Se il buon governo da esportare
è quello della riforma sanitaria delle Marche,
allora c’è davvero da preoccuparsi

L'INTERVENTO di Claudio Maria Maffei dopo le parole di Giorgia Meloni, che ha aperto la sua campagna elettorale da Ancona. Proviamo a vedere quale sanità viene fuori dal laboratorio politico della nostra regione in modo da immaginare cosa potrà capitare a livello nazionale se la marcia elettorale cominciata ieri porterà la leader di FdI a guidare il governo del Paese

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

Giorgia Meloni ha cominciato il suo tour elettorale proprio da Ancona e dalle Marche perché proprio nelle Marche Fratelli d’Italia avrebbe dimostrato di saper governare. Del resto non a caso pochi giorni fa il Guardian, quotidiano inglese, ha scritto che le Marche sono il laboratorio in cui Fratelli d’Italia sta facendo le prove di governo. Lo stesso quotidiano ha ventilato la possibilità che Fratelli d’Italia esporti a livello nazionale la sua visione del diritto (o meglio del non diritto) delle donne all’aborto vista la sua posizione sulla cosiddetta pillola abortiva. Bene, proviamo a vedere quale sanità viene fuori dal laboratorio politico delle Marche in modo da immaginare cosa potrà capitare alla sanità nazionale se la marcia elettorale cominciata ieri in Ancona porterà Giorgia Meloni a guidare il governo del Paese. I capisaldi di questa politica sono stati tre: superamento dell’Asur con l’obiettivo di avvicinare di più i cittadini ai centri decisionali, il superamento degli ospedali unici per arrivare ad una sanità più diffusa e il potenziamento della sanità pubblica a scapito di quella privata.

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Giorgia Meloni ieri ad Ancona

Vediamo più da vicino questi obiettivi. Per smantellare l’Asur e creare le nuove Aziende Sanitarie Territoriali si sta paralizzando tutto l’apparato amministrativo della sanità regionale scatenando fra l’altro nomine dirigenziali all’ultimo minuto. Il tutto senza che ai cittadini (che dell’esistenza o meno dell’Asur niente sapevano e poco interessava) arrivi alcun frutto di tanto intempestivo impegno. Per superare gli ospedali unici (che in realtà dovevano essere solo tre uno dei quali era quello Macerata- Civitanova Marche, mentre gli altri due erano quelli di Pesaro-Fano e di Ascoli Piceno- San Benedetto del Tronto) si prevede il mantenimento di una rete ospedaliera ipertrofica e inefficiente in cui ad esempio tredici ortopedie pubbliche riescono si è no fare un terzo della chirurgia protesica regionale, con gli altri due terzi fatti dalle Case di Cura private della nostra regione e delle regioni vicine.

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I dirigenti e i candidati FdI ieri sul palco di Ancona con Giorgia Meloni

Una rete ospedaliera in cui in compenso a Pergola (dove era sindaco l’attuale assessore alla Edilizia sanitaria Francesco Baldelli di Fratelli d’Italia) si investe sul blocco operatorio e sul riavvio della attività chirurgica e a Cingoli (dove era sindaco Filippo Saltamartini attuale Assessore alla Sanità) vanno a fare i turni medici internisti di ospedali veri e in difficoltà come quelli di Jesi e di Fabriano (quelli di Senigallia si salvano perché i turni li vanno a fare al Pronto soccorso del loro ospedale che ha un organico fortemente carente). Ovviamente con questi troppi ospedali i servizi territoriali sono sguarniti con carenze drammatiche nella area della salute mentale e della neuropsichiatria infantile.

Quanto ai privati la Giunta ha ridotto il loro budget per cui le liste di attesa di Villa dei Pini si allungheranno e chi nel Maceratese avrà bisogno ad esempio di interventi di chirurgia protesica o aspetterà di più o dovrà andare fuori regione. Perché purtroppo nel frattempo le tre ortopedie pubbliche della Area Vasta non ce la faranno a compensare la riduzione di attività della casa di Cura. Se tutto questo è buon governo da prendere come esempio da portare a livello nazionale c’è davvero da preoccuparsi. E non poco.

*Medico e dirigente sanitario in pensione

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