di Mauro Giustozzi
Claudio Liotti, Giorgio La Cava, Gabriele Cofanelli, Massimo Paci, Alessandro Chiaraluce, lo studio commercialistico Berrè che tira le fila della cordata locale che fa capo anche agli imprenditori Maurizio Mosca e al patron del Matelica, Mauro Canil, il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina e Maria Francesca Tardella che però parrebbe oramai essersi tirata fuori completamente dalla vicenda. Non è il cast di un film di successo, bensì i protagonisti, chi più chi meno, dell’affaire Maceratese che si avvicina all’epilogo conclusivo. Quale sarà nessuno può dirlo. Di sicuro finirà, virtualmente, nel giro di una decina di giorni: dopo, in un modo o nell’altro, non ci sarà più tempo per intervenire e salvare il club dalla sparizione dal calcio professionistico. Probabilmente molto prima della data fatidica del 30 giugno quando le società che sul campo hanno acquisito il diritto a partecipare alla prossima Lega Pro, e la Maceratese è tra queste, dovranno confermare carte alla mano che ne hanno pure i requisiti economici.
Da Napoli nessuna novità se non il rimando all’ultima dichiarazione fatta tramite comunicato stampa del proprietario della Mediterranea Metalli. E cioè che la nuova dirigenza si stava impegnando per il ripianamento dei debiti e per iscrivere al campionato la Maceratese (leggi l’articolo). Non risulta, però, che questo stia accadendo. Nessun creditore è stato contattato e neppure pagato ed anzi neppure il piano relativo al concordato preventivo in bianco è mai partito. Il 3 giugno è la data limite entro la quale la Lega Pro dovrà dare il suo gradimento o meno al passaggio di proprietà tra Spalletta e Liotti. Ma già per quella data i giochi, in qualunque senso, dovranno essere fatti altrimenti la Rata si infilerà in un tunnel senza via d’uscita. Per questo è probabile che Liotti (o chi per lui) al di la delle dichiarazioni di facciata siano in attesa della telefonata di qualche acquirente della società disposto a riacquistare da lui il 95% delle quote di proprietà del club.
Ma cosa si sta muovendo in città è cosa oramai nota. L’ex presidente della Rata, Maurizio Mosca, sta provando a mettere insieme un gruppo di imprenditori e persone appassionate ai colori biancorossi per riuscire a racimolare una cifra da poter poi spendere per rilevare il club. Dentro questo gruppo, non è un mistero, si muove anche il presidente del Matelica, Mauro Canil, disposto a dare una mano (pur non abbandonando la sua squadra di sempre) soprattutto nella gestione sportiva del prossimo campionato. Non certamente per ripianare i debiti di chi ha gestito negli ultimi anni la società. Insomma Canil assicurerebbe il futuro ma per il passato ed il presente debbono pensarci altri. L’acquisto della Maceratese non presenta, inoltre, solo complicazioni economiche che, alla fine, potrebbero essere superate. Ci sono vicende giudiziarie che si intrecciano nella vendita della società, come la vertenza apertasi in tribunale tra Filippo Spalletta e Maria Francesca Tardella, che creano dubbi e preoccupazioni in chi vuole acquistare il club. A cui si aggiunge la denuncia alla Guardia di finanza. Non solo. Chiunque avrà intenzione di diventare nuovo proprietario della Rata dovrà accollarsi anche il residuo delle mensilità di marzo, aprile e maggio che calciatori e staff tecnico debbono ancora percepire. Poco meno di 200mila euro. Perché è vero che la Lega Pro entro il 15 giugno escuterà anche la seconda parte della fidejussione che Spalletta ha depositato a garanzia, ma i tempi dell’operazione non sono certi e sicuramente sarà già troppo tardi poi per effettuare i pagamenti ed avere le liberatorie dei giocatori entro il 30 giugno. Dunque chi vorrà salvare la Rata dovrà anche sobbarcarsi parte dei debiti sportivi della stagione. Che sia la cordata locale che fa riferimento allo studio Berrè o qualcun altro.
Che risponderebbe al nome di Alessandro Chiaraluce, dirigente del club nell’ultima fase e che si sta dando molto da fare per cercare anche vie alternative qualora l’operazione Mosca-Canil non avesse buon esito. Chiaraluce si è molto speso soprattutto nella fase del disgregamento societario post-Spalletta e si sta ancora battendo per trovare finanziatori per non far sparire la Rata di cui, lui osimano, è un tifosissimo da sempre. Proprio nelle ultime ore ha intessuto contatti che, pure in questo caso, dovranno essere concretizzati a breve perché poi sarà troppo tardi per qualsiasi intervento. Alla finestra resta l’imprenditore perugino Giorgio La Cava che segue da vicino questi movimenti per salvare la Maceratese e sarebbe pronto, qualora imprenditori locali acquisissero la società, a dare un robusto sostegno economico. Chi invece era stata tirata in ballo più volte come possibile snodo di tutta questa aggrovigliata matassa finanziario-giudiziaria della società, Maria Francesca Tardella, sembra tirarsi fuori definitivamente da qualunque intervento alla luce anche di un post su Facebook in cui risponde ad alcuni tifosi che l’hanno insultata, ribattendo e attaccando anche il sindaco Carancini e la sua giunta. “Non urlavate ‘vendi, vendi’? Che pensavate che arrivasse re Mida? Spalletta, sostenuto da sindaco ed assessori è lo specchio di quanto richiesto” ha scritto l’ex presidente della Maceratese. “Io ho reso grande Macerata –ha risposto ai suoi detrattori – si rivolga al sindaco ed ai suoi assessori per migliorarla. Ho lavorato anni portando la Maceratese al 43esimo posto in Italia nel calcio: ora è tempo che ritorniate da dove siete venuti! Se ne faccia una ragione” per poi concludere “tutto ciò che ho fatto rimarrà nella storia della Rata”.
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E un pezzo che non sentivo un anatema così forte, altro che quello di Béla Guttman allenatore del Benfica anni sessanta a cui rifiutarono un aumento di stipendio: “D’ora in avanti il Benfica non vincerà più una coppa internazionale, per almeno 100 anni”. E finora cosi è stato. Ma è forte anche quello della Tardella: ” Ora è tempo che ritorniate da dove siete venuti “. Per educazione non chiedo da dove si è partiti e comunque che sarà mai? Ci sono squadre amiche, quasi apparentate, in attesa di dare al calcio del Maceratese il giusto alveo. Poi se mantenete la stessa squadra, in un anno siete di nuovo in D, pasti caldi, letti sicuri e che volete di più. Avevate un sogno, è diventato un incubo, avete un commerciante di ferri vecchi per Presidente in attesa di sgamare qualche euro per la cessione della squadra, un avvocato che vi ha ridicolizzato di fronte a tutta Italia a cui purtroppo non è riuscito di darvi come Presidente il noto ” Attaccate ar c###o”, che pare che adesso sia estromesso dalle prossime mosse, un mare di debiti che non si sa chi li deve pagare, di certo si sa chi non li pagherà. Ma se volete spendere, dateli in beneficenza assicurandovi che chi li riceve poi li usi per i beneficiati e non per beneficarsi come succede in tutti i siti che hanno come coda al nome il famoso ” Onlus , associazione senza scopo di lucro”. Poco lucro non di certo.