Thom Yorke e Jonny Greenwood,
due alieni allo Sferisterio.
The Smile è da impazzire (Foto)

I DUE RADIOHEAD, accompagnati da Tom Skinner, portano il progetto nell'arena di Macerata sold out. L'atteso ritorno dopo l'indimenticabile show del 2017 non delude le aspettative. La band è cattiva, analogica, elettrica e dà una nuova prospettiva al concetto di "chitarra, basso e batteria". Pubblico in estasi: pioggia di applausi e standing ovation

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Thom Yorke nell’atto di conquistare lo Sferisterio di Macerata

di Leonardo Giorgi (foto di Fabio Falcioni)

Dopo 40 milioni di dischi venduti e aver segnato la storia della musica (ma non solo), dando un senso a due parole come “rock alternativo”, Thom Yorke e Jonny Greenwood lasciano nell’armadio i vestiti eleganti dei Radiohead per tornare in garage: chitarra elettrica, basso, batteria. Sono questi gli elementi principali del progetto The Smile, arrivato ieri sera allo Sferisterio di Macerata in un live stratosferico, culminato in una roboante standing ovation. Insieme al batterista Tom Skinner, Yorke e Greenwood tornano sul palco dell’arena sold out dopo l’indimenticabile show dell’estate 2017 (leggi l’articolo).

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Jonny Greenwood

Un ritorno che comincia senza troppi fronzoli: Thom saluta tranquillo il pubblico in un italiano discreto ma con ampi margini di miglioramento («Ciao marchegiani!») e poi, nel giro di qualche secondo, i convenevoli finiscono e il popolo dello Sferisterio, quasi intimorito, realizza che gli alieni esistono. Non sono verdi e grigi, assomigliano a noi (anche se la faccia di Greenwood non si è vista molto, eternamente coperta dal ciuffo di capelli rimasto inspiegabilmente immutato dai tempi del video di Creep), ma qualunque strumento prendano in mano suona in un modo nuovo e completamente diverso da quello a cui siamo abituati noi terrestri. Thom e Jonny si scambiano chitarra e basso in continuazione, oltre a suonare il piano e, visto che stiamo comunque parlando di Greenwood, un uomo che ha guadagnato la sua seconda nomination agli Oscar grazie a una colonna sonora (per il film Il potere del cane) incentrata su un pianoforte dall’accordatura capace di cambiare in tempo reale, sul palco era presente anche un’arpa.

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Thom, Jonny e Tom Skinner

Ecco, un’arpa non è il tipico strumento da garage band, così come vedere un musicista (sì, sempre Greenwood) passare un archetto da violino su un basso elettrico per far tremare la sedia di qualche migliaio di persone. Ma l’atmosfera è quella: tre ragazzi che si divertono a tirar fuori riff di chitarra bizzarri e inserirli in una composizione caotica eppure incredibilmente controllata. Un caos calmo, l’essenza del cantante (e chitarrista, e pianista, e scrittore, e bassista, eccetera) Thom Yorke, che tra frasi sussurrate, falsetti in bilico sull’acidità, ruvidi brontolii e balletti elettrici, catalizza l’attenzione di tutto il pubblico per circa 90 minuti di concerto. In scaletta, tutte canzoni del primo e al momento unico album dei The Smile (l’ottimo A light for attracting attention), oltre a una traccia sul finale che, assicura Yorke, è «un nuovo pezzo, nuovo nuovo nuovo», come se stesse in pescheria a convincere qualche nonnina sospettosa della freschezza dei suoi prodotti.

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L’intesa tra Thom Yorke e Jonny Greenwood

Per un paio di brani, i tre sono accompagnati dal sassofonista Robert Stillman, il cui show lisergico e minimal ha aperto la serata. Tutta la scaletta non solo rende giustizia alla produzione e i suoni dell’album, ma addirittura li migliora, rendendoli più analogici e trascinanti, dove ogni suono è stato reso dal vivo senza l’utilizzo di tracce elettroniche preimpostate. Una canzone come The Smoke, forse una delle migliori del disco della band, diventa semplicemente irresistibile, tanto che le sedie dello Sferisterio cominciano a diventare scomode e la voglia di muoversi come Yorke (in qualche modo strampalato e in qualche modo elegantissimo) è tanta. Canzoni insomma che, almeno dal vivo, non fanno troppo rimpiangere i fasti leggendari dei Radiohead di Ok Computer e In Rainbows. Certo, tutto il pubblico avrebbe pagato anche qualcosina di più per sentire un accenno di Karma Police o qualsiasi altro stralcio dei vecchi dischi di Thom e compagni. Ma non è il momento. E, alla luce di un live come questo, sembra quasi scorretto chiedere ai The Smile di tornare indietro di qualche anno o qualche decennio e snaturare la loro (attuale) identità. «Grazie, grazie mille a tutti» dice Thom dal palco alla fine. The Smile rappresenta un nuovo percorso e i fan, almeno quelli dello Sferisterio, sembrano ben felici di accompagnare i loro beniamini. Con il sorriso, appunto.

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