di Mauro Giustozzi
“Finalmente è finita, non se ne poteva più”. Il commento stamattina in città di un tifoso della Rata è l’emblema di quanto questi ultimi 8 mesi abbiano provato l’intero ambiente calcistico cittadino. Al punto che la conclusione che è giunta, anche se seppellisce di fatto il calcio professionistico a Macerata, viene accolta come un’autentica liberazione dalla maggior parte degli sportivi nauseati dal balletto di nomi, dichiarazioni, personaggi che si sono alternati sul proscenio della Maceratese. E di cui tutti avremmo volentieri fatto a meno. Il calcio giocato fatto di formazioni, tattica, gol e fuorigioco in città si era spento da tempo, forse da quell’acuto di San Benedetto del Tronto con l’impresa della Giunti-band di violare il Riviera delle Palme prima che la situazione societaria precipitasse ogni giorno di più fino ad un epilogo probabilmente evitabile nelle proporzioni sol che si fosse fatto quanto già accaduto in piazze calcistiche che avevano vissuto simili travagli debitori. Da Lanciano a Pescara, da Carrara a Lucca, Bari, Como, Trieste per non andare ancora più indietro all’Ascoli rilevata in tribunale dall’attuale patron Bellini. Tutti club finiti male, cioè falliti, ma che sono riusciti comunque a conservare titolo sportivo e categoria di appartenenza con altre proprietà sane subentrate. Non c’era nulla da inventare ma solo semmai da copiare.
A Macerata, invece, al fallimento si andrà comunque (e senza speranza di vedere un euro per i poveri creditori) con l’aggravante del tonfo dalla terza serie nazionale ad un torneo dilettanti. Forse l’Eccellenza, difficilmente la serie D. Ma anche qui il rischio è la tempistica, il dover fare le cose in fretta visto che le scadenze per le iscrizioni sono 12 luglio (D) e 24 luglio (Eccellenza). Quattro proprietà in otto mesi. Forse un record nazionale, certo cose mai viste in 95 anni di storia del club biancorosso. Mesi pieni di ribaltoni quasi quotidiani, di esasperazione dei tifosi, di stipendi non pagati ai calciatori, di un numero sterminato di avvocati, di scritte offensive comparse in città, di pugni tra presidente e giocatori, di presunte o reali aggressioni a nuovi (anche loro presunti) dirigenti. Insomma Macerata in questo lasso di tempo ha visto tutto, e forse di più, il brutto che può esserci nel mondo del calcio, condensato in pochi mesi. Il tunnel in cui si infila la Rata inizia la scorsa estate, quando la presidentessa Maria Francesca Tardella, logorata moralmente ed economicamente dalle ultime stagioni calcisticamente positive ma pesanti a livello di impegni finanziari, decide che è il momento di passare la mano. Sulla Rata piombano diversi intermediari, tra cui l’avvocato pisano Andrea Bargagna che trascina nell’avventura biancorossa l’imprenditore del legno italo-svizzero Filippo Spalletta. Che, il 14 novembre scorso firma l’atto di acquisto del 95% delle quote. I tifosi plaudono al passaggio del club: Spalletta arriva con promesse mirabolanti, nuovo campus per giovani calciatori, nuovo stadio per la serie B. Ma al momento dei fatti, cioè di pagare e mettere mano al portafogli, si scopre il bluff. Stipendi non pagati ai dipendenti ed ai fornitori, continue promesse mai mantenute ed una società che perde continuamente pezzi e credibilità. Ed intanto si innesta un contenzioso giudiziario tra Spalletta e la Tardella sul monte debiti del club.
Già a gennaio Spalletta prova a coinvolgere Giorgio La Cava, imprenditore perugino che anche nei mesi successivi si avvicinerà alla Rata senza però concludere nulla, poi, attraverso il socio di minoranza Gabriele Cofanelli, anche l’imprenditore montefanese Paoloni viene accostato alla Rata. Sta di fatto che, giunti a marzo, entra sulla scena una cordata romana composta da Macaluso, Fantauzzi e l’avvocato Massone. Sembra tutto fatto per il passaggio delle quote, ma la tentata aggressione fuori da un ristorante da parte di alcuni ultras fa tornare sui propri passi i romani che si dileguano. Intanto sul fronte locale continuano ad agitarsi personaggi come Maurizio Mosca o Alessandro Chiaraluce senza però concretizzare alcuna operazione. Il tempo scorre, gli stipendi non vengono pagati e la Maceratese incorre in altre penalizzazioni in classifica che gli tolgono la possibilità di giocare i playoff. L’ennesimo colpo di scena è datato 21 aprile quando, a Napoli, avviene il passaggio delle quote da Spalletta a Claudio Liotti, amministratore della Mediterranea Metalli srl, da pochi mesi subentrato in quella carica a Gaetano Battiloro protagonista con lui dell’ultima parte della sceneggiata biancorossa. La nuova proprietà salirà a Macerata due sole volte: una per mettere alcune firme in banca e poter sbloccare il pagamento, da parte della Lega Pro, degli stipendi ai calciatori: l’altra recentemente per firmare l’accordo con la Tardella. Ma di pagamenti a giocatori e creditori neppure l’ombra.
