di Luca Patrassi
Scomparsa dai radar la pratica del nuovo ospedale di Macerata. Dubbi ce n’erano pochi, ma l’avanzare del tempo ufficializza quella che poteva essere “solo” una fondata impressione. Lo scorso 6 luglio, con 21 voti favorevoli e tre astensioni, il Consiglio comunale aveva approvato definitivamente la variante parziale al piano regolatore generale per l’individuazione di una “zona per attrezzature pubbliche e di interesse generale – attrezzature sanitarie (art.35 nta) in località La Pieve destinata ad ospitare il nuovo ospedale di primo livello dell’Area vasta 3. Approvazione variazione della classificazione acustica ex legge regionale 28/2001”. Il sindaco Romano Carancini salutò quell’approvazione come un atto epocale, quasi fosse stato un grande successo aver impiegati 33 mesi – nell’ottobre del 2017, il governatore della Regione Luca Ceriscioli ufficializzò la scelta di Macerata per la realizzazione del nuovo ospedale – solo per l’approvazione della variante. Poi, sempre il primo cittadino, si augurò che la Regione procedesse in tempi brevi. In un paio di mesi, cioè, secondo il Comune di Macerata, la Regione avrebbe dovuto approvare l’atto per la pubblica utilità dell’opera, fare il bando di gara e magari aggiudicarla anche per mettere in atto procedimenti irreversibili prima delle elezioni. Ora c’è la certezza che la Regione non ha più margini di manovra, non c’è più il tempo per gli atti amministrativi. Dunque i 33 mesi impiegati dalla giunta Carancini e dal Comune per approvare la variante al Prg si sono rivelati letali per quanti pensavano di dar corso all’opera prima delle elezioni. Che la realizzazione del nuovo ospedale di Macerata sia ora un sogno, è qualcosa di più di una impressione. Il governatore Luca Ceriscioli, che tale piano aveva sostenuto, non si ricandida e il candidato governatore del centrosinistra non si è sbilanciato in alcun modo sugli investimenti infrastrutturali, anzi ha detto che bisogna lavorare per il potenziamento della medicina territoriale. Stesso linguaggio ambiguo dal centrodestra con i partiti che finora hanno detto cose contradditorie. Se ne deduce che l’ospedale alla Pieve resterà nel cassetto senza possibilità alcuna di vedere la luce a breve termine. Magari qualcuno si affannerà a dire che se vincerà lui le elezioni, allora l’ospedale si farà, ma è evidente che i fatti portano sulla strada opposta. Del resto è difficile dar credito a chi, in tutti questi anni, è stato uomo di governo e non è riuscito a chiudere nei tempi stabiliti ed assolutamente ordinari una partita che vedeva in campo solo lui. Il ritardo accumulato dal Comune, quasi un anno perso dietro al terreno già sede di discarica e quindi non riciclabile come discarica, si sta dimostrando capace di lasciare il capoluogo senza la nuova struttura proposta dalla giunta regionale Ceriscioli. Un investimento da 230 milioni di euro che rischia di andare in fumo. Anche vincesse il centrosinistra, il candidato governatore Mangialardi ha appunto già dimostrato di avere idee diverse da Ceriscioli sulla politica sanitaria. Nel centrodestra i vari partiti sono divisi sull’argomento, ma Fratelli d’Italia ha sempre detto che preferisce il potenziamento delle strutture esistenti. Forza Italia appare, in questa fase, a trazione civitanovese. Quanto ai pentastellati, il candidato sindaco di Macerata Cherubini dice che “non è contrario al nuovo ospedale ma che prima gli ospedali esistenti devono essere in ottimo stato di salute”. Come chiedere qualcosa in più rispetto all’impossibile. Oltre al governatore Luca Ceriscioli, l’unico ad aver lavorato per l’ospedale alla Pieve è stato l’ex direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni, ora trasferitosi in quel di Perugia come direttore amministrativo. Partita chiusa? L’impressione è che ci sia già stata messa una bella pietra sopra l’ospedale della Pieve. Intanto, in vista delle elezioni, si può continuare a dire che è tutto pronto.
