Un momento dello spettacolo
di Marco Ribechi
Il fuoco del flamenco infiamma la platea e chiude in un’ovazione il Macerata Opera Festival. Non poteva terminare in un modo migliore la stagione 2022 dello Sferisterio (che chiuderà definitivamente questa sera con l’ultima replica de Il Barbiere di Siviglia) se non con lo spettacolo probabilmente più applaudito e acclamato dell’intera estate, Fuego, presentato dalla Compañía Antonio Gades e suonato dal vivo dall’Orchestra Filarmonico Marchigiana.
Candela, Carmelo e dietro lo spettro di José
Uno show summa del 2022, capace di sintetizzare con coerenza e raffinatezza le contaminazioni presentate in arena durante l’intera programmazione della 58esima stagione unendo musica sinfonica, bel canto di altissimo livello, ritmi folclorici, danza e quell’esotismo tutto latino in parte già sperimentato con il re della Bossa nova Toquinho. Insomma, Fuego è apparso come un poliedro cangiante, un oggetto difficile da catalogare in un ambito specifico ma molto facile da apprezzare data l’estrema attenzione riposta ad ogni minimo particolare, evidente sia nella raffinatezza delle musiche che nella geometricità delle coreografie. Anche la risposta dell’arena è stata sorprendente, con un pubblico numeroso arrivato ad occupare quasi totalmente la platea considerando che i palchetti erano stati lasciati chiusi: un ottimo risultato vista la singolarità dell’evento.
L’incantesimo della brucha-strega
Come detto in Fuego convivono molte anime e sensibilità ma le linee guida sono principalmente due: quella della musica classica, grazie alle splendide composizioni di Manuel de Falla, e quella dei canti e balli popolari che in Spagna si coniugano indissolubilmente con il flamenco, l’inconfondibile stile musicale divenuto emblema dell’intero paese iberico. Lo spettacolo è infatti un omaggio alle composizioni di de Falla in salsa andalusa ovvero sposandole con il canto e il ballo popolare in un’ambientazione che trasuda dalle vesti delle donne e dalle movenze dei corpi tutta la follia e l’erotismo gitano tipico della Spagna del sud. Infatti, fin dalle prime scene della vicenda, sembra di essere trasportati in una calle di Siviglia o in un rincon di Jerez dove gli avventori urlano, si ubriacano e duellano gustando lo sherry di qualche bodega al ritmo forsennato del battito di palmas e di scarpe del Flamengo, capace di far esplodere qualsiasi cuore gonfio di passione. Il Flamengo messo in scena è quindi dei più puri e viscerali, fatto di minacce e desiderio, di sarcasmo e condivisione.
Il matrimonio finale
È in questa atmosfera popolana e caliente che si svolgono le vicende di Candela, una bella giovane innamorata di Carmelo ma tormentata dallo spettro di suo marito José, morto in duello proprio all’inizio del racconto. Tra apparizioni e rituali popolari, alcuni anche di magia grazie all’azione di una strega, Candela riuscirà a liberarsi della maledizione coronando il suo sogno d’amore. Una trama piuttosto semplice e minimale a cui però Antonio Gades e Carlos Saura, che presentarono per la prima volta lo spettacolo a Parigi nel 1989 nel Théâtre du Châtelet, sono riusciti a infondere una solida e iconica componente popolare, andando a valorizzare tutti i legami che la cultura folklorica intrattiene con la musica colta. Forse proprio la capacità di cambiare repentinamente registro (e persino modalità espressiva) senza creare cesure nella narrazione, è l’aspetto più sorprendente dello spettacolo che trasversalmente riesce a valorizzare e amalgamare ogni singola componente in scena. Quindi si può passare con agilità dai momenti di calma apparente in cui si gustano le splendide composizioni impressionistiche di de Falla a forsennate danze sensuali dove invece a far da padrone è la chitarra e l’incessante battito di mani e piedi che accompagna le rabone delle gonne delle splendide gitane. Oppure le emozioni suscitate dalle incredibili voci dolorose e malinconiche del flamenco si fondono, spesso anticipandoli, con gli emozionanti passi a due eseguiti da splendidi interpreti come Esmeralda Manzanas, Àlvaro Madrid e Juan Pedro Delgado, rispettivamente nei panni di Candela, Carmelo e dello Spettro.
Lo Sferisterio
Fuego ha offerto quindi uno spettacolo a tutto tondo, carico di emozioni e di passioni come d’altronde lo stesso titolo faceva presagire. La fiamma della vita e di ogni senso umano, ovvero quella dell’amore, non può essere spenta dalla morte e dal passato ma deve continuare ad ardere nel cuore degli uomini, questo è il significato ultimo della rappresentazione e in fin dei conti di ogni canto e musica popolare pensati non tanto per essere ascoltati ma piuttosto per essere vissuti e, per questo, sempre accompagnanti dalla danza, espressione viscerale di impulsi vitali incontenibili. Sul finale, dopo applausi ripetuti ad inframezzare le scene, il saluto del pubblico dello Sferisterio agli interpreti è stato anch’esso spettacolare. Il compás lanciato dal battito delle mani degli attori si è trasformato in una lunghissima ovazione che ha richiesto vari inchini per essere soddisfatta. Una serata davvero dal “tutto perfetto” a cui forse si potevano aggiungere le traduzioni dei testi cantati che avrebbero senza dubbio aggiunto un’altra componente emotiva ad uno spettacolo già di per sé estremamente coinvolgente.
Che serata magnifica!!!
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Considerato il grande continuo siccesso che sta riscuotendo il magnifico SFERISTERIO non capisco del perche’ solo la RAI ancora non se ne sia mai accorta !Penso che qualche spettacolo potrebbe anche trasmetterlo in diretta ! Non vi sembrerebbe giusto e doveroso ? Coraggio Sindaco ! Dia una svegliatina alla RAI !!!!