di Monia Orazi
Un serpentone silenzioso di circa duecento persone, illuminato dalle fiaccole colorate, ha attraversato il cuore ferito di Pieve Torina. La centralissima via Roma, su cui si affacciavano il barbiere, le poste, il bar, la macelleria, la piazza della chiesa Santa Maria Assunta dove ci si ritrovava a fare quattro chiacchiere, in cui scorreva la vita stessa del paese, come ha ricordato il parroco don Candido Pelosi. Con una fiaccolata e la firma di un messaggio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il paese ha ricordato l’anniversario della scossa più devastante del sisma 2016, quel 6.5 che alle 7.40 di quel trenta ottobre 2016, completò la devastazione iniziata nei giorni precedenti.
«Pieve Torina non è un paese morto, bensì nonostante tutto vivo e che vuole continuare a vivere e a trovare una prospettiva di sviluppo – si legge nell’appello a Mattarella firmato da tanti cittadini – qui ci sono persone che non hanno voluto piegarsi al triste destino dell’abbandono. Qui c’è un popolo che ha deciso di rimboccarsi le maniche e fare di tutto per dare un futuro al paese e al territorio. Ma tutto questo non basta se l’attenzione e l’impegno delle istituzioni vengono meno. Ecco perché noi cittadini di Pieve Torina, con le nostre firme le chiediamo di farsi garante dell’impegno dello Stato verso la nostra realtà e l’intera area dei Sibillini che meritano rispetto e considerazione. La strada per la ricostruzione è lunga e difficoltosa, ma noi siamo qui a testimoniare che è possibile ed anzi necessaria, se non vogliamo vedere morire questi luoghi che l’uomo abita da millenni».
Il corteo è partito dal vecchio municipio, si è fermato davanti alla chiesa, davanti al parco delle Rimembranze, alle macerie di una casa crollata, passando davanti a una casa di via Roma appena ricostruita e di fronte un’altra da demolire, ultima tappa alla nuova scuola con il suono malinconico del violino, che si è sciolto con “Nessun dorma” e le prime firme all’appello per Mattarella. Insieme al sindaco Alessandro Gentilucci in fascia tricolore i sindaci di Fiastra e Serravalle di Chienti, il consigliere regionale Elena Leonardi, letto un saluto del presidente regionale Luca Ceriscioli. «Non è una marcia triste – ha detto Gentilucci – abbiamo percorso via Roma che era la via principale con case e negozi e la zona rossa per mostrare che nulla in tre anni è cambiato, ma anche che una casa è già stata rimessa a posto e che c’è un barlume di speranza che si accende nel silenzio assordante perché le persone sono vive». Ha aggiunto il sindaco: «Va preso atto della differenza vera per cui io sono visto come polemico, il punto dove la vita è cambiata, dove non si sente suono di una campana rispetto a dove la vita è continuata. Invieremo alcune righe presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendogli di farsi garante della ricostruzione di questi luoghi».
Gentilucci ha poi annunciato che sono state presentate 135 pratiche per la ricostruzione pari al 9 per cento, di cui solo 12 approvate e che nel corso di una recente visita in paese, il commissario straordinario Piero Farabollini ha annunciato che entro 20 giorni uscirà l’ordinanza sull’auto certificazione delle pratiche fatta dai tecnici, che dovrebbe sbloccare la ricostruzione. «Attendiamo che siano tolti i colli di bottiglia e parta finalmente il cantiere più grande d’Europa – ha rimarcato Gentilucci – l’impegno di questa fiaccolata è quello di dare dignità ed opportunità alla popolazione, a volte anche battendo i pugni sul tavolo. La nostra è una comunità che non si arrende e ha ricostruito le scuole, sta costruendo il nido e ha fatto la ciclabile, per portare lavoro e turismo. I lavori della palestra riprenderanno l’11 novembre».
Invitiamo il signor mattarella a venire a visitare la nostra terra almeno una volta al mese, così ricorderà più facilmente come siamo messi
Bravi
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