Elezioni, l’ex sindaco Meschini:
«Ecco perché un cattolico può votare Pd»

MACERATA - La riflessione dell'esponente dem, di solito piuttosto schivo, arriva dopo l'omelia politica del vescovo Marconi: «Le sue parole hanno rafforzato il mio pensiero»
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Giorgio Meschini

 

di Alessandra Pierini 

«Per un cattolico è possibile votare il Pd». A spiegare i motivi di questa affermazione in un lungo post sui Facebook è Giorgio Meschini, ex sindaco di Macerata, sempre in forza Pd ma in posizione piuttosto defilata e schiva rispetto a tanti suoi colleghi di partito. Meschini interviene a due giorni dall’omelia politica di monsignor Nazzareno Marconi che a San Giuliano ha indicato ai fedeli le regole del Vangelo da seguire per votare da buoni cattolici. Si risveglia così il mai spento dibattito sul rapporto tra laicità e fede che, a 23 giorni dal voto per il nuovo governo, assume naturalmente una maggiore rilevanza. E proprio da Giorgio Meschini, cattolico praticante, arriva una decisa indicazione di voto, sulla scia delle parole del vescovo. «E’ una riflessione fatta con alcuni amici prima dell’omelia di San Giuliano, ma le sue parole hanno confermato la mia tesi per cui ho ritenuto giusto condividerla».

Ed ecco perché, secondo Meschini, un cattolico può votare il Pd. 
«Perché fede e politica agiscono su due piani diversi anche se l’azione politica deve essere anche ispirata dai valori della fede; perché noi siamo in uno Stato laico voluto dai Padri costituenti in maggioranza cattolici, mentre sovrapporre la fede alla politica significa costruire uno Stato teocratico come l’Iran degli ajatollah, l’Afghanistan dei talebani e ultimamente la Russia di Putin, la cui guerra è stata benedetta dal Patriarca Kirill come una nuova crociata contro un occidente corrotto e depravato; perché essere cattolici non significa esibire santi, madonne e rosari, ma cercare di essere coerenti nella vita, pur con la consapevolezza di non esserlo mai completamente; perché tutti i valori non sono negoziabili e non solo alcuni, altrimenti non sono valori, e le contraddizioni sono all’interno di qualsiasi coalizione e di qualsiasi partito; perché alla difesa della vita, alla nascita e alla fine, va anche aggiunta la difesa della vita “durante” con la sanità pubblica, l’istruzione garantita a tutti, il lavoro dignitoso e sicuro, una vecchiaia serena, un ambiente da rispettare e tutelare».

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Il vescovo Marconi durante l’omelia di San Giuliano

L’ex sindaco affronta anche temi delicati e particolarmente caldi nella campagna elettorale in corso come l’aborto, l’eutanasia, la famiglia (tradizionale e non) e l’immigrazione: «Costringere a non abortire o a non suicidarsi, in certe condizioni a chi non crede, non aiuta a far riconoscere il valore della vita, ma invita solo alla ricerca di vie alternative, illegali e più pericolose. Solo con il convincimento e con la testimonianza e con adeguati strumenti sociali ed economici si può e si deve intervenire, come il sostegno durante la gravidanza per chi è in difficoltà, la nascita in anonimato per la successiva adozione, l’uso di cure palliative e non dell’accanimento terapeutico. Difendere la famiglia significa garantire adeguati servizi socio-sanitari ai genitori in attesa e subito dopo la nascita dei figli; non discriminazione delle donne in stato di attesa sui luoghi di lavoro; asili nido per l’infanzia; redditi da lavoro dignitosi; un reddito minimo di sopravvivenza per chi non ha lavoro o per chi lo perde in attesa di trovarne uno, magari con una necessaria formazione; servizi sociali, assistenziali ed economici per gli anziani, specie i più fragili, e per le famiglie con presenza di persone disabili. Saper accogliere gli immigrati non significa avallare immaginarie “invasioni” ma essere attenti alle necessità di popoli in difficoltà e in guerra (in Africa attualmente ci sono oltre 50 conflitti in atto!) e anche alle nostre necessità perché senza migranti oggi mezza Italia si fermerebbe. 47mila sbarchi in sette mesi nel 2022, senza mai sapere i dati di quanti arrivano dalle frontiere di terra, sono meno di un terzo rispetto agli oltre 150mila ucraini giustamente accolti in pochi giorni allo scoppio della guerra e la maggior parte di quelli sbarcati non restano in Italia e vanno in tutta Europa, ma solo questi ultimi ci fanno paura. Dare la cittadinanza a chi è in Italia da sempre, essendoci nato, almeno dopo il completamento di un ciclo di studi è non solo doveroso ma moralmente obbligatorio. Perché il rispetto della dignità delle persone, qualsiasi sia il loro orientamento, la loro condizione e la loro provenienza, è un dovere sacro di ogni credente».
Meschini parla anche della giustizia sociale e dell’Europa: «La giustizia sociale è un valore fondamentale. Pagare le tasse non è “bello” ma è necessario per mantenere i servizi ai cittadini e chi più guadagna è giusto che contribuisca maggiormente come dicono la Costituzione, l’etica e la morale. Evadere le tasse significa rubare agli altri cittadini e va contro un comandamento, così come non garantire il giusto salario a chi lavora. La “Flat tax” e la “pace fiscale” favoriscono i soliti furbi. Nel tempo della pandemia la ricchezza si è ancora di più concentrata nelle mani di pochi mentre la fascia della povertà si è allargata. Riteniamo che un fisco equo sia quello che fa pagare le giuste tasse a tutti. Vogliamo un’Europa più forte e unita per confrontarsi da pari a pari con le grandi potenze mondiali, gli Stati Uniti, la Russia e la Cina e non un’Europa di Stati in competizione tra loro e divisi. Nessun Paese europeo da solo, seppur forte come la Germania, può essere alla pari di quegli altri e le ultime crisi sanitarie e di guerra lo hanno ampiamente dimostrato, solo quando si è ragionato come un’unica realtà coesa si sono raggiunti obiettivi importanti come il finanziamento del Pnrr e le sanzioni alla Russia».

 

 

L’omelia politica di San Giuliano, il vescovo: «Non vi dico chi votare ma 7 regole del Vangelo per scegliere»

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