Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche
di Luca Patrassi
Era il 24 febbraio scorso. Arriva una telefonata del premier Giuseppe Conte al presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli (Pd) che sta facendo una conferenza stampa e gli chiede di sospendere l’ordinanza predisposta poco prima dalla giunta regionale contenente alcune misure per far fronte all’emergenza coronavirus. Era prevista la chiusura di scuole e università. Sembrava un ulteriore colpo, dopo il dissenso interno al Pd sulla sua ricandidatura alla guida della Regione, all’immagine di Ceriscioli. Ed invece…
Cento giorni dopo lo scenario è radicalmente mutato. Pochi giorni dopo la telefonata di Conte, l’esplosione dei contagi aveva dimostrato che ad aver ragione era Ceriscioli e la curva della popolarità del governatore tra i marchigiani aveva ripreso a salire. I sondaggi pre Covid davano il centrosinistra di Ceriscioli dietro al centrodestra di oltre 12 punti percentuali. Le strade di Ceriscioli e quelle del governo, e degli Enti ad esso collegati, sono ancora tornate a scontrarsi e il governatore ha visto ancora una volta i dati statistici dargli ragione anche sul ritorno a zero della quota dei contagi.
Francesco Acquaroli insieme a Giorgia Meloni nel manifesto elettorale per la sua candidatura a governatore
Cento giorni dopo, il centrodestra fa circolare un sondaggio che indica come Ceriscioli sia 4 punti avanti al centrodestra. Difficile poi dire se si sia trattato di un sondaggio inteso come semplice siluro al candidato di Fdi Francesco Acquaroli o di un rilevamento fatto con tutti i criteri. Sondaggi a parte, la popolarità di Ceriscioli tra i marchigiani è in crescita. Al punto che ora i suoi fedelissimi gli hanno chiesto di ricandidarsi. Ed hanno chiesto al Pd di ridiscutere la questione, visto che il no alla candidatura bis, e l’ingresso in scena di Mangiarlardi, era stato motivato con lo scarso gradimento dei marchigiani. Richiesta vista come fumo negli occhi a quanti – Pesaro ed Ancona in primis – hanno finora lavorato per l’uscita di scena di Ceriscioli. Richiesta invece sostenuta apertamente da tre assessori importanti, sostenuti da tre province delle Marche: il maceratese Angelo Sciapichetti, il fermano Fabrizio Cesetti e l’ascolana Anna Casini. E ieri Ceriscioli all’inaugurazione dell’albergo Dal Navigante di Castelsantangelo ha detto chiaramente: «Se me lo chiederanno potrei valutare una ricandidatura»
I sondaggi dicono che in 3 mesi Ceriscioli ha recuperato 13 punti sul centrodestra distanziandolo di 4 punti: difficile un riscontro, se non quello elettorale evidentemente, ma se di percezioni si deve vivere quella attuale è sicuramente favorevole al governatore uscente. Ci penserà il “fuoco amico” del Pd a ristabilire l’ordine precostituito? #Nopanico, sempre per rifarsi al celebre brand coniato da alcuni amministratori marchigiani che, il giorno della telefonata di Conte, si schierarono dalla parte del premier accusando il loro governatore di voler seminare il terrore tra i cittadini.
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Dirò pure una cosa fuori dai tempi,una vera dimostrazione di ingenuità,ma io ritengo che in un vero partito,fucina di proposte,di approfondimenti di elaborazione di valori,quella del candidato non è la questione centrale,specialmente in questa fase oltremodo complicata.
Ceriscioli & Friends? Sarà questo il nuovo partito dalle sfumature incerte, i bordi non definiti, i colori assenti a rappresentare i delusi delle Marche, delusi dalla conduzione quinquennale della Regione? Il Pd non lo vuole, ( ricorda Corvatta quando voleva riconfermarsi sindaco di Civitanova),i marchigiani sono sicuramente più di quelli interpellati da Salvini per il sondaggio fatto dal Mago Bottero da presentare alla storica riunione di qualche giorno fa, dove ancora la Meloni e Berlusconi in attesa di disfarsene lo hanno incontrato in attesa di sostituirlo con Zaia ( una nuova Lega,cioè quella vecchia, da sostituire alla Lega/Salvini che rimarrà comunque in circolazione dove chissà, magari in tangenziale dove potrebbe sbattere con Ceriscioli ecc. e tutti assieme appassionatamente formare una nuova formazioni politica dal nome troppo lungo e quindi lo salto anche perché dei due se in ordine alfabetico dovrebbe comparire la C, in disordine mentale totale la S il cui titolare fa pubblicità a C per squalificare A che sta con M (Meloni) ed irritando B che non può aver dimenticato tutti i voti che gli ha fregato e quell’allusione che forse Berlusconi non gli ha sicuramente perdonato, invitandolo ad andare in pensione vista non l’età ma proprio l’insistenza per la quale, secondo Salvini, B continuava a far pesare la sua presenza e a cui doveva finire di togliergli anche i voti di Tajani, Brunetta e Gasparri. Chiudo qui perché la situazione è in continuo fermento o quasi se escludiamo le ambiguità salviniani che fa saltare tutti i nomi già decisi per le regionali ma che per spirito di sopravvivenza crede sia questo il miglior comportamento da tenere: sondaggi e sue scelte ponderate. E’ chiaro che lunghe riflessioni notturne tra un bicchiere e l’altro per ammorbidire il livore che la nuova situazione gli procura, lo renda particolarmente suscettibile più che per l’ umore incontrollabile, per quella sensazione tra incertezza e consapevolezza , visto che al nuovo indirizzo gli stanno spedendo già lettere ,cartoline e dépliant pubblicitari con cui per dispetto letto il nome sulla cassetta postale, gliela intasano. E questo, in attesa che anche lui occupi fisicamente la nuova destinazione a cui lo stanno confinando.