Sae a Pieve Torina
di Gianluca Ginella
«Dormivamo in undici in container di dieci metri, i termosifoni in inverno venivano accesi due o massimo tre ore, poi si spegnevano. Venivamo portati al lavoro con auto senza freni, salivamo in 7-8 persone, anche dieci. Lavoravo 7 giorni, mi avevano promesso 250 euro a settimana, alla fine quando ero tornato in Romania ho ricevuto 700 euro». E’ il racconto di uno dei lavoratori che ha denunciato le condizioni di chi lavorava in alcuni cantieri per realizzare le Sae. Sotto accusa il presunto caporale Gheorghe Carp, romeno, e, come responsabili civili, le aziende Gips e Consorzio Arcale. Oggi nel corso di una lunga udienza che si è svolta davanti al giudice Domenico Potetti del tribunale di Macerata, il dipendente (che ha lavorato per 5 o 6 settimane nei cantieri) ha raccontato quello che ha vissuto. Oltre a lui sono stati sentiti i sindacalisti Massimo De Luca e Daniel Taddei della Cgil.
Massimo De Luca e Daniel Taddei (a destra)
Il sindacato aveva aiutato i lavoratori per riuscire a vedere riconosciuto quanto spettava loro e denunciò i presunti episodi di caporalato. Un processo che entra nel vivo a sette anni dai fatti (che risalgono al 2017). Oggi un lavoratore romeno ha raccontato che lui e altri erano stati scelti perché avevano famiglie con bambini piccoli e avevano bisogno di guadagnare. «Mi hanno detto che mi davano 50 euro al giorno, 250 euro a settimana, ma poi al momento del primo pagamento mi hanno detto che la ditta più grande, Arcale, non aveva i soldi e non mi hanno pagato. I primi soldi li ho ricevuti quando sono tornato in Romania, 700 euro. Lavoravamo sette giorni a settimana dalle 7 alle 19. Andavo nei cantieri con le scarpe da ginnastica, non mi hanno mai dato guanti o altri dispositivi».
Il manovale ha raccontato che si era anche fatto male alla schiena alzando dei pesi «mi hanno fatto stare a riposo due o tre giorni. Come mi sono curato? Un collega mi ha dato una crema. Cosa ha detto Carp? Non credeva mi fossi fatto male». L’uomo alla fine ha contattato il fratello, che vive a Roma, e grazie a lui ha potuto fare rientro in Romania «mi ha dato lui i soldi per il viaggio». Ha detto che i lavoratori non potevano muoversi dai container in cui erano ospitati perché non avevano mezzi per potersi allontanare da lì. Sentiti anche i sindacalisti che hanno ricostruito come nacque la vicenda. Tutto era partito da un lavoratore che si era infortunato ad una caviglia mentre era al lavoro in un cantiere di Ussita.
Il pm Francesca D’Arienzo
«Tanti di questi lavoratori sapevano solo che stavano in Italia, ma non dove stavano esattamente. Tutto girava intorno a Carp – ha detto De Luca -. Il 6 dicembre 2017 c’è stato un infortunio in un cantiere. Era successo la mattina e lo hanno lasciato ad aspettare in un’auto fino a sera. Lo abbiamo portato noi in ospedale a Camerino. Lui non voleva tornare al campo base, se la sera non fosse stato portato a Camerino era già tutto concordato per riportarlo in Romania, senza passare dall’ospedale. Questo ha generato ansia tra gli altri lavoratori, oltre che per la questione dei pagamenti, perché avevano paura di come sarebbero stati trattati se si fossero fatti male loro». La difesa di Carp gli ha chiesto se gli risultassero minacce fisiche «Ne ho sentito parlare dai lavoratori ma non ho contezza venissero fatte. C’erano minacce che se non si faceva una cosa si sarebbe perso il lavoro, che li avrebbero rimandati a casa»
A Carp viene contestato (pm Francesca D’Arienzo) di aver reclutato sette operai di nazionalità romena e ulteriori 13 lavoratori non identificati e di averli impiegati per i lavori di costruzione delle Sae a Pieve Torina, Visso ed Ussita sottoponendoli a giornate di lavoro che partivano dalle 6,30 del mattino e fino alle 19 con trenta minuti di pausa pranzo, senza il riposo domenicale con una paga di circa 50 euro giornaliere, in assenza di idonea sistemazione alloggiativa, senza riscaldamento, dove venivano sistemati 4 operai per ciascun alloggio.
L’avvocato Gabriele Cofanelli
Questo sarebbe avvenuto tra l’8 settembre 2017 e il 12 dicembre 2017. Inoltre è accusato di violenza privata e omissione di soccorso perché avrebbe costretto il lavoratore che si era infortunato ad una caviglia, scivolando nel cantiere edile di Ussita, a non andare in ospedale per essere curato dietro la minaccia che se lo avesse fatto non avrebbe ricevuto alcuna retribuzione.
«I sindacalisti hanno raccontato quello che veniva riferito loro dai singoli dipendenti – dice l’avvocato Antonio Renis, che assiste Carp -. Non hanno visto direttamente. Tanto è vero che siccome i testimoni non sono stati rintracciati dalla procura, abbiamo chiesto di sentirli noi, visto che c’era stata la rinuncia. Il giudice ce lo ha concesso e il 18 settembre saranno sentite tutte le persone citate dai sindacalisti nella loro deposizione. Carp nega quello che gli viene contestato.
L’avvocato Antonio Renis
La vicenda è più complessa: questi ragazzi venivano in Italia, non sapevano parlare italiano, non sapevano nemmeno dove si trovassero. Carp, che era assunto anche lui come dipendente della ditta Europa, che venne chiusa due giorni dopo l’incidente del lavoratore, era un punto di riferimento di questi ragazzi. Lui pure non ha percepito stipendi da Europa, quindi direi che era un caporale sui generis visto che viveva una situazione analoga agli altri».
Al processo sono state chiamate in causa dalla Cigl (parte civile con l’avvocato Bruno Pettinari) due aziende in qualità di responsabili civili. Si tratta del Consorzio Arcale (assistito dagli avvocati Gabriele Cofanelli e Massimiliano Cofanelli) e del consorzio Gips di Trento (assistito dall’avvocato Fulvia Bravi).
Sotto accusa, per una posizione marginale non legata al caporalato ma a lavori che sarebbero stati fatti senza autorizzazioni, c’è anche Vincenzo Romano in qualità di legale rappresentante della ditta Europa srl, assistito dall’avvocato Renis. Prima dell’udienza le difese avevano presentato una istanza di astensione del giudice perché si era occupato di una archiviazione per altre posizioni sempre per la stessa vicenda. La richiesta è stata rigettata.
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