben noto della prof. Ferranti nella memoria della Shoah, nella attenzione ai fenomeni dell'antisemitismo e dell'antisionismo, nel segnalare oblio e ipocrisie rispetto al campo di internamento fascista nella villa Giustiniani Bandini all'Abbazia di Fiastra. Il rettore Adornato ha una concezione un po' ristretta della cultura, della ricerca e della didattica se pensa davvero che "l'Università non è luogo di gesti divisivi".
La storia dell'Università di Macerata in ogni caso suggerisce di coltivare qualche dubbio di fronte alla definizione che si legge nell'articolo: "la più importante istituzione laica della città".
Queste sveltine di felicità "passeggiando in viale Leopardi e ammirando lo spettacolo della campagna fino a Recanati" o cogliendo l'occasione di un "appassionato convegno d'amore carnale fra i due sessi" sembrano ben poca cosa rispetto alla gioia ebbra di piacere dei due amanti del Cantico dei Cantici: "Il mio amato è mio ed io sono sua...", "Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato di gigli.."; nonché rispetto alla promessa-pretesa del Verbo fattosi carne: "la vita eterna e il centuplo quaggiù".
Su una cosa sono uniti, nel considerare la parola "massoneria" un'offesa, sia Ricottini che attacca sia l'on.Manzi e l'assessore Sciapichetti che si difendono, con buona pace di lasciti culturali e pagine di storia del territorio maceratese e pure della componente interna al Pd che si ispira alla tradizione laico-repubblicana.
"Estroversa" a Macerata nessuno lo disse mai e già questa è una vittoria che ci fa guardare dall'alto in basso Telese Terme che pure fu sede delle fastose feste dell'Udeur di Clemente Mastella.
Una lettera bellissima, come dice Pavoni: un bagno di realtà, uno sguardo caldo e preciso su persone e ambienti, la fotografia di un territorio, nessun sentimentalismo, un affetto filiale che abbraccia l'impegno civile, una lezione di stile.
Dicono le due politiche di Fdi, prima di non esimersi da amare riflessioni: "La legge non ammette umanità, lo sappiamo; sempre saremo schierati a favore della legalità". Disse invece, con puntuale radicalità, Agata Turchetti: "Io penso che oggi muoia l'umanità e anche la legalità. Perché una legge che provoca tanto dolore non può essere buona". Intanto, sembra strano che, nel paese in cui si spacca il capello su tutto in dottrina e in giurisprudenza, ci si debba confrontare solo o soprattutto sul parere della regione tramite Sciapichetti, che si sostanzia così: "dopodiché tali strutture andranno completamente rimosse e i luoghi ripristinati".
Giovanni XXIII, gia' sergente di fanteria nel settantatreesimo, Brigata Lombardia, a Bergamo e poi cappellano militare col grado di tenente negli ospedali di Bergamo durante la I Guerra, e' ora patrono dell'esercito italiano tra polemiche e proteste cui deve far fronte proprio l'ordinario militare Marciano'. Non fece onore ai cappellani militari la violenta e vile polemica contro l'obiezione di coscienza. Don Milani rispose con "L'obbedienza non e' piu' una virtu'".
"Carlo mio. V'accerto ancora che quanto alle donne, qui non si fa niente nientissimo piu' che a Recanati... Quanto al sostanziale (in materia di donne) si fa molto di piu' a Recanati che a Roma.".
Pio VI generoso con Treia e pure con il nipote Luigi Braschi Onesti a cui regalo' e consenti' di tutto e quello per riconoscenza, mentre lo zio stava morendo in esilio per volere di Napoleone, cercava di aggiustarsi con i francesi e con la repubblica (e anni dopo sarebbe divenuto persino organico ai nuovi equilibri politici). Pio VI fu davvero travolto dagli eventi o non fu piuttosto debole e indeciso? Il trattato di Tolentino (firmato pure da Luigi Braschi) va letto come un abile e lungimirante sacrificio temporale per salvaguardare il ruolo spirituale e un qualche recupero nel secolo successivo di influenza della chiesa e del papato (lo pensa ad esempio Marina Caffiero, che lo ribadisce anche su Avvenire)? O non fu una resa anche spirituale e morale, in specie confrontando il coraggio degli insorgenti (lo scrisse una volta Messori) ? Innovazioni o vere riforme agrarie? Di sicuro papa Braschi, che nel non piegarsi a Napoleone per evitare deportazione ed esilio tra sofferenze ed umiliazioni riscatto' ogni errore e mancanza, meriterebbe studi e attenzione maggiori, al di la' delle celebrazioni d'occasione
Si comincia col differenziare la ricostruzione delle seconde case poi si finisce col trovare un motivo per ripercorrere l'errore ideologico e politico del '97 che ebbe le conseguenze negative che i sindaci dei centri dell'entroterra hanno piu' volte ricordato.
In attesa della "poderosa accelerazione" Paola De Micheli ci prova con il bagher; ma di cosa dovrebbe occuparsi una campagna elettorale vera e seria se non (anche) della ricostruzione?
Il Pd stretto tra le cordate interne e il protagonismo dei sindaci avrebbe bisogno (ma non e' cosi' per tutti o gran parte dei partiti e movimenti politici?) di una vita interna piu' attiva e costante che dovrebbe essere stimolata e governata da un segretario provinciale leader effettivo nel partito e figura capace all'esterno di influenzare con un lavoro collegiale dibattito pubblico e scelte strategiche. La crisi dei partiti e' figlia del tempo ma anche delle condizioni e degli equilibri che si costruiscono e/o si accettano. Un congresso di divisioni e fratture se serve a mostrare e a far discutere i problemi reali del Pd che, o si ignorano o si sollevano ad arte, e' piu' utile di un congresso unitario e rimediato solo magari per rassicurare il territorio colpito dal sisma.
In altre parole, ora, dopo il caso mediatico di Fiastra, squadre di agenti di polizia giudiziaria, appoggiandosi ai vari presidi di sicurezza sul territorio e con l'ausilio di tutti i mezzi disponibili, logistici e tecnologici, batteranno e scruteranno implacabili le zone terremotate, dalle valli al più sperduto villaggio di montagna, per indagare sull'abusivismo post-sisma? Tutta colpa di questo chiasso su nonna Peppina, si lamenterà qualcuno.
L'emergenza sisma ha contribuito a far passare la cosa senza le discussioni e le verifiche che invece avrebbero meritato scelte che incidono sul futuro di Macerata come la grave rinuncia alla Mestica in centro storico e l'operazione Casermette in generale.
Il presidio annunciato da Salvini sarebbe fuori luogo per ragioni evidenti e di nessun aiuto per la causa di Peppina ma accostare in qualche modo le parole del leader leghista alle aggressioni fisiche ai magistrati è una forzatura.
L'Helvia Recina come o al posto della Maceratese? "Ritorno a Ricina", si legge su alcuni manifesti affissi a Macerata e la somma algebrica di uno Scattolini tornato al positivo dopo i recenti sconforti sembra cogliere di questo ritorno le avvisaglie calcistiche. Il realismo che vorrebbe indirizzare d'ufficio tifo e risorse verso l'Helvia Recina squadra si muta in ottimismo se non associa a questa scelta il rispetto, la valorizzazione e il coinvolgimento delle altre realtà presenti nel territorio.
Con Carilo la Bcc di Civitanova certo si espanderebbe ma se nell'operazione il ruolo di supporto di Cassa Centrale fosse eccessivo, rischierebbe di crescere anche la dipendenza della stessa Bcc dalla sua capogruppo.
Una politica che, di fronte a un atto di surroga, non sa spiegare e rivendicare il rispetto, in piccolo, della sovranità popolare, la quale si esprime anche attraverso il voto di trentuno cittadini (dicasi trentuno, mica un esercito) per il geometra Reccia; come può una politica così debole e confusa credere davvero nei princìpi dello stato di diritto e difenderli davanti all'opinione pubblica? E ancora: come può essere tempestiva e chiara nell'assumersi le sue responsabilità o prudente ed efficace nelle scelte e nei giudizi? "Colpevole a sua insaputa", dice già l'avvocato Bommarito. "Colpevole". Caro Giuseppe, continuo a pensare, a prescindere dai casi, che anche il garantismo delle parole sia un aiuto al diritto e alla giustizia.
Questi "intraprendenti ragazzi" che rubano reggiseni durante le effusioni in vicolo Cassini e animano scazzottate plurime in piazza Mazzini dovranno vedersela con il Salvini, che proporrà apposite integrazioni al nuovo codice penale Minniti (già codice Rocco) mentre sarà la generosa dottoressa Mussolini a prestare le cure alla celestiale Civitas Mariae, minacciata dalla "modernità indifferente" e da una scatenata "violenza sulle cose" di cui si vede traccia nelle oscenità e nelle "altre porcherie" lasciate sulle panchine di quel viale che avrebbe pure il bel privilegio di aprirsi sul "bucolico verde dei Giardini Diaz" (se non fosse per certi giri strani e per alcuni sozzoni!) e verso la "fascinosa e azzurra lontananza dei Sibillini", che resiste imperitura allo sfregio paesaggistico della casetta di legno di Peppina.
L'annuncio del procuratore Giorgio di attendere l'esito del Riesame consente alla famiglia di prendere una decisione in autonomia sul trasferimento della signora Peppina, preoccupandosi soprattutto delle sue esigenze personali e delle difficoltà concrete di assisterla, come spiega la figlia, viste le limitazioni imposte dal sequestro preventivo, che sono anche emerse in occasione della visita (medica) discutibile dell'on.Alessandra Mussolini.
Per Cambriani, "quella della vecchietta doveva restare poco più di una nota di colore in cronaca" ma poi come avrebbe fatto lui ad avere il modo di prendersela con "la nipote del duce", rinfacciandole "la camicetta nera" e pure il "manganello e l'olio di ricino"?
Da marzo scorso almeno si sapeva dunque della realtà spinosa che è diventata caso mediatico con Giuseppa Fattori. Il parlamento, d'accordo o meno con l'emendamento di Ricciatti, aveva tutto il tempo di studiare e deliberare ma non l'ha fatto, mentre governo nazionale, commissario e regione continuavano ad accumulare ritardi nella assistenza e nella ricostruzione. Ora ciascuno corre a piazzare la bandierina e non sarebbe male che i parlamentari marchigiani di vario colore, consigliati da un solido giurista che sappia pensare e scrivere testi legislativi e pure verificarne l'impatto sulla realtà, si unissero per firmare insieme una proposta di legge.
Tamara Moroni, gli spunti offerti dai vari commenti tuoi e di Franco Pavoni aiutano in effetti a non strumentalizzare il caso di Giuseppa Fattori e a non banalizzarlo come un contrasto tra legalità e umanità o come un effetto di quel comodo capro espiatorio che chiamiamo burocrazia.
Cambi propone il ricorso ad una sorta di disobbedienza civile che può mandare in tilt il principio di legalità nella versione un po' orwelliana proposta da Liuti o può rafforzarlo. Talvolta il diritto amministrativo offre scappatoie che rischiano di ribadire la sudditanza del cittadino invece che limitare dentro confini e regole certe l'esercizio del potere e dell'autorità. L'obbligatorietà dell'azione penale nel sistema italiano è uno schermo dietro il quale per forza di cose da sempre si esercita una scelta discrezionale priva di trasparenza e di responsabilità.
Lo ricordo brioso e simpatico. Amichevole con i liberali, da dirigente del Nuovo Psi e dell'area socialista che dialogava con il centrodestra dopo la fine della prima repubblica era favorevole ad alleanze inclusive; durante gli incontri e le trattative non era remissivo ma non creava ostacoli: una sera durante una riunione volarono parole di troppo in un clima spiacevole: a differenza di altri né si impressionò né fu indifferente ma continuando ad accendersi sigarette cercò di sdrammatizzare e ricomporre anche con il contatto personale. (La storia del padre Ferruccio meriterebbe certo un adeguato riconoscimento di memoria condivisa).
Facile ricordare oggi samizdat e canti di protesta dell'Altra Europa; più difficile proporre agli studenti e ai cittadini il coraggio dei dissidenti cinesi perseguitati e di quegli uomini e quelle donne del popolo che solo per protestare contro la corruzione e le prepotenze del regime cinese e dei suoi funzionari rischiano di finire incarcerati, torturati, deportati o peggio. Alla notte della ricerca manca la luce degli studenti di piazza Tienanmen.
Il prof.Giuseppe Giunchi soccorse il presidente Segni dopo il malore che lo colpì durante un colloquio con il presidente del Consiglio Moro e il ministro degli Esteri Saragat, somministrando dosi massicce di cortisone. Egli capì subito le gravissime condizioni di Segni che furono per mesi nascoste nelle loro reali dimensioni e fu testimone di un clima teso e drammatico al Quirinale, visto che l'ictus fu l'epilogo di uno scontro verbale durissimo con Saragat (si parlava di nomine diplomatiche sullo sfondo delle manovre quirinalizie con De Lorenzo e l'Arma dei Carabinieri), il quale Saragat, poi eletto presidente al posto di Segni,secondo alcune ricostruzioni, si sarebbe spinto anche oltre(Gero Grasso, nel convegno al Claudiani organizzato mesi addietro dall'on.Manzi e da Angelo Sciapichetti, disse: "fece il gesto di mettergli le mani al collo"). Quel colloquio del 7 agosto '74 pare fosse stato registrato dal Sifar.
Quanto al malore di Moro nel '74, durante un'altrettanto drammatica visita negli Usa come ministro degli Esteri, è ancora controverso se sia trattato di un vero sbalzo pressorio (alcuni riferirono di valori fino a 300) o comunque di un malessere in cui si sommarono rabbia, depressione e stanchezza per la piega presa dai colloqui con Ford e Kissinger anche a causa dell'atteggiamento improprio e accomodante tenuto dal presidente Leone, o se invece si sia trattato della classica malattia diplomatica per sottolineare il dissenso dalla situazione e sottrarsi agli ulteriori impegni di agenda con Leone e gli americani. Oggi si può anche ipotizzare che Moro abbia colto l'occasione di un vero ma piccolo malore per rientare a Roma, dando magari un segnale e togliendosi contemporaneamente di impaccio. Il medico personale di Moro Mario Giacovazzo assicurò alla Commissione Moro nell' 83 che di vero e importante malore si era trattato, coinvolgendo direttamente Giunchi e sostenendo che egli era al corrente della situazione.
Giacovazzo e Giunchi rispuntano fuori nella fotocopia di un manoscritto di Moro durante la prigionia delle Br indirizzato alla moglie Eleonora, ritrovata nel '90 in via Monte Nevoso: "Spero che l'ottimo Giacovazzo si sia inteso con Giunchi". Sull'interpretazione dell'enigmatico passaggio si sono esercitati in tanti, Gotor e Mastrogregori tra gli altri,e non mancano i tentativi di collegare quell'accenno al viaggio in Usa del '74 ma forse quel riferimento andrebbe piuttosto collegato al tentativo originale e minuzioso, ambizioso e disperato di Moro di provare a tessere dalla sua prigione una tela di trattativa e di collegamento che necessitava anche di interlocutori e messaggeri fidati.
L'anno della scimmia che salta ci ha portato il terremoto ma quello del gallo ci farà rialzare e sorridere e addirittura quello del cane ci farà tornare a Villa Lauri, mentre per i diritti umani, la libertà e la democrazia il popolo cinese potrà sicuramente aspettare perché a noi piace così tanto stare rannicchiati di fronte al regime cinese.
