di Ugo Bellesi
I commissari se ne vanno ma i terremoti restano. Anzi, se ne aggiungono altri come quello di Ischia. Così mentre prima i riflettori erano puntati quasi esclusivamente su Norcia e Amatrice (dove la costruzione delle casette è in via di ultimazione) d’ora in poi saranno rivolti su Casamicciola. E le Marche? Possono attendere…
E’ da registrare comunque positivamente che, sul fronte della tassazione, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi abbia avuto partita vinta, e con lui hanno vinto tutte le zone terremotate, ottenendo per le aziende l’esenzione totale da imposte e contributi per due anni. Quindi problema risolto in appena 24 ore, subito dopo il rientro a Roma del presidente del consiglio Paolo Gentiloni che si era incontrato con il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci il quale gli aveva ribadito la tesi del sindaco di Amatrice. Eppure, non avevano sostenuto che non era possibile modificare la normativa sulle agevolazioni fiscali perché “Ci sono norme europee da rispettare”? Infatti si era detto che “Bruxelles vigila sugli aiuti di Stato per evitare che questi vadano a distorcere la concorrenza all’interno del mercato unico”. Come se nelle zone terremotate del centro Italia ci fossero aziende come la Ferrari o la Coca Cola, o qualche multinazionale che potesse mettere in crisi il mercato europeo. Poi si saranno resi conto che i nostri allevatori e i nostri norcini, anche senza pagare le tasse, non avrebbero in nessuna maniera potuto far crollare le borse.
Quindi dare la colpa all’Europa era soltanto una bufala. Come era una scusa quella sostenuta da un assessore che, richiamandosi alle norme europee, aveva definito non praticabile una nostra proposta di creare un marchio, per contraddistinguere tutti i prodotti delle zone terremotate (quindi di tutte e quattro le regioni), facendone così una promozione particolare in tutti i luoghi in cui saranno messi in commercio.
Dopo quella delle tasse altra notizia positiva è che finalmente sono stati dati in appalto i lavori per ripristinare la Valnerina. Ma c’era proprio bisogno di aspettare un anno per risolvere un problema della massima gravità perché quella strada è nevralgica per due regioni? Si sono giustificati dicendo che ci sono voluti molti studi, ricerche, sopralluoghi e perizie per trovare una soluzione…provvisoria. Figuriamoci quando dovranno trovare quella definitiva!
E proprio parlando delle lungaggini in tutti i settori il sindaco di Amatrice ha detto: “Due mesi di ritardo visti da Roma sono niente: per chi vive con fango, polvere, macerie, che per noi rappresentano la storia delle persone che non ci stanno più, sono tantissimi!”
Il problema sta proprio qui. Infatti in questo bailamme ci si è dimenticati delle persone. Le macerie che ingombrano i centri storici dell’entroterra, i ritardi nella costruzione prima e nell’assegnazione poi delle casette, la verifica non ancora ultimata da parte delle apposite commissioni per stabilire se le case danneggiate sono agibili o meno, intere aree urbane transennate perché “zone rosse”, la sistemazione degli sfollati in zone lontane dai loro luoghi di residenza, tutto questo e tanto altro di cui è facile immaginare le conseguenze, creano non solo disagio ma addirittura la disperazione della gente che piano piano si sta rendendo conto di “non avere futuro”.
E’ un anno infatti che intere famiglie vivono da sfollati e per essi la situazione non è mutata in niente perché è rimasta come era al momento della loro “deportazione”. La presidente di “Alzheimer uniti per l’Italia”, Manuela Berardinelli, ha dichiarato: “Abbiamo fatto un censimento negli hotel. Su circa 500 persone ci sono una settantina di casi di Alzheimer, ma gli altri sono o completamente apatici e depressi o vivono una realtà virtuale, senza cadenze giornaliere che siano il pasto servito e la televisione. Anche gli psicologi ne sono rimasti sconvolti. Le persone hanno vissuto un doppio trauma: quello del terremoto e quello dello spostamento. Rischiamo che un intero territorio rimanga senza passato”.
Si è occupata del censimento la psicologa Letizia Coluccini che per molti sfollati ha parlato di “stato di abbandono” in quanto “Sono garantiti in modo eccellente i bisogni primari, dormire e mangiare, ma per il resto la giornata è vuota. Non c’è un impegno, un progetto o un obiettivo. Il rischio è che per le persone anziane non ancora malate di demenza, abituate alla vita di montagna, alla loro giornata scandita e che ora si ritrovano in albergo chiuse in una stanza, piano piano le funzioni cognitive e sociali peggiorano”.
La situazione non è molto migliore per quelli che hanno deciso di rimanere nelle zone terremotate. “Ci avevano promesso che le casette sarebbero state pronte per la primavera – ha dichiarato un’anziana di Castelsantangelo sul Nera – e così decidemmo di resistere qui in montagna prima nelle tende e poi nelle roulotte. Ma è stato un errore. Le casette non sono arrivate e con il caldo di questa estate le roulotte sono diventati forni crematori. E’ un caldo invivibile perché i vestiti occupano gran parte dello spazio e sembra che manchi l’aria e i nervi stanno cedendo”. La situazione è difficile soprattutto per gli anziani e per i bambini anche perché c’è un solo bagno e una sola doccia.