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Carancini Ricotta e company ricordano un film di Alberto Sordi del 1959 “I magliari”, che vendevano porta a porta tessuti di pessima qualità spacciandoli per prestigiosi. Hai voglia a fare manifesti elettorali con promesse improbabili, la realtà ti corre dietro e ti raggiunge caro Ricotta.
Oh Ricotta ma dopo venti anni di cemento proprio adesso, sul più bello, dovevate iniziare lo zero consumo di suolo? Di Pietro facce ride aspettiamo un’altro comunicato su CM….
Un articolo tendenzioso, completamente sbilanciato a favore di un progetto deleterio come quello dell’ospedale unico provinciale.
Il fatto che sia Mangialardi, sia Acquaroli facciano gli gnorri o facciano affermazioni contraddittorie non significa affatto che questo sciagurato progetto sia stato accantonato: anzi, è più probabile che entrambi pensino di proseguire ma stiano cercando di lasciarsi le mani libere.
Anche nel 2018 tutti e tre i principali candidati alla Camera nel collegio di Macerata, a parole, erano contrari al progetto. Passate le elezioni non hanno più proferito parola e il progetto è andato avanti.
Non si vede, inoltre, perché lagnarsi per “l’investimento da 230 milioni andato in fumo”. Sono un sacco di soldi che potrebbero essere spesi meglio per potenziare gli ospedali esistenti, aumentare le prestazioni e ridurre le liste d’attesa.
Certo, i Gavio, i concessionari autostradali che dovrebbero realizzare il progetto, non ci guadagnerebbero.
Ma ci guadagnerebbero i cittadini.
Ma che bravi sono stati i nostri amministratori, non credo che siano così sprovveduti come sembra leggendo l’articolo.
Cosa ci sarà sotto????
Qualche altra carancinata oppure qualcosa di più ciaffoso????
un’altra medaglia al valore da ascrivere alla amministrazione uscente. sono posti lavoro e ricchezza per la città andate in fumo.
NON SI VUOLE CONTINUARE SU QUESTA STRADA DOPO VENTI ANNI CHIUNQUE E’ IN GRADO DI FARE MEGLIO DELLA AMMINISTRAZIONE USCENTE.BEN VENGA IL CAMBIAMENTO COMUNQUE E QUALUNQUE ESSO SIA!
Io vorrei che Mangialardi e Acquaroli dicessero chiaramente la loro opinione sul “mostro” mangia ospedali della Pieve. Se respopnsabile è Carancini, altrettanto responsabile è Ricotta. Io sono per mantenere in vita e potenziare in servizi gli altri ospedali esistenti in provincia, poichè alle teorie efficientistiche della Sinistra preferisco le cose pratiche per i cittadini. Mi piacerebbe pure sapere l’opinione del candidato dei 5 Stelle, divenuti ormai satelliti del PD, come ordina il Gran Giullare.
una bella domanda da proporre ai candidati ….pretendere una risposta chiara…da lì si gioca il voto.
Io credo che la strategia degli ospedali unici provinciali sia assurda e fallimentare.
L’ennesimo fallimento dei nanetti politici maceratesi. A questo punto sarà proprio il caso di rivedere la politica sanitaria regionale. Di buono c’è che si evita la cattedrale nel deserto della Pieve e la morte per inedia della zona di Borgo Cairoli.
@Giovanna Capodarca-Agostinelli
I candidati alla Presidenza della Regione, com’è scritto nell’articolo, fanno finta di niente.
Circa i candidati a sindaco di Macerata, stupisce che quello dell’M5S sia possibilista; Strada Comune (che comprende anche Potere al Popolo), da me interrogata sull’argomento via Facebook, ha risposto che il nuovo ospedale unico provinciale non è argomento di campagna elettorale (traduzione: non sono contrari neanche loro).
In tutta Italia M5S e sinistra si oppongono alla costruzione di nuovi ospedali laddove si potrebbero migliorare gli ospedali esistenti, non ancora fatiscenti, e puntano agli investimenti sulle prestazioni, invece che sulle costruzioni, che costano tanto e vanno a vantaggio di pochi.