Un falso matrimonio civile in una vera chiesa sconsacrata:pure da noi l'amore lesbico approda all'altare, tra la solita normalizzazione di Stato e un riconoscimento sociale non sempre sincero. Auguri alle Spose! Tocca a Mariela e ad Arianna, come a tutti noi, riscoprire la libertà e la verità del desiderio, mettendolo al riparo dall'ipocrisia e dal conformismo dei nuovi diritti.
Ermanno Pupo e' stato protagonista in un'epoca in cui il ruolo del direttore di Assindustria, o Confindustria, come si diceva allora, era particolare, non solo nei poteri ma proprio nella figura e nell'influenza. In politica, che non gli era per nulla estranea nel sentimento ideale e nella dimensione del governo delle cose ma gli era affatto lontana in certe liturgie, in certi voli di ragionamento e in certe strettoie di manovra, si mosse con prudenza e altrettanto ardimento, e se c'era da battagliare e si convinceva che fosse giusto farlo non si tirava certo indietro. Capace di calore umano e cameratismo, sapeva essere sincero e diretto. Il suo volto parlava: ora con la risata generosa, ora con pieghe, sguardi e un'aggrottare unico che accompagnavano domande, severita', ironie. Ha coltivato il suo credo, ha testimoniato il suo stile, ha custodito e amato i suoi affetti.
@ Andrea Marchiori / Mi attribuisci una "preoccupazione" che non ho mai avuto ne' manifestato e per di piu' la qualifichi gratuitamente come "un modo per distrarre l'attenzione..."; poi ti fai interprete sicuro di "tutta la cittadinanza" e infine richiami e prevedi un "prurito" di fronte all' "opposizione compatta" che purtroppo non sembra cosi' diffuso. Io invece, che ho apprezzato il tuo lavoro sulla questione ParkSi' e che rispetto le ragioni che, con gli altri, ti hanno fatto scegliere di abbandonare l'aula, continuo a pensare che abbiano fatto meglio i cinque consiglieri che si sono assunti la responsabilita', sotto ogni profilo, di votare un chiaro no.
Fa piacere che almeno cinque consiglieri comunali, Alfei, Cherubini e Messi (M5S), Mandrelli (Pd) e Pantana (Fi), si siano assunti la responsabilita', sotto ogni profilo, di votare un chiaro no.
Prima si e' spinto a tutti i costi per la vendita in blocco e ci si ritrova con offerte a prezzi di saldo, poi dopo la doccia fredda si scopre l'acqua calda e cioe' che uno spezzatino in extremis potrebbe garantire un introito complessivo piu' alto, sempre in un contesto di saldi, mentre trattare ora con qualche ringalluzzita banca o con i soliti fondi non pare una passeggiata e alla fine al costo del cosiddetto salvataggio si dovra' sommare quello della cosiddetta vendita.
Auguri a don Franco Monterubbianesi, che in una delle foto in b/n appare in talare e sembra avere quel piglio appassionato e profondo che raggiunse la pienezza in certi grandi preti del novecento. Una lettera molto bella, con diversi passaggi politici e sociologici assai discutibili, con spunti interessanti e osservazioni acute, che insiste sul tema del dopo di noi delle persone con disabilità e lo lega efficacemente al prima; che, pur riproponendo una certa retorica pauperista, invita ad un cristianesimo che non materializza o mitizza il Regno di Dio ma lo incarna in Gesù Cristo morto e risorto e nella sua presenza nella comunità che appartiene a Lui e vive e lotta con Lui; e che addirittura sottolinea l'importanza del Celebrare e delle virtù teologali e che arriva persino a citare senza imbarazzo il Maligno: un prete originale, senza dubbio.
Novelli accentua la rottura del centrosinistra alle provinciali con toni quasi derisori per l'(ex)alleato Udc; definisce il Pd "unica forza di governo" spostando il legittimo orgoglio di partito verso il confine della presunzione faziosa; riconosce che la nuova provincia si chiama Provincia e che le funzioni rimaste all'ente sono importanti per il territorio; si compiace dell'acclamazione per la candidatura Formica esaltando un istituto che semmai e' da tollerare in casi estremi; rivendica il ruolo politico di scelta e di regia del Pd mentre altri autorevoli esponenti nazionali e locali del Pd stesso riservano ai sindaci e ai consiglieri comunali direttamente la responsabilita' di elaborare le strategie e decidere le scelte prima, durante e dopo le elezioni provinciali.
Tanti di noi quando incontrano direttamente un esempio di sanita' efficiente, magari in situazioni di emergenza o urgenza, magari pure accompagnato da un surplus di umanita' e gentilezza, sentono il bisogno di ringraziare pubblicamente gli operatori e le strutture in questione: un gesto spontaneo e apprezzabile, che suscita pero' altre riflessioni... Quel che genera riconoscenza e gratitudine e' in realta' un servizio pubblico che i cittadini hanno tutto il diritto di ottenere e pretendere e che gli operatori hanno il dovere di garantire.
In attesa dei chiarimenti della regione (le garanzie su equanimità e altro andavano però chieste e verificate prima della presentazione dei progetti e del coinvolgimento di cittadini, istituzioni e associazioni) sarebbe utile un confronto tra i progetti vincitori e quelli perdenti invece di dare per scontato che quello di Macerata fosse il migliore.
Tamara Moroni, il salomonico Iacobini chiude la vertenza; ma se volevi chiamare in causa gli "eminenti giuristi che sollevano le tue stesse perplessità" (io, più modestamente, immagino ce ne siano altrettanti che, con argomentazioni ben più appropriate e corrette delle mie, arrivino alla conclusione cui è pervenuto, nel caso che ci interessa, l'Ufficio elettorale della Provincia di Macerata...) per avere ragione e liquidare le mie "interpretazioni personali" di fronte alle "loro riflessioni", potevi dirlo subito... Qui su Cm, mi pare, si esprimono innanzitutto e ci si confronta proprio sulle opinioni e le interpretazioni personali... Quanto al tema affascinante, vertiginoso e complesso della interpretazione della legge (così importante e decisivo per la vita delle persone!) che chiama in causa lingua, diritto, filosofia eccetera, tu la fai troppo facile e semplice e basterebbe ricordare che solo sulla interpretazione dell'art.12 delle cosiddette preleggi si potrebbe discutere e si discute all'infinito, per non dire di cosa significhi "intenzione del legislatore" e di come la si possa ricavare...
Tamara Moroni, qui non si discute se consiglieri provinciali e componenti del consiglio provinciale terminologicamente indichino la stessa cosa (e ci sarebbe da distinguere: ad esempio: se mi riferisco al vecchio consiglio per la sua definizione e individuazione, vedi tuel, dicendo membri o componenti del consiglio provinciale potrei indicare presidente della provincia e consiglieri provinciali; se mi riferisco al vecchio consiglio per le sue funzioni specifiche, dicendo membri o componenti del consiglio provinciale potrei indicare i soli consiglieri provinciali...), ma, ai fini della sua applicabilità, cosa indichi la norma quando parla di "consiglieri provinciali uscenti". Comprendere il presidente della provincia nella categoria di "consiglieri provinciali uscenti" mi pare una interpretazione legittima del comma 80; interpretarlo invece come una norma che esclude dall'elettorato passivo, tra gli eletti uscenti a suffragio universale diretto, il solo presidente della provincia, mi pare, alla luce della legge 56 e dell'intero ordinamento, una forzatura e un non senso. Tutto qui.
Tamara Moroni, il presidente della provincia è un componente del consiglio provinciale e ne fa parte proprio in quanto presidente, certo, e quel che qui conta non è ciò che è proprio del suo ruolo ma ciò che condivide e lo accomuna ai consiglieri provinciali: l'appartenenza all'organo, l'elezione di primo livello... E non è neppure necessario arrivare a dire, cosa che io non faccio, che il presidente della provincia sia un consigliere provinciale a tutti gli effetti per sostenere che quando la legge definisce eleggibili "i consiglieri provinciali uscenti" si faccia riferimento anche al presidente della provincia (immagino peraltro che il presidente uscente nella accettazione di candidatura a presidente della provincia, presentata al segretario generale, avrà dichiarato di essere consigliere provinciale uscente...) ; mentre nessuna di quelle che tu chiami induzioni logiche potrà mai concludere razionalmente e realisticamente che tutti i consiglieri provinciali siano presidenti di provincia. Quanto alla rappresentanza territoriale e al legame col territorio, per motivi diversi, vecchio e nuovo sistema di elezione dei consiglieri provinciali non hanno dato e non danno grandi garanzie, mentre il presidente della provincia del vecchio sistema, riformato con l'elezione diretta, aveva almeno una investitura popolare dal complesso del territorio provinciale. Nel merito, la scelta politica del legislatore di consentire la candidatura degli uscenti non mi convince per niente ma il negativo della riforma (al posto dell'abolizione) e della nuova Provincia (al posto della vecchia) non sta in questo particolare.
@ Tamara Moroni / Non sono stato chiaro: peggio del legislatore... Per brevità nel commento 21 non ho esplicitato il ragionamento ma mi ricollegavo logicamente a quanto avevo osservato nel precedente commento 18. Esplicito la mia opinione: i presidenti di provincia uscenti possono candidarsi non in forza di una circolare ma perché, facendo essi parte, nel vecchio come nel nuovo ordinamento, del consiglio provinciale, anche ad essi la legge 56 riconosce l'elettorato passivo in sede di prima applicazione quando parla al comma 80 di "consiglieri provinciali uscenti". Interpretare la norma come un motivo di ineleggibilità mi pare impossibile; interpretarla come una esclusione dall'elettorato passivo dei soli presidenti di provincia uscenti mi pare una forzatura illogica. Se la ratio è innovare radicalmente, nessun uscente avrebbe dovuto potersi ricandidare; se la ratio è consentire in prima applicazione la eventuale rimessa in gioco degli eletti di primo grado uscenti (quasi a garantire una ideale legittimazione supplettiva alla elezione di secondo grado? o piuttosto una ideale continuità tra vecchia e nuova provincia? o piuttosto ancora una gradualità di impatto istituzionale?), che senso avrebbe prevedere l'esclusione di chi è stato per di più eletto direttamente dal popolo? Ribadisco naturalmente che i presidenti di provincia andavano espressamente citati per maggiore chiarezza al comma 80.
I presidenti di provincia uscenti possono candidarsi non in virtù della circolare del ministero degli interni, che non è per definizione un regolamento, non è una fonte del diritto, non è un atto normativo (e per qualcuno non è manco un atto amministrativo in senso proprio), ma della legge 56/2014 che riconosce loro l'elettorato passivo in sede di prima applicazione.
Le province non sono state abolite o soppresse; ne sono state cambiate le funzioni, la struttura, le modalità di elezione... Questi cambiamenti generano una mutazione radicale dell'ente, basti pensare alla cosiddetta elezione di secondo grado, ma non eliminano il nome e conservano all'ente un'influenza importante sugli equilibri istituzionali, la cosa pubblica, la società e le persone. Un ente "strampalato", certo, per dirla con Bommarito, e per questo da non sottovalutare. Quanto alla supposta ineleggibilità di Pettinari, non mi pare che sia rinvenibile in alcuna norma, tanto più che i presidenti di provincia fanno parte, nel vecchio come nel nuovo ordinamento, del consiglio provinciale; andavano però citati espressamente per migliore chiarezza al comma 80, che appunto prevede siano "eleggibili (a presidente e a consigliere, in prima applicazione) anche i consiglieri provinciali uscenti".
I nuovi tracciati ferroviari e stradali hanno sempre generato in alcuni atmosfere da orchestrina sul Titanic e in altri euforiche attese messianiche. Se le aree leader non sono mai nate per evidenti motivi, destino migliore potevano in effetti avere svincoli, aree di sosta eccetera. Se l'idea originaria della Quadrilatero univa insieme velocita' e collegamento, strade e territori, mentre oggi sembra prevalere l'infrastruttura in se' stessa (limiti di velocita' sulle nuove tratte permettendo...), classi dirigenti e comunita' hanno di che pensare, proporre e agire.
Sul "testamento biologico" e su altro esiste sempre il rischio che il consiglio comunale esca dalle sue competenze o dia l'impressione di farlo. Nel caso specifico, c'è da augurarsi che sia il comune in quanto istituzione sia i suoi uffici si muovano nella direzione di offrire un servizio utile e meritorio in più ai cittadini, attraverso appunto il registro delle dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari, e non invece verso la illusoria e arbitraria estensione di poteri e funzioni con scopi paralegislativi ed etico-paternalistici. Il parlamento è in grave ritardo sul fine vita e pure sul rispetto e l'applicazione dell'art.32 della costituzione. Sarebbe stato un gesto "liberale" se il consiglio comunale, oltre a dividersi sul registro in questione, materia effettivamente opinabile, avesse trovato il modo di unirsi nel sollecitare il legislatore a dibattere e decidere per garantire le libertà e i diritti degli individui.
Certe presentazioni del certosino e libero lavoro di ricerca storica di don Carnevale, o perche' danno per acquisite tesi che non lo sono e non solo in ambito accademico o perche' eccedono in enfasi e polemiche (vedi alcune motivazioni espresse a sostegno della cittadinanza onoraria di Corridonia), sono speculari alla presunzione che traspare dalla scomunica di Kordula Wolf dell'Istituto Storico Germanico di Roma.
Su Scossicci, dopo gli appelli di Mauro Monina di Acropoli e di altri, arriva l'articolo scritto con il cuore di Giancarlo Liuti, che non si ferma alla difesa del litorale ma sottolinea quella particolare collocazione tra la S.Casa di Loreto e il Conero, il non avere la linea ferroviaria a fil di spiaggia, l'essere allo stesso tempo dentro e fuori al comune di Porto Recanati...
Gli istituti Confucio avranno sicuramente modo di inserire tra temi e programmi la diffusione di liberta', diritti umani e democrazia in Cina nonche' di organizzare per il prossimo anno una cerimonia di ricordo del massacro di piazza Tienanmen visto che lo scorso 4 giugno c'erano troppi altri impegni concomitanti.
Condivisibile la posizione e l'analisi dell'inglese fra noi Wolfe Mudie (che esagera pero', penso, nel prevedere contrazioni del pil britannico fino al 14% per la perdita di Londra del ruolo di capitale finanziaria europea, ruolo peraltro che essa manterra'): la vittoria di misura del remain avrebbe favorito non il permanere della situazione attuale in Europa ma un processo di revisione e cambiamento mentre il leave favorisce i nazionalismi interni oltre la Manica e gli arroccamenti istituzional-burocratici in continente. Resta il fatto che e' il Regno Unito ad aver perso in questi anni l'occasione di organizzare davvero una alternativa politica ed istituzionale con altre nazioni europee, accontentandosi di un retorico isolazionismo post-imperiale mentre con l'altra mano si ottenevano dalla stessa Ue eccezioni e privilegi.
Dacia Maraini sul futuro del romanzo (un genere da rilanciare certamente e Albinati appena ora ci ha messo del suo), Moni Ovadia in omaggio a Jannacci (che non si finisce mai giustamente di ricordare e riascoltare), Cacciari su Enea pietoso nel Mediterraneo di ieri e di oggi (un prof burbero e vispo che vive nel tubo catodico ma non perde il filo della sua filosofia mai banale e ruffiana), tutto interessante per carita' ma non pare questa la Civitanova vivace e curiosa pensata da Piersanti.
Un altro grande vecchio che se ne va, lasciando idee, segni ed opere che ci faranno pensare e discutere ancora, mentre restano impresse le commoventi immagini del recente incontro con alcuni giovani studenti in quella casa del pendio cui era tanto affezionato e che sembra offrire una reinvenzione libera e originale della lezione di Wright nel paesaggio maceratese.
