Gentile Rizado,
se invece di inveire avesse lei la dignità e la pazienza di leggere, troverà in calce all'articolo una trentina di articoli su Banca Marche dei quasi cento pubblicati in questo anno dalla nostra testata.
Gentile Fabio,
secondo i dati pubblicati dalla stessa Camera di Commercio, il presidente ha percepito nel 2013 24.500 euro, mentre per la carica di vice presidente il compenso è stato di 8.300 euro nel 2012 e di poco meno di 5000 euro nel 2013.
Qui può trovare i compensi dei singoli consiglieri e dei membri della giunta camerale: http://www.mc.camcom.it/P42A1875C252S250/Organi-di-indirizzo-politico-amministrativo.htmSpero di esserle stato utile,
Marco.
Per RegioneMarche: da quanto al momento appare sicuro, la Fondazione intenderebbe promuovere un'azione risarcitoria in merito alle comunicazioni inviate agli azionisti al momento dell'aumento di capitale nel 2012. Essendo in questo contesto che si muoverà la loro azione, dovrebbero poter partecipare alla "class action" (il termine tecnico è diverso) solo coloro che sottoscrissero l'aumento. Bisogna anche ricordare che le Fondazioni acquistarono grossi pacchetti di azioni di fatto solo attraverso gli aumenti di capitale.
Se si supponesse che anche i bilanci precedenti non fossero rispettosi della situazione reale dell'istituto, questo scenario potrebbe magari aprire alla possibilità di richiesta di risarcimento verso la società di revisione per coloro che acquistarono azioni in quegli stessi anni. Ma ripeto, la Fondazione Carima si sta muovendo relativamente all'aumento del 2012.
Spero di esserle stato utile,
Marco.
Gentile Umberto,
per "posizioni apicali" si intendono quelle di cinque dipendenti Smea, tra cui il direttore generale che confluiranno nel nuovo soggetto affidatario del servizio. Perchè da ora in poi ci sarà un'unica società, una srl in cui si trasformerà l'attuale consorzio. Società che si suppone ovviamente con un unico presidente, un unico cda ed un unico direttore generale. Smea rimarrà ancora ma più che altro come "scatola quasi vuota." Per il tempo si immagina necessario a vendere un capannone di sua proprietà, di incassare i crediti e regolare i debiti anche fiscali. Formalmente Smea dovrebbe ancora avere un presidente e un cda, ma ci si augura a questo punto senza retribuzione!
Spero di esserle stato utile,
Marco.
Caro Amico,
in merito all'interpretazione delle dimissioni di cui parla, ne avevamo già scritto due giorni fa (leggi qui). In verità l'articolo del decreto del 1998 dell'allora Ministero del Tesoro non lascia però eccessive scappatoie dalla norma che impone l'impossibilità di nomina simile nei successivi tre anni la messa in amministrazione controllata. Anche per chi si dimettesse un istante prima. E' possibile, anche, come ci hanno confermato alcuni legali, una diversa interpretazione che lascia spazio a qualche "stratagemma", ma solo come ipotesi piuttosto remota.
Gentile Orville,
è vero che una "class action" è un'azione collettiva, ma non tutte le azioni collettive sono "class action."
Gli avvocati hanno risposto ad una mia precisa domanda, ovvero se quello che vale per Fondazione Carima possa valere anche per i piccoli azionisti interessati ad una eventuale azione risarcitoria. Ora, come immaginerà, i costi di una tale azione legale sarebbero piuttosto ingenti per chi magari ha investito qualche migliaio o qualche decina di migliaia di euro in Bdm. Da qui il suggerimento dello studio legale ai piccoli azionisti di procedere insieme. Questo era il senso del termine "collettivo", ovvero, come lei meglio spiega, un'azione legale congiunta.
Voglio anche precisare che lo studio legale avrebbe preferito rimanere anonimo, per non ingenerare il sospetto che con l'interviste si volessero fare pubblicità. E' stata solo dopo mia insistenza che hanno accettato, prima dell'intervista, che fosse pubblicato il nome.Marco.
