Una scena corale di Pagliacci
di Franco De Marco
La seconda di The Circus-Pagliacci, il format innovativo e coraggioso cinema-lirica portato allo Sferisterio dal nuovo direttore artistico Paolo Pinamonti, ha confermato tutto il suo fascino e la sua validità concettuale.
Fabio Sartori
Lo spettacolo, andato in scena ieri sera, è risultato migliorato, in certi aspetti della concertazione di “Pagliacci”, anche se tutti i colori e il “sangue” verista dell’opera di Ruggero Leoncavallo sono rimasti in parte inespressi.
Se la bacchetta di Timothy Brock, che guidava l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, è stata superlativa nell’esecuzione della colonna sonora originale – prima esecuzione assoluta della partitura restaurata dallo stesso Timothy Brock – del film poesia di Charlie Chaplin “The Circus”, nel caso di “Pagliacci” è apparsa meno efficace almeno in alcuni momenti del dramma della gelosia con tempi troppo lenti mettendo in difficoltà anche i cantanti. Un’altra bella serata comunque con un pubblico (circa 1.500 presenti) che ha lasciato vuota quasi la metà dell’arena al contrario degli spettacoli precedenti e futuri (ottima la prevendita). The Circus-Pagliacci dittico inedito e assolutamente da vedere per amanti del cinema e della lirica e dello spettacolo in genere. Ultima rappresentazione giovedì prossimo con inizio sempre alle 21.
A toccare il cuore è stata soprattutto la proiezione del meraviglioso film muto “The Circus”, realizzato la bellezza di 94 anni fa quando c’era un altro mondo. Film muto ma parlante grazie alle immagini e alla colonna sonora eseguita con sfumature e accenti sempre perfettamente sincronizzati. Ottima prova della Filarmonica Marchigiana. E’ la musica che parla. Non occorre la voce. Un dittico inedito, lanciato dallo Sferisterio di Macerata, che è un viaggio nell’anima, nel sentimento, nelle passioni e nella memoria. Soprattutto un viaggio nel mondo dello spettacolo che cambia paradigmi. Il grande schermo è stato l’elemento caratterizzante del dittico. Forse Macerata Opera Festival 2022 resterà nella memoria come quella del Grande Schermo sopra il Grande Muro.
“Pagliacci”, opera verista Ruggero Leoncavallo, teatro nel teatro, anch’essa allestita con richiami cinematografici, ha visto un cast di indubbia qualità e degno di un’arena come lo Sferisterio. Il tenore Fabio Sartori (Canio-Pagliaccio), tra i più completi stilisticamente in assoluto, molto a suo agio nel fraseggio e negli acuti, ha dominato la scena fino alla strage finale con suicidio nell’Apetta. Vocalità importante anche quella del soprano Rebeka Lokar che ha disegnato una Nedda-Colombina assai incisiva ed espressiva. Sicuro anche il baritono Fabian Veloz (Tonio/Taddeo). Efficaci anche David Astorga (Peppe/Arlecchino) e Tommaso Barea (Silvio). Molto bene il Coro “Vincenzo Bellini” guidato da Martino Faggiani. L’allestimento minimalista, ripreso da una produzione del 2015, del regista Alessandro Talevi, con al centro il carretto della compagnia di attori, ha avuto il merito di riempire il Grande Muro con pochi elementi e movimenti di massa ben assestati (tutti in piazza vedere il cinema e abbandonando la commedia dell’arte).
All’appuntamento finale del Mof manca ora “Il Barbiere di Siviglia” in scena venerdì prossimo (anteprima mercoledì) e repliche il 19 e il 21. Anche questa opera di Gioachino Rossini avrà un contesto contemporaneo: uno studio televisivo.
L’accostamento tra cinema/mondo dello spettacolo e lirica, e soprattutto l’allargamento dell’aspetto musicale, con un minifestival sinfonico con grandi direttori e orchestre, è la cifra di questo del Mof 2022. Vedremo se e come la svilupperà il direttore artistico Paolo Pinamonti nei prossimi anni. Lui giustamente teorizza che l’espressione comunicativa della musica sia passata al cinema dopo la crisi linguistica Novecento. E la musica, entrando in crisi, ha intrapreso due strade: da un lato il repertorio, cioè i grandi testi del passato, dall’altra il cinema.
(Foto Sferisterio/ Luna Simoncini)
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Qui sotto la diretta Facebook dal palco dello Sferisterio ieri sera prima dell’inizio del secondo atto. A girare la diretta Alia Simoncini che, in costume, si è “mimetizzata” tra gli attori e le attrici sul palco.
bravi
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