In un rifugio antiaereo in Ancona ci fu una strage; quello di via Piave sembra in effetti piu' sicuro di altri o almeno di quei diversi rifugi improvvisati o adattati presenti anche a Macerata. Quanto alla zona a Nord, e' rimasta assai incompiuta la grande viabilita', il famoso parcheggio e' restato sulla carta dei numerosi e diversi progetti e forse pure la valorizzazione dei percorsi storici e delle antiche fonti tardera' ad arrivare.
Se l'intrattenimento vince sull'avvenimento o sulla cultura come esperienza, la spettacolarizzazione e' gia' avvenuta e resta poco da mediare nel contesto di festival, rassegne ed eventi vari che definiscono certo una differenza tra Civitanova e Macerata (ed ognuno ha le sue simpatie) ma non mi pare lascino emergere una diversita' virtuosa o una via davvero alternativa...
Chi viene da fuori e visita Rambona ha in genere reazioni di interesse e di stupore. Al di la' delle interpretazioni e delle ipotesi che Ribechi, da antropologo curioso, propone in modo suggestivo ma sorvegliato, va rilanciato l'appello a conservare e rivalutare l'abbazia. Interessante e particolare il fosso dell'Acqua salata.
Le pagine regionali e locali del Messaggero hanno sempre avuto un loro profilo particolare che poteva essere rilanciato e curato di piu', vista ad esempio la bella prova dell'inserto Marche cult. Si era scelto un modello di redazione non territoriale per risparmiare, senza provvedere a sperimentare davvero una nuova formula... Che l'editore avesse in mente qualcosa si era capito anche dalla scelta recente di caratterizzare molto il Corriere Adriatico, riservandogli pure qualche scoop ad effetto.
Un appello, quello di Debora con Riccardo, che e' anche una testimonianza di coraggio e di fiducia nella vita. Regnicoli mi pare abbia sostanzialmente ragione ma nell'articolo ci si chiede pure se non vi sia qualcosa da approfondire o da cambiare nei parametri previsti.
Tanti gli spunti di un convegno che si ricollegava anche alla recente bella mostra sulla Metafisica del paesaggio promossa in particolare dall'ordine degli architetti. Quanto a Mainini, in effetti non e' celebrato quanto meriterebbero la sua opera e la sua figura. Domande ed enigmi intorno al paesaggio maceratese e marchigiano (che non sono peraltro la stessa cosa), richiamati in conclusione dalla prof.Simonetta Torresi, suggeriscono di non recintare troppo la cosiddetta identita' dei luoghi e delle citta', rischiando di svilire con il patrimonio storico pure gli sviluppi futuri.
Don Pietro Parisse non era il solito prete. La prima volta che lo vidi, ero bambino, mi colpi' la scia di dopobarba, gli occhiali scuri, la risata, quel piglio un po' sfrontato... Aveva una profondita' spirituale e una capacita' di sguardo sulle persone che certe sue asprezze caratteriali non avrebbero fatto immaginare. Sapeva farsi ascoltare e le sue omelie non erano banali. Da parroco faceva sentire la sua impronta e talvolta si formavano i favorevoli e i contrari. Grande viaggiatore, d'estate amava scendere al mare, spesso appoggiandosi alle suore di Porto Potenza. Leggeva e sosteneva l'Avvenire, seguiva e approfondiva i temi del dibattito politico e culturale. Soffri' per la cattiveria delle malelingue ma cercava di non darlo a vedere. Quando era il caso sapeva dosare le arti diplomatiche. Presente Giuliodori, durante una messa per la festa di Santa Maria della Pace si fece valere cosi': "Il vescovo passando in auto qui alla Pace si e' rammaricato di trovare la chiesa chiusa ma in questa parrocchia ci sono tanti anziani e tanti malati da andare a trovare...".
Teramo, citta' natale, ha dato a Pannella la cittadinanza onoraria a due passi dall'agonia; a Civitanova si pensa di omaggiarlo da morto con una via. Capisco le intenzioni e la sincerita' di Ivo Costamagna, che fu effettivamente vicino a Pannella e ai radicali quando certi mielosi coccodrilli nessuno poteva manco immaginarli, tuttavia la diversita' antropologica e culturale e l'irriducibilita' politica (e lasciamo stare pero' ogni paragone all'antipolitica e al grillismo che con Pannella e la storia radicale nulla hanno da spartire) dell'orso abruzzese di via di Torre Argentina andrebbero riconosciute e discusse prima di sanzionarle con premi postumi legati alla toponomastica.
Sesso e volentieri, a vista, al di la' del codice penale e del galateo, senza precauzioni cosi' da ovviare al crollo demografico, evitando sveltine, preferendo il su e giu' degli ascensori di uso pubblico all'orizzontalita' dei letti sfatti o dei sedili abbassati, tutto per far piacere al maestro dei piaceri Giancarlo Liuti, che in queste righe fa un po' il guardone dell'oggi ma racconta indirettamente il rapporto con il sesso degli uomini della sua generazione, pieno di ostacoli esterni e pregiudizi mentali e insieme appassionato ed essenziale.
Le installazioni nei pressi del passaggio a livello di via Roma rientrano negli oggetti destinati almeno all'area denominata "limbo" (un nome che conferma lo sconfinamento quasi nella dimensione etico-religiosa del tema ambientale e della gestione dei rifiuti) e li possiamo trasferire a Fontescodella o sono un esempio virtuoso di riciclo e riuso che completa bene il Panorama d'Italia e di Macerata?
Bommarito coglie nel segno (e con lui altri che hanno saputo trasformare il dolore interiore e personale piu' grande in consapevolezza culturale e in impegno pubblico, come l'amico Gaetano Angeletti) quando smaschera ipocrisie, indifferenza ed omerta' attorno a spaccio e consumo delle droghe, e proprio ieri sera ci si e' riferiti a scuola, famiglia, istituzioni eccetera (ma non condivido l'impostazione liquidatoria e di squalifica sociale e morale preventiva nei confronti di proposte e idee che si differenzino dall'approccio proibizionista e securitario). Altri spunti di riflessione emersi nella discussione agli Antichi Forni e da approfondire nella lettura del libro: il ruolo del padre e della paternita', il bisogno di un'affettivita' corretta, la mancanza di relazione con l'altro, l'ossessione e la malattia della dipendenza dall'oggetto, l'apertura al verticale e al trascendente nel confronto con le domande mentali ed esistenziali sul senso e sul destino della vita.
Odifreddi all'Excelsior fa notizia, come nota Pavoni, benche' l'unico cinema oggi attivo a Macerata non sia una sala codina, avendo ad esempio ospitato tempo fa la proiezione di Carol. Si vede che Macerata Racconta favorisce contaminazioni e accostamenti arditi: non fu proprio la Fondazione Mastrocola ad offrire l'aperitivo durante la presentazione di quel libro di Melania Mazzucco di cui Boldrini proibi' la lettura nell'aula di Montecitorio per preservare l'onore di quei luoghi augusti?
Più interessanti del Quadriciclo in sé, i percorsi d'acqua tra Penna San Giovanni, Gualdo, Sant'Angelo in Pontano, i vecchi tracciati della linea ferroviaria verso Amandola, l'anello dei Sibillini.
Arriva un cardinale di Santa romana chiesa (e che cardinale, visti il suo curriculum e i suoi rapporti con il papa) per un incontro pubblico presso un centro notoriamente in polemica con la chiesa gerarchica (e altrettanto notoriamente con un conto aperto con la stessa dottrina cattolica) e nell'annuncio dell'evento non si prevedono né l'intervento né la presenza del vescovo della diocesi di riferimento (perché non è stato invitato o perché non ha voluto partecipare o perché impegnato altrove...): scherzi tra preti.
Appassionato alla storia e alla cultura, rigoroso nel difendere i suoi metodi e il suo ruolo ma rispettoso degli altri e grato ai lasciti di esperienza e di sapienza di chi lo aveva preceduto, cattolico di fede e di pensiero, senza complessi di inferiorità e aperto al dialogo e al confronto. Da un pezzo non usciva più da solo con il suo bastone, tra via Verdi, corso Cairoli, il Sacro Cuore. Ammirevoli la dedizione e l'affetto del figlio Giancarlo, in particolare dopo la scomparsa dell'amatissima moglie che ora potrà riabbracciare.
Da presidente della Filarmonica considerava un patrimonio la collaborazione con Musicultura e oltre a rilanciare il Centro sportivo di via Valenti provò ad inserirlo in un ripensamento complessivo dell'annosa vicenda delle piscine di Fontescodella. Come il predecessore Gianni Battistelli non amava l'oratoria: parlavano la sua arte, le sue relazioni, il suo attivismo. Al contrario di altri artisti aveva uno stile anche nel vestire. Nelle sue opere la materia non esaurisce l'esperienza e apre a una spiritualità che non resta confinata tra il segno e il senso ma spinge la sua ricerca oltre i portali.
Padre Maggi non e' tanto un interprete radicale del vangelo, vedi don Zeno o don Mazzolari o Carlo Carretto. E neppure si limita (si fa per dire) ad agire sulla pastorale, sul linguaggio, sulle riforme di diritto e di struttura, sul collegamento di tradizione ed esperienza, sul rinnovamento come Papa Francesco (che, dopo Scalfari, fara' una telefonatina anche a Liuti, il cui agnosticismo d'altronde sembra meno spurio di quello del fondatore di Repubblica), poiche' Maggi ripensa e riscrive la teologia, con notevoli assonanze con Vito Mancuso, altro che Bergoglio, e salta a pie' pari la dottrina cattolica verso un cristianesimo di vitalita', di sentimento e di desiderio che accetta il rischio di appiattire la vita eterna sull'umano, di sminuire la dimensione escatologica, di ridurre la stessa resurrezione di Cristo a simbolo e messaggio. Per conoscere meglio il pensiero e le meditazioni di padre Maggi, si puo' anche partecipare ai periodici incontri presso la chiesa delle suore dell'Istituto San Giuseppe di Macerata.
Intenti lodevoli ma come dimostrano l'esperienza in altri comuni e la discussione politica e giuridica aperta sul tema e trattandosi non di lavori socialmente utili ma di attività volontaria e gratuita, ci si affida alle virtù dei richiedenti asilo e non ad un equo patto pur provvisorio di collaborazione e scambio.
La grintosa Rosalba Emiliozzi oltre alle pensioni della sua categoria dovrà pensare a difendere il Messaggero Marche dai tagli di Azzurra Caltagirone: auguri.
Tutto bello e utile alla conoscenza e al dialogo con una cultura e una terra che ancora scontano pregiudizi e spocchie occidentali (ma su diritti umani, libertà e democrazia in Cina, il confronto e le feste latitano e gli istituti Confucio, ad esempio, non si segnalano per il loro attivismo...). Magari, si potrebbe evitare di trasformare Padre Matteo Ricci, da evangelizzatore e missionario gesuita in Cina, in un viaggiatore degli scambi culturali: un'icona di sincretismo alla moda, pronta per divenire quasi la mascotte delle celebrazioni dell'anno della scimmia.
Avendo letto anche i resoconti dei giornali, credo di aver equivocato le parole attribuite nell'articolo a Marconi sulla valle del Musone, che non sarebbe la collocazione territoriale del nuovo ospedale che Marconi suggerisce bensì uno dei bacini di utenza da tenere in considerazione per privilegiare la scelta di costruire l'opera nella valle del Potenza.
Recanati e Macerata tornano a Ricina e nominano sindaco Luca Marconi per costruire poi l'ospedale baricentrico per loro e per gli altri nella valle del Musone: un'altra scelta eutopica.
La rotta per Taicang è tracciata: le spese per la spedizione ce le hanno coperte al 70%; oltre a olio e vino all'outlet compreranno anche Macerata; esporteremo in questo fiorente porto industriale le produzioni dello Sferisterio e viceversa (?); nel costruire la loro alternativa a Shangai seguiranno i nostri primati nazionali... Il difficile ora sarà vendergli quei meteoriti bianchi piovuti su corso Matteotti direttamente da Eutopia la cui permanenza rischia di compromettere le classifiche del Sole 24 ore ma visto che stanno costruendo una città-giardino e sono così interessati al nostro modello un qualche spazio per quei cosi potrebbero pure trovarlo.
Boldrini si rassicuri, quanto a pensare a lungo termine a Macerata siamo messi bene, tra piscine, palasport, passaggio a livello di via Roma, Mattei-Pieve..E anche sulla sanita' non si scherza, per l'ospedale unico passeranno altri trent'anni.
@Sciapichetti / Che certi argomenti dividano o creino solchi è inevitabile (e tu, Angelo, ci metti il carico da undici parlando di "neointegralismo religioso", quando forse le cose sono più complicate se anche mons.Bregantini stava al Family day e se i cattolici più accaniti contro le unioni civili rivendicano ed effettivamente sostengono tesi più di naturalismo estremo che di religiosità intransigente...). Spetterebbe appunto alla politica cercare e proporre con chiarezza, nel confronto delle idee e delle forze in campo, quando questo sia necessario (perché le istituzioni e la legge meno regolamentano la realtà e meglio è, specialmente su certe questioni sensibili), le risposte legislative e di indirizzo sui temi come quelli di cui è discusso in questi mesi, risposte che dovrebbero tenere conto (ed ecco il difficile, come tu stesso suggerisci) del principio di laicità, della politica più che dello stato (visto anche che, purtroppo, in Italia i rapporti stato e chiesa sono condizionati dal regime concordatario), un principio che le diverse culture politiche o scuole di pensiero declinano in modo diverso e che anzi, trasversalmente, spesso viene negato nei fatti da una applicazione frutto di convenienza e di travisamento che si traduce in schermaglie reciproche sui contenuti ("la mia posizione è più laica della tua!") quando manca a priori una chiarezza di fondo sui compiti e i limiti della politica e della legislazione in una comunità pluralista fondata sulla libertà individuale e sul primato della "società" e governata su basi di democrazia rappresentativa. Il cattolicesimo democratico, che non è la mia cultura politica di riferimento ma che conosco e apprezzo, avrebbe poca fiducia in sé stesso e poca fedeltà alla sua storia se, in nome della complessità della politica e dei problemi, sfuggisse alla responsabilità della mediazione e della decisione, rifugiandosi in un trasversalismo delle coscienze in cui alla fine a prevalere sono, a turno, o la resa alle ondate di opinione pubblica o gli accomodamenti compensativi di potere.
Cosa c'e' pero' di piu' politico dei temi legati ai diritti civili o alla bioetica o al diritto di famiglia? E dunque, le forze politiche e i loro esponenti non dovrebbero assumersi la responsabilita' di mettere a confronto le loro culture politiche di riferimento (se ancora esistono!) con questi temi e problemi, offrendo visioni e valutazioni e, dove e se necessario, anche proposte sul piano legislativo? Perche' rinviare tutto ai singoli e alla coscienza personale? Da un certo punto di vista, la liberta' di coscienza andrebbe invocata piuttosto nei consigli comunali quando si discute e vota sull'urbanistica o nei parlamenti quando arrivano certe leggi di bilancio o certe ratifiche di trattati.
Di un comunicato sul Family day, privo oltretutto di ogni strumentalizzazione politica, che precisa che i figli si procreano "coniugando un uomo e una donna" in tempi di vera crisi demografica si sentiva proprio il bisogno.
Di fronte alla bufala dei "due milioni!" al Family day, le vere decine di Sentinelle in piedi in piazza con la benemerita scelta di non rompere vetrine, lanciare sassi o bottiglie, interrompere il traffico e altre rotture di scatole del genere, e di tenere piuttosto in mano un libro, vero gesto rivoluzionario e oggi pure controcorrente, ecco, queste sentinelle, se non brandissero questo benedetto tradizionalismo naturalista sarebbero perfette.