Gentile signor Castellani,
posso confermale che il Total Capita Ratio di Bdm stia oscillando - decimo più, decimo meno - intorno all'otto per cento. Da qui l'emissione da parte dell'istituto del prestito obbligazionario subordinato upper-tier II del giugno scorso, sottoscritto attualmente per 20 milioni dalle Fondazioni di Pesaro e Jesi. Per dovere di informazione mi preme sottolineare - per non creare allarmismi fuori luogo - che nessun correntista rischia alcunchè, come mi è sembrato trapelasse dal suo intervento. E' capitato altre volte che anche importanti gruppi bancari scendessero sotto l'otto per cento e in ogni caso l'aumento di capitale è necessario proprio per allontanarsi da questo livello limite che indica una sottocapitalizzazione a fronte degli impieghi. La situazione è ovviamente seria, come tutti sappiamo, ma concretamente non credo sia uno zero virgola ad alleggerirla o a peggiorarla, tranne appunto per l'eventuale richiesta della Bei di restituzione dei prestiti. Alla luce in ogni caso sia della prossima ricapitalizzazione che della presentazione imminente del piano industriale, congiuntamente all'impegno di Rainer Masera, è ipotizzabile che né Banca d'Italia né la Bei utilizzino a questo punto la mannaia.Cordialmente, Marco.
La notizia relativa al giudizio di Moody's che abbiamo riportato ieri non è corretta. Per una serie di equivoci ci era infatti giunto da fonte istituzionale il report su Banca March, un istituto di credito spagnolo che ovviamente c'entra molto poco con Banca delle Marche. Oggi che volevamo approfondire la notizia ci siamo accorti dell'errore. Ci scusiamo così per l'inesattezza.
Gentile dott. Iesari,
i dati sono molto eterogenei in generale. Provenienti da fonti diverse e diversamente organizzati. Le faccio però un esempio di quanto le macro-categorie Ateco possano essere fuorvianti e statisticamente poco incisive. Tra i lavoratori del "distretto culturale", ad esempio, troviamo i "falegnami e gli attrezzisti per la lavorazione del legno" oppure i "finitori, operai dei rivestimenti metallici, della galvanoplastica e assimiltati", oppure appure ancora i "carpentieri e falegnami dell'edilizia". Lei capisce che questi lavoratori riconducibili secondo i codici Ateco al "core delle industrie delle attività produttive culturali" siano fuorvianti e con un peso specifico sicuramente maggiore dei "coreografi" piuttosto che dei "giornalisti." Il che rende a mio parere poco utilizzabili - a meno che non si considerino i carpentieri come attori dell'industria culturale - i dati aggregati.
D'altra parte, se ci limitiamo alle aggregazioni più prettamente "culturali" troviamo esattamente gli stessi andamenti ricavati dai dati di Istat in relazione al no-profit. Ad esempio nelle macro-categorie "Performing arts" e "patrimonio storico-artistico" si rilevano gli stessi andamenti, con le provincie di Pesaro e Ancona sopra quelle di Macerata. Ora, è vero che dal report Symbola non sia possibile desumere né un andamento né un altro. Ma incrociando dati diversi a mio parere risulta una sovrastima notevole del "distretto culturale", a meno che - appunto - non si vogliano considerare. ovviamente con tutto il rispetto, i "carpentieri" come attori culturali.
La mia personalissima opinione è che spesso "si reciti a soggetto". Ovvero si prenda dalle statistiche ciò che fa comodo volersi dire senza davvero verificare se questo abbia un riscontro reale oppure o meno. Credo che questo sia pericoloso quando le P.A. devono decidere dove investire e come. Davvero non è una questione di parlare bene o male di Macerata o della sua provincia. Credo semplicemente che sia molto pericolo in questo grave momento storico lasciarsi andare a consolanti scenari che possono magari non esistere del tutto o in parte. Tralasciando le statistiche, per essere molto concreti - al di là dei dipendenti pubblici - a Macerata non credo di conoscere una sola persona che "viva" decentemente di cultura. Un bel dibattito, comunque, che meriterebbe un bell'approfondimento.Marco.
Marco Ricci
Utente dal
17/3/2010
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