Petizione contro il progetto porto
«Mega operazione immobiliare
di cui non c’è alcun bisogno»

CIVITANOVA - Le associazioni delle varie congregazioni portuali preparano la battaglia per contrastare il restyling proposto dalla Eurobuilding: «Il cuore della città non possiamo affidarlo in gestione esclusiva ad un privato per i prossimi 90 anni. Raccoglieremo le firme anche casa casa, questa è un'offerta pubblica di acquisto ostile»

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“Un porto da salvare” la petizione per contrastare il progetto Eurobuilding

 

di Laura Boccanera(foto di Federico De Marco)

Una raccolta firme per “salvare il porto”. «Le raccoglieremo anche casa casa, questa è un’offerta pubblica di acquisto ostile».

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Nella foto da sinistra Marino Bigoni, Giuseppe Micucci, Gianni Santori e Andrea Cittadini

Le associazioni delle varie congregazioni portuali preparano la battaglia per contrastare il progetto di edificazione del porto firmato Eurobuilding e annunciano l’avvio di una raccolta firme che si allarga alla città. «Oggi il porto è di tutti e chiamiamo a raccolta tutti coloro che lo frequentano e lo amano, il porto è il cuore della città e non possiamo affidarlo in gestione esclusiva ad un privato per i prossimi 90 anni». Questa mattina Andrea Cittadini del comitato per il porto (la realtà che riunisce tutte le attività a terra, dai cantieri alle attività commerciali), Gianni Santori in rappresentanza de Il Madiere (le associazioni del diporto), Giuseppe Micucci e Marino Bigoni per le cooperative di pesca hanno rappresentato la loro posizione e le iniziative che verranno intraprese. In primis la raccolta firme che partirà a breve e che sarà sottoscrivibile in tutte le postazioni del porto, dal Club vela, ai cantieri, dai moletti fino agli chalet.

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Gianni Santori – Il Madiere

«Il porto è il cuore della città – ha esordito Gianni Santori – la sua identità non possiamo affidarla in gestione esclusiva a un privato per i prossimi 90 anni. Questa raccolta firme è un messaggio non solo per gli operatori dell’area portuale ma per la città. Il porto è un simbolo dell’ identità stessa della città. Qui si parla di megayacht ma questa è solo una mega operazione immobiliare di cui la città in questo momento non ha alcun bisogno. Nella presentazione delle foto dell’iniziativa vengono inquadrati edifici che si mimetizzano bene affogandoli in un verde accattivante. In realtà rispetto agli edifici alle nostre spalle (il palazzo dei “pescatori” hanno tre piani in più. Bontà loro ci dicono che gli edifici non saranno più alti della torre di Cristo Re. Questa è un offerta pubblica di acquisto ostile. Se fossero vere le affermazioni ascoltate allo Shada i soggetti del porto sarebbero stati coinvolti prima, come può essere operazione amichevole. In realtà si vogliono o sostituire o assoggettare operatori portuali con altri soggetti di cui non si conosce molto. La provenienza dei fondi è un’ ulteriore dimostrazione di quanto affermiamo. In sintesi è un progetto che non ci convince, sbagliato e negativo per la città. Da qui la decisione di raccogliere le firme perché questa questione non può essere gestita solo dagli operatori portuali. Noi vogliamo far parlare la città e suscitare una discussione, chi avrebbe dovuto farlo non l’ha fatto».

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Giuseppe Micucci

La riqualificazione del porto per gli operatori del porto passa non da progetti multimilionari, ma dal piano particolareggiato e da una gestione pubblica. «Chiediamo da sempre la riqualificazione del nostro porto – conclude Santori – tutto ciò che è stato fatto è stato fatto a nostre spese e vista la crescita turistica e le presenze costanti non credo sia quel luogo di degrado e topi che si vuol far credere. Sedici anni fa al piano regolatore del porto doveva seguire il piano particolareggiato e questo è il progetto su cui si deve lavorare con una gestione e regia da parte del Comune. Il futuro della città non può essere affidato ad un privato ma è prerogativa della città». Stesse finalità ed intenti anche per le cooperative della pesca rappresentate questa mattina da Marino Bigoni e da Giuseppe Micucci: «la storia della pesca va di pari passo con la storia della città – ha detto Micucci – Porto Civitanova si chiama così perché nata come espressione di chi da Civitanova Alta scendeva in porto per le attività legate al mare. Ho fatto sempre difficoltà a parlare di questa vicenda del porto perché il mondo della pesca lo vive come una ferita. Oggi la fruibilità del porto è al 100% pubblica, non ci sono attività commerciali, bar e ristoranti? a 50 metri ce ne sono quante vogliamo». Un’operazione non sostenibile economicamente secondo Andrea Cittadini: «Se si vuole migliorare e riqualificare il porto noi siamo a disposizione, tutti noi siamo disponibili a mettere mano al portafoglio, se ci sono cose in stato di abbandono non è colpa nostra, la politica ci consenta di intervenire. O vogliamo creare ennesimi centri commerciali nell’area portuale e appartamenti? Quanti ce ne sono vuoti e chiusi. Si parla di navi e yacht che arriveranno dal Montenegro? Per quale motivo? E poi fra 10 anni? E nel frattempo blocchiamo questa parte della città con camion e lavori per che cosa?». Le associazioni hanno reso noto di aver richiesto incontri formali anche al presidente della Regione Francesco Acquaroli e al sindaco Fabrizio Ciarapica, ma al momento non ci sono state ancora risposte.

Ma all’interno dell’area portuale c’è anche chi come Nicola Paci presidente dei vongolari che si dice a favore del progetto: «sono molto favorevole – dice – è un progetto fantastico, ambizioso, studiato nei minimi particolari, non sarà semplice da realizzare ma deve andare in porto perché riqualifica la zona e rappresenta un trampolino di lancio non solo per Civitanova ma per le Marche. Farà sicuramente la differenza, sul turismo, a livello regionale. Secondo me la vecchia guardia del porto resterà critica fino alla fine perché ha paura, teme di perdere la concessione, ma io sono pienamente d’accordo perché bisogna guardare al futuro, non all’oggi. L’unico appunto che mi sento di fare è al nostro sindaco Fabrizio Ciarapica perché bisogna strutturare una viabilità ad hoc, prevedendo il flusso di persone che continuerà ad arrivare. Possiamo diventare una nuova Porto Cervo – conclude Paci – la strada per arrivare a centrare l’obiettivo sarà lunga e tortuosa, vedo già l’impegno di qualcuno sempre pronto a strumentalizzare la questione con attacchi politici che mi ricordano quello che successe con la Quadrilatero».

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Andrea Cittadini

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Marino Bigoni

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