In tempi di trionfo dell'Eutopia, poteva forse bastarci la vernaccia col ciauscolo di tante merende pre-vegane e pre-boldriniane sopra il Caccamo? Ci convertiamo subito al moscato con le panocchie e al vermouth col baccalà.
Sul caso Banca Marche la magistratura accusa tutti gli altri e assolve se stessa, Bankitalia chiama in causa Consob, quest' ultima scarica sugli amministratori, i quali o non parlano o parlano accusandosi tra loro e ricordando che c'erano anche le fondazioni, le quali pero' precisano di non essere tutte uguali e citeranno tutti per danni, mentre il governo, dopo aver alzato le mani di fronte all'Europa e averle poi infilate nelle tasche di azionisti e obbligazionisti, si affidera' a Cantone e alla fine i risparmiatori per capirci qualcosa dovranno solo contare gli spiccioli.
Malizia, tra tante critiche che si possono rivolgere al papa, quella di non combattere la piaga della pedofilia nella chiesa con i relativi atteggiamenti di ipocrisia e copertura mi pare una delle meno fondate. In ogni caso, sul terreno specifico della quantita' e della frequenza recenti e attuali del fenomeno dentro la chiesa, si continua a esagerare, dimenticando che i grandi numeri e il vero problema della pedofilia riguardano la famiglia. Sulla singolarita' del processo a Nuzi e Fittipaldi concordo con lei. Quanto a Bertone, quella dell'attico paragonata alle altre di vario tipo che ha combinato e' poca cosa ma molti di quelli che dentro la chiesa e nella politica italiana ora lo schifano un tempo non lontano lo cercavano e riverivano.
@ Malizia / Quel che di specifico c'e' nella chiesa rispetto al mondo in termini di "crimini" mi pare che il papa lo denunci e lo affronti, persino con un eccesso di retorica rigorista e di provvedimenti sommari. Per il resto descrivere la chiesa come dominata da "pedofilia, droga, traffico di denaro, corruzione..." mi pare una caricatura.
Iacobini, naturalmente carcerati e torturati non sono la stessa cosa, sebbene anche il carcere quando ricorrano alcune condizioni e' una forma di tortura, e sono d'accordo che i vittimismi in nome delle supposte colpe del "sistema", in questo e in altri casi, dimenticano il valore della liberta' e della responsabilita' degli individui.
@ Poloni / Se c'e' una cosa di cui deve occuparsi un papa sono proprio gli ultimi della terra e tra di essi anche i carcerati, i tortutati e i vari perseguitati per causa della giustizia. D'altronde, basta leggere i vangeli, Mt 25: "Andate via da me, o maledetti, nel fuoco eterno, poiche' ero in carcere e non veniste a trovarmi.". Tornando a Bergoglio, mi pare che delle cose interne alle mura vaticane se ne stia occupando eccome, anzi forse con una gestione troppo sbrigativa e accentratrice. Sul fatto poi che intervenga troppo in certe materie opinabili e talvolta con affermazioni semplicistiche, concordo. Quanto al resto, penso anch' io che non serva alcun pietismo giudiziario, e' sufficiente rispettare i diritti umani, la costituzione repubblicana, le leggi e i regolamenti.
Un Bergoglio calvinista? Non credo, Iacobini. Sono frasi colloquiali che invitano a non avere atteggiamenti di ipocrisia morale e di superiorita' di fronte ai detenuti, ricordando i peccati e i reati di cui siamo capaci. In altre occasioni di incontri con operatori della giustizia o detenuti ha pure detto, non cito alla lettera: per ciascuno di noi ci sarebbe un motivo per stare dentro...
Papa Francesco: "Visitare un carcere significa prima di tutto dire a se stessi: se io non sono qui, carcerato, e' per pura grazia di Dio. Se non siamo scivolati in questi sbagli, anche in questi reati o crimini, alcuni forti, e' perche' il Signore ci ha presi per mano.".
Se si continua a rinfacciare alla "comunita' ebraica" le scelte politiche e militari di Israele, riproponendo peraltro il solito pregiudizio filopalestinese, e lo si fa persino quando si ricorda la Shoah, significa che c'e' ancora tanto lavoro di approfondimento culturale, politico e religioso da fare intorno ai temi dell'antisemitismo e dell'antisionismo.
Quando Rohani passera' a Macerata per la presentazione del libro di Verdenelli su Mattei bisognera' ricordarsi di coprire l'impudica ed esoterica rotatoria di via Roma del maestro Cacchiarelli.
Una volta le virtu' civiche si misuravano su antiquati parametri, ora sulle vittorie alle Cartoniadi e sui risultati migliori nel consumare meno acqua (meglio quella riciclata nel catino dopo lo sciacquo delle verdure biologiche) e meno scottex possibile (meglio comunque la vecchia spara da lavare pero' con saponi naturali) nella pulizia dei materiali sporchi e unti da destinare poi naturalmente al sacchetto blu per ridurre al minimo il ricorso al giallo, nel ridurre il piu' possibile l'utilizzo di assorbenti, pannolini e pannoloni, nel recarsi preferibilmente a piedi da quartieri e contrade nel nuovo centro del riuso di Fontescodella ed anche nel consumare meno energia elettrica possibile prendendo esempio dall'isola ecologica di Collevario virtuosamente lasciata al buio nei pomeriggi invernali eccetera.
Gli allarmi sugli intrecci di criminalita' ed economia e sul tramonto dell'isola felice (ma lo fu davvero?) non sono mai abbastanza. Quanto al resto, Giuseppe, ti esprimo solidarieta' per le offese personali ricevute. L'articolo, invece, un duro colpo mediatico e di immagine contro Cerolini e il suo gruppo, non propone, mi pare, fatti e ragionamenti che affianchino e motivino i diversi dubbi suggestivi e possano dunque aiutare chi legge a farsi una opinione al di la' delle simpatie personali e delle intuizioni di ciascuno e al di la' della fiducia nell'autore del pezzo. Prudenza e garantismo (da non confondersi con il vizio diffuso di fare i pesci in barile), verso i Cerolini di turno come verso i povericristi, sono i migliori alleati del giornalismo di inchiesta e di analisi.
Le fondazioni di origine bancaria non sono tutte uguali ne' in Italia ne' nelle Marche ma la pretesa di possedere e controllare le banche le ha ugualmente snaturate, anche rispetto alle stesse intenzioni e previsioni degli anni '90, e ha pure contribuito a produrre o a non impedire alcuni disastri, di fronte ai quali, puntare ora il dito solo contro le infiltrazioni dei partiti e della politica rischia di non far vedere le responsabilita', evidentissime in alcune fondazioni, dei poteri forti della societa' e dell'economia e delle reti trasversali delle amicizie e delle relazioni.
La riservatezza annunciata da Nicastro e' stata rispettata sinora solo dai sindacati. Intanto si riaffaccia Cariparma e vanno tenuti d'occhio Banco Popolare e Banca Popolare di Milano tanto piu' se prendono forma le ipotesi di un qualche loro matrimonio.
Se Bper manifesta interesse per Nuova Carife ed Ubi si defila, sara' interessante capire se esista
anche per Nuova Banca Marche l'interesse specifico di gruppi gia' presenti direttamente o indirettamente in regione, perche' in questi chiari di luna bancari e finanziari il sol boccone della vendita in blocco non si sa se sarebbe piu' indigesto a chi compra, fondi compresi, o a chi e' comprato, mentre il vituperato spezzatino con (tante) patate risulta pesante di suo ma talvolta si scioglie in bocca.
Statuto dello Sferisterio, veste giuridica e risorse da trovare sono questioni urgenti e importanti ma vanno legate ad altre come la qualita' artistica e musicale, che richiede investimenti ma non si compra alla fiera pur preziosa del Fus e dell'Art Bonus; il rapporto con la citta', piu' complicato e teoricamente stimolante di quello con le istituzioni; il nuovo ruolo dei privati, per un mecenatismo del denaro, delle idee e della partecipazione al controllo e alla gestione.
I principi Disney non avrebbero mai immaginato di esulare dalle finalita' istituzionali dell'Associazione, avevano pure partecipato mascherati a una Notte dell'Opera che tanto istituzionale non era sembrata tra porchetta, birra e musica rock ed avevano anche visto e sentito proprio allo Sferisterio riferimenti e ammiccamenti che parevano accogliere e benedire il loro amore (e non furono certi temi e certe figure del melodramma , in Verdi ad esempio, a rompere in altri tempi convenzioni ed esclusioni?)... A questo punto non resta loro che chiedersi se Esserci o farci oltre a pentirsi di aver scelto il profilo facebook dello Sferisterio invece della piazza delle Sentinelle in piedi sotto l'orologio dove almeno avrebbero potuto conoscere dei veri cavalieri e una bella Biancaneve.
Non sarebbe il solito parcheggio a ore: poster e profilattici li offrirebbe l'Apm con le sue farmacie, il telone per la privacy in una citta' che nasconde tutto si trova facile, i fondamentali pannelli per le migliori posizioni nell'abitacolo li disegnerebbero gli studenti dell'accademia ma le coppiette di disperati disposti a fare l'amore in quel bunker inquietante (vuoi mettere le fonti evocative e le grotte misteriose dell'arch.Iommi?) dove trovarle non si sa.
In attesa di chiudere la troppo comoda e frequentata isola ecologica di Collevario la si sarebbe potuta dotare almeno di illuminazione a beneficio dell'ufficio-prefabbricato e del piazzale, visto che sinora nelle ore buie dell'orario invernale pomeridiano operatori e utenti si sono arrangiati da soli nel crepuscolo del buon senso.
Ci vuole un certo coraggio per interpretare come fiducia l'esercizio del diritto di recesso a quelle condizioni da parte di solo lo 0, 25% che ha scelto il suicidio e il dispetto in cambio di 7, 30 euro a azione per un controvalore di 14 milioni che non si capisce da dove spunteranno fuori. La stessa adesione bulgara dei soci nell'assemblea di dicembre alla trasformazione in spa con ulteriore svalutazione delle azioni e' avvenuta con la pistola puntata della bce, del governo e dello spettro della risoluzione bancaria in stile europeo.
I citati Giovanni Testori e Giorgio Gaber, io penso, non flirterebbero oggi con i conformismi arcobaleno e la rincorsa a normare i desideri con approssimazione giuridica e filosofica; ne' applaudirebbero l'assertivo e impavido crociato avv. Amato, e tornerebbero a scrivere Verbo' o In exitu e al teatro canzone di Liberta' obbligatoria.
Anni fa l'amministrazione quadripartito fece installare decine di cestini metallici rossi con al centro una margherita che attiro' subito l'interesse feticista dei vandali. Adesso la Macerata green e cool vince addirittura le Cartoniadi e col premio non regala panem et circenses ma ci compra utili e penitenziali posacenere che inghiottono volgari cicche le quali presto verranno nobilitate in biomasse, cosi' finalmente saremo "da esempio per le citta' micropolitane".
Il comunicato della Cem avrebbe potuto sottolineare esplicitamente la disponibilita' e la responsabilita' diretta che il papa chiede ai vescovi con la riforma ma non lo fa, limitandosi a ripetere una formula ossequiosa di rito bergogliano.
Luciano Emmer disse una volta a una studentessa-comparsa nell'atrio dell'universita' (si girava un film e la cinepresa si sarebbe poi spostata al Tartaruga): "un paio di gambe ci stanno sempre bene!". Gli umanisti innovatori delle targhe e dintorni e gli studenti scandalizzati dei social di oggi gli darebbero subito, a tenersi bassi, del vecchio maschilista, prima di tornare a sbirciare il prossimo seno o sedere.
Pero', a proporre "un'unica capogruppo" e' anche Cassa Centrale nella nota del 14 gennaio firmata con Federcasse e Iccrea che non risolve le divisioni interne e consegna il pallino al governo. Se mutualismo, forma e principi cooperativi sono cosi' essenziali, tanto da parlare di incostituzionalita', perche' annunciare o prospettare la trasformazione in spa o la cessione del ramo d'azienda?
I problemi di governo interno e di bilancio che ha dovuto fronteggiare la Bcc di Recanati sia nella loro specificita' che nella loro somiglianza con altri casi in giro per le Marche e l'Italia spiegano bene come il rapporto con il territorio ed il localismo non siano di per se' garanzia di buon credito e di contributi positivi alla economia e alla societa'.
Giusto capire Putin senza demonizzarlo, evitando pero' di farne un modello insieme al suo regime imperiale di cinismo, autoritarismo e tradizionalismo.
Una nuova opera effettiva di censimento e ricognizione di grotte e gallerie nella disponibilita' o a conoscenza di privati e enti pubblici, che pur presenta problemi formali e pratici da non banalizzare, sarebbe un primo passo.
Grande affabulatore e grande osservatore, regista tanto acuto nell'analisi quanto arioso nell'affresco, intellettuale militante ma troppo curioso e snob per essere davvero organico. Alla media Mestica una mattina ci fecero vedere C'eravamo tanto amati, su consiglio del prof.Memo Cappelloni e con un certo disappunto finale "politico-didattico" benche' bonario del preside Perri: un film che quando posso rivedo sempre volentieri.
Dalla terrazza di via Cioci tutto appare cosi' bello e perfetto e chiaro come un sondaggio del Sole 24 ore... Merito di questa simpatica Befana che anticipa il Carnevale e soprattutto di Liuti che ci ha messo la scopa e la penna.
In questi mesi pero' il mondo delle Bcc si e' presentato diviso sia sul merito della riforma che sui futuri equilibri come conferma la nota di Bindelli molto polemica, se capisco bene, con Federcasse e con alcuni big del mondo del credito cooperativo. Se resta la tagliola della perdita delle riserve nel caso di trasformazione, la garanzia dell'autonomia e della licenza bancaria singola dentro la holding nei fatti si trasformera' probabilmente per le realta' piccole in incentivo all'aggregazione con altre Bcc.
@Giuliano Nardino / Sui figli concordo con lei (con la precisazione che si puo' verificare anche il paradossale e aggiuntivo problema che i figli si creino alibi per i propri comportamenti o atteggiamenti...). Quanto al matrimonio io non credo che esso debba adattarsi ai tempi d'oggi nel senso di un suo svuotamento giuridico e filosofico (vedi l'equivoco del "matrimonio gay" o la crisi del matrimonio religioso in se', lasciando stare il pasticcio del matrimonio concordatario...) ma che ogni sua rifondazione di senso giuridico e filosofico e ogni sua ricostruzione di attrattiva esistenziale non devono cercare tutele nostalgiche, approdi perfezionisti e scorciatoie politiche e legislative di potere.
Nardino sottolinea giustamente l'importanza dell'istituto della mediazione familiare ancora poco conosciuto e praticato. Resta il fatto che se oggi, come un tempo l'introduzione del divorzio, i nuovi "strumenti" giuridici e burocratici tipo il cosiddetto "divorzio lampo" possono contribuire in qualche modo a relativizzare i legami matrimoniali, e' su altri piani e per altre ragioni che si e' costruito nella mentalita' e nella prassi l'approccio pluralista e soggettivista al matrimonio e alla famiglia.
Rainer Masera nell'intervista al Carlino di oggi ricorda che nel piano di ristrutturazione di Banca Marche c'era anche la vendita di Carilo, attacca Letta e Saccomanni che negarono i bond, critica i tempi lunghi dal commissariamento in poi, ne ha pure per quelle Fondazioni che ancora si compiacciono di aver ostacolato a suo tempo la vendita di Banca Marche eccetera. Un decimo di quel che dice oggi nelle interviste poteva pero' dirlo all'epoca del suo gran rifiuto.