Resta il fatto che finchè non arrivano le casette, finchè tutte le strade non saranno riaperte e finchè ci saranno le macerie e le zone rosse, non si può parlare di fine dell’emergenza e tanto meno di ricostruzione. Per quanto riguarda la rimozione delle macerie nei giorni scorsi il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, dopo un sopralluogo, ha chiesto al Cosmari di poter dare la priorità a S.Severino soprattutto per liberare la viabilità ma ha dovuto ammettere che “Il Cosmari non è al momento in grado di smaltire il tonnellaggio previsto nel piano macerie comunale per problemi legati alle dimensioni dell’impianto di stoccaggio, ma si sta lavorando per il suo ampliamento”.
“A un anno dalla prima scossa – ha dichiarato il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci – siamo ancora in fase emergenziale; ancora non abbiamo potuto mettere piede nel centro storico di Arquata perché ci sono le macerie. Finchè non verranno rimosse di ricostruzione non si parla”.
Ma è proprio per dare una accelerazione alla rimozione delle macerie che ad Arquata, proprio il giorno precedente l’arrivo del presidente del Consiglio Gentiloni, è stato inviato un reparto del Genio dell’Esercito. E’ per questo che subito dopo Confartigianato, Confindustria e Symbola hanno chiesto di evitare l’intervento dell’Esercito ma di far lavorare le imprese locali. Proposta sensata ma intanto è già passato un anno e si parla di uno sgombero totale delle macerie solo per dicembre 2018. Previsione forse ottimistica perché non si tiene conto delle macerie che proverranno dagli edifici che dovranno ancora essere abbattuti. C’è da dire però che in alcuni casi sono i proprietari delle abitazioni destinate alla demolizione che si oppongono al loro abbattimento perché debbono recuperare dei mobili o degli oggetti, che però, abitando nelle roulotte o in alberghi della costa, non sanno dove “sistemarli”. Ma anche quelli che saranno alloggiati nelle casette non avranno spazio per le loro cose da recuperare dalle abitazioni da demolire.
A proposito delle casette (che la burocrazia chiama Sae) va detto (e la notizia non è stata smentita) che queste costruzioni sono garantite soltanto per cinque anni. E quello che succederà trascorsi i cinque anni nessuno sa dirlo. Probabilmente gli sfollati che le occupano avranno lo sfratto. E pensare che le casette costruite a Serravalle per il terremoto del ’97 ancora resistono. Addirittura in alcune sono state sistemate le classi scolastiche mentre il villaggio del Lions Club sta ospitando una sessantina di sfollati.
C’è poi il problema delle scuole. Infatti sono 341 quelle inagibili. E se non ci sono i parametri di sicurezza i presidi si rifiutano di aprire le aule. “Le scuole da ristrutturare – ha detto l’assessore Angelo Sciapichetti – a settembre non saranno pronte. Le riapriremo appena sarà possibile”. Ed infatti la Regione Marche ha così esposto la situazione: “Quasi ultimati i lavori a Sarnano. Iniziati a Pievetorina e Fiastra; tredici non iniziati”. In questa situazione i genitori che sono sfollati lontano dai paesi di residenza non sanno dove iscrivere i propri figli. Diversa la situazione a Visso dove invece c’è l’edificio ma mancano gli studenti. E il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, ha detto: “La scuola riapre tra meno di un mese, ma non sappiamo con quanti ragazzi”.
Segnali di ripresa vengono dal commercio. Infatti in alcune località, anche se in situazioni spesso di emergenza come tensostrutture o capannoni improvvisati, alcuni commercianti hanno ripreso la loro attività. Così ad esempio a Camerino un gruppo di esercenti si era sistemato nella tensostruttura del City Park. Ma non sono tutte rose e fiori. Ciascun commerciante, escluse le spese fisse, deve versare 250 euro a testa al mese. “Con l’arrivo della stagione fredda – ha dichiarato il commerciante Gianluca Broglia – le spese saliranno a circa 500 euro. Purtroppo ci sono pochissimi residenti e gli incassi sono ridotti al minimo. Si rischia che diverse attività chiudano perché non rientrano con le spese”
E’ proprio questo il problema: finchè non arrivano le casette per gli sfollati questi coraggiosi negozianti (e la situazione pressocchè identica è quella dei ristoratori) restano con un numero di consumatori insufficiente a mantenere la loro attività
anche le macerie restano.. e restano le roulotte .. non arrivano le casete..
ma se stamattina su raiuno... hanno osannato il grande operato del governo e del 'quasi santo' Errani! Ma dove vivete? Se ve lo dice 'LA TELEVISIONE' è vero...! ohhhhh. mi raccomando...RIVOTATELI... che andate bene...
Non ricostruiranno mai secondo me...non hanno convenienza.
Errani !!! Chi era costui ? Strapagato x un anno....aveva fatto danni già in Emilia Romagna...ora andrà ad occupare un'altra poltrona che il ns. Buon Governo gli proporrà!!!!!
Ma la conferenza stampa l'avete ascoltata? Così tanto per sapere. Le macerie non saranno rimosse prima di un anno, un anno e mezzo. Fino ad allora ci saranno sempre macerie da qualche parte.
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