Banca Marche, il direttivo Cgil:
“Inascoltati su Bianchi e Costa”

SINDACATO - Si è riunito il comitato provinciale, solidarietà alle vittime del decreto e ai lavoratori dal segretario Daniel Taddei. Da gennaio consultazioni per un nuovo statuto dei lavoratori

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Daniel Taddei

Daniel Taddei

 

Solidarietà del comitato direttivo della Cgil di Macerata a  a tutti coloro che sono stati colpiti direttamente dagli effetti dell’inaspettato decreto “salva banche”. Il tema è stato trattato lunedì scorso nella riunione del sindacato che ha fatto il punto su un anno  di attività. «Il decreto – ha detto il segretario generale Daniel Taddei  nella sua relazione –  salva i quattro istituti coinvolti dando a questi i mezzi per un auspicabile rilancio, di fatto anticipando in parte il “bail in”,  ma scarica sugli azionisti e obbligazionisti subordinati parte dei costi, ma sopratutto scarica sui lavoratori delle quattro banche interessate, in un quadro di incertezza sulle future prospettive, tutte le tensioni e problematiche che ne derivano, senza nulla porre nel merito della responsabilità di coloro che hanno provocato nel tempo il dissesto di tali banche e su coloro i quali avrebbero dovuto vigilare gli organismi preposti»

Durante l’assemblea si è ricordata la richiesta di cambiamento alla guida della Camera di commercio fatta dalla Cgil  in opposizione alla candidatura risultata poi vincente di Giuliano Bianchi ex amministratore di Banca Marche e l’indignazione per la nomina a cavaliere del Lavoro di Lauro Costa, per  diversi anni presidente e vicepresidente di Banca delle Marche. «Abbiamo denunciato pubblicamente – continua Taddei – il sistema di governance economico-sociale provinciale e regionale che ha portato alla rovina di Banca Marche ed alla umiliazione di una comunità, lasciando centinaia di imprese e migliaia di lavoratori tra le rovine di prestiti non concessi. Il tutto nel silenzio più assoluto e cosa più grave nell’immobilismo totale».

Il comitato ha trattato anche della situazione politica internazionale, di legge di stabilità e della crisi occupazionale ed economica provinciale. La relazione del segretario ha menzionato anche l’emergenza migranti e gli scenari di guerra e di terrorismo che solo a novembre 2015, mese degli attentati terroristici a Parigi, hanno causato oltre 4 mila vittime civili in vari paesi. Il dibattito che ne è seguito, cui hanno partecipato sindacalisti, delegati aziendali e pensionati, ha evidenziato le grandi criticità della situazione sociale. Il comitato esprime  la condanna di tutti gli atti di violenza,  di guerra istituzionale o di terrorismo “per dare una risposta inclusiva all’emergenza dei migranti che vada alla radice del problema e non sia invece una strumentalizzazione politica ed economica”. Forti preoccupazioni sono state espresse per lo stato della sanità, della scuola e delle amministrazioni locali: «A causa anche delle ultime leggi e delle politiche dei tagli lineari, sono aumentati i disagi e i disservizi a favore dell’iniziativa privata, con il pericolo dell’ingresso di multinazionali in settori di primario interesse della collettività quali la salute, l’istruzione e i servizi sociali, cui si aggiungono i settori agroalimentare, farmaceutico, dell’igiene ambientale e dei servizi primari di energia ed acqua. La situazione economica ed occupazionale anche della nostra provincia ha assunto toni drammatici e disperati, migliaia di lavoratori e cittadini scivolano sempre di più verso la povertà, la ripresa tanto declamata grazie alle modifiche apportate dal Jobs Act è rimasta sulla carta mentre registriamo un’esplosione di lavoro precario, tirocini, di utilizzo dei voucher e l’aumento degli inattivi e cioè le persone non occupate e che non cercano lavoro. Anche i primi effetti del demansionamento cominciano ad intaccare la già precaria condizione occupazionale».

La Cgil a gennaio inizierà una consultazione dei lavoratori sulla proposta di un nuovo statuto dei lavoratori, “per ricomporre il mondo del lavoro con una nuova concezione del diritto del lavoro, che riguarda tutti, a prescindere dalla forma in cui è svolto, quindi tutelando anche il lavoro autonomo, non solo quello subordinato e parasubordinato. Inoltre consulteremo i lavoratori per sapere se ritengono utile che la Cgil accompagni l’iniziativa a sostegno della proposta di legge, con l’elaborazione di alcuni requisiti referendari che puntino a rimuovere l’attuale quadro normativo scaturito dal Jobs Act”.



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