A Recanati si propongono ai bambini laboratori "che affronteranno il tema dell'immigrazione vista come opportunita' di crescita attraverso le difficolta' e come percorso di conoscenza". Poi i bambini crescendo scoprono anche le sfide, i rischi e i costi dell'immigrazione e di ogni incontro con l'altro e ad aiutare il loro cuore e la loro ragione non bastera' certo quel misto di buonismo e cinismo in cui spesso sono cresciuti.
D'altronde San Giuliano nacque nell'attuale Belgio, benche' in una regione diversa rispetto a Gand... Quello che un tempo arrivava a Macerata addirittura per donazione di re, ora, in termini di sviluppo generale e di crescita di ruolo e di influenza, puo' nascere solo da logiche e pratiche di competizione e da alleanze e collaborazioni che prevedano una leadership territoriale di attivita' piu' che di identita'; i saccheggi che suscitarono e suscitano i vari "quod non fecerunt..." crearono anche nuove architetture che oggi assumono un senso ulteriore in virtu' di quelle spoliazioni "barbare"; Fonte Carradori, dalle foto proposte e dalla descrizione suggestiva dell'arch.Iommia, pare davvero particolare se non unica; cio' che memoria, storia e archeologia ci lasciano e ci mostrano dentro e attorno a quell'ideale triangolo insieme all'evocazione di Ricina possono suggerire anche l'idea che molto, nel passato remoto e prossimo dei nostri due secoli, da quelle parti e oltre nella valle del Potenza poteva essere pensato e fatto senza limitarsi a seguire, letteralmente, le vecchie strade, addossandogli pure case e capannoni.
Il commento di Carancini va oltre la legittima soddisfazione personale quasi sovrapponendo figura del sindaco e realta' della citta' che invece sono e vanno tenute ben distinte. Non c'e' alcun riconoscimento o premio a Macerata ma un sondaggio che propone il consenso e il gradimento dei sindaci. La stessa enfasi sulla coesione sociale e su una visione di una citta' di tutti conferma la tendenza a ritagliarsi un podio di decisionismo ed ecumenismo di fronte alla debolezza della politica e dei partiti e ai diffusi opportunismi.
Che l'informazione nazionale trascuri oggi Banca Marche poco male; ma ieri l'informazione regionale e locale tranne eccezioni accendeva i riflettori giusti sulla cosiddetta "Banca del territorio" ?
L'idea suggestiva dell'arch. Iommi sul passato aiuta a valorizzare meglio nella vocazione agricola di Macerata gli elementi identitari, economici e religiosi; a rileggere il rapporto citta'-campagna; a inquadrare in modo meno scontato le questioni dello "scivolamento a valle" e del "consumo del territorio".
Si continua a identificare lo Sferisterio con la lirica quando si tratta di ridare senso e funzione al tempio laico della citta'. I nuovi cento consorti, anche per rispetto a quelli veri di allora, non dovrebbero essere chiamati a firmare assegni per le spese e le gestioni di altri ma a ragionare e decidere su un nuovo progetto complessivo.
Se travestirsi da diavolo o da strega non evoca il demoniaco né incoraggia la superstizione e tuttavia con Halloween "non è proprio il caso di scherzare troppo a cuor leggero", non c'è, mi pare, nella riflessione del vescovo Marconi una indicazione o un consiglio pastorale preciso. Ad esempio, non è detto che, nell'ottica e nell'esperienza cattoliche, boicottare Halloween sia di per sé più virtuoso e consapevole di sensi e simboli in gioco, dell'unirsi alla carnevalata senza banalizzare il male, la morte e il dopo la morte. La riflessione in realtà si fa più scomoda su due questioni spinose per il rapporto chiesa-mondo: il demonio (la sua esistenza, il suo ruolo ecc.) e il senso e le modalità della festa in generale. Quando, ad esempio, "i laici" definiscono demoniaco il progetto hitleriano, non si riferiscono necessariamente all'influenza o addirittura all'incarnazione in Hitler del diavolo. Quanto all'ascesa del nazionalsocialismo, si può osservare che la vera abilità di Hitler e del suo cerchio magico fu non solo costruire nuovi simbolismi, feste e scenografie ma anche lavorare sul piano della contaminazione, dell'assorbimento e della strumentalizzazione, dosando esoterismo e proselitismo (e le responsabilità delle chiese cristiane furono gravi). Ai documentari televisivi, comprensibilmente piegati alla spettacolarizzazione, si può aggiungere la lettura dei libri di Giorgio Galli.
Auguri e complimenti a Laura Cioli! La nomina era nell'aria, pur non essendo scontata, ed arriva dopo la burrascosa fase di Scott Jovane, che ha compiuto errori e forzature ma ha dato salutari scossoni mettendo a nudo anacronismi sindacali e aziendali e le divisioni tra i soci. Per tracciare la sua strada e governare le pressioni esterne e il peso degli assetti interni, oltre alle sue competenze e al suo carattere, le saranno utili la felice unione di grinta vissana e di giovialita' adriatica che ha respirato in famiglia.
Da quel che si riesce a leggere e vedere, quell'esercizio, piu' che rafforzare la "teoria gender", consolida schemi tradizionali sulle differenti preferenze di maschi e femmine rispetto al gioco e ad altro.
Lo ricordo determinato e analitico, capace di entusiasmi ma anche di scoramenti. Aveva una sua formazione politico-culturale che non trasferiva pero' in automatico nei ruoli amministrativi ed elettivi nei quali emergeva un profilo piu' tecnico che politico. Maulo riconobbe sempre che alcune scelte amministrative e strategiche erano nate da lui (e avrebbero allo stesso Meriggi procurato anche alcune ostilita' e antipatie durature). Quando nel 2005 fu candidato dal centrodestra a sindaco subi' attacchi di fuoco nemico e amico. Nella prima riunione con i rappresentanti della coalizione elettorale mise subito le cose in chiaro, facendo saltare tutti sulle sedie: "non sono uno che fa comizi e va a cercare i voti...". Nel programma volle dare molto rilievo alla sua proposta di un accorpamento e una razionalizzazione delle societa' partecipate. Da consigliere di opposizione poi condusse battaglie tenaci come quella sull'Ircr. L'amore per il mare gli regalava un'abbronzatura perenne e gli si leggeva negli occhi.
Fa bene Marini, inossidabile vecchio alpino d'Abruzzo, a distinguere tra interventismo classico e la posizione, originale ma non isolata, di Corridoni. Resta il fatto che la Grande Guerra fu effettivamente inutile strage e la scelta dell'Italia non era per nulla inevitabile, né sul piano politico e strategico né su quello tattico e militare. A pagarne le conseguenze furono, tra gli altri, tanti contadini e lavoratori i cui nomi leggiamo su lapidi e monumenti dei paesi marchigiani. Essi, più che " l'esempio di chi è pronto a morire per i grandi ideali ", sono un monito contro la viltà delle classi dirigenti, la cecità del nazionalismo, il fascino della violenza, la falsità delle ideologie e del potere.
Senatore Morgoni, un po' di autoironia insieme al rispetto delle opinioni altrui servirebbe anche dalle parti del Pd, renziano e non, che tra l'altro e' pur sempre erede del Pci che ripudio' Pasolini e nascose Nilde Jotti in soffitta e della Dc che riservava i diritti civili a certi suoi notabili dalla doppia vita.
Le chiese trasformate in auditorium hanno sempre un che di triste e di incompiuto ma a scorrere le foto di De Marco pure l'atmosfera al tavolo e nell'uditorio non sembra quella di una comunità politica o civile entusiasta e pronta alla mobilitazione.
Se citta' e universita' sono la stessa cosa e debbono avere la stessa visione e se addirittura e' la citta' che poggia sull'universita' e non viceversa, le elezioni che le facciamo a fare e la politica a che serve? In realta' Macerata nel suo tessuto non e' ancora pienamente "citta' universitaria", mentre i rapporti tra universita' e comune dovrebbero rafforzarsi, per il vantaggio di entrambi, nella distinzione dei ruoli e degli obiettivi. In questi anni di dibattito su cultura, economia e sviluppo nel futuro di Macerata, non e' stato sollecitato abbastanza un contributo organico dell'universita' proprio sul piano ad essa in teoria piu' congeniale, quello della ricerca, della analisi, delle idee.
Xu Lin dopo questo bellissimo convegno internazionale di studi saprà certo lanciare l'idea anche di una qualche iniziativa magari in tono minore su Tienanmen o su Taiwan o sul Tibet o sui diritti umani, la libertà e la democrazia in Cina.
La tivvu', la scuola, la partitocrazia, il corporativismo sindacale, il non-capitalismo di stato e di famiglia erano cosi' virtuosi? Non massificavano, disintegravano e illudevano anch'essi pur in modo diverso? Mattei aveva glamour anche perche' era spregiudicato uomo di potere e non se ne pentiva; Agnelli aveva glamour anche perche' era egoista, anaffettivo, femminaro, curioso, capriccioso, opportunista, prepotente e non lo nascondeva. Teniamoci i nostri Cucinelli.
Dalle parti di Saturno, Ceresani, per "salvaguardare i ragazzi da possibili informazioni distorte in una istituzione cronicamente carente come la scuola" (mentre le altre istituzioni e realtà, compresa la famiglia ex art.29 Cost., scoppiano notoriamente di salute e forniscono informazioni veritiere...) li chiudiamo in eterno nella incubatrice NoGender, così stanno al riparo pure dagli uccelli della notte cari a Di Lupidio.
Che un dirigente scolastico e un presidente di consiglio di istituto si compiacciano di bandire la sessualità dagli argomenti di vita didattica ed educativa della scuola primaria e secondaria di primo grado è un'altra dimostrazione di come vengano considerati i diritti e i destini dei bambini e dei ragazzi.
Caro Filippo (Davoli), l'esempio che tu proponi non smentisce ma conferma la poca valorizzazione del miracolo eucaristico in ambito ecclesiale. La presenza nella cappella in cattedrale e un pieghevole, tutto qui?Per la verita' ci sono state, oltre alla memoria e alla devozione popolari (con alti e bassi influenzati dal contesto storico generale e dall'atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche), altre iniziative e pubblicazioni. Resta il fatto appunto che il miracolo eucaristico non e' attualmente patrimonio comune, non dico di devozione ma nemmeno di conoscenza o attenzione, della comunita' ecclesiale maceratese, almeno nella misura che uno si aspetterebbe.
Gli interrogativi di Nardino su Consob e Bankitalia rinviano a vecchi e nuovi paradossi del sistema di controllo sul mondo societario e creditizio. Tuttavia sullo sfondo del caso Banca Marche, e di altri casi, restano anche evidenti tutti i limiti del rapporto tra banche e fondazioni.
Non si tratta di lavori socialmente utili ma di attività volontaria e gratuita, con coperture assicurative varie a carico della Perigeo, secondo la convenzione stipulata tra Comune di Penna e Perigeo.
L'iniziativa di Chiara della Bottega del libro, che in effetti è molto brava nel consigliare libri e giochi per bambini e ragazzi, rilancia nel merito una discussione che spesso sfugge ai dati di realtà. Non mi pare il caso però di gridare alla censura o al ritorno dell' Indice di fronte all'iniziativa del veneto pragmatico e conservatore Brugnaro... Un tempo la scuola, quella elementare in particolare, imponeva modelli culturali graditi al regime dominante, pensiamo all'indottrinamento del periodo fascista o alle distorsioni classiste, ideologiche e autoritarie denunciate da don Milani o da Pasolini o da un Silvano Agosti. Oggi, e ben prima dei temi legati al genere e al pluralismo delle scelte individuali e dei modelli sociali riguardo alla affettività, alla sessualità e alla famiglia, bambini e ragazzi devono sorbirsi un discorso didattico, pedagogico e culturale omologato e molto influenzato dal politicamente corretto, caratterizzato da una spinta (femminilizzante, si sarebbe detto in altri tempi) all'accoglienza, alla pace, al rispetto del diverso, all'integrazione, alla messa tra parentesi delle identità, compresa quella sessuale, per favorire una armonia così bella e così falsa, sotto la quale però covano le emozioni e le ragioni umane del conflitto, del confronto, dell'appartenenza, dell'identità... La caciara anti-gender e le battaglie indistinte contro tutte le innovazioni culturali e legislative sul tema dei diritti civili e delle famiglie non aiutano a prendere il toro per le corna cioè a chiarire una volta per tutte se il compito dell'ordinamento giuridico da una parte e dello stato dall'altra sia quella di imporre con la forza lo spirito dei tempi (andati o presenti poco importa) o non sia invece quella di garantire diritti e spazi di libertà per gli individui, le famiglie e le formazioni sociali.
@Marina Santucci / Mi pare però che l'iscrizione all'ordine degli ingegneri non dimostri di per sé l'esercizio della libera professione (sono iscritti anche i dipendenti dei comuni, che non esercitano certo la libera professione). L'ing. Casoni, da quel che si capisce, non è poi tanto un collaboratore di uno studio tecnico bensì una dipendente di un'azienda privata. L'obbligo di astensione comunque è riferito non già genericamente all'attività professionale ma alla materia dell' "edilizia privata e pubblica nel territorio amministrato" (il che certo non è poca cosa). In ogni caso, se c'erano dubbi, tanto da richiedere un parere di legittimità a Montaccini, sarebbe stato meglio, per trasparenza, chiarirli subito pubblicamente e preventivamente.
L'equivoco nasce anche da come è presentata l'assessore Casoni nei comunicati ufficiali del Comune, ripresi dagli organi di informazione: "lavora come ingegnere in uno studio privato della città"; una frase che lascia intendere o può far intendere che l'ing. Casoni eserciti attività libero professionale mentre invece è dipendente di un'azienda privata, se abbiamo capito bene. A occhio e croce comunque non vi sarebbe stata una vera e propria incompatibilità ma l'obbligo ad "astenersi dall'attività professionale..." eccetera.
Caro Maurizio (Verdenelli), fai bene a ricordare il ruolo della Nembo che tra l'altro si accampò con le sue tende anche nel boschetto di Villa Gentilucci a contrada Saline di Penna San Giovanni. Minischetti avrebbe poi sposato la figlia del maestro di musica di Penna.
Su Pettinari e la provincia "La domanda che sale imperiosa da tutta la società civile maceratese è la seguente: ..." (e seguono in realtà le argomentate domande di Bommarito che chiedono dimissioni immediate) ma potrebbe anche essere questa (o cento altre, si intende, visto che la società non ha portavoce ma interpreti) : dal momento che ti abbiamo votato eleggendoti direttamente presidente della provincia, perché non porti a termine nel migliore dei modi il mandato senza lamenti e senza furbate tagliando il più possibile per concentrare le risorse dove servono e magari facendo qualche scelta politica di riforma e di rottura prima che la nuova provincia non eletta dal popolo aggiunga un altro ente irresponsabile ai tanti esistenti?
Tagli o meno, non rientra tra i compiti che giustificano l'esistenza di Camera di Commercio l'erogazione di contributi ad associazioni varie o a manifestazioni pur importanti come Musicultura, stagione lirica, Civitanova Danza...