In tutta Italia, tranne che a Macerata.
Queste reticenze su una questione importante, una vera pietra di paragone proprio per quei partiti e movimenti che, a parole, dovrebbero sostenere un modello di sviluppo non basato sulle “grandi opere” inutili (a che serve spendere una gran quantità di soldi per un nuovo grande ospedale, se poi si devono aspettare anni per una normale visita specialistica o per un intervento di routine perché manca il personale?), mi fa pensare che ci sia la paura di opporsi a un progetto caldeggiato dal Partito Unico degli Affari.
Complimenti! Lo affermo con forza, ma anche con grande preoccupazione: così si fa trionfare l’uomo medio(cre), che tutto sa di tutto, chiacchierone ma non davvero competente e che in effetti non è capace di nulla. Egli potrà continuare a illudersi che 3 finti ospedali possano farne uno vero (non è così, no, no e ancora no!). Abbiate la decenza di informarvi su come deve essere una rete sanitaria prima di parlare. Quella attuale è insostenibile, vetusta e non ci porterà da nessuna parte. Il progetto dell’ospedale provinciale è valido e avrebbe portato a un adeguamento in termini di offerta di cura e di opportunità per il territorio (bacini d’utenza adeguati fanno cure migliori e sono occasioni di sviluppo per imprese di tutto il territorio date le possibilità di innovazione legate a una medicina che si autoverifica e che propone nuove tecnologie).
Continueremo a mantenere attrezzature e personale in triplo sottoutilizzati (ma utili a fare inaugurazioni) e non attrattivi. Intanto per intensità di cura ci ridurremo a ospedaletti di ultra periferia (si ridurranno a case della salute che tramite mezzo stampa i politici celebreranno come grandi centri di medicina avanzata).
Sappiatelo: a questo si mira non pretendendo l’adeguamento all’accordo stato regioni e al permanere dello status quo. E ci si trasferirà ad Ancona per la qualunque. Che dire, si è artefici del proprio destino.
Un po’ come per strade e ferrovia forse tra 100 anni il suddetto uomo medio(cre) si renderà conto che il resto d’Italia si è modernizzato, mentre il maceratese è rimasto indietro. Complimemti, se quanto affermato nell’articolo fosse fondato si sarebbe firmata l’ennesima sentenza per un territorio che, diciamolo chiaramente, grazie ai suoi politici, non puo’ stare al passo, non può mirare al progresso e assolutamente non è ne mai sarà (se non inizierà ad affidarsi ai competenti e non ai chiacchieroni) per nulla attrattivo.
Perri, puntando all’ospedale unico, ci siamo riempiti di “case della salute “, ex ospedali che non hanno più Pronto Soccorso e che come diceva un mio amico su una ricoverato:” Ho l’impressione che i parenti non vengono a sapere come stanno ma a vedere se sono morti”. Appurando visivamente l’età media dei degenti, impossibile sarebbe stato dargli torto. Certo, non posso dire che infermieri e medici ivi occupati non si diano da fare. Ma prima erano tutti ospedali, un paio sono rimasti forse mezzi ospedali e poi rimangono i tre vetusti, Civitanova, Macerata, Camerino per la cronaca che più o meno sono ancora all’altezza di quello che dovrebbero essere, perlomeno lo erano prima del covid e non so se si sono più ripresi ma leggendo qui e là non mi pare. Lasciando perdere quella famosa legge che vuole che l’apparato sanitario sia costituito da un solo ospedale unico e tutti ospizi, Ceriscioli avrebbe dapprima dovuto costruire questo ospedale unico e poi riformare il tutto. Invece, ha riformato in gran parte, cominciando anche a spezzare le reni ai tre ospedali su menzionati come se avesse già portato a termine l’OU. Quindi come ci ritroviamo attualmente? Lo vediamo, in precoma e solo un forte investimento sui tre può risollevare l’ambiente e deve per forza riportarci indietro e ridare vitalità ad ospedali come Tolentino, San Severino, Cingoli ecc. Insomma o si