I tifosi della Maceratese costretti all’esterno dell’Helvia Recina per l’ultima gara del campionato di Lega Pro contro il Venezia
Anzi l’esordio di Liotti sarà con la disputa a porte chiuse dell’ultima gara casalinga della storia di questa società col Venezia per non aver pagato gli steward. Le vicende delle ultime settimane non hanno fatto altro che allungare l’agonia e la sorte di un club segnata già da tempo. Il commento, amaro, a questa stucchevole vicenda che fa calare il sipario sul calcio prof viene da un ex allenatore della Maceratese postato sulla pagina facebook. “Il vero grosso problema è che questi personaggi – ha scritto Gianni Balugani tecnico biancorosso negli anni Ottanta – continuano a stare nell’ambiente come non fosse successo nulla. E non pagano né penalmente né economicamente. Vedi i responsabili di quello che è successo in passato a Parma”.
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hanno finalmente finito di prenderci in giro!!!!!!
Giocherete a bocce !!! ah ah
Ma una indagine della magistratura no?
Le parole sono importanti, già la denominazione “Rata” attrae avventurieri e traffichini di ogni specie, se la si chiamasse invece “Salda” le cose andrebbero meglio…
Sono stati astuti ed intelligenti nell’illudere la tifoseria, scorretti nei riguardi di calciatori ed allenatore, incuranti delle sorti della Rata, bravi nel portare in giro tutti, bravissimi nel non farci capire niente a nessuno, atteggiamenti tipici di chi andrebbe allontanato dal mondo del calcio.
Leonardo Zippilli, complimenti ha espresso riflessioni condivisibili!
Che poi nella prima puntata Cassandra aveva già capito tutto.
Che vergogna e falzi perbenisti
Purtroppo il Mondo del calcio oramai è in mano a Mercenari, di ogni eta’ da dirigenti a calciatori.
Nonostante tutto, i Colori di una Città non hanno prezzo.
Biancorossi sempre e soprattutto Maceratesi doc.
Come se dice pochi ma boni!
Domani in tutte le librerie: ” Tutta la verità, solo la verità nient’altro che la verità.” Con interviste di Spalletta, l’avv. Valori, ” Attaccate ar C…O “, Liotti e tutti gli attori del fallimento più spettacolare, intrigante,falsificato, disonorato e ridicolo nella storia dei fallimenti calcistici. Prezzo € 220. Il ricavato sarà devoluto per l’acquisto delle nuove divise della Maceratese. Previste divise per III divisione, Eccellenza e serie F. La serie F e stata creata dal Coni per le squadre fallite da non più di sei mesi senza distinzione di razza,provenienza e religione. Vista la fragilità economica delle squadre che avranno diritto alla serie F,l’iscrizione sarà rateizzata in 12 rate o secondo le effettive ed ancor più miserevoli condizioni economiche.
Avete preso in giro x mesi la tifoseria e la città,che siate maledetti!
Caro Micucci leggiti le regole prima di scrivere scemenze. Una nuova società si può iscrivere immediatamente in serie D (scadenza iscrizione 12 luglio e questo è un problema) o in Eccellenza (scadenza iscrizione 24 luglio) a condizione che abbia un buon bacino, capoluogo di provincia, strutture adeguate e recenti buoni campionati. Tutto in possesso, la serie F lasciala alla Civitanovese che di questi requisiti non ha nulla!!!
Caro ingegnere, quel che dici viene riportato anche nell’articolo, però mi sembra che qui sia saltato tutto e mi sembra che anche per l’iscrizione alla D o in Eccellenza non sia tutto chiaro. Almeno che non siano gratuite o vien fuori qualche generoso consorte. Mi preoccuperei di più nel cercare le responsabilità che sin dall’inizio hanno nomi e cognomi e non parlo dei presidenti o aspiranti tali. Per Civitanova credo che sia rimasta la serie O ( oratorio ), per la Maceratese, certo, puntate più in alto ma la mira, dico, la mira c’è?