Pure la presidenza del consiglio, senza nulla togliere all' avv. Luciano Pantanetti, è nomina o questione politico-istituzionale di competenza del sindaco? Se la maggioranza di centrosinistra e il Pd in particolare non vogliono offrire proposte per la giunta (cioè vere rose) ma solo elenchi, potrebbero tuttavia chiedere che almeno la questione della presidenza del consiglio venga gestita, anche nella comunicazione pubblica, dai rappresentanti del popolo eletti nelle liste (di maggioranza e di minoranza a voler essere precisi) ! Comunque, la parità numerica di genere in giunta è un segnale positivo. Un augurio sincero a Marco Caldarelli, nuovo alla scena istituzionale ma tutt'altro che digiuno di politica e di cosa pubblica, cattolico di cuore e di intelletto, uomo di carattere, professionista serio e studioso; e auguri pure a Mario Iesari che, tenendo molto alle sue idee, anche a giudicare dai suoi commenti su CM, dovrà ora vederle mescolarsi a molto altro nel pentolone bollente e stuzzicante della politica e dell'amministrazione.
Fa bene sentire che c'e' qualcuno che preferisce crescere piuttosto che decrescere felice ma forse la strada delle politiche industriali, delle risorse alle imprese, degli investimenti pubblici non sembra cosi' innovativa e piu' che alla coesione sociale e a un modello marchigiano bene interpretato rischia di riproporre gli echi di quello Stato interventista e assistenzialista da cui pure si prendono le distanze. La costruzione culturale e strutturale di un'economia di mercato regolata ed efficiente spetta tanto alla politica, se ci crede naturalmente, quanto agli imprenditori.
Lo stesso comunicato piu' o meno che si leggeva nei volantini ciclostilati della Fgci degli anni '80 contro il ministro della pubblica istruzione di turno.
L' ideologia anti-Gender, negando la complessita' e il mistero, anche in senso teologico, della sessualita' umana, finisce per specchiarsi nel suo opposto: il blob arcobaleno occidentalista e conformista del politicamente corretto e dei desideri ridotti a diritti governati dalla legge e dallo stato. Sono contento che Franco Pavoni e Andrea Ferroni si tengano fuori dai due eserciti della salvezza.
Ripe San Ginesio non sarebbe il gioiello che è, insieme a tanti borghi e a tanto paesaggio marchigiano, se le idee di Serge Latouche avessero guidato l'Europa e l'Occidente.
Visto che si è alla ricerca di metodi nuovi, non si potrebbe evitare di lottizzare partiticamente, politicamente e civicamente le nomine nelle società partecipate fino addirittura a usarle, annunciandolo pubblicamente, per compensare assessorati svaniti nel nulla?
Il Comune di Civitanova prima dà il patrocinio al soliloquio apocalittico dell'avv.Amato su gender e dintorni, poi lancia in pompa magna la nuova edizione del Futura Festival facendolo aprire dal super ateo e scientista prof.Odifreddi. Todo cambia, appunto.
Se pare normale che il presidente del consiglio regionale (dell'assemblea legislativa eletta dal popolo marchigiano che deve indirizzare e controllare l'esecutivo!) venga indicato congiuntamente dal presidente della giunta regionale e dal segretario regionale del partito di maggioranza, potranno mai cambiare le cose?
Le voci che si levavano dal territorio, da diversi settori, per difendere la mitizzata autonomia locale dell'istituto hanno contribuito consapevolmente e inconsapevolmente ad arroccare il castello di Banca Marche non solo contro i possibili assedianti ma pure contro i possibili alleati finché tra illusioni, errori e destini avversi le mura hanno cominciato a franare ed ora la croce sui commissari non sarebbe proprio il caso di gettarla (mentre in effetti i soggetti istituzionali preposti a controlli e supervisioni varie qualche riflessione sul loro funzionamento potrebbero farla).
Contro le insidie del freddo e dell'umidità allo Sferisterio, il dott. Elio Burattini, che fu segretario generale della provincia e appassionato melomane, consigliava sempre una coperta o un plaid di scorta... Comunque il clima di festa di Musicultura ha avuto una simpatica coda di allegria stamattina tra le 5,30 e le 6,30 in corso Cairoli dentro e fuori la pasticceria Filoni.
Essendo stato il centrosinistra nel suo complesso a non dare grande prova di se' negli ultimi cinque anni amministrativi ed essendo stato Carancini rieletto non gia' a furor di popolo, senza nulla togliere ai suoi meriti di animale politico ed elettorale, ma a furore di partito (paradosso prevedibile dopo le primarie), spetta in effetti al Pd l'onere maggiore sul piano del governo delle cose e della responsabilita' politica. Quanto al centrodestra, al di la' delle questioni di galateo politico e personale, cui si richiama Giancarlo Liuti, signore della penna e dello stile, nello scaricare tutto sulle spalle della candidata di turno e nel riproporre, in generale, la teoria degli errori, si allontana il duro confronto con le questioni politiche, prima tra tutte il rapporto con l'area sociale e culturale di riferimento e la permeabilita', ormai consolidata, di questa stessa area alle manovre elettorali del centrosinistra. Se qualcuno deve spegnere i microfoni, altri devono accendere le lampadine del pensiero e dell'iniziativa politica.
Se l'iniziatore del Cammino neocatecumenale Kiko Arguello, attacca dal palco del nuovo Family Day il segretario Cei mons.Galantino, reo di non aver aderito alla manifestazione, per di piu' contrapponendolo al papa, non deve forse essere altrettanto libero e creativo nell'esprimersi l'avv. Amato, quando dice, se e' corretto il resoconto giornalistico, smentendo teologia, dottrina, morale, pastorale e catechismo cattolici, che "l'omosessualita' e' peccato" ?
Il vero affronto a san Vincenzo Maria Strambi non e' questa operazione san Gennaro in sedicesimo ma quello che egli soffri' in vita in ragione della sua fede e del suo ministero. L'attenzione a Matteo Ricci ha ingiustamente oscurato figure come quella di Strambi o di padre Rosetani per citare un altro personaggio dimenticato che poco si sposa con la ricerca odierna di personaggi di facile suggestione.
Iesari, niente scetticismo per carita', quello va bene per i ponzio pilato o gli invidiosi. Qui si tratta piuttosto di tenersi al riparo da tic linguistici e mode culturali che innescano un conformismo di idee e di azione al cui riparo poi cercano di agire nuovi furbi e soliti noti. Io non devo fare nessuno sforzo culturale o conversione politica o cambio di giacca per restare interessato e fiducioso verso nuove forme di innovazione e intrapresa, da garantire pure con riforme di apparato amministrativo e di sistema giuridico ben piu' razionali e coraggiose delle fin qui realizzate e annunciate. Non rimpiango certo muri divisori tra cultura ed economia, ne' auspico corporativismi di ritorno o neo-luddismi vendicativi contro la globalizzazione, la tecnologia, il dominio dell'immateriale e della mobilita' permanente di tutto e di tutti. Attenzione pero' da una parte a non trasformare tutto in economia (la cultura ad esempio non e' una risorsa da spremere, fatte salve naturalmente tutte le applicazioni e le connessioni ancora troppo poco esplorate eccetera, ma un'esperienza primaria e un valore fondativo che semmai genera volonta' e ragioni per creare impresa e lavoro... E non dimentichiamo l'aspetto educativo liquidato troppo frettolosamente nel rapporto scuola-lavoro o nell'introduzione automatica di tablet e tecnologie varie); e attenzione poi a considerare residuale la realta' di cio' che talvolta quasi con smorfia di sufficienza definiamo manifattura e di quanto e' collegato ad essa mentre e' su quel terreno proprio in terra marchigiana che vanno indirizzate energie e intelligenze con spirito appunto innovativo e creativo senza cullarsi ancora sugli inni alle Pmi che hanno coperto nel passato magagne ed errori poi aggiuntisi ad aggravare nel tessuto produttivo e nel territorio gli effetti della crisi generale.
La ringrazio per la lezione prof. Iesari, provvedero' a studiare i sacri testi. E mi scusi ancora ma non avevo mai sentito parlare del fenomeno delle risorse naturali limitate ne' mi avevano informato che vi fossero opportunita' nuove di studio, ricerca, innovazione, lavoro, reddito nell'ampio fronte aperto dall' ''economia orientata alla sostenibilita' ". E le assicuro che non mi permettero' piu' di usare frasi ad effetto o slogan ma soltanto cio' che sara' gradito a voi sapientoni de sinistra, illuminati censori della nuova era renziana.
Questa favolosa "economia orientata alla sostenibilita' e alla sobrieta' ", uno dei tanti inganni-miraggi del politicamente corretto universale e del gattopardismo orizzontale italico-marchigiano, sembra come una fetta di pane senza nutella o senza ciauscolo se cosi' preferiscono i cantori del tipico cioe' dell'imitazione del vero.
Non si puo' chiedere a Carancini di trasformarsi nel sindaco che non e' stato e che ora piacerebbe a piu' d'uno diventasse. Il surplus di considerazione personale e di forza di manovra che egli ha acquistato dalla vittoria interna ed esterna, oltre a non poter generare nuove idee e un nuovo approccio alla concezione del ruolo di sindaco, consiglio comunale e partiti-gruppi di maggioranza, questa dote elettorale insomma dovra' fare i conti con le esigenze del Pd, gigante buono pronto ad aprire le fauci, con quelle del nuovo centrosinistra politico-civico, meno partitico e piu' frammentato e svincolato, con quelle dei vari soggetti e ambienti che molto si aspettano dal Carancini bis, coltivando insieme a qualche legittima aspettativa anche una discreta sporta di ingenui sogni amministrativi.
Il ricorso, e talvolta la rincorsa, alle sanzioni nei vari campi della societa' e del diritto, cela spesso una debolezza del sistema e puo' generare paradossi indicativi come quello che prefigura Nardino: sanzioni pecuniarie che finiscono per pesare sul groppone di Bancamarche (e degli azionisti).
Complimenti a Enzo Nardi che ricordo al teatrino dei Cappuccini di Macerata, ero bambino, suonare e cantare Carlo Martello di De Andre' con quella passione particolare che non ha mai perso. Gli affezionati di CM lo hanno potuto leggere talvolta, sotto pseudonimo, commentare con sintetica sagacia fatti e opinioni di politica e di cultura.
Con queste storie della cultura come risorsa e della cultura che deve produrre ricchezza si finisce spesso col rinnegare e soffocare insieme cultura ed economia.
Sono anni che i caprioli bazzicano l'area tra il passaggio a livello e Fontescodella-via Valerio e una volta ci fu un investimento pure all'altezza dell'incrocio via Mattei-via Pesaro.
Cito sulla scuola l'ottimo Cesare Cata': "Scendere in piazza in questo momento per difendere questa scuola fondata su un sistema di reclutamento indegno e' assurdo. Poi che la riforma si possa migliorare sotto mille punti di vista e' certo, ma non possiamo difendere lo status quo in virtu' di un conservatorismo cieco. Questo no.".
Ne e' passata di acqua sotto la galleria dal giorno dell'inaugurazione al Palavirtus: uno dei responsabili dell'opera disse al microfono con enfasi che in Europa non c'era nulla di simile...
@Carla Mosca/Eppure sul caso Bancamarche, non dico nel contesto di una ipotetica piena democrazia liberale, ma anche nella periferia piceno-marchigiana della democrazia promiscua e postciellenista italiana, il secondo piano del dibattito pubblico e del confronto con i cittadini e i risparmiatori dovrebbe essere l'ambito principale di interrogazione e discussione nella ricerca di qualche chiarezza e di qualche verita'.
Sul caso Bancamarche ci sono due piani, quello dove incrociano le lame avvocati, esperti e istituzioni varie; e quello del dibattito pubblico e del confronto con i cittadini e i risparmiatori. Su questo secondo piano si registra tuttora l'assenza di parole chiare di racconto e spiegazione da parte dei principali protagonisti della vicenda.
Opportuno l'aiuto a studiare se' stessi e a lavorare su emozioni, sentimenti e desideri mentre spesso nella scuola si inondano i ragazzi di parole e progetti sul dialogo e l'integrazione senza aver affrontato le risorse e i problemi dell'io soggettivo e interiore.
Le accuse e i dubbi sull'Italicum tuttavia sono specifici e non hanno a che fare con lo stupore che alcuni provano, abituati ad altri metodi, di fronte alla non corrispondenza nel sistema inglese tra i seggi assegnati negli scontri diretti nei collegi uninominali e il totale generale dei voti raccolti da ciascun partito.
Suggestiva la foto d'apertura con tutti attorno al tavolo sotto non la bandiera di Forza Italia ma il tricolore: nessuno incrocia gli occhi dell'altro, ognuno cerca un suo punto e sembra guardare oltre la campagna elettorale e il 31 maggio: adda passa' 'a nuttata...
La splendida eta' dell'oro del come eravamo, della societa' contadina insomma, aveva dei costi in termini di diritti, liberta' e costumi che oggi ci appaiono inaccettabili, eppure ogni tanto ci lasciamo andare a facili nostalgie.
Sulla nuova via della seta correranno anche i diritti umani e le idee di liberta' e democrazia o solo gli scambi commerciali e culturali tanto graditi a Italia e Cina?
Unire il caso Emanuela Orlandi, nato dentro le mura vaticane e sviluppatosi in ambienti romani, e il giallo dei Sibillini sembra cosa improbabile ma sarebbe interessante conoscere l'opinione di Otello Lupacchini. Sul finire degli anni ottanta alloggiai con mio padre, che passava le acque alle terme di Sarnano, alla pensione Ai Pini e il gestore ci mostro' la camera dove aveva alloggiato Jeannette May: la memoria dei fatti era vivissima.
Di Giovanni Sabbatucci sono note l'autonomia intellettuale e la capacita' di non mettere storia e storiografia al servizio di chiese ideologiche o partitiche; di Giuseppe Avarucci va ricordato, tra le altre cose naturalmente, l'impegno generoso e testardo con cui risistemo' e riapri', presso il convento dei cappuccini sopra la stazione ferroviaria di Macerata, la preziosa biblioteca storica intitolata al maceratese Cassiano Beligatti, missionario e studioso cappuccino ingiustamente oscurato dalla meritata fama del gesuita Matteo Ricci.
Complimenti e auguri a Rosaria Del Balzo Ruiti! La prova di maturita' del terzo settore ora non sta nel portare piu' sensibilita' sociale nella Fondazione ma nel dimostrare specifiche capacita' di amministrazione e di gestione e nel promuovere idee nuove sulla funzione dell'ente e sul rapporto tra fondazioni e banche.
Il barba e capelli ad Esculapio non sembra molto ben riuscito e servirebbe un qualche chiarimento ufficiale sull'intervento per capirne di piu' ed evitare di prendersela con il "povero manovale" di turno.
Perche' paragonare un politico dalle idee e dallo stile discutibili, Salvini, con gruppi che rivendicano la volonta' di cacciarlo e zittirlo con la forza e che dalle parole passano ai fatti e vogliono decidere loro chi merita di parlare e fare politica e chi no? Non so se il futuro della democrazia sia messo a rischio da Le Pen o Salvini o Grillo; di sicuro invece a Porto Recanati e a Macerata ad impedire e a disturbare l'esercizio della democrazia sono stati altri, nel silenzio della sinistra ufficiale ed intellettuale. Infine, sull'Hotel House come modello di integrazione mi pare che Liuti sia un po' troppo ottimista...
L'analisi appassionata di Marco Ricci offre spunti non banali (ad esempio: l'attesa messianica della ripresa dell'edilizia; "due atenei a mezz'ora di macchina"; Napoleoni locali che regalano soluzioni perfette; "le prosopopee sulla cultura o la creativita'"; "i disastrati bilanci provocati dalla megalomania culturale marchigiana") pero' non possiamo come societa' nei giorni dispari chiedere alla politica di farsi guida e orientamento e poi in quelli pari svilirne la funzione e negarne l'autonomia... Quanto ad associazioni di categoria, rappresentanze sindacali e banche, oltre a chiamarli a raccolta, si potrebbe anche studiarne le eventuali corresponsabilita' nei problemi e nella crisi del sistema marchigiano e del nostro territorio.