ritorna come prima che il barbaro Ceriscioli intervenisse o effettivamente il maceratese sanitario affonderà del tutto. Oppure a questo punto, l’OU ma poi sicuramente i tre sono destinati a diventare Rsa o poco più. Adesso ci sono le elezioni, parlano tutti di investire, poi, li conosciamo i nostri politici tipo Carancini che dice di volere l’OU e poi non si fa niente o Ciarapica che lascia a Carancini la patata bollente che però dall’articolo sopra sembra averla affidata ai pompieri per raffreddarla prima. Leggendo i commenti sopra, noto che sono per forza di cose sempre quelli, chi lo vuole chi non lo vuole, chi si affida ai nuovi governanti e chi su di loro non ci spera proprio e chi calcola il tutto da un punto di vista propriamente tecnico ossia di trasformazione del pensiero in soldoni da distribuire a destra e a manca come probabilmente finirà o se non sarà così si cercherà di guadagnare in altro modo, magari con i famosi investimenti che verranno a costare dieci volte l’OU o possiamo vedere tutte le ipotesi possibili che la fantasia, non parlo della mia, non manca di certo.
A Micucci: l’indirizzo del governo centrale è giusto, se non è stato applicato correttamente la soluzione non è tornare all’inadeguato, ma correggere il tiro.
Ho l’impressione che ci sia confusione e che servano incontri di mirati per capire il senso degli indirizzi di un sistema sanitario moderno (le Marche stanno 15 anni indietro e non è accettabile)
Un punto importante è capire che non è avere un ospedaletto con il PS a fare un’assistenza completa, no.
Esistono dei parametri ben definiti per i livelli di intensità di cura e così come è stato organizzato il territorio maceratese non arriviamo a fare con tre ospedali nemmeno un ospedale di secondo livello (non si soddisfano i criteri, è così e chi è del settore lo sa bene).
Chi ne trae vantaggio? Un territorio disgregato che si fa la guerra tra i tre ospedaletti è il bene di Fermo o Pesaro, che i loro ospedali degni di questo nome li costruiranno e come. Rosicchieranno al maceratese reparto su reparto (già il processo è iniziato se si fa bene caso alla cronaca).
Ma per noi maceratesi, a leggervi, l’importante è averne tre strutture con l’insegna di “ospedale”, anzi quattro, cinque, uno per città, per comune e tutti rigorosamente col PS (che caso mai scegliamo a quale andare, no? Per poi lamentarcene il giorno dopo su questa testata). Ci fanno credere che l’importante sia l’apparenza, non la sostanza. Non va bene.
Se ci vogliamo illudere che sia normale fare un accesso in un “ospedale” per essere subito trasferiti in un altro di altro territorio, bene, questo è l’andazzo. “Sa, quest’esame qui non lo facciamo, questa patologia qui non la trattiamo”. Ma davvero credete debba essere così? No, per il 90% delle cose ve ne dovete restare nel vostro territorio, se così non è qualcosa non va. Non se ne sono accorti i cittadini, ma lo sanno bene gli operatori sanitari, e a breve non troverete nemmeno medici o infermieri disposti a venire a lavorare in posti del genere (ah no, mi correggo, già succede).
Manteniamo tre “ospedali” con servizi in triplo (con attrezzature, ovviamente triple pure loro, che non funzionano a pieno regime per mancanza di personale che le tiene in funzione, personale che non si trova e che perde l’expertise per mancanza di bacini d’utenza adeguati). Fingiamo o facciamo illudere il cittadino che siano tutti e tre di secondo livello, mettiamo oculistica qui, ORL lì, la microbiologia di qua e facciamo delle chimere costose disfunzionali, tanto le leggi non le legge nessuno, il cittadino mica lo sa che non gli stiamo dando neppure una struttura che sia accreditabile come completa e capace di garantire i migliori standard di sicurezza per il paziente… tanto lui è contento perché sotto casa c’ha l”ospedale”. E giù con l’ennesima inaugurazione che porta voti.
