Enea e la mamma Arianna all’uscita dal tribunale dopo la lettura della sentenza
di Gianluca Ginella (Foto di Fabio Falcioni)
«Venite è entrato un ladro, penso che mia madre sia morta». È iniziata così, con Arianna Orazi che intorno alle 19,47 del 24 dicembre 2020 chiama i carabinieri parlando di un furto finito male nella villetta di Montecassiano dove vivono lei, la mamma, Rosina Carsetti, 78 anni, il papà, Enrico Orazi, 80, e suo figlio Enea Simonetti, 22. È finita (almeno per il primo grado) con la condanna all’ergastolo per Enea. Per i giudici della Corte d’assise di Macerata è stato lui a commettere il delitto. Arianna e il padre Enrico sono stati assolti dall’accusa di omicidio e condannati a due anni per simulazione di reato.
Arianna in lacrime dopo la sentenza
Il processo si è concluso dopo 17 udienze a distanza di circa due anni dall’omicidio di Rosina. Il pm aveva presentato un conto salatissimo: ergastolo per tutti. Per il sostituto Vincenzo Carusi, che quella notte del 24 raggiunse la villetta per accertare cosa fosse accaduto, a uccidere materialmente Rosina era stato il nipote, mentre la madre aveva organizzato. Secondo il magistrato si è trattato di una degenerazione dei maltrattamenti che venivano inflitti alla anziana, un delitto che sarebbe stato conseguenza di questi.
Enea all’arrivo in tribunale
LA SENTENZA – La Corte d’assise, presieduta dal giudice Andrea Belli, affiancato dal giudice Daniela Bellesi, si è ritirata in camera di consiglio intorno alle 10 di questa mattina. I giudici ne sono usciti poco dopo le 13,30 e alle 13,40 Andrea Belli ha letto il dispositivo. Condanna all’ergastolo per il 22enne Enea Simonetti. Niente premeditazione ma con l’aggravante di avere ucciso una ascendente e approfittando della minorata difesa. Per l’omicidio sono stati assolti Enrico Orazi. 80 anni, e Arianna Orazi, 50, «per non aver commesso il fatto». La Corte d’assise li ha condannati entrambi a 2 anni per la simulazione di reato, pena sospesa. Per Arianna disposta l’immediata scarcerazione. Assoluzione per tutti per ognuno degli altri reati che venivano contestati, a vario titolo: maltrattamenti, rapina, estorsione, furto.
Inoltre il giudice ha disposto la trasmissione degli atti in procura per le dichiarazioni rese da Enea Simonetti nel corso del processo, in cui alla fine aveva puntato il dito verso mamma e nonno. Enea e Arianna hanno atteso la sentenza insieme, seduti accanto, nel gabbiotto che si trova nell’aula 1 del tribunale dove si è svolto il processo.
Hanno parlato tra loro per tutto il tempo. È finita con Enea che è uscito dall’aula senza mostrare reazioni, mentre Enrico e Arianna avevano le lacrime agli occhi dopo la sentenza.
Rosina Carsetti
I giudici hanno probabilmente dato una ricostruzione dei fatti che, vista l’esclusione della aggravante della premeditazione ricostruisce così il delitto: a uccidere è stato Enea in un gesto d’impeto verso la nonna. Poi la madre e il nonno hanno cercato di nascondere quello che aveva fatto. Questa l’ipotesi interpretando la sentenza, le motivazioni usciranno tra novanta giorni. Al processo era presente anche il papà di Enea, che è uscito dal tribunale addolorato per la condanna del figlio all’ergastolo, ha detto «preferisco non rilasciare nessun commento».
Enea è difeso dagli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, Arianna dall’avvocato Olindo Dionisi ed Enrico dal legale Barbara Vecchioli.
(Ultimo aggiornamento alle 15,40)
L’avvocato Valentina Romagnoli
L’avvocato Barbara Vecchioli
L’avvocato Olindo Dionisi
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