Le donne ormai sono solo uteri in affitto, dice Rapanelli. Invece nella societa' contadina o in quella aristocratica o borghese di un tempo erano persone libere di coltivare desideri, affetti e volonta' e anche di vivere la sessualita' nella gioia e nel piacere e pure di concepire la vita nell'amore e secondo i principi di maternita' e paternita' responsabili e allora si' che regnava la famiglia tradizionale del Mulino Bianco finche' poi quel pusillanime di Barilla non si arrese all'editto Lgbt e al Gender ed oggi accidenti trovare una donna che sia il sogno di un amore e l'angelo del focolare e' diventato davvero impossibile, Salvini Matteo pensaci tu...
Idea simpatica e intenzioni apprezzabili ma l'agricoltura e' forse divenuta uno spettacolo viaggiante che dalla campagna si trasferisce in centro storico per stupire bambini e famigliole tra ciauscoli e formaggi?
Meglio i due parroci che dialogano con il coraggioso Max piuttosto che i sepolcri imbiancati che negarono le esequie in chiesa a Piergiorgio Welby ma chi ha responsabilita' pastorali nei confronti dei fedeli dovrebbe esprimersi con piu' chiarezza e prudenza distinguendo tra cio' che afferma la dottrina cattolica e cio' che si sta discutendo da tempo sul tema dell'eutanasia nell'ambito del libero dibattito (vedi il libro di Hans Kung che giustifica in un' ottica cristiana l'eutanasia).
Fa bene Serena Sileoni a rileggere criticamente la visione e l'operato di Mattei, pur riconoscendogli coraggio e intraprendenza. Sulla morte, la pista italiana, di stato e di partito, e' stata poco vagliata forse perche' troppo suggestiva.
Sui diritti umani e politici negati e calpestati in Cina qualche parola o gesto dovrebbe pure arrivare almeno ogni tanto dalla terra natale di Matteo Ricci o preferiamo coltivare indifferenza nel nome dell'amicizia e del rispetto?
Donatella Donati unendo denuncia civile, analisi di costume e critica letteraria ci ricorda la storia straziante di Virginia cui Leopardi dedico' quella canzone censurata e dimenticata e sulla quale la stessa Donati ha scritto un atto unico qualche anno fa.
Coprire Italo Balbo con Guido Picelli ci puo' stare, specialmente il 25 aprile, ma i martiri delle foibe con il comandante Tito no, e' un'offesa grave alla memoria di quelle vittime straziate e un gesto che contraddice gli ideali di liberta' e democrazia.
Apprezzabili la sincerita' e la prudenza delle parole di Dante Ferretti ma ora che facciamo, ci mettiamo ad antichizzare la replica antichizzata di un antico orologio la quale, ci hanno detto al San Paolo, rinnova e ricrea nel presente applicando una concezione di autenticita' non statica e, hanno aggiunto l'indomani sotto la Torre, usa materiali offerti dall'oggi per accompagnare l'opera per i prossimi 500 anni e bla bla bla...
Complimenti e soprattutto auguri viste le sfide per Rcs e Corsera. Durera' la pax Della Valle-Elkann? E reggera' l'accordo dei soci di maggioranza? Dopo che avranno nominato insieme il nuovo direttore del Corriere poi ognuno gli tirera' la giacchetta? Braggiotti piu' peso o piu' risorsa? E il cda riuscira' a mettere sui binari giusti l'attivismo di Scott Jovane?
E pensare che alcuni gruppi non vogliono sfilare per il 25 aprile insieme alle insegne della Brigata ebraica che contribui' alla liberazione dal nazi-fascismo.
Non e' mai troppo tardi per pensare o sognare un nuovo grande ospedale sulla Val di Chienti a servizio del territorio provinciale ma perche' lanciare ora la questione come un'arma politico-elettorale contro Spacca e Forza Italia e non rivolgere piuttosto una meritata sfilza di domande e accuse alle classi dirigenti che negli scorsi decenni egemonizzati dal centrosinistra quando il futuro si poteva ancora programmare e qualche risorsa c'era o si poteva trovare lasciarono dormire la cosa preferendo altre scelte? Non sono la persona piu' indicata per difendere l'accordo Spacca-Fi ma i problemi della Sanita' maceratese e marchigiana nascono con il programma elettorale che ha tanto stupito il dott.Perri?
Ruggeri su Macerata ripete quello che comprensibilmente sentiamo da molti visitatori e artisti di passaggio. Ma i requisiti che chiede ad una città chi ci vive tutto l'anno sono altri e quando questa retorica della tranquillità, del bel vivere, dei musei, del mangiar bene e dell'ameno far su e giù per le scalette contagia il discorso pubblico maceratese c'è di che preoccuparsi.
Recanati fa un po' provincia a se', si sente capoluogo, guarda ad Ancona e sbircia Macerata... Il suo fascino sta nel fatto che non è una città turistica e più che inseguire progetti vari, pur interessanti, si potrebbe cercare di fare il minimo: a Pasquetta gran folla ma i negozi del centro erano chiusi. La vicinanza di Loreto, poi, stranamente non regala a Recanati quello che ci si aspetterebbe. Quanto al "ritmo", un tempo si andava apposta a Recanati per bere e sentire buona musica dal vivo in un caffè-cantina che poi si ingrandì e trasferì in altri locali e oggi non c'è più; e poi da vicino e da lontano si scendeva fino a quell'improbabile ma fortunata location, una bocciofila in sostanza, che ospitava Musicultura; e sarebbe poi arrivata Fernanda Pivano con tanti altri ancora...
Quando Marco Pannella stano' italiani e Palazzo con la candidatura di Cicciolina, la liberalizzazione sessuale (di cui Pasolini smaschero' i rischi di banalizzazione e di servitu') era gia' compiuta da un pezzo, sotto le lenzuola e nella societa'. Moana Pozzi e Ilona Staller sparsero pero', dentro e fuori il recinto di Schicchi, vitalismo solare e generosa leggiadria. La morte misteriosa di Moana calo' poi un sipario di malinconia... I moralisti si concentrano sulla nudita' dei corpi e non vedono l'incapacita' della pornografia di soddisfare il desiderio degli occhi e del cuore con l'offerta ripetitiva del sesso spezzato e consumato.
Bel libro, agiografico quanto basta, che puo' essere letto anche come documento sui cambiamenti nella societa' e nella chiesa del secondo novecento. Alla presentazione maceratese di qualche mese fa, al cineteatro Don Bosco, il prof. Adornato sdogano' Cl : "mi sento accolto...", "c'e' una somiglianza antropologica tra voi e i marxisti di una volta..." (risate autoironiche in sala); Andrea Angeli, invece, con la leggera spontaneita' di chi guarda la provincia natia dagli aerei intercontinentali, attacco' ad alzo zero l'operazione Coop-Salesiani e si chiese: "dove e' finito il bellissimo campo di calcio di quando eravamo ragazzi?" (imbarazzo in alcuni presenti, trattenuto consenso in altri).
Se l'agricoltura continua ad essere piu' una costosa scelta di vita che una vera attivita' economica (pur con le sue particolarita'), cosa raccontiamo poi agli iscritti agli istituti agrari, la solita solfa del biologico e del km zero?
Tra i principi fondamentali cui le leggi regionali sulla ineleggibilita' devono attenersi, la legge statale 165 del 2004 in attuazione dell'art.122 primo comma della Costituzione, indica anche la "non immediata rieleggibilita' allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto, sulla base della normativa regionale adottata in materia".
L'assalto al buffet e' sempre uno spettacolo nello spettacolo. Auguri al dinamico Aldo Zeppilli, ma anche, per ripetere il tic veltroniano, alla frizzante Azzurra Detto e al sapiente Fabio Renzi.
Se Di Geronimo fosse entrato nel merito delle affermazioni di Iommi dicendo la sua senza fiele e acrimonia avrebbe consentito a tutti un approfondimento e un confronto migliori. Abbiamo comunque capito che il suo orologio e' fermo al 1982.
Su come affrontare il tema della dipendenza dalle varie sostanze e la questione del commercio libero e illegale di alcune di queste, il confronto resta naturalmente aperto ma si puo' giovare di testimonianze di vita come questa raccolta e rilanciata da Bommarito, che va segnalata anche perche' si aggiunge a quello che si sa da anni sul profilo tutto particolare, e non necessariamente legato alle droghe, assunto nelle realta' di paese dai costumi e dal sentire (o meglio, dal non sentire) di alcuni ambienti giovanili e adolescenziali.
Sulle partecipate non e' (sol)tanto in discussione la qualita' e l'efficienza ma se l'oggetto sociale consenta o no di definirle come indispensabili al perseguimento delle finalita' istituzionali dell'ente locale. I servizi che erogano sono strettamente necessari al perseguimento del fine istituzionale dell'ente locale che detiene la partecipazione? E se lo sono, non si puo' tuttavia reperirli sul mercato o in altro modo? E una volta che davvero il mercato non offra risposte e non ci siano alternative, siamo sicuri di poter valutare in ultima analisi tali servizi come indispensabili al perseguimento dei fini istituzionali dell'ente locale? Il comune di Macerata nel caso di Task e in altri casi (si legga il piano di razionalizzazione e la allegata relazione tecnica firmati dal sindaco) ha risposto si'.
Il costume di privilegiare i pini per alberare strade, viali e marciapiedi si e' ripetuto anche in anni recenti: un tipico esempio dei danni che si creano quando tecnica e amministrazione non si confrontano tra loro, preferendo ignorarsi o, peggio, andare a braccetto.
Sulle partecipate e i servizi pubblici locali si continua a ragionare solo in termini di efficienza e risparmio quando gli obiettivi dovrebbero essere il recupero pieno per gli enti elettivi delle loro funzioni di governo, la riduzione delle occasioni di gestione e clientela garantiti a politica e partiti (che potrebbero riguadagnare influenza sul terreno loro proprio), la restituzione al mercato dei suoi spazi e del suo ruolo con regole chiare e incentrate sulla concorrenza. Quanto al piano firmato dal sindaco di Macerata, ad una prima lettura appare rinunciatario e incentrato su una interpretazione della normativa preoccupata di ampliare il principio di discrezionalita' fino a relativizzare e svuotare i criteri generali indicati dalla legge e impedirne di fatto la piena applicazione, mentre la vera discrezionalita' in capo ad un organo politico e amministrativo consiste piuttosto nel creare le condizioni di legittimita' e di realta' affinche' principi e norme trovino concreta applicazione. Va tuttavia riconosciuto che, in questo come in altri casi, e' il governo centrale a favorire dilazioni, incomprensioni e interpretazioni ora creative ora ostative, attraverso atti pensati in fretta e scritti male.
Mi pare esagerato definire laicizzazione la conseguenza della crisi organizzativa e culturale di ambienti religiosi cattolici che non possono o non vogliono gestire direttamente sale e strutture varie. La secolarizzazione vera si e' compiuta da tempo e interesso' anche i cinema cattolici attraverso una programmazione banale e omologata, pur se formalmente corretta secondo certi canoni codini, come osservo' a suo tempo don Milani con profetico acume.
Curiosi refusi nella piantina del centro storico di Macerata pubblicata nel Mnews in quadricromia sulla Torre dei tempi in diffusione in queste ore: una inedita via della Repubblica e poi via Cripsi, piagia della Torre, via M. Pantaleone, via D. Pantaleone...
Tre giorni di festa, ben inseriti nella piega taglianastri e porchettara di questi tempi amministrativi, sembrano davvero un eccesso o una furbata. Pero' possono aiutare a non banalizzare l'impatto visivo e architettonico e gli effetti estetici e culturali di un cambiamento che avviene nello spazio simbolicamente piu' identitario e istituzionale della citta'.
I riti della settimana santa hanno un fascino estetico e spirituale nonche' un potere di interrogazione interiore cui non sfuggiva neppure il grande Bunuel che addirittura vi partecipava personalmente pur non essendo notoriamente un devoto. Tra le processioni del venerdi', quella maceratese, che non e' tra le piu' suggestive e scenografiche rispetto ad altri luoghi d'Italia, si caratterizza per una sobrieta' e compostezza che una volta tanto non stonano affatto. Quanto alla chiesa di San Paolo, vederla per una sera come un vero luogo sacro (grazie anche alla confraternita che durante l'anno si prende cura della cripta) al posto del consolidato e freddo auditorium-contenitore e' un risarcimento momentaneo e illusorio per l'occhio e per il cuore.
SuIla posizione favorevole al mantenimento della partecipazione in Task e sulla deliberazione di giunta del 25 febbraio si puo' consultare sul sito del comune di Macerata la relazione tecnica allegata al piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie dell'ente del 31 marzo scorso.
Quello dei servizi pubblici locali e' uno dei temi sui quali le differenze di cultura politica e di programma amministrativo dovrebbero emergere con piu' evidenza nel confronto tra i vari schieramenti ma l'idea, ad esempio, che il comune debba svolgere funzioni essenziali di governo e di amministrazione, limitando al minimo la gestione diretta ed evitando di divenire direttamente o indirettamente soggetto imprenditoriale e di mercato, non trova effettivi e numerosi proseliti manco nel centrodestra. Comunque, la tentazione di usare l'Apm come bancomat resta forte.
Iniziativa lodevole anche sul piano cultural-educativo stimolando a non leggere la crisi e il suo impatto solo con occhi economicisti e normativi. Quanto alla solitudine, si potrebbe aggiungere che anche nel nostro territorio spesso le persone piu' sole (nel senso di bisognose di ascolto e aiuto particolari e qualificati) non sono necessariamente quelle che vivono sole.
@Eco Pat. Ti ringrazio Patrizia per la franchezza con cui onori l'amicizia e per lo spirito genuino di paolina "correzione fraterna". Credo sia sempre meglio evitare di giudicare il merito di un intervento dalle reazioni e dai commenti che suscita, tanto piu' quando si tratta di un intervento articolato e su una materia complessa. Fai bene a preoccuparti di chi vorrebbe separare fede e chiesa (tu lo chiami anticlericalismo becero) ma e' bene anche tenere presente il rischio del clericalismo sul quale peraltro papa Francesco ha detto parole schiette e taglienti rivolte ai fedeli con e senza tonaca. Insomma, la chiesa cattolica in fondo non puo' che essere anticlericale... Quanto al laicismo estremo, immagino tu ti riferisca a chi nega il senso religioso dell'uomo e qualsiasi dignita' di pensiero e di ragione alla fede; oppure a chi vorrebbe relegare l'esperienza religiosa allo spazio interiore di ognuno e all'ambito privato. Se pero' con "laicismo estremo" si intende indicare, ad esempio, la posizione di chi propone un sistema di regolazione dei rapporti tra stato e chiesa cattolica diverso da quello concordatario con i suoi vari annessi e connessi, questa posizione mi sembra si possa semplicemente definire una manifestazione possibile del principio di "corretta e piena laicita'.
@paolo spalletti. Caro Spalletti, lei mi rimprovera, rinfacciandomi la mia militanza liberale, di "accodarmi al coro sinistro di una legge liberticida", quando ho scritto invece di "sacrosante battaglie culturali contro le prepotenze di legislazioni subdole e illiberali sull'omofobia e contro lo stato etico...". Quanto all'essere effettivamente "ex componente del direttivo di Forza Italia" (come ha precisato CM per scelta redazionale di trasparenza e correttezza nei confronti dei lettori, mentre io naturalmente ho firmato l'intervento solo con nome e cognome) la rassicuro: nessuno mi ha buttato fuori, anzi, invitato a entrare nel nuovo direttivo, ho scelto semplicemente di non fare parte di organismi ancora nominati e obbligati ad agire in un'emergenza statutaria e organizzativa che dura dallo scioglimento del Pdl. Tutto qui. Per il resto, forza Robur, come sempre.