E se la qualità di cura inesorabilmente cala? Vabbeh.
Ma guardiamo un momento l’esperienza di regioni che hanno potenziato la medicina territoriale e riorganizzato opportunamente i livelli di assistenza (es. Emilia-Romagna), luoghi dove vanno a lavorare una caterva di medici marchigiani che non accettano una regione che col suo sistema sanitario è incapace di dargli prospettive professionali di qualità.
Il territorio deve fare di più, le città hanno bisogno di strutture che gestiscano le problematiche di bassa intensità e le subacute della patologia cronica in loco (h24) e inviare le urgenze e le acuzie a un riferimento territoriale ad alta specializzazione. Il centro di riferimento deve avere personale adeguato, sereno, aggiornato e che lavori su grossi numeri per fare bene e deve autoverificarsi e essere collegato alle reti formative.
Vi prego, davvero, chiedete incontri con persone qualificate in ambito sanitario circa questo argomento che ne va del futuro di tutto il territorio, seriamente. Forse l’idea che abbiamo necessita di qualche delucidazione, forse anche la mia. Cerchiamolo questo incontro, facciamo qualcosa, alziamo il livello del dibattito. L’opportunità c’è. Poi riparliamone con calma, troviamo soluzioni specifiche da chiedere ai nostri rappresentanti politici, ma prima informiamoci bene.
Per Alessandro Perri
La strategia degli ospedali unici, la cui realizzazione durerà anni e anni (con tutti i problemi anche corruttivi legati ai grandi appalti), nel frattempo indebolirà la rete pubblica ospedaliera esistente (perchè non avrebbe senso sostenerla nel mentre è in previsione l’ospedale unico provinciale) e al contempo rafforzerà in maniera notevole il privato, convenzionato e no, grande percettore di rendite e non controllato in alcun modo dal pubblico, e quindi fornitore di un servizio di scarsa qualità, con medici alle prime armi sottopagati e sfruttati.
In altri termini, la strategia dell’ospedale unico provinciale è la sublimazione della politica sanitaria regionale degli ultimi 10 anni, e soprattutto del quinquennio caranciniano, caratterizzato dal favoritismo continuo al settore privato, salvando un po’ di pubblico solo nel nord delle Marche.
Chiedo scusa: nella penultima riga, anzichè del “quinquennio caranciniano” deve leggersi “quinquennio cerisciolano” (lapsus freudiano, evidentemente).
@Alessandro Perri: “Abbiate la decenza di informarvi su come deve essere una rete sanitaria prima di parlare.”
Negli ultimi tre anni ho avuto due parenti deceduti: il primo è stato buttato fuori dall’ospedale in fretta e furia senza essersi pienamente rimesso (ed è morto una settimana dopo), per la seconda, il medico ha dovuto litigare per farla ricoverare; dopo il ricovero, si è accertato che aveva un tumore.
Tutte le visite specialistiche e gli esami diagnostici che ho dovuto fare li ho fatti a pagamento: non solo io, ma anche i miei familiari. E, l’ultima volta che ho dovuto portare mia madre al pronto soccorso, ha dovuto fare due ore di attesa.
Che dici, posso parlare oppure “non ho abbastanza decenza”?
Ci viene sempre detto che non abbiamo abbastanza posti letto negli ospedali o che non ci sono abbastanza soldi per assumere medici e infermieri in numero adeguato, o per acquistare le attrezzature che servono.
Però, per costruire un nuovo ospedale, quando quelli che ci sono sono stati chiusi o vengono sottoutilizzati perché i soldi non sono mai abbastanza e bisogna risparmiare, non ci sono problemi a trovare 230 milioni.
Quindi, la mia impressione è che, per certuni, i soldi si trovano sempre.
Sempre per Alessandro Perri.
Perché parla di Macerata come di un ospedale di II livello in alternativa a Fermo o a Pesaro?
Il Piano Sanitario Regionale di ospedali di II livello ne individua uno solo: quello di Ancona.