I due pollici rossi nel mio post,sono quelli di chi ci ha preso in giro,ma pagherete tutto, arrivera il vostro momento,allora saranno guai!
LE ESEQUIE DELLA RATA… “DALLA RIVA DEL FIUME”
La Rata, società calcistica di Macerata, si è spenta come si suol dire “dopo lunga malattia”. In tal caso era stata profetica la tifoseria, che nei giorni passati aveva affisso un manifesto funebre. A dare la ferale notizia l’ultimo dei 4 presidenti succedutisi nell’ultima annata calcistica: Crucianelli. E dire che qualche speranza di salvezza l’avevamo coltivata, basandoci sulle informazioni di “commentatori di fatti reali” che assicuravano decisi: “La Rata è viva e disputerà il campionato di Serie C”. Purtroppo si trattava di fandonie (frutto di “contaballe seriali”) che ora si permettono di definire “scemenze” i post di Micucci. Costoro si sono anche dimostrati “allocchi”, abboccando alle promesse dell’ex patron Spalletta (campus per giovani calciatori, nuovo stadio, promozione in Serie B ecc.) e giudicando “alto merito” la partecipazione al torneo di Viareggio (su cui andrebbe fatta chiarezza). La Rata si spegne per il troppo tempo concesso all’ultimo patron Liotti, alla sequela di comunicati pieni di “buone intenzioni” ma senza risultati concreti. Ciò dietro “l’alibi” della mancata rinuncia al diritto di “evizione” da parte dell’ex presidente Tardella. Due mesi buttati al vento, senza percorrere strade alternative (piano B). Fino alla cessione della quote (risolta la questione Tardella, ma non l’ingiunzione a Spalletta) a prezzo simbolico (1 euro) ai locali Crucianelli e Chiaraluce, alla scadenza dell’iscrizione alla Serie C. Il duo maceratese, constatata l’enormità del debito (oltre 1 milione di euro) e senza sostegno economico (che bisognava assicurarsi ante-acquisto) hanno “staccato la spina” alla moribonda società. Ora la Rata lasciata a se stessa andrà verso il fallimento (varie istanze sono state presentate dai creditori). Attendere la sentenza e tentare l’acquisto del titolo sportivo richiederebbe troppo tempo. Rilevare il “titolo” di una società esistente: Sangiustese (Serie D) o Helvia Recina (Promozione) incontra l’indisponilità delle interessate. Non resta che la costituzione di una nuova società, ma occorre tempo, privi di un piano B (ricerca imprenditori, procedure affiliazione, iscrizione torneo ecc.). Bisogna ricordare che le iscrizioni ai campionati sono ravvicinate: domani 12 luglio (Serie D) e tra 2 settimane, 24 luglio (Eccellenza). Una corsa contro il tempo che potrebbe risultare, dati i presupposti, vana. Perciò meglio restare nel contreto e prospettare un mesto approdo in Terza Categoria (esperienza che la Rata ha vissuto 2 volte). In questo caso potrebbe mettere mano al portafogli Scattolini (si ricorda una vecchia intervista in cui prospetta una sua presidenza in Terza). Nel girone E (forse intendeva questo Micucci) di Terza Categoria, vinto lo scorsa stagione dal San Francesco Cingoli, militano le maceratesi Ventuno Just e Sforzacosta (per i derbies si può andare a piedi, con la merenda nello zaino), le squadre di Treia (Treiese e Abbadiense), di Loreto (Red Pin e Laurentum St.) ecc. Soprattutto le temibili Juventus Club Tolentino e Accademia Calcio Montefano, che hanno conteso la promozione in Seconda Categoria al Cingoli. Tra i giocatori della stagione passata (la nuova Rata potrebbe attingervi nel mercato), si sono segnalati i bombers: Sarasibar (Laurentum St.) 20 gol, Carboni, Tiranti e Tomassoni (San Francesco Cingoli), De Martino (Red Pin Loreto) e Pagliari, nome familiare (Juventus Club Tolentino). Il destino della Rata era stato forse profetizzato da un motto di un “mancato presidente” dell’ultima travagliata stagione. E’ la frase che regalo a coloro che per fanatismo calcistico, senza alcun rispetto umano, hanno rivolto “offese immonde” a chi dissentiva: “ATTACCATEVE AR CAXXO”!