Fare profitto in agricoltura oggi e' davvero un'impresa e che l' Ircr si misuri direttamente con questa sfida suscita naturale perplessita'. Come precisa pero' Giuseppe stesso nel suo intervento, occorre conoscere meglio motivazioni, piani e obiettivi degli amministratori e anche la situazione dettagliata su come finora fossero gestiti i terreni agricoli e i fabbricati rurali dell'ente. In generale l'Ircr dovrebbe far fruttare al meglio il suo patrimonio per offrire un servizio socio-assistenziale di qualita' e a costi per l'utenza i piu'accessibili. 'E scelta politica e strategica discutibile che vesta pure i panni di soggetto imprenditore, avendo per di piu' uno status di azienda pubblica di servizi alla persona.
Lettore instancabile e polemista tenace, si appassionava ad approfondire le questioni prima di lanciarsi nel confronto dialettico: "le cose bisogna saperle, dovete studiare!". Accompagnava un carattere non facile alla capacita' di cameratismo e di affetto. Quando individuava un interlocutore che apprezzava, in particolare se giovane, lo spronava e lo tallonava con consigli, telefonate, cartelline di appunti e documenti. La foto scelta non nascondendo gli effetti della malattia ci restituisce un ricordo piu' vero e caro di Giovanni.
Se Renzi avesse fregato solo il centrodestra, pazienza. Ma ha scelto un nome e lo ha imposto con le manovre del caso rivendicando apertamente un'operazione politica di parte, condotta per di piu' in veste di presidente del consiglio, il tutto con buona pace della costituzione vigente. Il centrodestra comunque non ha saputo reagire e si e' pure diviso e merita la sberla (che fa male politicamente anche a chi fa solo finta di dispiarcersene). Mattarella sara' pure un uomo grigio ma e' un politico roccioso e un fine giurista la cui identita' dolente di cattolico democratico resta impregnata del sangue del fratello Piersanti che gli mori' in grembo crivellato dalla mafia. Se e' stato uno degli avversari del berlusconismo culturalmente piu' attrezzati, non sara' certo ora un complice del renzismo, almeno di quello piu' spregiudicato, paradossalmente all'opera in questi ultimi giorni.
Simpatica l'ultima foto: l'Onorevole cerca l'ispirazione per le prossime mosse (degli altri) o riflette pensoso su cosa mai abbia Mattarella piu' di lui per meritarsi il Colle? Sciapichetti si appisola per ritemprarsi in vista della prossima spedizione antifascista contro Casapound e Casapantana oppure recupera le forze dopo aver ascoltato l'ultimo ragionamento politico di Bianchini? Gregori prova a dirigere le manovre delle sue corriere o il traffico politico del centrosinistra marchigiano? Borroni si chiede con disincanto mondano cosa ci stia a fare li' lui oppure con sapienza esoterica cosa stiano facendo e dicendo gli altri? Micozzi sta con la faccia cosi' e le braccia conserte per dimostrare la neutralita' della sua segreteria o ha soltanto capito, vedendo Comi all'opera, che quello e' l'unico modo per dirigere il Pd?
Gabbie ideologiche e schieramenti nazionali non riescono a definire scenari locali in movimento ma siamo ancora lontani da una ricomposizione di alleanze che si basino essenzialmente su idee e programmi legati alla citta'. Serve un autonomismo che si faccia le ossa nel governo dei problemi e nel confronto con la realta' e con le persone. Manovrismi, trasversalismi e pendolarismi spostano equilibri deboli dentro schemi incerti.
Giandorico Bonfranceschi vede bene in Giuliodori quel tratto netto di vescovo protagonista di una chiesa ruiniana e ratzingeriana, oggi nelle catacombe, che non chinava la testa nelle battaglie culturali, quelle giuste e quelle sbagliate, e neppure cercava furbescamente di addomesticare la dottrina agendo bonariamente sulla pastorale. Pero' non si puo' proprio dire che Giuliodori abbia fatto il prete e basta... La giusta puntualizzazione di Filippo sottovaluta un po' il peso della personalita' dei pastori nella vita e nella storia della chiesa. La dottrina, il magistero e la fede stessa non dipendono dalla storia del mondo e dalla umanita' dei singoli ma non sono impermeabili ad esse, altrimenti lo Spirito (Santo) non soffierebbe dove vuole (anche nei conclavi).
Ricordare che la Shoah riguardo' anche la terra maceratese allontana l'idea falsa di un'isola di innocenza e tranquillita' e spinge a svelare oggi i sentimenti, diffusi pure tra noi, di antisemitismo, antisionismo e odio per Israele.
Renzo Pallotta era molto legato al rione Santa Lucia, e più volte parlò e si mosse con energia a difesa del quartiere. Finché ha potuto ha curato personalmente e con meticolosità il cortile-giardino della sua casa, da dove usciva la mattina, fresco di dopobarba, per acquistare il Messaggero. Quando c'erano le prove, cascasse il mondo, metteva in moto l'auto e partiva. Anni fa, una sera lo vidi fare tappa in via Santa Caterina: fece salire Ugo Giannangeli e ripartirono insieme verso le tavole del palcoscenico, fedeli alla loro passione: mi sembrarono per un attimo, con tutta la loro età, più giovani di due ventenni.
Gli accorpamenti hanno sempre un che di artificioso, specie se derivano più da un impulso di risparmio e semplificazione che da ragioni profonde. Tuttavia la proposta Morassut di unire Marche e Abruzzo sembra in effetti un'appiccicatura, battezzata appunto col nome per nulla specifico di "Adriatica". Se però la contrarietà all'ipotesi in questione derivasse solo dal desiderio di unirsi ad aree che paiono più ricche e dinamiche, Emilia Romagna e Umbria ad esempio, nella speranza di opportunità nuove per semplice contatto o travaso, dimostreremmo ingenuità verso gli altri e sfiducia in noi stessi. In ogni caso la Civitanova-Foligno, più che unire meglio Marche ed Umbria, dovrebbe nelle intenzioni originarie collegare tirreno e adriatico e favorire comunicazione e sviluppo a pettine.
Il sì di Marcolini aiuta Carancini a Macerata; mette ugualmente in imbarazzo, per ragioni diverse, i due duellanti Comi e Spacca; spinge il Pd a dare un senso politico al confronto col presidente fabrianese uscente al di là della polemica personale sul rinnovamento (su quel terreno Spacca e Marcolini pari sono o quasi); costringe il centrodestra allo strabismo: guardare con simpatia Spacca e puntare contro il suo uomo forte in giunta; spiazza su tempi e tattiche il fronte avversario interno; evidenzia le divisioni della federazione e degli esponenti pd pesaresi; obbliga Camilla Fabbri, donna pratica e di carattere, a scelte definitive e difficili.
Il modello classico di integrazione è fallito in Francia ben prima dei recenti eventi parigini; quello britannico delle isole di convivenza idem, per non parlare di quello olandese ricordato da paoolo. Al di là dei modelli, dire "integrazione", comunque, vuol dire tutto e niente. Non è per nulla pacifico che l'integrazione, come valore e come metodo, debba prevedere una divisione uguale degli sforzi e delle responsabilità, come mi pare proponga invece Liuti. Chi si inserisce nella società occidentale ha l'onere maggiore e deve anche in qualche modo adeguarsi sul piano culturale e su quello giuridico-sociale. Le ricette facili non esistono, visto pure che i processi in corso hanno sensi e rimandi profondi. Ebbe una visione chiara delle cose, credo, papa Ratzinger, nel 2006, in alcune dichiarazioni successive al discorso di Ratisbona: "Il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell'illuminismo. (...) Da una parte, ci si deve contrapporre a una dittatura della ragione positivista che esclude Dio dalla vita della comunità e dagli ordinamenti pubblici, privando così l'uomo di suoi specifici criteri di misura. D'altra parte, è necessario accogliere le vere conquiste dell'illuminismo, i diritti dell'uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi elementi essenziali anche per l'autenticità della religione. Come nella comunità crisitiana c'è stata una lunga ricerca circa la giusta posizione della fede di fronte a queste convinzioni - una ricerca che certamente non sarà mai conclusa definitivamente - così anche il mondo islamico con la propria tradizione sta davanti al grande compito di trovare a questo riguardo le soluzioni adatte".
Al parroco delle Vergini la questione dell'Adorazione dei Magi "interessa di meno poiché non appartiene alla parrocchia". Eppure ospitare e custodire un'opera così bella e così preziosa, Tintoretto o meno, ha un'influenza diretta sulla vita della comunità parrocchiale e sulla stessa attività liturgica e di culto, oltre a (dover) essere motivo di legittimo orgoglio.
Questa mediazione tra fede e pane non sembra molto riuscita: cyclette, cerchi e palloni al posto di via crucis e banchi, in un luogo di memoria storica e religiosa che resta consacrato al culto con tanto di altare, tabernacolo, santi e Madonna ma diviene anche palestra per l'attività motoria degli ospiti della casa di riposo...
Senza seguire gli ambientalismi e i nostalgismi, contro la Quadrilatero e non solo, che vorrebbero mostrificare la nuova viabilità della Val di Chienti, rilanciati di recente da Loredana Lipperini, non è mica disfattista farsi domande sull'impatto e le conseguenze che alcune opere possono avere sul paesaggio e sul tessuto economico e sociale. Le classi dirigenti di tempi storici remoti hanno battagliato duramente su tracciati stradali e ferroviari... La stessa intervalliva Mattei-Pieve non sarebbe soltanto uno svincolo in più sulla superstrada ma un asse che può rimescolare interessi ed equilibri.
La religione c'entra, Filippo, può dispiacere ma è un dato di fatto. Un conto è smascherare, come mi pare tu faccia in filigrana, il pregiudizio che associa verità e fede (e comunque l'esperienza religiosa vissuta seriamente) all'intolleranza e all'integralismo, cristianesimo o islam poco importa; altro conto è non voler riconoscere che altri mondi culturali (o parti di esso almeno) ed altre persone, qui o altrove, pensino e vivano una interpretazione del Corano e dell' Islam che prevede l'annientamento degli infedeli e dell'Occidente. D'altra parte non si può pretendere, proprio in omaggio al rispetto e a quel dialogo che tu giustamente valorizzi, che tutte le religioni e tutte le culture debbano condividere la visione cristiana odierna della libertà religiosa e dei diritti umani.
L'attenzione sul cinema Italia aveva un po' messo in ombra le attività dell' Excelsior, intorno alle quali si gioca una ulteriore scommessa: quella sulla possibilità, per un' iniziativa legata all' esperienza cattolica, di lasciare segni originali di contraddizione e di testimonianza sul terreno della cultura e dello spettacolo, senza accontentarsi di essere un semplice contenitore rispettoso e accogliente.
Bella iniziativa di Popsophia e Biumor ma l'appello a "combattere con le armi della cultura e della satira, in nome di tutte le culture" sembra trascurare che alcune culture prevedono teoricamente e praticamente l'annientamento dell'altro. Il relativismo se nega l'originalità e la diversità delle culture può solo scappare; se riconosce la realtà e accetta la libertà può ridere di sé stesso, degli altri e pure combattere.
L'architetto Schiavoni evidenzia brutture oggettive (l'arredo urbano in piazza e in centro storico) ed equivoci non solo linguistici (il ripristino scambiato per restauro), che nascondono carenze profonde. Ma se la risposta è spostare le priorità non si rischia di concentrarsi su questo o su quello trascurando il resto o meglio il generale di una città che procede a tentoni più che a tentativi? 'E preferibile forse perseguire, nella mentalità oltre che nelle procedure, il metodo del concorso di idee e di progettazione che Schiavoni stesso rilancia e che naturalmente presuppone una politica capace di scelte e di visione. Sulle attività culturali (cinema Italia eccetera), prima dei lamenti e dei rimpianti (opinabili d'altronde), andrebbe sciolta l'antica questione del ruolo degli enti locali: vacche ormai smunte da mungere grazie a tutele e clientele di partito o di associazione o di altro, oppure interlocutori di garanzia per tutti secondo regole certe?
Il problema di via Pianesi e dintorni esiste realmente e chi vi passa abitualmente potrebbe aggiungere altri esempi ed episodi. Va precisato che le panchine durante il giorno sono anche utilizzate utilmente e correttamente da pensionati, fidanzatini, badanti "in libera uscita", passanti, persone di provenienza extracomunitaria dallo sguardo spaesato e non per questo pericolose... Non tutto quello che avviene di strano, di sospetto e di sgradevole nella zona compresa tra la stazione e piazza Mazzini è reato. Si stanno però incistando situazioni e comportamenti che vanno verificati e affrontati.
Menichelli è tra i vescovi italiani uno dei meno posati e più ricchi di lati umani ben pronunciati. Non è però angelico e conosce le necessità e le contraddizioni legate al servizio e alla guida pastorale. Assecondando le sue inclinazioni e i suoi orientamenti culturali, ha privilegiato con realismo il rapporto con il centrosinistra marchigiano pur evitando collateralismi definitivi (più per disincanto che per scelta strategica). Dai confratelli riceve simpatia, condita tuttavia di piccole ironie e bonari sarcasmi sulla sua personalità libera e dinamica, cui forse ora si aggiungeranno, mescolate tra loro, felicitazioni sincere e naturali invidie. Ha conosciuto bene la curia dei tempi di Achille Silvestrini ma probabilmente Francesco lo getterà nella mischia, più pastorale e comunicativa che teologica e curiale, di una chiesa che su famiglia, matrimonio e sessualità vuole segnare un cambio di atteggiamento e di mentalità che nei fatti non potrà lasciare immune la dottrina, checché ne dicano lo stesso papa Bergoglio e alcuni (non tutti) dei suoi consiglieri più fidati.
Perché gufare sui risultati sportivi della Lube e legarli alla querelle sul palas? Non esiste nella pallavolo come negli altri sport una divisione netta tra il momento agonistico e la vita societaria; e pure il contesto ha la sua influenza, d'accordo. Forse però mescolare tutto insieme non aiuta, anche se occorre capire la reazione a certi atteggiamenti e parole che non sono il massimo della simpatia.
Prendersela con i maltrattamenti clamorosi e trascurare quelli silenziosi come la costrizione in appartamento o l'allevamento clandestino e crudele a scopi lucrosi è certo un atteggiamento ipocrita. Sui guinzagli e le museruole ai cani va però detto che vi sono obblighi derivanti da leggi e regolamenti peraltro poco osservati e poco sanzionati. Nelle città per la noncuranza o l'incoscienza delle persone che li conducono talvolta i cani costituiscono un pericolo: ne fanno le spese persino loro simili di taglia magari inferiore. Per non parlare dell'annoso fenomeno delle cacche nei marciapiedi e nei parchi. In alcune zone di campagna e di montagna oltre al fenomeno del randagismo (più pericoloso dei bistrattati lupi) c'è da guardarsi dall'incontro con i quattrozampe che presidiano le greggi. La natura lasciata a sé stessa non è un valore e non produce alcun eden.
Interessanti, al di là dello stretto merito della vicenda di cui non conosco a fondo le pieghe, alcune osservazioni di Rinaldelli: "...aver reso un'intera città un museo, lasciando morire tutto il resto."; "...la cultura è una perenne inaugurazione, un evento senza alcun altro esito che sé stesso.".
Gianni Menghi
Utente dal
12/6/2009
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