Non c’è, inoltre, alcuna rivalità tra Macerata e Fermo: entrambi sono individuati come ospedali di I livello.
Inoltre, il Piano prevede la realizzazione, nelle Marche, di ben sette nuovi ospedali, una vera scorpacciata di cemento.
Ma prevede anche che, “per quanto riguarda la costruzione di nuove strutture ospedaliere è da prevedere, inoltre, la predisposizione di un’accurata analisi costi/benefici, da sottoporre al vaglio della Commissione assembleare competente, sulla costruzione/ammodernamento/manutenzione delle strutture sanitarie regionali prima di avviare l’iter di nuove costruzioni.”
E questo è uno dei punti: è stata proprio fatta, quest’analisi costi/benefici?
Valenti più che di Ou ecc. ecc. Lei parla di casi di malasanità tutta del maceratese credo e dei sevizi sempre più impossibili e sempre del maceratese. Oramai doversi pagare esami importanti, spesso urgenti e diventata una necessità. Medici da arresto immediato ne esistono, uno l’ho trovato tempo fa nel Pronto Soccorso di Civitanova e seppur non riguardava me, personalmente sono ancora dispiaciuto per non essere intervenuto nella giusta maniera.
Sbaglio o è nel sistema attuale che state dicendo che non funzionano le cose? (ricorso a sanità privata e ps-ospedali che non risolvono nulla?). L’ospedale non è unico, ma semmai provinciale, affiancato a una rete con ruoli ben precisi e risolutivi. Esistono modelli applicati in varie regioni e i problemi dei pazienti sono presi in carico in maniera efficiente… Suggerirei di andare a vederne l’organizzazione.
Abbiamo lo stesso obiettivo (sanità efficiente).
Il modello a cui ci obbligherebbe lo stato la regione lo sta ignorando da un decennio. C’è grossa confusione. È necessario un approfondimento e cercherò di chiedere a persone competenti in materia di farlo (incontro aperto e magari anche un articolo). Ci proverò.
Per Valenti, proprio questa situazione che ha vissuto credo sia emblema di un sistema che va cambiato.
Per Bommarito, non capisco il ragionamento, semplificando, mi suona cosí: ho un problema, facciamo sia l’impianto elettrico di casa che non è a norma. Siccome fare i lavori per metterlo a norma mi crea dei disagi allora metto le toppe qui e lì. Va bene evito i disagi oggi, ma domani casa prenderà fuoco. Io penso che i disagi vanno calcolati e quindi, nel nostro caso, nel processo di riorganizzazione van considerati uno a uno e affrontati. Ma tornare a ciò che sappiamo non funziona per la paura di ciò che accade mentre ci adeguiamo all’organizzazione che lo stato ci dice essere garante di sicurezza per operatori e utenti mi pare un qualcosa di profondamente errato.
Per Alesandfro Perri
Leggo sempre con interesse i suoi interventi in materia di sanità, ma questa volta, se devo essere sincero, non ho capito, probabilmente per un mio limite, la sua risposta alle perplessità che avevo esposto nel precedente post.
Io infatti non ho parlato di mettere delle toppe agli ospedali esistenti, ma di utilizzare i soldi previsti per l’ospedale provinciale (oltre 200 milioni di euro, salvo i consueti imprevisti che faranno lievitare, se non raddoppiare, l’importo previsto) per portare gli ospedali oggi esistenti nel territorio provinciale ad un livello anche maggiore di efficienza e di funzionalità.
Da profano, credo che anche la recente tragica esperienza del covid abbia dimostrato che una rete ospedaliera ben distribuita nel territorio sia indispensabile, o comunque maggiormente funzionale rispetto ai forzati accentramenti che comunque non tengono conto delle esigenze della popolazione, soprattutto di quella residente nell’area montana, ogni volta costretta a lunghi e pericolosi spostamenti.
L’ingenuità sta nell’illudersi che l’oggetto della medicina sia il malato, insignificante e tragicomico sostrato disgustoso e deprimente, mentre la scienza medica ha il diritto e il dovere di interessarsi esclusivamente della malattia.